Garacinque dal divano

Uno dei mantra meno sopportabili del giornalismo sportivo è che 'nelle grandi città e negli sport che non sono il calcio o vinci o è meglio lasciare stare'. Secondo questo schema mentale a Roma (Lottomatica eliminata ieri sera dall'ottima Biella, per una volta consistente in trasferta), ma anche a Milano visto che lo scudetto sarà vinto al 100% dalla Montepaschi, bisognerebbe lasciar perdere con il basket di alto livello e con tutte le discipline in cui non si possa ambire almeno alla finale per il titolo: volley, hockey ghiaccio, eccetera. Considerazioni del genere sono sempre nei computer dei professionisti della nostalgia (''Aaaahhh, la marcatura di Gallinari su Wright...'') e del gigantismo, ma servono giusto a far andare al PalaEur non più di 3mila persone per una decisiva garacinque. Uno spettacolo desolante, reso ancora più triste dalla grandezza dell'impianto. Ci ha ricordato certe partite del campionato greco, trasmesse dall'ottima Eurosport 2, quando l'Olympiakos o il Pana giocano in casa contro nessuno. E due giorni prima anche nel piccolo Palalido per una garaquattro fondamentale, perchè senza il canestro da tre di Katelynas una Milano involuta sarebbe poi probabilmente crollata a Teramo, c'erano vuoti incomprensibili. Lo spettatore superficiale, a meno che non viva in provincia e faccia quandi scattare meccanismi di appartenenza che prescindano dal fatto sportivo (è ovvio che Carmelo Anthony sia meglio di Aradori, è per questo Aradori che deve rappresentarti qualcosa), si è ormai convinto che valga la pena di lasciare il divano di casa solo per la finale.

2 commenti:

lisa ha detto...

non so a Roma, ma avete visto per intero il listino prezzi delle gare interne dell'Aj? e il rapporto qualità (livello di gioco)-prezzo? sicuri che non c'entri nulla? (per favore non ricominciamo con... hai presente quanto costa un ingresso in discoteca, un pieno di benzina, una cena con la morosa...)Vent'anni fa il basket costava uguale o forse meno, e lo spettacolo era (nettamente) superiore. Anche in provincia i palazzetti non si riempiono per magia, ma quando la squadra vince. C'è tanta offerta tanta scelta e la qualità dello spettacolo (sì, spettacolo) conta. Negli ultimissimi anni il teatro è tornato a dare in parte il senso della comunità, anche in paesini minuscoli, e il numero di biglietti venduti dà solo in parte l'idea. Lo sport ha perso smalto in questo. Qualcuno magari, pur minoranza (ma attiva, attivissima) chissà perchè è convinto che i valori dello sport non siano così belli & buoni come venivano descritti con sicumera fino a un decennio fa. E si dedica ad altro, fa proseliti in altro campo. Un'idea. Potrebbe essere venuto il momento di legare lo sport provinciale e giovanile di più alle scuole (a partire dai licei) e alle comunità. Un fenomeno come sport a scuola (gli ex giochi della gioventù) è una possibile base da cui partire. primo risultato: piazza pulita (o quasi, siamo italianuzzi) dei ciarlatani che usano lo sport di squadra semi prof per fatturare il falso e ripulire il denaro nero della propria azienda o di quella degli amici. Per gli sponsor si apra la porta di Fondazioni, con identico trattamento fiscale ora garantito allo sport prof (tutto detraibile). Così più riconoscibilità nel territorio, palasport multi-uso, attaccamento ai colori sociali al di là del momento vincente.

Stefano Olivari ha detto...

Sarebbe un sogno stupendo, legare lo sport alla scuola o al territorio. Anche se ai riciclatori-evasori si sostituirebbero gli sperperatori di denaro pubblico: ma è un rischio che si potrebbe correre, viste le mille attività che vengono finanziate a fondo perso. Non sono d'accordo invece sull'idea di spettacolo: estremizzando il concetto, noi appassionati di basket dovremmo seguire solo la Nba anche se il livello della serie A tornasse quello di venti anni fa.