La migliore delle vecchie glorie

di Alec Cordolcini
Milan. Per chiunque non rappresenti la voce del padrone è lampante che il passaggio di Ronaldo al Milan rappresenti più un colpo di teatro che una necessità tecnico-tattica. Colui che era stato definito “il campione prototipo del calcio del Duemila” per via dello straordinario mix tra fisico e tecnica, ad altissimi livelli, impreziosito da un scatto da fermo mortifero e da quel doppio passo che non lasciava scampo anche ai marcatori più esperti, non avrebbe più potuto tornare. Gli infortuni e uno stile di vita non propriamente da atleta bussavano inesorabilmente alla porta della sua carriera, comunque fulgida, informandolo che era giunta l’ora di pagare il conto. Dopo Vieri e Rivaldo, prima dello Shevchenko-bis, di Ronaldinho e di Beckham; la scelta di Ronaldo appare dettata più da logiche di marketing e di immagine piuttosto che da un preciso progetto calcistico. Quello che, tanto per intenderci, non ha avuto nemmeno il Brasile di Parreira partito con i favori del pronostico per la vittoria al Mondiale tedesco del 2006 e sgonfiatosi come una bolla di sapone una volta che il gioco ha cominciato a farsi duro (leggi i quarti di finale contro la Francia). Seleçao anarchica, ognuno giocava per sé. Ronaldo lo faceva per diventare il massimo goleador di sempre nella storia della Coppa del mondo; missione compiuta agli ottavi di finale, quando contro il Ghana infila la sua rete numero 15 (in 19 partite) in una fase finale di un Mondiale, prevalendo su Gerd Müller (14) e Just Fontaine (13). Sono invece 9 i gol del brasiliano nei suoi diciotto mesi al Milan, per un’esperienza agrodolce dove ad un buon finale del campionato 2006/2007 (con tanto di classico gol dell’ex all’Inter in un derby comunque vinto dai nerazzurri 2-1) si accompagna l’ennesimo grave infortunio, la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro. Il 30 giugno 2008 scade il suo contratto con il Milan. Ronaldo torna in Brasile, si allena con il Flamengo aspettando l’offerta giusta. Che arriva dal Corinthians. Il 4 marzo c’è l’esordio in Copa do Brasil contro l’Itumbiara, quattro giorni dopo ecco la prima nel Paulista, che il nostro contribuirà a far vincere al Corinthians con 10 reti in 14 gare. Poi la solita vita e una netta presa di posizione contro i ritiri: “inutili, nel calcio di oggi”. Sempre fedele a nessuno, se non a sé stesso. (6-fine)wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)

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