Più soldi ai Petrov

di Stefano Olivari
L'atletica leggera è il vero sport mondiale, visto che tolte alcune specialità non ha bisogno di grandi strutture per far emergere il talento quando il talento c'è: anche a Cipro, anche ad Anguilla. Un campo, un tecnico di valore (spesso nemmeno quello, soprattutto il mezzofondo è pieno di allenatori per corrispondenza), un gruppo di ragazzi motivati. Senza autoflagellazioni ci sta quindi che in questa realtà 37 paesi abbiano guadagnato una medaglia a Berlino e che fra questi non ci sia la DDR del terzo millennio, l'Italia degli impiegati statali (definizione usata anche dal presidente della Fidal Franco Arese) che al microfono di Elisabetta Caporale sembrano più preoccupati di ringraziare un colonnello scaldasedia che di fare progetti per il futuro. Non generalizziamo, però. Ogni atleta ha una sua storia, per questo fa male leggere mail di tono calcistico contro Schwazer (che nell'anno post-olimpico si è allenato più che mai ma che è stato giudicato da qualche giornale con il metro Magnini-Montano, che peraltro sono due che al di là delle apparenze si fanno un culo così) e non vedere evidenziati i sacrifici della Giordano Bruno (che ogni giorno deve andarsi ad allenare in Slovenia, con le aste sul tetto dell'auto) o della Weissteiner. La cosa che troviamo incredibile non è l'assenza di un Bolt italiano, che non può essere creato dai 1500 euro al mese delle Fiamme Gialle, ma la scarsità di atleti di livello medio in uno dei pochi paesi al mondo che ancora sfrutta il traino dei corpi militari. Discorso che vale nelle specialità senza mercato, come i lanci (Claretti e Vizzoni esempio positivo), ma anche in quelle dove il 'privato' tiene a galla un'attività che fatica a trovare spazio anche nelle brevi dei giornali sportivi: la filosofia di trasformare mezzofondisti medi in buoni maratoneti è arrivata finalmente al capolinea, visto che nessun italiano ha partecipato alle due maratone mondiali. Dal libro dei temi del giornalismo sportivo dovremmo estrarre l'immortale 'Bisogna riportare lo sport nella scuola', ma chi ha frequentato una qualsiasi scuola italiana sa benissimo che tutto dipende dalla passione di un insegnante di educazione fisica che fuori dall'orario di lavoro ti porta in un campo dove si fa sport sul serio. E allora? Meglio il centralismo, per niente democratico perchè la democrazia non è efficiente, con dieci grandi allenatori pagati bene, che una miriade di militi ignoti (la curiosità è che spesso sono fisicamente uguali: barba bianca e abbronzatura, come il Cesare Rubini-Siro Siri genialmente tratteggiato da Moretti in Palombella Rossa) costretti al paesello a motivare gente sicura dello stipendio statale e dei mille euro in nero più prosciutto e prodotti tipici del meeting di Vattelapesca. Quando due anni fa Petrov lasciò Gibilisco per seguire a tempo pieno la Isinbayeva fu trattato quasi come un mercenario, ma va ricordato che al migliore del mondo nel suo campo la Fidal corrispondeva 20.000 euro lordi a stagione. Diamo i soldi ai più bravi, magari quelli meno bravi avranno una motivazione in più. Semplicistico, ma anche semplice.

14 commenti:

Unknown ha detto...

D'accordo con lo spirito dell'articolo, mi permetto una sottolineatura.

Se Magnini si è fatto un culo così, apparenze a parte, perché ha giustificato il suo pessimo risultato sostenendo che è riuscito ad allenarsi solo da Gennaio?

Non risultano infortuni debilitanti o impedimenti di ogni genere. Evidentemente il "culo così" lo ha fatto a metà.

paperogha ha detto...

Per quanto rigarda lo sport nelle scuole, mi chiedo se non si possa rivoluzionare completamente l'insegnamento dell'educazione fisica.
Pensavo ad un sistema che alle scuole medie faccia conoscere ai ragazzi ( e praticare, seppur per un beve periodo) svariati sport, magari stabilendo delle convenzioni con le società sportive locali. Ad esempio, i primi tre mesi si vanno a fare degli allenamenti di ateltica, i secondi tre si va in piscina etc.
Alle scuole superiori l'ora di educazione fisica non sarebbe più organizzata per classi, ma per "gruppi sportivi", cioè, ogni ragazzo sceglierebbe, dopo l'esperienza delle scuole medie, a quale sport vuole dedicare le ore di educazione fisica.
Infine, per stimolare l'agonismo dei ragazzi si potrebbero organizzare delle comptizioni interscolastiche a livello locale. Non so se esistano ancora i giochi della gioventù, ma eventualmente si potrebbe riconvertili allo scopo.

Simone ha detto...

L'atletica italiana è in crisi da più di un decennio.
Trattasi della sola disciplina che esprime valori assoluti:le altre la seguono a notevole distanza.
Nell'ex Bel Paese,inebetito a pallonate e tubi di scappamento,si sconta una paurosa crisi culturale.
I quotidiani sportivi van bene per pulirsi il deretano,forse.
Il federale Petrucci parla di scarso appeal,manco fossimo alle audizioni di un reality(realtà?) televisivo.
Il succo della questione è che stanno chiudendo tutte le scuole che permisero vittorie italiche in sport d'alta frequentazione.
Per essere brutali:la scherma è gloriosa,ma arrivar quinti nel torneo olimpico di pallacanestro è un risultato tecnicamente molto più rilevante che accalappiare un paio d'ori nel fioretto.
Con la pedivella ancora in bilico (vedremo..)abbiamo fottuto anche volley,basket,tennis e sci(alpino e nordico).
Mi scuso per la primitiva esegesi del b***********o,ma se si convincono i teleutenti che per far musica non si debba imparare a suonare uno strumento...si può illudere la gggente che lo sport è una parata di milionari tatuati che non sudano.
L'atletica,ahiloro,pretende una cura maniacale d'ogni aspetto: quando ascolti una simpatica marciatrice lamentarsi perchè "..non si fa la vita",si realizza l'abisso d'ignoranza del nostro decadente microcosmo.
E' un modello che investe l'intera società:per praticar alcuni sport,oltre alle strutture,son necessari altri scenari.
La libertà dei bimbi soprattutto: la possibilità di sporcarsi,sbucciarsi le ginocchia, fuori dalle celle che chiamiamo stanze...
Ci vorrebbero anche altri genitori,meno terrorizzati dalla propria ombra; con un'educazione rielaborata dal buon senso,non dalle vetrine dei negozi degli outlet.
Lo sport,quello vero,è bello perchè durissimo:puoi anche essere il più forte,lo Schwazer della situazione,e raccogliere come risultato un pugno di mosche.
E magari troverai i poveracci che ti accuseranno di non esserti allenato:ve lo meritate Totò Schillaci.

Stefano Olivari ha detto...

@Alessandro: Magnini per primo ha ammesso di essersi allenato a rate, ma non è andato molto diversamente da Pechino quando invece aveva fatto vita monacale. Se non bevi alcolici e non ti droghi, un reality è stancante come una gita fuori porta. Sono però d'accordo sul fatto che le presunte 'distrazioni' possano creare alibi preventivi.
@Paperogha: i Giochi della Gioventù sono purtroppo stati riesumati da pochi anni. Dico purtroppo perché di fatto sono diventati una scampagnata provinciale, molto lontani dallo spirito agonistico di una volta. Senza gareggiare come si fa a vincere le gare?
@Simone: il fatto di vivere di calcio ci porta a pensare che un gol di stinco sulla linea possa ribaltare qualsiasi situazione negativa, ma per fortuna nella maggior parte degli sport non funziona così. La colpa non è però del pallone (anche lì si arriva in alto con grandi sacrifici) ma, come hai detto tu, di famiglie che ti fanno pensare di essere il centro del mondo e che tutto ti sia dovuto.

anjo ha detto...

Mi dispiace Paperoga ma dall'anno prossimo mi sembra che verrà tagliata un'ora di educazione fisica (se non sbaglio a favore di religione!!!). Il sistema da te proposto a me piace molto (assomiglia un po' a quello che si fa nelle scuole dei paesi anglosassoni), ha però un difetto: ogni classe di solito ha degli orari differenti quindi si perderebbero delle lezioni per frequentare la palestra...invece se si facesse che tutti vanno a fare educazione fisica alla stessa ora ci vorrebbero più impianti (es: basket e pallavolo nella stessa ora e nella stessa palestra difficilmente riuscirebbero a convivere...). Io abolirei l'educazione fisica a scuola, ma obbligherei i ragazzi nel pomeriggio a frequentare delle polisportive nel pomeriggio (obbligo nel senso: in questi 5 anni di superiori non hai fatto sport? Bene il voto massimo che raggiungerai alla maturità sarà 80). Ovviamente propongo ciò non perchè mi piace leggere sulla gazzetta il medagliere in occasioni di Olimpiadi, mondiali ecc..ma perchè una gioventù di sportivi è più sana (quindi ne trarebbe benificio anche il sistema sanitario).

I campionati interscolastici si fanno ancora ma, come detto dal Direttore, vengono vissuti come una scampagnata (ragionamento tipo:"io mi devo impegnare quando competo per la mia società sportiva nei campionati gestiti dalle federazioni dove ci possono essere osservatori, questa competizione invece è buona solo per saltare una mattinata di lezioni).

anjo ha detto...

@Simone: concordo appieno con il tuo post, però vorrei fare un appunto: forse Petrucci dicendo che mancava di appeal voleva sottolineare che televisivamente parlando l'atletica non rende, nel senso che a parte le gare di Bolt dove lui fa cose talmente sensazionali (va così forte che sembra correre, senza voler offendere nessuno, con avversari paraplegici) che lascia allibito anche chi non hai mai seguito l'atletica, il resto delle gare, per chi non ha fatto almeno preagonistica, risulta noioso. Cerco di spiegarmi citando dei post che sono apparsi qualche settimana fa sul Muro dello Sport dove era sorta una discussione tra chi sosteneva che le gare fossero noiose e Vincenzo che invece invitava ad osservare la tecnica sopraffina e la potenza di certi atleti. Ecco secondo me per l'atletica vale la stessa cosa: uno che l'ha praticata riesce ad apprezzare le tattiche degli atleti etiopi nel mezzofondo ma per gli altri rimangono sempre degli atleti che corrono intorno ad un ovale...

anjo ha detto...

Tutto il mio discorso sull'appeal televisivo fatto nel post sopra può essere utile come, al giorno d'oggi, la televisione sia fondamentale per decretare la fortuna o meno di uno sport...basti guardare quanta gente si è avvicinata al rugby e quante società sono state fondate da quando il 6 nazioni viene trasmesso in chiaro

paperogha ha detto...

Per quanto riesco a percepire, quello che manca in Italia è la cultura sportiva.
Si fa sport solo se può portarti da qualche parte e non perchè sia un'attività educativa, che ti spinge a dare il massimo di te stesso e a fare squadra coi tuoi compagni. Doti fondamentali nella vita di tutti i giorni.
Non accetto quindi il discorso di Petrucci sull'appeal dell'atletica. Il presidente del CONI non dovrebbe rappresentare solo lo sport che va a caccia di medaglie, ma anche l'atività sportiva di base. Dovrebbe studiare qualcosa per diffondere la pratica sportiva anche se questo ampliamento non portasse nessuna medaglia in più.
Ammetto di non conoscere le politiche del CONI, mi documenterò nei prossimi giorni per capirne di più, ma mi pare di non aver mai sentito parlare di grandi programmi per lo sport nelle scuole, di apertura delle strutture del CONI e di disponibilità dei suoi allenatori per far conoscere ai ragazzini cosa sia la pratica sportiva,per farlidivertire all'inizio e appassionarli poi ad una disciplina sportiva

paperogha ha detto...

ad una prima scorsa veloce del sito CONI, le uniche pagin dedicate a sport e scuola che trovo sono queste:

http://www.coni.it/index.php?1578

http://www.coni.it/index.php?id=1650

e sui giochi della gioventù una presentazione che in alcuni punti è veramente esilarante (qualcuno midovrà spiegare quale sia la diferenza, come fattori di successo della manifestazione, tra impatto d'immagine e counicazione)

http://www.coni.it/fileadmin/user_upload/giochi_studenteschi/Promozione_Sportiva/PS_GdG-2006/GdG_Conferenza_stampa.pdf

Tani ha detto...

Come sempre, ottimo post di Simone. Io mi tengo più bassa e la metto sul semplice, dando ragione a Paperogha.

Una figlia che ha frequentato le scuole italiane fino alla quinta elementare. Un figlio che ha finito la quartta a Toronto. Esperienza sportiva nella scuola italiana zero assoluto. A Toronto, un ragazzo di dieci anni ha un curriculum sportivo come segue: due campionati cittadini di nuoto con varie medaglie (ma non sono le medaglie in se il punto), un totale di 53 km di nuoto in piscina in tre anni (con altri che ne hanno 90-95 km), due pomeriggi la settimana di basket (tutto l'anno), un ora di calcetto ogni settimana, due pomeriggi la settimana calcio (settembre-ottobre), due pomeriggi baseball (aprile/maggio/giugni), due campionati cittadini di triathlon. TUTTO in ambito scolastico. E come lui quasi tutti gli altri 300 e passa alunni della scuola. Dove ragazzi e ragazze competono, si divertono, e imparano ad amare sport che nemmeno immaginavano avrebbero mai giocato. L'anno scorso allenavo a tempo libero una squadra di calcio mista ragazzi/ragazze di 9-10 anni. Nessuna delle ragazze aveva mai toccato una palla da calcio. La soddisfazione non è stata avere vinto il torneo, ma vedere, a torneo finito, tre delle quattro ragazze iscriversi a corsi indoor di calcio perché segnare un goal dava loro una gioia indescrivibile.

Insomma, per collegarmi a quello che un po' tutti state dicendo. Lo sport non è fisica quantistica. Se non si educano i bambini sin da piccoli di praticarlo, niente di strano se poi questi[gli sport] muoiono.
Pero io a pari merito con il sistema ci metterei anche i genitori. Troppo comodo delegare sempre agli altri la crescita dei nostri figli...

husker ha detto...

Perfetto il discorso sull'accentramento tecnico, anche per evitare gestioni familiari ed improvvisate(come nel caso, terrificante, di Howe). Ed un'altra cosa da mettere in pratica sarebbe quella di finirla con la antica politica delle gite-premio.
Ai mondiali di nuoto si sono viste due sedicenni, Ilaria Scarcella e Silvia Di Pietro, che ai microfoni della RAI erano arrabbiate sino alle lacrime per avere mancato, di poco, l'accesso alla finale. A Berlino(e da molto prima), agli stessi microfoni, si vedono atleti reduci da prestazioni spesso inconsistenti che non vedono l'ora di magnificare l'esperienza fatta e di ringraziare il loro gruppo sportivo.
Finirla con queste scene sarebbe già una buona cosa

Italo Muti ha detto...

@Tani
Ciao Tboss,

l'atletica ti insegna anche che puoi perdere e a stringere la mano a quello che ti ha battuto. Lo sport è fatica, applicazione, conoscenza dei propri lomiti, provare a migliorarsi. La vittoria entra in un secondo momento.
Mia madre mi iscrisse ai corsi di atletica delle scuole medie perchè il sottoscritto, terza elementare, non riuscica a salire sulla pertica e i miei compagni mi ridevano dietro.
Ricordo ancora l'insegnate, ci fece vedre come si saliva e poi disse: O salite o sono calci nel culo. Imparai alla svelta.
Quella che manca è anche un senso spartano dello sport e dell'insegnamento, senza esagerare, ovviamente.
Troppo giustificazionismo, deleterio e perdente nel lungo periodo.
@Paperogha
Petrucci sta allo sport come Biscardi alla lingua italiana, o come Carraro al battaglione Col Moschin.
@Simone
La crisi culturale è anche crisi dei valori, profondissima, ma ci vorrà una generazione per risalire. Ci manca un Giustiniano.
Italo

delgiu ha detto...

Condivido in toto anch'io le considerazioni del direttore e degli utenti. Sarò banale, ma la questione riguarda a nche e soprattutto la scuola, e in Italia quando si parla di riforme scolastiche vengono cinvolti anche aspetti per così dire sociali con tutto ciò che ne consegue. E' fastidioso che atleti di fatto professionisti siano tutelati dalla copertura dei gruppi militari, ma un atleta (e un nuotatore ecc.) in Italia potrebbe mettersi "in proprio" solo dopo aver acquisito una fama consolidata. Altrimenti andrebbero incontro al fallimento. Tutto ciò perché in Italia gli sport minori lasciano fuori solo il calcio e gli "sport" con mezzi meccanici. Perché l'atletica nelle scuole si ferma alle scuole medie (intendo i rudimenti di questo sport)? Non comporta costi particolari, non ha radicamenti di sorta in una classe sociale piuttosto che un'altra, traduce un istinto primordiale dell'uomo, rappresenta i valori dello sport (detto senza retorica). Eppure negli anni 90 l'atletica italiana rendeva alquanto in più d'una specialità; perché non c'è stato un traino? @tani: i modelli anglosassoni e nordeuropei sono, purtroppo, lontani anni luce dalla nostra realtà; e cosa sperare, se manca il rispetto dell'altro nella vita di tutti i giorni? Basti pensare alle risse durante le partite di calcetto tra dopolavoristi e quant'altro. Spero tanto in un pur minimo cambiamento, ma ci vorrà troppo,troppo tempo. L'ora di educazione fisica alla superiori-parlo di ciò che ho visto nella mia classe-era un bonus per prepararsi all'interrogazione dell'ora dopo (non per tutti, per fortuna), il tutto senza che si muovesse una foglia. Perché?

Simone ha detto...

@Anjo:considero l'atletica di certe specialità(le corse fino ai 400 hs e i concorsi "leggeri")i momenti più telegenici dello sport mondiale.
Non c'è bisogno di capire granchè: nessuna melina,niente zona bulgara,l'assenza di gioco di squadra.
E' una concatenazione di gesti teatrali:l'attesa,lo start,l'arrivo.
La meditazione,la rincorsa,l'esplosione.
E' la simulazione di un orgasmo...
Alcuni atleti son bellissimi,addirittura sexy: Marlene Ottey aveva più sensualità di una Naomi Campbell qualsiasi.
Son la meglio gioventù,paiono creature di Mapplethorpe; ben lontani dai modelli cocaine-addicts della tivù e della moda.

@Paperogha:il CONI è un residuato dell'era degli sprechi e dei favori elettorali.
Una gestione totalmente priva di trasparenza finanziaria,nelle mani di un oligarchia gerontocratica.
Dovrebbe essere abolito,come la SIAE.

@Tani:il confronto con la realtà canadese che esponi è umiliante.
D'altronde,parlando di patrimonio culturale italiano,il paese che ha insegnato la notazione musicale al resto del mondo non vanta,come categoria professionale,il mestiere di musicista!

@Husker:yes,la gestione di Howe è un manifesto dell'incapacità gestionale del patrimonio atletico d'altissimo livello.

@Stefano Olivari,Italo Muti: aneddoto mooolto nostalgico.
I figli del grande Louison Bobet chiedono soldi per una nuova auto e una vacanza esotica.
L'antica maglia gialla impone, come contrappasso,la loro presenza sulle strade del Tour di quell'anno.
I pargoli si dicono stufi di 'sto ciclismo,uno sport per poveracci.
Bobet senior allora stringe un patto con gli eredi:assegno staccato al compimento di una gita "speciale".
Li porta per qualche dì sui Pirenei a percorrere le strade della sua gloria.
Aubisque,Tourmalet,Portet d'Aspet,Portillon,Peyresourde...
I due giovanotti in bici se li sciroppano come possono:una specie di via crucis.
Louison li "uccide":tutto il (notevole) benessere che la famiglia gode lo ha raccolto su queste salite.
Ma andando molto più forte di loro e versando tonnellate di sudore contro i Coppi e i Koblet di questo mondo.
Da quella scommessa,i figli del Bobet si convinsero che il ciclismo è uno sport meraviglioso e difficilissimo.
Nulla ti viene regalato.
Mai.