di Stefano Olivari
John Gramlick, chi era costui? Stasera inizia la Champions League, che Michel Platini si sta sforzando con qualche successo di rendere più aperta alle nazioni che non abbiano un grande mercato televisivo. Ottimo pretesto per ricordare le manifestazioni sue antenate e la relativa importanza internazionale nel 'loro' tempo, senza cercare per forza l'aspetto pionieristico o grottesco delle situazioni: è in fondo molto più ridicolo definire campioni le quarte di qualche campionato. Partiamo dalla fine dell'Ottocento, quindi addirittura prima della nascita della Fifa (maggio 1904), quando l'unico calcio decente si giocava in Gran Bretagna ed entro i confini dell'Impero Austroungarico. Proprio dai paesi sotto il dominio di Francesco Giuseppe nacque la prima spinta anti-isolazionista: nel 1897 club di Austria, Ungheria e Cecoslvacchia raggiunsero un accordo per sfidarsi ogni anno in una competizione chiamata Challenge-Cup. Secondo il regolamento originario il trofeo, in senso fisico, sarebbe rimasto a chi avesse vinto tre edizioni consecutive della manifestazione. Che, scorrendo l'albo d'oro e l'elenco dei partecipanti, non riguardava tre stati (sia pure sotto lo stesso ombrello asburgico) ma di fatto tre città: Vienna, Budapest e Praga. La coppa non va confusa con la Tagblatt-Pokal, di fatto una lega riservata ai soli club viennesi (sponsorizzata da un giornale, il Neues Wiener Tagblatt) che ebbe vita brevissima. Più fortunata ed ispiratrice di sogni sarebbe stata la storia della manifestazione fortemente voluta dal già citato Gramlick, dirigente del Cricketer (così veniva chiamato il Vienna Cricket and Football Club, fondato dagli immancabili residenti inglesi) e ricchissimo imprenditore nel settore dei lavori idraulici. Come in tutte le attività umane, anche le più nobili, c'è sempre bisogno di quello che mette i soldi.
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