Piedi blu

di Oscar Eleni
1. Oscar Eleni da Puerto Ayora, isole Galapagos, dove gli uccelli fischiatori dai piedi blu mi convincono più degli arbitri con le maglie colorate, quelli che fischiano tutto e di più, quelli che non fischiano quasi mai, fortunatamente, quelli che ogni tanto si ricordano che all’ultima lezione hanno spiegato che l’infrazione di 3 secondi è grave e va sanzionata. Per fortuna in mezzo alla bufera di parole dei ragazzi SKY, a dir la verità tutto è andato abbastanza bene quasi fino alla fine, quasi, abbiamo ascoltato anche il Mario Boni che da vero ex giocatore, ma Pittis e Pessina non sono stati grandi giocatori?, ha cercato di separare i fischi inutili da quelli importanti, ha provato a far capire che ci vuole testa per decidere in un attimo, ma non si può mai andare contro lo spirito del gioco di contatto e allora fanculo ai vostri falli intenzionali, alla malora l’infrazione di palla accompagnata, al diavolo il piede perno che non s’inchioda. Certo tutte infrazioncine, ma se le fischi una volta e poi lasci passare diventa facile sentirsi perseguitati.
2. Voi dite che con una testa del genere invece di andare alle Galapagos, o magari di fare scopa con Werterone Pedrazzi sul tavolo operatorio, devono tagliarci e cucirci nella stessa settimana, sarebbe stato meglio presentarsi a Barcellona per l’ultima corrida catalana perché da domenica non ci saranno più tauromachie nella regione autonoma, ultima sfida con il resto della Spagna. Si poteva applaudire il grande Josè Tomas, così come avreste dovuto fare voi mentre l’anestesista toglieva di mezzo due voci libere lasciando spazio al resto del mondo caimano, del giornalismo che spreca diarie per gente incapace di capire cosa vale un mazzo di fiori sulla sedia che era dell’avvocato Porelli, per cronisti d’assalto che ascoltano le urla in un minuto di sospensione e non aiutano il sistema vanesio andando a cercare la gente anche in tribuna, ma per fortuna, nella sfortuna finale, è arrivato il presidente Ercolino con il suo sorriso sornione, con le lasagne di mamma Gina pronte per la nuova Air che adesso corre, si diverte, piace quasi a tutti, anche se poi bisogna aspettare il rigurgito di quelli che in Irpinia il basket pensano di averlo inventato davvero.
3. Comunque sia abbiamo rivisto il Pancotto con occhi da tigre, anche se non abbiamo davvero capito il battibecco finale con elettrino Dalmonte che certo aveva le sue angosce perché questa Scavo che muove bene la palla, che gioca un basket piacevole, ha il male della pietra e troppi che tirano sassate cominciando da quel Cinciarini che ad Avellino deve aver lasciato poco e niente se lo hanno fischiato e preso in giro ogni volta che provava un tiro da tre, cioè tutte e 5 le volte che lo ha fallito oltre ai due tiri più facili, in una partita dove certo il più sordo non era Allred.
4. Prima del ricovero coatto, della prigionia forzata, delle pratiche invasive inventate dal chirurgo, una domenica quasi celestiale nel nome del basket giocato: Sky ha lavorato bene, lo ha sempre fatto, peccato che non sia anche sull’Eurolega prossima ventura, ma per questo ci penserà SportItalia che ha scelto l’Europa e la serie A dilettanti per servirci di barba, quando senti certa gente che non affoga mai nel suo brodo primordiale, di capelli, di lozioni speciali quando al microfono arriva il vero Peterson, uno che domenica avrebbe fatto meglio di almeno cinque suoi colleghi nell’esordio del campionato. Gloria al Bruno Bogarelli che ha sentito di nuovo il richiamo del basket, ma chiediamo a lui e al demiurgo di SKY un favore personale che nasce da esigenze non solo dettate dall’età: la grafica, cara gente. Perché farvi mandare al diavolo quando i numeri sono così piccoli che li confondi e voi avete speso così tanto per produrli? Perché mandare tutti a quel paese quando le cifre su un giocatore, le informazioni preziose arrivano sul teleschermo e spariscono in un attimo lasciandoti come quando, direbbe il Pedro bandolero stanco, ti mettono un palloncino al posto della prostata? Sappiamo che ci sono problemi tecnici ignoti a noi umani, a noi anziani che non conosciamo il mezzo, certo negli Stati Uniti devono avere un altro tipo di problema se sui loro teleschermi leggi tutto e segui le cose con il ritmo che ti piace.
5. Pagelle o giudizi un tanto al metro? Visto che potrebbe anche essere l’ultimo incontro, non si sa mai quando vai di là e poi devi tornare di qua, facciamo tutte e due. Prima le impressioni sulle cose viste. Bella mossa quella di Minucci che sul tetto del Pala Sclavo ha issato la maglia numero 13 di Kaukenas. Non è il primo che rende omaggio ad uno dei suoi grandi, direbbero a Cantù, Pesaro o Bologna, ma sappiamo che ci sono dirigenti che manderebbero in fonderia persino le coppe pur di non doversi voltare indietro a guardare quello che altri facevano certo meglio di loro. Gente ariosa, dice Dario Fo presentando i suoi santi peccatori e bevitori, ma pure permalosa. Triste vedere Napoli in quelle condizioni. Alzi la mano chi ha capito cosa vuol fare il Papalia dopo aver lasciato Rieti che gli aveva almeno dato affetto se non quattrini. Brutta scena gli occhi tristi di De la Fuente all’Eur di Roma: se gente come lui, giocatori che sul campo danno sempre tutto, viene trattata così, allora ci si domanda chi sono questi riformatori del mondo basket. Ma come, dite voi, lo spagnolo chiede troppo e la società vuole dare spazio al prodotto italiano. Benissimo, però arriviamo all’accordo cordiale, subito.
6. Bellissimo l’abbraccio fra l’allenatore Valli e il presidente Mascellani sul campo di Ferrara mentre Crovetti pensava a tutto il resto. Non averli lasciati entrare nella Bologna fortitudina ci sembra ancora un bel crimine come potrebbe dire Pungetti che ora ritroviamo felice come voce del torneo di A2, anche se bisogna riconoscere che dove stanno adesso si vive molto meglio e non s’incontra ogni giorno il fantasma di qualche genio incompreso che sotto gli Asinelli detta legge.
Grande Capobianco che ci mostra il Palonara classe 1991, grandissimo nel sopportare un inizio senza fortuna, stupendo nell’uso del ghiaccio secco per il Poeta esagerato, meraviglioso nel messaggio mandato al resto dei colleghi quando ha accettato di essere anche il responsabile del settore giovanile mentre altri storcono il naso, chiudono fuori dalla palestra i bambini del minibasket, chiamano Dracula alla raccolta del sangue. Pillastrini e i suoi splendidi demoni. Bell’esordio, grande vittoria per e nel nome di Varese ritrovata, e poi quello Slay mattocchio che ha fatto andare alla neuro i dieci (piccoli?) indiani dieci dell’Armani. Soltanto lui poteva ridare fiducia ad un giocatore che, magari, domenica prossima a Teramo gli farà tutto alla rovescio.
Pagelle e non se ne parli più.
10 A Carlo RECALCATI voce tecnica per la partita di Roma, quella dove c’erano più reduci dell’estate con Azzurra tenebra. Ci vuole una bella resistenza per volerli rivedere così da vicino. Sentirlo parlare di Crosariol e Cusin, pilastri della futura Nazionale che forse non sarà più sua, sentirlo così tranquillo fa pensare che non ci saranno transazioni sul contratto anche se tutti ormai sono convinti che il divorzio è necessario per le due parti. Certo lui è davvero il micione che non lascia nessun calorifero.
9 A CHILDRESS perché anche a 37 anni ci ha dimostrato che saper guidare sul campo una squadra vale più di ogni altra cosa. Non saper scegliere il vero assistente è l’inizio delle squadre sbagliate. Pillastrini ha resistito alla tentazione di chi lo implorava di cambiare fantino perché il vecchio non avrebbe retto la dura mischia in A1. Intanto vedremo, poi dipende da chi sono i duri davanti, visto che a molti presunti registi piegare le gambe non piace troppo,visto che agli altri pensano soltanto se in spogliatoio qualcuno borbotta.
8 Al JACKSON di Ferrara, un leone che sa fare tutto, uno con un grande senso dell’ironia perché davanti allo stupore degli altri ha cercato di spiegare che non tutti i bianchi sono di pietra.
7 Per Ibrahim JAABER che toglie a Gentile l’angoscia dell’esordio con una neo promossa, che lascia a tutti l’illusione che Roma sarà davvero protagonista dopo una prova del genere, che mantiene fede alle promesse: “ Seguitemi- ha detto ai compagni- vi porterò in alto”.
6 A Marques GREEN per come ha giocato ad Avellino, per come è stato accolto dal suo ex pubblico, per non aver raccontato la verità sul fallimento ad Istanbul perché Tanjevic, salutandolo, gli aveva detto di dare soltanto la colpa a lui e qualche pesciolone c’è cascato.
5 Al gruppo ARADORI, cioè i giocatori italiani da cui ti aspetti di più e che, invece, vedo così dimessi e tristi nelle loro esibizioni.
4 Ai finti registi come FINLEY che mandano in confusione chi continua a confondere la menta col risotto.
3 Alla LEGA se non decide subito la sede per le finali di coppa Italia, se non cambia formula, se non si sveglia un po’ e prende decisioni invece di stare sempre a guardare.
2 Ai PESSIMISTI che ci danno il basket come sport in declino e poi non si pentono se si scopre che invece tutto, a parte le entrate per la TV, migliora. Dire che soffre uno sport che a Bologna, nella stessa giornata, porta 10000 persone al palazzo, 4 per la Fortitudo in A dilettanti, 6 per la Virtus, è pura malafede.
1 All’arbitro FACCHINI se non fa diventare regola generale la sua decisione di fermare il gioco e ripartire da capo con l’azione appena lo stupido in tribuna si mette a trillare. Succede da tante parti. Lui ha deciso per stoppare ad Avellino, ma bisogna farlo sempre, in ogni posto, su campi dove sembra impossibile che ci siano ancora tanti imbecilli. Comunque Facchini numero uno, per sempre.
0 A PAPALIA se non riuscirà a spiegarci cosa vuol dire questo tormentone di Napoli, cosa significa ricorrere contro penalizzazioni sacrosante, cosa rappresenta un campionato che parte con un’anatra zoppa e dai piedi blu. Lo chiediamo a lui e a chi avrebbe dovuto pensarci subito che sul campo non avremmo avuto una squadra prima di qualche mese.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell'autore)

2 commenti:

Demiurgo ha detto...

Ma Milano, l'antica e gloriosa Olimpia, è stata fatta così male? come un Milan senza altri che Galliani alla guida?

Una squadra di uno e mezzo, due e mezzo, tre e mezzo, che manico e senza pivottone?

Almeno l'allenatore è un simil-Boscia, un fanatico di simili nefandezze tecniche in grado di portarle ad assurdi risultati?

Anonimo ha detto...

Eccellente articolo. Pure io sono sconcertato dalla scelta di Milano di costruire la squadra partendo da un playmaker (finto) dal curriculum molto modesto (stagione senese a parte dove peraltro era un comprimario)