Vedi Napoli e poi scommetti

di Stefano Olivari
L’individualismo è alla base della psicologia di ogni scommettitore, ma a volte purtroppo bisogna anche guardare gli altri: cosa giocano e con quali volumi. Per due motivi. Il primo: la distribuzione percentuale del gioco sulle singole possibilità (molti bookmaker la propongono anche in homepage, di sicuro è ricavabile da tutti i siti di exchange) dà l’idea di quanto la quota sia frutto di allibraggio e quanto invece di valutazione tecnica. L’esempio scontato è la vittoria del Napoli, a prescindere dalle partite: avendo una grande massa di tifosi la squadra partenopea risulta infatti favorita molte più volte di quanto un osservatore neutrale penserebbe. Il sistemista le giocherà quindi contro, perché le quote sbagliate sono quasi sempre il pari e la sconfitta. Con questo non vogliamo dire che il Napoli perderà con una squadra di dopolavoristi, ma solo che il pari e la vittoria di questa squadra di dopolavoristi saranno pagati più di quanto i valori sportivi consiglierebbero. Il secondo motivo per osservare attentamente i volumi di gioco? Capire il movimento futuro della quota. Una massa di denaro sul lato back (quello sinistro) degli exchange significa che esiste un numero abnorme di persone che ritiene quella quota profittevole. Essendo quindi destinata a scendere, l’operatore professionale prenderà subito posizione sul lato lay (cioè ‘bancando’) ricoprendosi più tardi. Noi dilettanti ci limitiamo ad intuire che saliranno le quote degli altri risultati, quindi se abbiamo intenzione di giocarle aspetteremo.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di oggi)

4 commenti:

alenar ha detto...

Stefano, pensavo che i napoletani fossero molto più scaramantici! Detto questo, torno al tuo ragionamento della scorsa settimana, che ho trovato molto interessante: puntare con costanza su partite con una squadra ampiamente favorita, che nel lungo periodo dovrebbe assicurare un rendimento minimo. I numeri da te forniti indicavano 9 scommesse vinte su 10, una percentuale altissima anche per gare ritenute scontate. Mi chiedevo se fosse ottenuta giocando anche dei pronostici cosiddetti doppia chance, tipo l'1X di Samp-Parma di domenica per intenderci, oppure basandosi sui flussi di gioco che hai citato oggi. Non ho la tua esperienza, ma credo che sia molto rischioso "far cassa" con scommesse che pagano pochissimo, tipo un primo turno di Federer a Wimbledon, diciamo che sotto l'1,1 di quota io non andrei mai: occorrono almeno 10,12 eventi positivi per rifarsi di un'eventuale sorpresa. Piuttosto pensavo se si potesse applicare la stessa teoria a quote superiori: per esempio, giocare l'over su squadre che segnano molto, come Barca, Real, Manchester o certe squadre tedesche, può dare un buon rendimento con un rischio leggermente superiore: con quote intorno all'1,6 bisogna azzeccare 2 eventi su tre per portarsi a casa un leggero margine. Che ne dici?

Stefano Olivari ha detto...

Infatti si è trattato di un mese fortunato, con le strafavorite che hanno fatto il loro dovere. In una stagione (tengo statistiche personali dal 1999, anche se scommettevo da molto prima) questo metodo non ha mai prodotto risultati superiori al 45% e mai inferiori al 22%. Ovviamente l'approccio migliore è quello 'value', cioè scommettere sulla quota sbagliata dal banco in favore dello scommettitore (sulle avversarie del Napoli o della grande di turno, per semplificare), ma in pratica identificare questo tipo di quote fa entrare in campo fattori troppo soggettivi. In altre parole, può voler dire che non capisco abbastanza di calcio...

Unknown ha detto...

Stefano, la difficoltà "stupida" che percepisco io è che dire "il Cagliari ha il 20% di probabilità di vincere" e se il banco me la quota al 10% la devo giocare, non sposta il fatto che io al cagliari vincente non ci credo. Considerazione non statistica, ma puramente "soft" (in fondo l'evento poi ha un risultato): l'errore nella quota per me può indirizzare il giocare/non giocare quella partita, ma non su cosa giocare.

Nonno ha detto...
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