di Oscar Eleni
Addio a Paolo Barlera, Pianigiani part-time, l'autonomia di Meneghin da Petrucci, Rieti defraudata, la gloria di Brumatti e Iellini, la raccomandazione di Boniciolli.
Oscar Eleni in una giornata di sole marcio dove ci hanno detto di stare in casa per allarme neve, con il ghiaccio nel cuore per dover salutare Paolo Barlera sconfitto dalla leucemia, con la rabbia dentro per aver visto ferire Dino Meneghin dall’artiglio del diavolo, capita con quelli che giurano di pregare molto, con la felicità di scoprire che la Hall of Fame del basket italiano ha buona memoria, con l’orgoglio di aver resistito fino a quando si è ribellato Super Dino, una Supernova nel cielo nuvoloso del basket dove imperano villani attaccati alla politica del pennino da portare sempre a casa come diceva un giorno Cesare Rubini a cui auguriamo feste meravigliose pur sapendo che non ci riconoscerebbe se ci presentassimo con un panettone e la perfida lacrima sul viso.
Venerdì di magro per chi sperava di trovare silenzioso il presidente federale dopo avergli scatenato addosso i soliti molossi con il tutù rosa che erano già stati serviti di barba, capelli e dossier calabresi da almeno un mese. Meneghin ha reagito bene, ha spiegato perché la situazione contrattuale di Pianigiani meritava una rivisitazione per capire cosa aveva in mente: anche part time saprà lavorare bene e con entusiasmo, anche perché dagli ultimi 4 anni con allenatore e seguito e tempo pieno, gente silvestre, gente con vista acuta, gente che troncava rapporti in tribunale, non abbiamo avuto tanti regali da scartare in questa stagione che è stata disastrosa per la nazionale di basket. Tempo pieno per cosa? Politica, costruzione di una base nuova? Ah saperlo, ma qui stiamo parlando con gente che va in prima serata per dire che è tornato lo sport nella scuola elementare da cui in verità non era mai uscito, salvo non poterlo praticare per mancanza di attrezzature.
Presi dal furore avremmo chiesto a Pianigiani di salutare tutti cordialmente e di ritirarsi nel feudo senese: tenetevela la vostra nazionale. Ma, per fortuna, è anche la sua, e non farà caso a questo attacco concentrico che non finirà tanto presto perché se tirano in ballo Colucci vuol dire che hanno deciso di circondare le mura senesi e sarà per questo che Minucci, in questi giorni, sembra pronto alla guerra più che a pranzi di Natale come era previsto. Meneghin e la sua chiara visione del bene comune: ha ammesso di aver parlato a lungo con Petrucci per avere un allenatore a tempo pieno, ma poi si è reso conto che doveva stare sulla sponda del fiume dove esiste una scuola tecnica italiana. Noi la conosciamo e non siamo convinti che siano tutti bravi come dicono, però ce ne sono di buonissimi, comunque sia ha ammesso di aver “ tradito” Petrucci, ma è anche riuscito a liberarsi dalla catena e gli ha detto chiaro quello che doveva far sapere: lo hanno costretto a diventare presidente e ora vorrebbero frustarlo perché si dichiara autonomo, pur avendo a che fare con un consiglio federale che trama, che finge, di gente che minaccia le dimissioni se non la porti in viaggio premio verso la Baviera.
Bella reazione di Super Dino, altro che minchione alla corte di re Artù come dicono sghignazzando gli uscieri di via Vitorchiano. Stiano attenti al blocco cieco. Prima di andarsene Meneghin li servirà a dovere anche se ora deve tremare perché con la storia del suo socio al marketing gli faranno il contropelo, anche se Tolomei è un grande professionista, anche se gli ex amici che il presidente aveva in federazione vanno a sbattere le alucce nel giardino di Petrucci gridando allo scandalo, proprio loro, anche quelli che pensavamo puri e duri marciatori in montagna.
Tornando al sereno variabile dopo le porcadas variadas del caso Napoli, la cosa buffa è che per punirla questa società mai nata la citano parlando della povera Rieti defraudata del suo amore. Meneghin ammette tutto: errori e vomitino appena sente le novità calabresi sugli arbitri. Ha fatto quello che doveva e poteva, ma la giustizia è ancora autonoma, in federazione, almeno così pensava Dino, per cui la Gazza degli orgasmi che sbraitava sapeva bene di non poterlo tirare nel gorgo, ma ci hanno provato lo stesso e lo faranno anche in futuro. Resistere almeno fino a Londra, caro Meneghin, poi che si fottano.
Settimana triste per aver perso Paolo Barlera rubatoci dalla leucemia. Era dolcissimo anche dentro l’area, era una bella persona, era una speranza, ma la natura che gli aveva dato tanto per uno sport che amava gli ha chiesto troppo presto la restituzione del prestito e ce lo ha rubato. Speriamo che trovi amici come a Bologna e come a Biella là dove è andato e dove ci sono già grandi del basket con idee brillanti come il professor Vittorio Tracuzzi entrato nella casa della gloria nazionale, una casa ancora senza il tetto, purtroppo, come Adolfo Bogoncelli, anima grande dell’Olimpia che non assomiglia proprio a quella di Proli come si vede girando fra le tribune fredde del Forum, nelle sale finte del Palalido. Speriamo che domenica con il Natale Armani al campo piccolo ci si ricordi che nella casa della gloria insieme a Gianni Corsolini, altra supernova, Nicoletta Persi e il grande Gavagnin, sono entrati proprio il fondatore della società con più scudetti, sono stati ammessi Pino Brumatti anima grande e Giulio Iellini anima poetica condiviso con Varese più che con Vigevano, condiviso con la grande storia della Nazionale.
Tornando al gelo eccoci nell’Eurolega dove abbiamo visto i puffi della Lottomatica naufragare nel mare non troppo dolce dove sparava il sottomarino del Maroussi e dove Zapata Boniciolli ha dovuto sentirsi persino dire che era stato raccomandato da Veltroni per passione anche politica e amicizie paterne. Calunniatori dell’Urbe unitevi, siete malvagi, ma sapete farci anche ridere perché questo allenatore ha qualche titolo da sbattervi in faccia, anche ai tipi smemorati come finge di essere il nostro caro Dan sfinito da troppe telecronache. Boniciolli è un temerario che ora spera di curare la grande malata portandola in ritiro durante la sosta natalizia e le feste. Si assicuri che in sede non resti nessuno a borbottare, si garantisca con un patto leale che lo dovrebbe legare al presidente disperato, perché in quel bosco ci sono lupi incompetenti, ma sempre affamati anche quando stanno per emigrare verso il calcio.
Oscar Eleni
Nessun commento:
Posta un commento