di Oscar Eleni
La testa a Parigi, lo stupore di Repesa, l'Uleb scontenta, la nazionale prigioniera, i ragazzi che illudono. Voti a Siena, Sacripanti, Trinchieri, Hall, Viggiano, Lardo, Frates, Pancotto, Bechi, Capobianco e Papalia...
Oscar Eleni dal bar parigino Zero Zero dove fanno troppo rumore, ma dove hanno anche uova sode da tirare in faccia ai clienti antipatici, meglio se arrivano dall’Italia, dalla Lega, dalla Federazione, dai campi dove si gela per il freddo e dove, poi, si soffocherà per il caldo, perché nelle guerre paesane pensano a tutto, fingono di essere disposti a lavorare per il bene comune e appena devono un po’ di assenzio se la ridono pensando di avere davanti degli allocchi, ma poi al momento di fare le cose si perdono tutti nello stesso bicchiere di latte rancido. Amianto a colazione nell’ undicesimo Arrondissement dove abbiamo voluto tenerci un tavolo prenotato nella speranza che a maggio si possa incontrare gente di Siena come se fossimo al Grattacielo. Sembra l’unica cosa giusta da fare mentre le nostre cicogne non portano bambini belli al campionato che ha chiuso la prima parte portando alla regina di Saba, il Montepaschi campione, i pochi ori rimasti, le velleità di allenatori che fanno proprio come i nostri vicini allo Zero Zero: volano alto e poi cadono a faccia in giù. Sfidare con le parole i tricampeones ha un senso se sei su Scherzi a parte, ma poi bisogna fare i conti con la realtà. Molti non capiscono, soprattutto quelli che vanno spesso a grufolare sulle tribune del calcio: ma come, dicono i maestri cantori del gioco più popolare e biliare, due gambe e due mani i senesi come gli altri e allora perché va sempre alla stessa maniera? Colpa del bayon. I giocatori scelti dalla Mens Sana erano sconosciuti di Avatar? No? Allora fateci capire.
Ma cosa ci sarebbe da capire in un mondo dove si mandano via gli allenatori, con formule di crudeltà inaudita, come quella usata da Treviso per liquidare Vitucci, ma si confermano i giocatori e l’orco Repesa si sarà reso conto di aver parlato tropo in fretta quando ha detto che gli andavano bene i ragazzi dalla facile depressione in trasferta, i piccoli ramarri che non si possono convertire alla difesa senza rubare loro il poco che hanno, l’istinto dell’attacco. Se sudano a gambe troppo piegate poi scoppiano e allora può far festa persino Milano dove qualcuno dovrebbe cominciare a chiedersi perché le cose migliori dell’Armani le vediamo quando non c’è possibilità di equivoco su quello che avrebbe in mente l’allenatore. Tolte certe catene ecco rifiorire i reprobi: una volta Bulleri, una volta Hall, magari una volta persino Maciulis o Petravicius. Repesa e il suo stupore come se avesse passato questi mesi nello stesso convento dove vanno a pentirsi tutti quelli che in questo paese mangiano pernici a colazione e si lamentano se chi ha molto meno gira con la faccia incazzata.
Chiusura della prima parte con tre cose da mettere sulla lapide della stagione.
a) Qui giace il basket che una Lega impenitente e quindi impotente ha ridotto ai minimi termini, sbagliando tutto, litigando su troppe cose, senza un progetto che scongiuri il famoso campionato elitario, anche perché l’Europa non è più tanto contenta di avere 4 squadre italiane fisse in gioco. Le parole al vento di Milano, i vuoti del Forum e di Roma hanno spinto l’Uleb verso la cassazione per mandare fuori dal gioco chi non se lo merita, quindi chi ha sprecato quattrini e parole senza migliorare, anzi, peggiorando.
b) Qui giace la Nazionale italiana caduta in quarta fascia, quella dei derelitti, sempre prigioniera della stessa gente che ne ha inaridito la fonte tecnica senza fare niente per la strutturazione moderna dei vivai, lasciando ai ricchi scemi l’illusione che spendere per tirare su giocatori è da fessi, lasciando che la crisi colpisse i salari per gli allenatori dei giovani, lasciando che anche adesso, dopo aver convinto Pianigiani ad accettare la sfida, siano i razziatori di gomme e pennini a dettare legge, sedi del raduno, nomi dei collaboratori. Speriamo che non sia vero.
c) Qui giace l’illusione che se una società punta sui “ragazzi italiani”, tutti più costosi degli stranieri, poi avrà anche un ritorno di immagine e risultati. Roma e Treviso, le benedette da san Gianni Petrucci il pio, il re dei permalosi come dice la Gazzetta valutando la sua schermaglia con il Crimi dispettoso, hanno dovuto cambiare allenatore a metà corsa, hanno in mente altre diavolerie, ma nella sostanza sembrano pentite. Certo più Roma, che avrebbe giocatori fatti (anche finiti: prima di cominciare?) della Benetton che invece deve ancora costruire davvero quei talenti che ha selezionato.
Pagelle prima di perdere l’equilibrio, prima di cadere nella fossa dell’amianto, prima di consigliare a Meneghin, in partenza per gli Stati Uniti, di andare prima a Toronto e poi a New York, perché in casa Raptors, dopo la vittoria sui Lakers sono quasi tutti contenti e Belinelli riesce persino a sorridere, mentre in casa dei Knicks il disastro contro Dallas, scarto record, Gallinari nel buio, potrebbe far scattare meccanismi che allontanerebbero ancora di più il Gengis Gallo da Azzurra. Voti alle squadre, voti alle società, voti ai giocatori.
10 SIENA e poi basta. Visto Romain Sato? Gli hanno detto: guarda che oggi hai contro Moss, il giocatore che ti sostituirà. Certo che lo sapeva e poi se lo è mangiato come un se fosse una rana.
9 A Pino SACRIPANTI, a Caserta, a Coldebella, anche se le hanno prese davvero sode a Roma. Dipende dalla salute, dalle influenze, ma il progetto è buono e il lavoro ottimo.
8 Al TRINCHIERI che ha portato Cantù al quarto posto dopo 15 giornate. Per chi è abituato alle magie arrigoniane nessuna sorpresa, ma non era facile uscire bene anche questa volta dall’inverno dove tutto congela, dove ti scappa un giocatore, dove del domani non esiste certezza.
7 A Mike HALL, a Mordente, a Bulleri, a Mason Rocca, al Mancinelli passaggi come baci di dama, al Viggiano che ha fuoco dentro. Basta trovare le parole e le motivazioni giuste per ottenere qualcosa che si possa avvicinare alla storia Olimpia. Certo resta il corpicino insano di una squadra che appena trova affollamento a colazione, in allenamento, si perde e si disunisce.
6 A Lino LARDO , Fabrizio FRATES e Cesare PANCOTTO per essere arrivati dove nessuno li aspettava. La Virtus ha sofferto e soffrirà ancora tanto perché potrà essere una buona comprimaria, mai una squadra di primo piano visto che esistono bilanci da rispettare, fortunatamente dicono alla Fortitudo, ma esiste anche la certezza che il pilota è quello giusto e alla fine sarà ancora lui a stupirci come a Reggio calabra, Verona, Milano, Rieti. Per il veterano Panc degli otto un bel salto dalla rupe più alta, ma sembra che la sua dolcezza abbia ammansito anche gli ultimi lupi rimasti. Su Frates non mettevamo un euro, perché conoscendo il tipo, visto come andavano le cose, era facile vederlo esplodere, ma la sua fortuna sembra sia stato proprio il Tony Manero che fa da manager. Ci ha sorpreso la resistenza al freddo.
5 A Luca BECHI e all’angosciato CAPOBIANCO perché non avevano valutato bene la fatica doppia fra campionato e coppe. Hanno avuto sfortune varie, lavativi diversi, ma crediamo ancora nella loro forza di resurrezione.
4 A TREVISO globalmente intesa perchè non esistono giustificazioni per certi flop, per certi ragazzi con ali di cera come il Daniel Hackett sparito nel gioco duro, lui che pensava in grande ma viveva da piccolo principe incompreso. Ve li raccomando poi i tipi del gruppo slavo, quelli che prima di Milano dissero: vedrete una squadra diversa. Già.
3 A ROMA e alle sue troppe bocche della verità. Tanti quattrini e tanto tempo buttato via. Ve li raccomando i giocatori italiani, ma anche gli altri avrebbe bisogno di cure a Villa Triste, certo dovrebbero pagarsi la retta e forse è stata questa la regola non rispettata al Nord e al Sud con i lavativi. Il famoso potere coercitivo che le società hanno o dovrebbero avere.
2 A VARESE e PESARO perché hanno illuso il loro popolo per vie diverse: la Cimberio partendo alla grande, la Scavolini giocando bene anche nelle sconfitte. Pillastrini è un saggio e sa che per arrivare al mare della tranquillità ci deve essere coesione. Dalmonte è un gatto che graffia bene, saprà trovare la stanza per i sogni tranquilli.
1 A FERRARA per aver dubitato di Valli che era ed è un eccellente allenatore. Tutto quel nervosismo, tutti quegli ultimatum non hanno fatto del bene e forse è troppo tardi per rimettersi a correre. Stessa categoria per CREMONA che ha subito messo Cioppi sotto processo pur sapendo che in questo mare tutto plastica ed amianto ci si avvelena in fretta.
0 A PAPALIA alla Napoli sfasciata, senza risorse, che va alla deriva e si porta dietro troppa gente, avvelenando persino l’aria dell’unica società, quella del maestro Di Lorenzo, che lavora davvero sulla base.
Oscar Eleni
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