I giochi semplici di Jonh McMillen

di Oscar Eleni
Il ritorno di Basile, il triste primato di Roma, le americanate in euro, i tifosi di spalle, il saluto a un grande, il viaggio di Bonamico, il colpevole Boniciolli. Pagelle a Stonerook, Chessa, Bulleri, Di Bella, Jurak, Crosariol, Meneghin, Grundy e Dorigo.


Oscar Eleni capace di volare a Ruvo di Puglia dove la squadra che gioca nella A dilettanti ci fa sempre venire in mente Luca Basile tornato a segnare tanto col Barca, tornato a vivere dopo infortunio, tornato ad essere quello che è sempre stato, come diceva Tanjevic accarezzando il suo principe della zolla. Chi vola, però, cerca sempre un nuovo ramo e allora via verso Livorno per sentire la voce di Paolo Virzì, grande regista cinematografico, l’uomo di Ovosodo, di N, di opere meravigliose, per immaginare il suo ultimo lavoro, “La prima cosa bella”,  che scenderà in campo per contrastare la tecnologia miliardaria di Avatar.
Dopo aver visto la gente squittire per le recite di americani fasulli, dopo aver visto tanti creduloni andare dietro ai soliti pifferai, dopo averne sentite di ogni tipo da Trieste in giù, dopo aver scoperto che la farsa di Roma toglie un triste primato al vecchio Simmenthal, quello del massimo scarto in una partita di serie A, serie A quella dei bambini Papalia?, ci siamo innamorati di una frase del livornese rimasto, come tutti, orfano del più bel basket ruspante dell’altro secolo, ci siamo iscritti al partito che ha come motto questa meraviglia:” Vale più un sorriso della Sandrelli, anche adesso che non è più una meravigliosa ragazza con la valigia, di tutti gli effetti speciali”.
Possibile che la gente non si renda conto che la NBA e certe americanate di ragazzi frustrati venuti qui a guadagnare euro, ben sapendo che ora vale più del dollaro, fanno parte di un altro campionato. No, non è Siena che gioca su un altro pianeta, siete voi avversari che la fate diventare magica e preziosa perché non avete ancora capito che quelli non sono i più bravi in assoluto, ma sono quelli che sul campo ci mettono tutto quello che hanno, dal lunedì ad ogni maledetta domenica. Virzì ci chiede di dare le parole alle cose come capita se andate al Forum di Assago e scoprite un sacrario di poltroncine bianche,vuote, che sembrano croci davanti alle quali inginocchiarsi senza tanta spocchia, senza inventarsi niente, perché Milano ha già visto tutto, conosce ogni cosa del basket sofferto e applaudito negli anni della ricchezza e anche in quelli della povertà: di soldi, mai di idee e competenza. Peccato non se ne siano accorti questi nuovi faraoni, ma chi fa caso  a certe sfumature, come l’elezione di una miss dei bagni Pancaldi, sempre a Livorno? Nessuno. Guardatevi in giro. Città che vivono di passione accettano di tutto da gaglioffi che fingono di stare male quando difendono e poi fanno salti da primato quando vanno per i fatti loro in attacco dopo aver bucato il parquet. Strano davvero che si accettino ancora certe recite, strano che lo facciano dove ai giocatori vogliono bene anche quando si fanno ritirare la patente per ubriachezza, quando sono fantasmi che fanno saltare allenatori e compagni di squadra meno fantasiosi di loro nel coinvolgere quella parte di pubblico dove un pastore capo, che gira le spalle al campo, ma è possibile lasciarlo ancora nel palazzo(o stadio) e non mandarlo via a calci ?, ordina cori demenziali, quasi sempre nenie offensive, litanie da frustrati che fingono di avere una passione grande, loro che prenderebbero a calci un affamato, loro che brucerebbero tutto quello che non luccica.
Difficile resistere ancora  davanti a tutte queste recite da baraccone, ma bisogna pur farlo perché, prima o poi, qualcosa rinascerà se riusciremo a  capire  l’altra cosa bella del nostro stare insieme, di questo basket che ha perso un artista in John McMillen ed è commovente scoprire quanti gli hanno voluto bene, a parte Peterson che lo considerava più dei suoi figli, quanti ci hanno mandato il messaggio giusto. Meraviglioso Walter Fuochi, sulla Repubblica, quando lo presenta per come era davvero lui davanti ad una squadra da svezzare, facendo ridere quei farlocchi che oggi chiamano minuto a tre secondi dalla fine convinti di essere maghi: “Giochi semplici e fatti bene”. Già, cosa serve di più se quelli fingono soltanto di ascoltare?
Stupendo il marine Marco Bonamico, oggi dinamico presidente della Lega A2, che ricorda il suo  allenatore, il suo maestro di cose vere, dal viaggio in America alla foresteria Virtus di Paola Porelli, che non gira intorno alle cose e punta al cuore:” Noi che lo abbiamo avuto come guida ci sentiremo molto più soli “.
Queste sono cose che non hanno prezzo e se ne te vai così, ricordato in questo modo, non hai sprecato la tua vita su un flipper malandato.
Pagelle per non disturbare il letargo del Claudio Pea massacrato nel calcio, stordito da chi lo vorrebbe obbligare a convincerci che Matteo Boniciolli è diventato l’unico grande colpevole  nel sistema dei bugiardi. Adesso lo perseguitano perché non ha preteso di avere il senior Zorzi al fianco sulla panchina di Roma. Certo uno con un contratto di 6 mesi, sulla fiducia, doveva pretendere anche questo. Certo Zorzi lo hanno scoperto tutti dopo che lui lo aveva rimesso in gioco ad Avellino, ma poi….Certo ad Avellino ci sono rimasti male quando ha detto di non poterne più, ma stranamente non ci restano mai male, da Avellino in su, quando congedano un allenatore, quando lo tormentano. Insomma si pretende di mettere in croce  chi non nasconde i suoi difetti, la sua ansia di sfidare un mondo pieno di pregiudizi dove te la cavi soltanto se ti vesti da pupazzo, se metti la marsina, basta che sia firmata. Speriamo che, come il Boniciolli odiato da tanti, anche il Simone Pianigiani abbia la forza di mandare al quel paese quei buffi consiglieri federali che si presentano con il loro compitino chiamato pomposamente “ progetto”,  senza rendersi conto che stanno parlando con un quarantenne che in poco tempo ha visto e vinto tutto quanto, dalle giovanili alla serie A. Non si addomesticano certi serpentelli di fiume, non si arriva ad un compromesso con i venditori di fumo, li si manda in mona o, come dicono a Siena, già, come dicono a Siena quando gli stai sui virgulti?: siete la vergogna della città a spicchi.
Pagelle e non se ne parli più:
10 A Shaun STONEROOK perché  ogni volta che pensi a lui come ad un giocatore in uscita dal gioco, per età, consunzione fisica, lo trovi protagonista di lezioni formidabili, perché quando gli altri saltellano per una vittoria lui ti prende per un orecchio e avvisa: domani è un altro durissimo giorno di lavoro. In nazionale serviva ai tempi dell’europeo spagnolo quando si fece male Rocca, ma non ci pensarono e poi diedero la colpa a lui.
9  Al ragazzino sardo di Biella, il CHESSA occhi di brace, che  fa cose speciali sul campo e dice cose intelligenti fuori dal campo. Fossimo in Aradori lo ascolteremmo di più e ci metteremmo addosso meno addobbi perché sul campo vanno i vir, non i piccoli faraoni vestiti da mummia.
8 Al Bullo BULLERI che ha rimesso a posto l’orologio biologico sulle cose che gli piace fare, sulle paure che non deve avere, ritrovando un sentiero dove insieme a Mordente può ancora indicare una strada ai Vitali che non crescono mai, agli Hackett che si fermano davanti agli specchi deformanti.
7 Al DI BELLA senza complessi che sul campo di Siena, anche a 32 anni, si è proposto al nuovo cittì come un tipo che può dare una mano almeno fino a quando la fortuna, ma, soprattutto, allenatori alla Consolini, alla D’Anna, alla Corbani, che sappiano lavorare in palestra, non ci daranno un giocatore capace di comprendere il ruolo più difficile e dedicato agli altri, i compagni, non i tifosi che incanti con carte truccate, quello del regista, di uomo che trasmette agli altri quello che si costruisce in allenamento.
6 Al veterano JURAK che ha dato a Teramo quello che i ragazzi d’oro si dimenticano spesso di  andare a ritirare agli oggetti smarriti: orgoglio nel nome del gruppo e della difesa.
5 Ad Andrea CROSARIOL se nei prossimi cinque anni si vanterà di aver segnato 36 punti ai finti sciuscià  di Napoli. Lui, come tutti quelli che aggiorneranno i record, devono mettere in chiaro, lo doce persino la Gazza che alle cifre tiene più di tutto, che si è trattato di una farsa e non di partite vere.
4 A Dino MENEGHIN convinto che basti andare davanti alle telecamere a vomitare sulle malefatte degli arbitri, ad ammettere certe colpe, a bacchettare i signori Papalia del momento, per farsi assolvere: no, caro presidente, qui serve prendere decisioni che facciano male, che mettano al loro posto quelli che hanno reso così difficile il cammino di un dirigente che al gioco ha dato proprio tutto. Quei consiglieri federali che lui considera leali e competenti sono gli stessi che hanno lanciato i petardi e tengono in tasca altre fialette puzzolenti.
3 Al GRUNDY di Ferrara fermato e privato della patente perché guidava in stato di ubriachezza. Ora il presidente della società ha deciso per una multa pesante, ma forse doveva accorgersi prima che invece di mettere in discussione l’allenatore bisognava stare dietro a questi “bravi ragazzi” che se ne fregano se al loro posto vengono cacciati i più deboli.
2 Ai VENDITORI DI FUMO, tutti quei giocatori, stranieri o italiani conta poco, che alla vigilia delle partite contro Siena fingono di essere coraggiosi capitani alla ricerca della balena bianca e insinuano il concetto che la partita si può giocare. Non capiscono che a quei campioni basta davvero poco per arrabbiarsi e trovare una motivazione capace di stenderti come quel tipo dei fumetti che fa bip bip.
1 Ai VENTIMILA spettatori in media del campionato di A2 perché sembra proprio che non esistano per un sistema che continua a farsi del male sparando persino su SKY, speriamo lo faccia soltanto per quelli di bocca larga, non certo per il Boni superdivertente che non le manda a dire, speriamo non guardi mai come si è ridotta la pallavolo in RAI, sparando sui 20, 23 mila ascolti per le partite di A1 senza rendersi conto che anche quella cifra bassa, considerando la spesa di una abbonamento, paga in abbondanza quello che è stato dato alla solita Lega litigiosa.
0 A Roberto DORIGO, grandissimo dirigente d’azienda, grande appassionato di sport, la luce negli anni d’oro della Virtus a cui diede sponsorizzazioni straordinarie, il primo a capire  come stava accadendo in città quando ancora non si viveva questa quaresima, perché ogni volta che lo intervistano, tutte le volte che ce lo ricordano, diventiamo idrofobi: possibile che ad uno così non sia mai stata offerta la presidenza della Lega? Se non è accaduto la colpa deve essere anche sua, perché bastava un cenno ed avrebbe avuto tutti al suo fianco, pazienza se fra i tutti non c’erano quelli che lui sperava di incontrare da sobri.
Oscar Eleni

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