di Simone Basso
Pensieri su ciclismo e televisione dopo l'addio al microfono di Bulbarelli. Fra divagazioni e infatuazioni, passando per la difficoltà di raccontare uno sport che non permette lo schiacciamento sul presente.
"Il mezzo è il messaggio".
(Marshall McLuhan)
Nel villaggio globale dello sport, il ventunesimo secolo è quello dell'esposizione bulimica, esagerata. Infatti, come qualsiasi attività umana, ormai accade solo ciò che viene televissuto; l'idea onirica delle imprese sportive raccontate dagli inviati o dai film fotografici è un reperto (o referto) del Novecento. Diventa quindi fondamentale, per vendere meglio il catalogo, il quinto potere coinvolto nell'operazione: la fruizione dello spettacolo agonistico viene rinnovata non per migliorare lo sguardo diretto di chi presenzia all'evento, bensì per consentire più telegenicità allo stesso. Poichè l'occhio che conta è quello della telecamera, ciò che accade su un campo o su un circuito è assolutamente relativo: lo sport si è trasformato in un programma d'intrattenimento televisivo molto redditizio, affiancabile a un telefilm o a un reality. E' un meccanismo di fruizione che coinvolge tutti; la sindrome del megaschermo distoglie anche l'attenzione del fruitore sul posto: in un caso huxleiano di percezione alterata, il testimone preferisce osservare le immagini filtrate piuttosto che gli atleti a qualche metro.
E' così ovunque, dalla partita Nba all'arrivo di una classica dello sci alpino, con il pubblico che al momento opportuno gira la testa verso il monolite a colori; quasi a chiedere conforto dell'esistenza del momento vissuto. Nel 2006 Dio Foot, l'ultima religione praticata realmente sul pianeta terra, ha consacrato questa tendenza irrinunciabile: le blatteriadi furono decise dalla sala regia della televisione tedesca, estrapolando un frammento (la testata di Zidane) sfuggito agli occhi, umanissimi, dell'arbitro. L'immagine quindi è (oggi, domani, dopodomani) il mondo reale anche dello sport: la contraddizione più evidente è regolata dall'esigenza di fornire un commento a questa forma totalizzante di "spettacolo integrato".
Lo spunto diretto arriva dal cambio della guardia, in funzione ciclistica, davanti al microfono Rai. Come direbbero in America, Exit: Bulbarelli; Enter: Pancani. La gestione dell'Auro del dopo De Zan, paragonabile alla successione impossibile a Luigi XIV, potremmo definirla controversa: un'eredita pesante e quasi sgradevole, giunta tra l'altro nel periodo più arduo (mediaticamente) per il ciclismo. Difficile proseguire con i voli pindarici e gli slanci omerici, se si è travolti da una quotidianità degna di un noir di Simenon. Il problema di Yoghi, affiancato dall'ex professionista Bubu, sono stati i tempi, i suoi: in uno sport con fasi lunghissime, ieratiche, non ha quasi mai saputo riempire il vuoto dell'attesa. Perchè il privilegio del ciclismo è proprio questo: non consente lo schiacciamento sul presente, necessario in altre esibizioni muscolari. C'è spazio per respirare e apprezzare; in una dimensione umanistica concreta, e se la pedivella è un libro da leggere e sfogliare con calma, gli altri sport sono sms...E' una scusa meravigliosa per visitare il mondo e la sua bellezza contraddittoria; lo spunto è ovunque, da una cattedrale gotica all'approccio di una montagna; dall'entrata in una foresta alla visione di un golfo marittimo.
All'Auro, che comunque si applicava, mancavano anche i tempi tecnici della competizione: l'ultimo esempio, freschissimo, al Giro di Lombardia 2009. Quando, nel momento della rasoiata decisiva di Gilbert, si era distratto in un discorso fuori tema: il senso della corsa (a otto chilometri del traguardo...) non dovrebbe essere un privilegio esclusivo di Philippe Fondriest e Ducati Sanchez. L'imperdonabile infatuazione texana o lo sgradevole rendiconto della contabilità antid****g fanno parte dei gusti, dissennati il giusto vista la taglia di camicia, del soggetto; anche se rimarranno negli annali il suo silenzio omertoso di fronte al dottor Ferrari, intervista telefonica del 2002, e l'arrabbiatura verso la De Stefano che dichiarò la verità inconfessabile nel dì della vergogna di Lons le Saunier. La Sandrocchia, uterina e coraggiosa, pronunciò l'epitaffio del Miracolato: "Lance Armstrong non è un campione".
Le bulbarellate però non nascondono dei meriti, come l'aver interrotto le imbarazzanti sequenze di assessori e capitani di industria intervistati del suo predecessore; sketch fantozziani che si concludevano con l'immancabile invito al De Zan per una cena: l'Adriano talvolta completava la magata, condividendo l'angolino del tavolo con una Valerie Still venticinquenne...Lo stile vocale dell'Auro, vagamente radiofonico, si era distanziato abbastanza dallo stereotipo imperante; pur non essendo un Albertini o un Rosi, il suo pareva quasi sempre un soliloquio gentile con l'ascoltatore.
Antitetico rispetto all'entusiasmo simulato dei suoi colleghi, alla Meda, con quelle urla belluine che sembrano la recita di una signorina stufa del sodding con il fidanzato. Questi Galeazzi dimagriti sono insopportabili, rendono ancora meno potabili le visioni disinteressate (quindi poco fesse) di una partita o di una gara; realizzano il disastro di un assalto cafone alla tranquillità di una casa esposta, ignara, ad un televisore acceso. Si spera che il Bulbarelli, nella nuova veste di responsabile dello sport Rai, non si dimentichi degli spazi dovuti a nonno ciclismo e ai cosiddetti sport minori; magari evitando il Muppet Show di certe differite, con la colonna sonora involontaria delle transenne rimosse durante la telecronaca...
La risposta, come disse Robert Zimmermann, soffierà nel vento: nel frattempo ci accontenteremmo di un pò più di silenzio, partecipe e sdrammatizzante, per apprezzare meglio quei gesti. Anni fa, ad una Parigi-Roubaix, assistemmo ad una diretta priva di officianti causa sciopero sindacale: quindi zeppa di suoni, voci, rumori della strada. L'esperienza, dal punto di vista acustico, fu bellissima ed il boato del Velodromo che accolse Museeuw infangato fu un'emozione pazzesca: quel pomeriggio (muto) trascorso con i ballerini delle pietre ci ricordò che, a volte, lo sport non ha bisogno delle parole.
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
54 commenti:
Nel corso degli anni ho incontrato varie volte Adriano De Zan per strada. Aveva sempre la Gazzetta dello Sport in mano, una valigetta 24 ore, degli impermeabili da uomo in Lebole e una donna più alta di lui al fianco. Immutabile ed eterno.non avrei mai pensato che un giorno sarebbe morto. Mi è dispiaciuto.
Grande Simone, ma se Pancani è Luigi XVI chi sarà il Robespierre della situazione ??
Inoltre, se non ricordo male, qualche anno fa la Gialappa's fece vedere un giovanissimo e smilzo (si fa per dire) Bulbarelli concorrente di uno dei mille telequiz che andavano per la maggiore; già all'epoca voleva fare il giornalista. L'ennesima saga della serie "I Predestinati" ...
@kalz
"Degli impermeabili" ?? Ma faceva il rappresentante della Lebole part-time ??
Intendevo che l'ho visto
immancabilmente con l'impermeabile. Ovviamente non sempre lo stesso, ma comunque tipo ispettore Sheridan, con la cintura allacciata in vita e il bavero leggermente rialzato.
@Kalz
Sai com'è, non si sa mai.
Magari ai tempi "pionierisici" la RAI pagava poco ed era un modo per arrotondare lo stipendio ;-))
Adesso sarebbe invece un "tesimonial" ..
.. "pionieristici" ..
@Kalz:il De Zan è stato un personaggio incredibile.
Visse la Rai migliore e fece una vita dolcissima.
Ad alcune di quelle cene fui presente e per l'Adriano,in compagnia di quella meravigliosa cerbiatta,provai invidia ed ammirazione...
@GuusTheWizard:grazie.
La metafora,più o meno casuale,potrebbe essere bipolare.
Funebre,per le sorti del ciclismo,o rivoluzionaria,con l'arrivo di uno scapigliato che sconvolge tutto.
L'Auro arriva dall'ambiente:il padre,giornalista che comparve in tivù da Funari,fu amico di Torriani.
Se guardi le foto dell'arrivo della Sanremo 1985,vedrai un Auro poppante sulla vettura del patron.
Ah,vinse il grande Hennie Kuiper...
"testimonial"
scusate ma c'ho la nuova tastiera bluetooth che va a snghiozo ..
@Simo
beh, citando il grande Giovanni Lindo Ferretti: "i figli degli operai, i figli dei bottegai, i figli di chi è qualcuno e di chi non lo sarà mai" ...
Forse De Zan non è morto. E' solo in attesa del collegamento. Come in quegli interminabili pomeriggi estivi degli anni '60 quando sul televisore c'era un'immagine fissa e ogni tanto si sentiva la voce dell'anunciatrice che diceva "Siamo in attesa di collegarci con l'Eurovisione per trasmettere l'arrivo della dodicesima tappa del Tour de France".
Quando la telecronaca era di De Zan, la passione superava palesemente la professionalità, con Bulbarelli accadeva il contrario. Credo che Simone intendesse De Zan quale Luigi XIV, e quindi pesante la sua eredità. Domanda personale: Simone hai per caso scritto qualche libro ?
@Ale:forse,tra un pò di tempo,la risposta sarà affermativa!?
Un lettore lo avrai di sicuro.
@Ale:danke!
Autodenuncia: così come me, Bulbarelli partecipò come concorrente a Doppio Slalom (conduttore Corrado Tedeschi, Canale 5). Io vinsi una manche e una pentola, lui non so...
Diretto, urge VHS della suddetta trasmissione. La pentola almeno era buona?!
Direttore,
non pensi neanche lontanamente che questo suo trascorso "televisivo" possa essere trascurato, soprattutto su di un blog pieno di snob(s) come questo ...
Propongo di riesumare la storica rubrica di Cuore "Niente resterà impunito", col Suo faccione post-adolescenziale incorniciato da una gigantesca cuffia anni '80 ToninoCarino-style in home page ...
@ Bulbarelli concorrente di uno dei mille telequiz che andavano per la maggiore; già all'epoca voleva fare il giornalista
Nel reperto scovato dalla Gialappa's, Bulbarelli giocava in coppia con un altro ragazzo, e curiosamente era stato l'altro, e non lui, a dire di volere fare da grande il giornalista sportivo. Ho cercato il video su Youtube, ma non si trova.
Vabbè,allora mi unisco all'amarcord:da qualche parte,nelle teche Rai,c'è il sottoscritto bambino come maschera della Domenica Sportiva d'antan.
Dietro lo sciùr Aldo,Valerie Still e la Gorlin.
Direttore, ma la pentola è stata usata o è stata gelosamente conservata, vergine da usi alimentari, come cimelio degli eighties?
@Maya
E' vero, forse si trattava dell'altro concorrente. Probabilmente stava già chiedendo in maniera "velata" una raccomandazione al giovane Auro, sicuro che il nostro eroe avrebbe esercitato quella professione ...
tornando rapidamente sull'Auro nazionale va detto by the way che era veramente un piacere ascoltarlo quando parlava dello sport che forse meglio conosceva ovvero il biliardo: competente ed appassionato, bravissimo.
@Poli
Vorrà dire che quando la Fiorentina giocherà la semifinale di Champions a Madrid, su RaiUno in prima serata faranno vedere la finale del 2° Trofeo di Goriziana "Auro D'Oro", live dalla Sala Grande della Polisportiva di Segrate ..
"Direttore,
non pensi neanche lontanamente che questo suo trascorso "televisivo" possa essere trascurato, soprattutto su di un blog pieno di snob(s) come questo ..."
Scherzi?! Doppio slalom era il massimo per gli snob! Un programma basato su cultura generale (vera però, non roba da pacchi televisivi...) sulle tv commerciali! Roba da Michael J. Fox di Casa Keaton.....
"Vorrà dire che quando la Fiorentina giocherà la semifinale di Champions a Madrid, su RaiUno in prima serata faranno vedere la finale del 2° Trofeo di Goriziana "Auro D'Oro", live dalla Sala Grande della Polisportiva di Segrate .."
Non dargli ste idee, cazzo!...
Io non mi perdevo una puntata de "Il pranzo è servito" e di quell'altro con Vianello (di cui non ricordo il nome).
Doppio Slalom lo ricordo soltanto vagamente.
Dane, hai qualcosa contro il biliardo?!
@Guus: il Gioco dei Nove...
@Jeremy: uno delle cose più terribili televisivamente parlando, ma la cosa che mi terrorizza è l'ennesima idea per oscurare la Fiorentina di Champions che di sto passo dovrà sperare di passare il turno e beccare un'italiana per andare in diretta sulla RAI......
Dane, capito. Comunque non sono d'accordo sul biliardo televisivamente inguardabile. Anzi.
Ah, registicamente è telegenico da paura (basta mettere una telecamera sul soffitto...), da spettatore è una palla. Anche dal vivo, onestamente.....
@Jeremy
Guarda, posso capire che per te è un momento difficile (esame di stato alle porte, così come la zona Uefa e la zona play-out), per ogni limite ha la sua decenza ...
In realtà l'antenata di Mediaset decise unilateralmente di pagarmi in prodotti, perché alla lettera avrei avuto dirito a 200mila lire del 1985...non ho registrazioni della trasmissione, anche se un mio amico ha detto di avermi visto qualche anno fa di notte su Happy Channel mentre rispondevo 'Enrichetta Blondel' con un secondo di ritardo...è stato il secondo momento più bello della mia vita, il primo l'ho vissuto da pubblico di Azzurro 1984: ho l'autografo di Janet Agren, della quale ho sfiorato (diciassettenne, con tutto quel che ne conseguì) la mano!
Il secondo in ordine cronologico o di classifica!? No perche dopo il League Pass NBA, questo è un altro mattone verso il tribunale, Diretto....:-))))
Ehm.....Diretto', la mia bella è civilista, nel caso..... :-D
Concordo con Poli, Bulbarelli davvero bravo e competente nel biliardo, disciplina (in particolare i 5 birilli) per cui nutro (o meglio nutrivo, ora l'ho perso un po' di vista) una grande passione.
DeZan secondo me era davvero scarso, rasentava l'inascoltabile. Classico telecronista RAI nazionalpopolare, tutto strilli e tifo da ultrà per gli azzurri. Per questi "giornalisti" la competenza era (ed è) un optional.
Io mi ricordo che nelle tappe di montagna del tour, il nostro si metteva tranquillamente a leggere tutte le classifiche di cui disponeva (dal primo all'ultimo della generale!)... ma vaffanculo, e io ti pago per leggere classifiche?
No, no... veramenete scarso, oltrechè poco sveglio...non si accorgeva mai di nulla.
Bulbarelli? Di certo non un fenomeno, ma a far meglio del predecessore ci voleva onestamente poco.
I migliori telecornisti di sempre in lingua italica del ciclismo? Armando Ceroni e Antonio Ferretti, TSI, periodo circa '90-'05. Insuperabili. Con loro il Tour era un'autentica goduria!
Il secondo in tutti i sensi, con tutto il rispetto per Corrado Tedeschi...
@Dane
.. allora mi sa tanto che il Direttore l'avvocato se l'è già trovato ...
@Dag Nasty:il tratto nazionalpopolare era necessario,in ogni sport,per mandare avanti il carrozzone.
La Rai,che durante il merckxismo più annichilente fece le differite di alcuni Giri,non trasmise per anni la Grand Boucle.
Tornò a sprazzi nel 1982 e poi definitivamente nel 1984.
La parrocchia andava difesa e si visse per anni di una realtà virtuale;ma ti assicuro che quotidiani e riviste erano pure peggio.
Si visse,durante l'oscurantismo,di TSI:la voce di Albertini fu il passepartout di chi "spiò" quei Tour lontanissimi.
Per dire che la tivù svizzera,Ceroni-Ferretti bravissimi,ebbe sempre commentatori di alto livello.
Ricordo la sottile incrinatura nel tono di Albertini,il dì che un elvetico vinse a L'Alpe d'Huez...
Era l'82 e il vincitore fu Beat Breu,il capitano della Cilo Aufina.
Cilo Aufina dove il buon Ferretti ci corse pure. E il cerchio si chiude...
purtroppo è vero ciò che dici Simone, ma il fatto che in qualche modo fossero costretti, non mi fa rivalutare i personaggi... Ma ovviamente non era solo DeZan, i telecronisti RAI di quei tempi erano un inno alla sciatteria e all'incompetenza...
Io ad esempio, al di là degli aspetti involontariamente comici, trovavo il teatrino di 90° minuto piuttosto avvilente. Per carità si rideva, però se ti piaceva il calcio era frustrante... Poi dissero che l'"intuizione" di Valenti fu geniale, boh... per me è come quando i critici rivalutano il cinema pecoreccio. Certo qualche risata me la strappavano e le gnocche erano paurose, ma per il resto era porcheria.
@Dag Nasty:di sicuro Ferretti corse il Tour del 1983,mi sfugge se fosse in squadra l'anno prima.
Novantesimo Minuto,nella sua ingenuità,fu il prologo al biscardismo e alla degenerazione dei costumi pallonari.
Il punto più atroce,oserei definirlo anale,fu L'Appello Del Martedì fininvestiano:con occhio benevolo,il trionfo del cattivo gusto e dell'organico;a vederla con occhi debordiani,autentica coprofagia televisiva.
Credo solo l'83. Ne parlava in telecronaca, sottolineando come l'aver chiuso quell'unico tour da lui corso sia stata per lui una gioia indescrivibile. Glielo potrei chiedere comunque, devo fare solo un paio di corridoi per andare nel suo ufficio...
Hai ragione, l'Appello era assolutamente pazzesco...sul Tubo gira lo speciale che ne fece la Gialappas a Mai dire gol, quello di Mosca completamente impazzito che arrivò a dire "è inciampato un cerbiatto"... cose incredibili!
O quando (ma purtroppo non c'è sul Tubo) Bettega in collegamento disse che la trasmissione era un canile e Mughini impazzì del tutto e cominciò ad urlare come un ossesso "RITIRI LA PAROLA!"... scherzetti che costarono il posto a Mosca. Che però aveva il fratello piduista e quindi risalì facilmente sul carro, sia pur in piena demenza senile e pannolon-dotato.
@Dag Nasty:piuttosto,se ci riesci,chiedi a Ferretti se mi conferma le voci su Breu cabarettista.
Mattocchio lo fu sempre...
@Simone
non ti dico più nulla perchè sarei ripetitivo e potrei sembrare un ministro battista officiante.
Di sicuro hai colto l'essenza ddel ciclismo, l'epopea, il mito, l'aulico gesto della fatica vera, pesante, del lottare contri i propri limiti, l'unione della forza e dell'intelletto.
Ascoltare le voci, solo le voci, odorare quasi il sudore di quella fatica bestiale che è la Parigi-Roubaix, fu come entrare nell'Anfiteatro Flavio all'inaugurazione.
Una Giusta colonna sonora sarebbe stata una ballata medioevale liutata.
Su Bulbarelli cosa dire? La non conoscenza dei tempi era clamorosa, come fare un contest recitativo fra Raimondo Vianello e uno a caso dei comici di Drive-in. Indovina chi vince.
@Direttore
Doppio slalom lo guardavo anch'io, meno male che era una pentola e non una polizza della società di casa.
Italo
@Italo:thanks!
Sarebbe interessante discutere perchè questo sport è così antropologicamente nostro.
Malgrado la diffusione universale del mezzo,chi sale su una bici da corsa diventa,immediatamente,europeo occidentale.
E' qualcosa di atavico.
@Simone
Non è più il tempo per le gesta di Ettorre domatore di cavalli, al posto dei guerrieri ci sono dei ciclisti.
Rimane costante l'epica, la vera anima dei popoli, con la nostra enfasi, con la nostra storia, con le Storie di Erodoto, a far muro contro i Persiani, sono secoli che resistiamo, tranne nel caso di Alessandro il Grande.
Italo
Beat Breu fece anche un numerone andando a vincere sulle Tre Cime di Lavaredo in un Giro d'Italia (mi sembra ad inizio anni 80). Mi è rimasta impressa la sua andatura a scatti sul pezzo più ripido dell'ascesa. Fenomenale. Così come le telecronache di Albertini su TSI nei Tour di cui la Rai ignorava l'esistenza. Fu lì che impazzii per la pulce Van Impe e ammirai un Riccomi capace di conquistarsi il quinto posto finale.
@Dag_nasty + Simone
L'Appello di Mosca era arte "trash" assoluta, in studio mancava soltanto il cassonetto dei rifiuti (dei quali invece la trasmissione abbondava).
Non sono d'accordo su 90 Minuto: se non ricordo male, almeno ai primi tempi, i commentatori dalle varie sedi non erano giornalisti sportivi ma giornalisti "normali" che durante la settimana lavoravano sulla cronaca locale (ricordo un grande Pasini "padre" da Bologna oppure lo stesso Necco "gambizzato") mentre la Domenica si andavano a vedere la partita della loro squadra e poi si preparavano 30 righe di commento aspettando che il montatore preparasse il mitico "RVM".
esatto Guus, ricordi bene, erano giornalisti locali, di cronaca. Fu un'idea di Valenti (Barendson, non ricordo): avvicinare il calcio alla gente anche non propriamente appassionata di calcio. Ma cosa poteva produrre ciò? Innanzitutto un'incompetenza abissale. In secondo luogo per questi giornalisti il calcio era un qualcosa di folkloristico, una sorta di pagliacciata, e quindi nei collegamenti tendevano a fare sostanzialmente i pagliacci. L'unica cosa che dovevano fare, cioè un servizio su una partita, ne usciva letteralmente massacrato. Grazie anche ovviamente agli innumerevoli problemi tecnici che nemmeno la televisione del Burkina Faso...
@dag_nasty
Vabbè, qui entra in gioco anche la "professionalità" dei singoli giornalisti. Non mi sembra che tutti la prendessero come una "pagliacciata".
Ad esempio, ricordo che Strippoli od il giovane Sposini il loro onesto lavoro lo facevano (mentre il tenzone via etere tra Vasino e Necco era cabaret puro).
Certo però che siamo passati da un estremo all'altro: il giornalista che segue la Juve per le reti Mediaset (di cui non ricordo il nome) ci dice anche quante pisciate fa al giorno Del Piero ...
"@Dane
.. allora mi sa tanto che il Direttore l'avvocato se l'è già trovato ..."
Sì, Guus, lo penso anch'io: l'unica spiegazione della moglie del Direttore messa al terzo posto dopo Janet Agren e Corrado Tedeschi è che la moglie non legga Indiscreto oppure siano già alle carte bollate..... :-D
@Dag Nasty:ho controllato e il Ferretti corse anche l'edizione 1982.
Arrivò sessantacinquesimo e festeggiò con i colleghi il notevole salvadanaio racimolato da quella Cilo Aufina.
@Ale:Breu vinse sulle Tre Cime nel 1981.
Nel biennio '81-'82 fu il migliore scalatore del mondo;direi davanti a Winnen e Van Impe.
Simone, scusami per l'incursione su di un tema già consumato. Il successore di Bulbarelli sarà Pancani: che ne pensi? Ha avuto ottime esperienze radiofoniche sulla motocicletta, con Collini e Delfino. A mio avviso uno dei migliori della "nuova generazione".
Bulbarelli non ha mai riscosso i miei entusiasmi; paragoni non posso farne, perché non ricordo l'ultimo De Zan. Ne riconosco, però, lo sforzo di documentazione spesso ignoto ad alcuni colleghi. A Torino 2006 commentò il salto con gli sci!
@Delgiu:figurati...
Il Pancani l'ho ascoltato anche stasera mentre commentava il volley(Cuneo-Trento);mi sembra un telecronista più classico,molto più asciutto rispetto all'archetipo che abbonda oggi.
Anche al Giro,sulla moto,svolse il suo compito in ottimo stile.
Vedremo...
Il Bulbarelli,come vicedirettore di Raisport,ha ribadito un maggiore coinvolgimento della tivù di stato verso certe corse del calendario.
Sarebbe gradita una maggiore qualità,anche tagliando alcuni eventi minori:le corsette in differita non promuovono granchè,meglio concentrarsi su una rosa di manifestazioni ed investirci sopra,anche con la promozione.
E il discorso è valido anche per il resto dello sport.
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