I più grandi di un basket modesto

di Stefano Olivari
Cosa vuole dire 'non avere la mentalità internazionale'? In giornalistese significa che maramaldeggi in patria ma che appena metti fuori la testa dal paesello le proporzioni cambiano, solo che non lo si può scrivere perchè non si deve sminuire l'importanza del vaghissimo 'movimento'.
Se l'Inter domina in Italia da cinque anni mentre in Europa non raggiunge le semifinali di Champions dal 2003, al netto di errori arbitrali, infortuni, Mancini che non aveva la famosa mentalità internazionale, significa che circolano squadre più forti di lei e che in Italia le sue avversarie fanno pena. Merito del Barcellona della situazione e demerito della Juventus o del Milan, intendiamoci, i nerazzurri non possono che fare il loro.
Stessa cosa nel basket, con molti addetti ai lavori che non trovano più aggettivi per descrivere la grandezza del Montepaschi anche in prospettiva storica. Contando anche sull'ignoranza dei lettori: la Varese delle dieci finali di Coppa Campioni consecutive allora cos'era? O la Cantù che vinceva ogni coppa con otto ragazzi dell'oratorio (poi una volta all'oratorio ci andavano i Marzorati, ma è un altro discorso) più due americani? Il risultato di ieri sera a Tel Aviv, che esclude Siena dai quarti di finale di Eurolega, è in parte bugiardo perchè il distacco è aumentato nel minuto finale quando si sarebbe almeno dovuto difendere il più quattro del PalaSclavo. Come era maturata in circostanze particolari (però non è che i tiri di Llull siano fortuna mentre quelli di Sato scienza esatta) la sconfitta di Madrid. Ma l'eliminazione dice anche che una versione pallida del Maccabi, piena di buoni giocatori che in Italia però hanno lasciato poche tracce (Blutenthal a Treviso e Bologna, Anderson a Bologna, Wisniewski a Udine), giocando senza sudditanza psicologica è riuscita a buttare fuori una corazzata dalla fase decisiva del torneo.
Non è che Armani o Toti abbiano investito nelle loro squadre meno soldi del Maccabi, semplicemente li hanno spesi male ed affidandosi alle persone sbagliate: come si vede in Italia e soprattutto in Europa (Milano mai da corsa, Roma suicidatasi). Poi da domenica saremo di nuovo ad entusiasmarci per i terzi quarti di Siena, quando la sua continuità difensiva stritola anche i più motivati, e a trovare giustificazioni (quelle più credibili sono le condizioni di Lavrinovic e il nervosismo di McIntyre), però la sensazione è che il treno europeo sia ormai passato. Con le eroiche Final Four 2003 (battuta dalla Benetton) e 2004 (battuta dalla Fortitudo al supplementare), raggiunte da un latro gruppo e da un latro staff tecnico (Pianigiani era all'epoca solo assistente). E con quella amarissima del 2008, quando in semifinale un'altra versione minore del Maccabi riuscì con un finale clamoroso a togliere a Pianigiani l'atto conclusivo contro il CSKA di Messina.
La forza 'italiana' di Siena negli ultimi quattro anni è dispesa, oltre che dal caso Cuccarolo che ammazzò la Benetton, dal fatto di essere fra quelle ricche l'unica società con una linea: intelligente nell'ingaggiare giocatori fuori dai radar delle grandi d'Europa e senza grilli NBA per la testa, intelligente nel toccare poco il gruppo nel tempo e nel credere in un progetto, seria nel pagamento degli stipendi (una rarità, anche in serie A) oltre che radicata culturalmente nella città. Bravi, bravissimi, ma la storia del basket italiano ha visto squadre più forti: non è un delitto dirlo, anche in mezzo ai complimenti. 

29 commenti:

kalz ha detto...

D'accordissimo. Oltretutto in my opinion la grande Ignis aveva una concorrenza più forte, sicuramente in Italia, per l'Europa se ne può discutere.

Stefano Olivari ha detto...

A livello di squadre che davvero possono vincere la coppa la concorrenza europea è limitata anche adesso: tolti Barcellona e Olympiacos, con Real e CSKA solo outsider, il panorama è limitato anche oggi. Va detto che i più forti di tutti, il Panathinaikos, si sono suicidati in stile Lottomatica (pazzeschi gli ultimi 5 minuti della partita con il Barcellona all'Oaka, al di là dei 5 falli di Pekovic).

kalz ha detto...

Direttore, questo conforta la mia opinione. Va detto poi che ai tempi dell'Ignis anche solo andare a giocare contro il Real o l'Armata Rossa era già una prova di coraggio. Per mille motivi

Dane ha detto...

Direttore, dall'incipit del suo pezzo sembrerebbe che mentalità europea significhi avere una rosa di livello tecnico internazionale, mentre dal prosieguo del pezzo si evince come invece sia proprio una questione di testa.
Tra l'altro non sono in pochi quelli che analizzano la rosa di Siena come non inferiore a quella del Maccabi, tanto per fare un esempio. Quindi?!
La mancata concorrenza interna rilassa e porta a fare i forti coi deboli e i deboli coi forti?!
Gradirei che me lo spiegaste, voi che ve ne intendete, visto che il risultato di Tel Aviv ha sbalordito anche me.
In particolare c'è una sua frase che mi ha incuriosito: "il distacco è aumentato nel minuto finale quando si sarebbe almeno dovuto difendere il più quattro del PalaSclavo"
Ecco, come mai non sono riusciti a "difendere il più quattro del PalaSclavo"?!...

p.s.: il paragone con le grandi del passato secondo me non si pone nemmeno e mi vien da ridere solo a pensarci. In questo senso il parallelo con l'Inter è centratissimo...

Stefano Olivari ha detto...

Perché poi è facile dire 'Dove sono i Marzorati?' (anche noi abbiamo questa pericolosa tendenza), ma il problema è la ricerca e la valorizzazione dei Cattini, dei Bosa, dei Bargna, dei Cappelletti, degli Innocentin...senza la classe media puoi solo costruire squadre staccate dal contesto, che possono anche vincere tutto ma che non lasciano niente...

kalz ha detto...

E poi oggi credo che Siena sconti anche il clima generale del basket italiano, che a essere buono definirei di acque stagnanti.

Stefano Olivari ha detto...

La mentalità europea, in senso giornalistico, secondo me non esiste. Ci sono solo squadre più o meno forti e situazioni (tipo i finali punto a punto, che in Italia per il Montepaschi sono solo un ricordo) diverse. Sul piano tecnico gli esperti dicono che Siena è poco fisica per primeggiare in Europa, riferendosi alla strutturazione del quintetto senza Eze che spesso è battezzato dalle difese. Ma ieri Eze è stato produttivo ed ha tenuto botta con atletoni tipo D'or Fischer e Lasme...in Europa cala il rendimento di chi in Italia gioca di mestiere, alla Stonerook, e di chi tira molto da tre (anche di chi come Siena costruisce tanti tiri 'aperti'), ma per il resto ci sono poche giustificazioni se non la disabitudine a lottare all'ultimo sangue all'ultimo minuto.

transumante ha detto...

mah non so...non e' che il maccabi sputi sangue nel campionato israeliano

Dane ha detto...

Ma, secondo la mentalità internazionale esiste (ad esempio il coraggio di giocarsela a chi è più forte, come ad esempio la sua citata "abitudine a lottare all'ultimo sangue all'ultimo minuto") anche se certo non nell'accezione che ne danno certi media (tipo il DNA del Milan: uno è brocco, ma siccome gioca nel Milan respira l'aria di Champions e vince la coppa....da morir dal ridere...).
La sua analisi su Siena mi ha finalmente illuminato comunque sul perchè della sconfitta, chiarisce come la mentalità europea c'entri marginalmente e spiega ad esempio perchè nel rugby si cerchi un campionato più competitivo (magari attraverso le franchigie o la Celtic League) per far crescere il movimento italiano....

Stefano Olivari ha detto...

Per rendere più incerto il campionato In Israele da qualche stagione hanno introdotto le Final Four con partite secche, tipo la NCAA o la stessa Eurolega. In partite senza domani qualche sorpresa ci può stare: per dire, l'Hapoel Holon di due anni fa ha vinto il campionato con un tiro a pochi secondi dal termine della finale (con il Maccabi Tel Aviv, ovvio) di Malik Dixon. In una serie al meglio delle sette partite sarebbe stato impossibile.

Manuel Beck ha detto...

@ Kalz: a dire il vero, il campionato italiano solo sul finire degli anni '70 diventò qualcosa di più di un duopolio Ignis-Simmenthal. In effetti pur sempre meglio del monopolio-Siena di adesso, ma nulla di paragonabile all'equilibrio mostruoso che c'era negli anni '80 e alla buona competitività al vertice negli anni '90-primi anni '00.

Simone ha detto...

La qualità del basket italiano è in decadenza dai primi anni novanta;la Virtus di Messina,l'anno del Grande Slam,fu l'epilogo di quella grandeur.
La Spaghetti League fu talmente dominante che si inventarono un nuovo regolamento per impedire altre finali dopo Cantucky-Petersonia del 1983.
E se ci fosse stata l'Eurolega in quel decennio le avremmo vinte quasi tutte.
Provate a immaginare il Cibona dei miracoli,nel 1985,contro l'Olimpia che vinse la Korac:senza finitimi,contro Geibì e soci sarebbe finita malissimo.
Sottolineo le parole dell'Olivari sulle occasioni sprecate:la semifinale persa facendosi aggredire dal Maccabi è il rimpianto maggiore...

charliegeorge ha detto...
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charliegeorge ha detto...

Però nella prima metà degli anni settanta l'allora Ignis non giocava in un campionato di alto livello medio. Aveva due partite punto a punto all'anno, con Milano (e di solito finiva con una vittoria a testa) e poi, se andava male, perdeva un'altra partita. Il bilancio finale era normalmente 20 vittorie e 2 sconfitte, in un campionato a 12 squadre. Solo dopo il 1975, con i miglioramenti di Cantù e Bologna, la situazione è cambiata, per arrivare a un campionato veramente equilibrato a fine anni '70 (e guarda caso, alla fine del ciclo varesino)

charliegeorge ha detto...

oops, l'aveva già detto Beck. Vabbè.

Manuel Beck ha detto...

La maggior prova dello strapotere dei club italiani anni '80, secondo me, è la Coppa Campioni vinta dal Bancoroma nell'84, da esordiente assoluto.
A dire il vero, però, nella seconda metà del decennio questo dominio si attenuò: le due vittorie di Milano furono il canto del cigno, poi bisognò aspettare fino al '98 per una vittoria italiana. Si potrebbe stare a discutere all'infinito se sia stato più un calo nostro o una crescita degli altri, perché obiettivamente a inizio anni '80 la Grecia e la Turchia non esistevano, la Spagna e la Jugoslavia erano in calo, idem il Cska, la Francia non aveva granché. Poi da metà anni '80 ci fu una rifioritura slava, arrivò Galis a mettere la Grecia sulla mappa, Sabonis portò in auge lo Zalgiris, e negli anni '90 diventò sempre più alto il livello medio (vedi anche il Limoges e il Pau Orthez per i francesi).
Ricordate il girone a 6 (poi a 8) di Coppa Campioni anni '80 con squadracce come il Den Bosch o il Saturn?

Straw61 ha detto...

negli anni 70 e 80, prima dei disastri dell'expansion nell'NBA, l'Italian League era quanto di più appetibile vi fosse per chi non riusciva o non voleva giocare nei pro...in quel periodo, a parte un'ottima scuola italiana che produsse grandissimi giocatori, avevamo degli americani che nel resto d'Europa potevano solo sognarsi.

alessiobaccetti ha detto...

Mah secondo me Siena vince in Italia per al continuità ad alto livello .
Mentre le altre rivoluzxionano tutti gli anni il roster , quando si assestano sono nei playoff.
A livello di eurolega a Siena mancano il 4 e il 5 dominanti, se cedono mentalmente sono spacciati .
E' una grande squadra a livello italiano soffre il complesso dell' eurolega . Come l'inter quando DEVI vincere un torneo che si basa sul momento se hai cali dei tuoi giocatori migliori in campionato recuperi , nelle coppe è un latro gioco.

pietro ha detto...

In Italia Siena domina perché ha un progetto e il parallelo col calcio è insussistente. A sentire qualcuno sembra che Siena vinca in Italia, perchè nella continuità può recuperare dalle pause.

Peccato che vinca sempre.
E quando dico sempre intendo tutte le partite.

Siena vince perché ha un progetto tecnico, ha avuto gente solida alle spalle, ha potuto programmare a differenza di altre società nel pieno marasma, con cambi di proprietari e svendite di giocatori (che poi questi vadano altrove e ci battano non cambia nulla: Paulo Sousa e Ridle vinsero una Champions contro la Juve di Moggi, a Dortmund stanno ancora ridendo).

Il discorso è generale. Io ricordo chiaramente quando iniziò a piacermi il basket e cioè quando Dan Peterson faceva le telecronache NBA, ma soprattutto portava Milano a vincere in Europa con una squadra fantastica e la diretta RAI delle finali.

Ricordo vivamente Livorno in finale, il tiro di Roberto Premier, Caserta... insomma, ricordo quando il basket in Italia era una cosa seria e non solo perché era la Lega più competitiva dopo la NBA, come detto bene da qualcuno.

In Italia, come al solito, abbiamo rovinato tutto: oggi il basket è uno sport minore, che vive, nella mente dei broadcaster, solo in funzione dei possibili exploit della Nazionale.

Il campionato è gestito malissimo, la programmazione televisiva è deleteria, perchè viene macinata dal calcio (tipo le finali coincidenti col mondiale...).

Insomma, abbiamo fatto al basket ciò che è stato fatto al tennis.

Per un semplice motivo: gli incapaci messi nei posti chiave dalla politica degli incapaci.

Spero che ci bombardino gli americani e che come luogotenente mettano David Stern. Forse è la volta buona che Galliani la smette di dire vaccate.

Stefano Olivari ha detto...

Per quanto bene tu possa spendere i soldi, con 12 milioni (il budget ufficioso di Siena) paghi a malapena Childress e Kleiza...poi capita l'anno in cui il Partizan va avanti e il Pana viene umiliato, ma le quattro o cinque corazzate da 35-40 milioni annui che ci sono in giro in Europa difficilmente falliscono tutte nello stesso anno...la cosa meno seria del basket italiano, ma dovrei dire europeo, è il mercato di fatto sempre aperto con le squadre ribaltate da una settimana all'altra...non è una questione di stranieri, ma di assenza di identità...vent'anni fa deridevamo i giordaniani 'decadali', ma oggi siamo nella stessa situazione...come può uno come Becirovic accettare un contratto di due mesi?

Manuel Beck ha detto...

E' effettivamente un problema, ma non credo che c'entri con i risultati. Becirovic, come Slokar a Siena, è stato preso per tappare infortuni, e in fondo il grande Aldo Giordani ai tempi criticava il mercato bloccato perché bastava un infortunio e la stagione andava a rotoli.

Stefano Olivari ha detto...

I risultati sono una cosa, l'interesse a livello nazionale un'altra. Quanti tifosi di Siena, o appassionati generici, saprebbero recitare il quintetto base della Pepsi Caserta? La seconda in classifica...

Manuel Beck ha detto...

Sicuro, però vale per tutti gli sport, mi sembra, e in tutta Europa in questi tempi. E' un altro tipo di discorso. Quello sui risultati, come dici anche tu, è in buona parte questione di budget, anche se poi si può fare meglio o peggio a seconda di abilità e fortuna, elementi che Siena evidentemente quest'anno non ha avuto a favore.

Manuel Beck ha detto...

Sulla tesi principale del tuo articolo, peraltro (cioè Siena non certo la più forte di sempre), d'accordo anche se forse, più che dire che Siena sia la più forte, i commentatori dicono che uno strapotere così, in Italia, non s'è mai visto, ed è vero. Poi è chiaro che è demerito altrui...

Stefano Olivari ha detto...

Non sempre però il passato è da rimpiangere...l'epoca Borletti-Simmenthal può essere mitizzata solo dai tifosi Olimpia, così come quella Ignis dai varesini...la perfezione secondo me è stata negli anni Ottanta con una grande Milano, Cantù che vinceva le Coppe Campioni, Virtus Bologna sempre ad alto livello, Pesaro che stava diventando una big, Torino, Livorno e Caserta a un passo dallo scudetto, Roma che cambiò le dimensioni mediatiche del basket, Treviso che si stava organizzando e Varese che si faceva comunque onore (vinse due dimenticate stagioni regolari, con Joe Isaac in panchina)...comunque la si pensi, squadre con una identità forte anche senza fare confronti fra giocatori di epoche diverse...

Manuel Beck ha detto...

Infatti in quegli anni eravamo al top d'Europa, ora non più.

Manuel Beck ha detto...

PS: però è giusto anche notare che dall'82 all'89 Milano andò in finale 8 volte di fila con 5 scudetti. Quindi l'equilibrio era tanto ma non totale. Negli anni '90 ce ne fu anche di più, almeno in certi momenti. La grande differenza, secondo me, è che negli anni '80 il basket dava la sensazione di poter crescere all'infinito, c'era questa euforia generale nel movimento, mentre negli anni '90 c'era già la percezione di aver picchiato una capocciata contro il soffitto, dopo la quale si era iniziati a scendere.

Leo ha detto...

Però non facciamo passare Siena come un Rosenborg qualsiasi. In fondo l'Eurolega veramente sbagliata è stata questa, dove è arrivata al dunque con giocatori chiave mezzi infortunati...
L'anno scorso ha perso ai quarti con i campioni e due anni fa ha fatto final four. E sicuramente, come budget, è inferiore alle due/tre spagnole (anche se il Tau mi pare abbia smesso di investire tanto), alle due russe, alle due greche e sicuramente non superiore al Maccabi e alle turche...

transumante ha detto...
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