L'illusione di essere più furbi

di Stefano Olivari
Dalle quote con movimenti anomali bisogna stare alla larga, senza illudersi di essere più furbi di chi trucca le partite. O di chi le segue dal vivo, con informazioni privilegiate e una reattività che va ben al di là di quei secondi di ritardo nello streaming sul web.
A questo proposito è istruttiva la storia di Viktoria Azarenka nel recente torneo di Charleston. La tennista bielorussa, numero 9 del mondo, aveva come avversaria la sconosciuta McHale e come quota un corretto 1,10. Sul 4 a 1 per la Azarenka la quota ‘live’ sarebbe dovuta scendere almeno a 1,05, nella realtà l’abbiamo vista schizzare in un range fra l’1,40 e l’1,87 a seconda dei siti. Andamento assurdo anche dopo la vittoria dell’Azarenka nel primo set: tutti la davano perlomeno alla pari. Chi era a bordocampo (ogni grande bookmaker ha un osservatore) si è accorto del suo zoppicare, chi era a casa no anche perché nessuna tivù trasmetteva il match. La Azarenka si è poi ritirata per un dolore al ginocchio destro, beffando chi stava ‘caricando’ su di lei pensando ad un errore dei quotisti. Va detto che anche la settimana prima, a Marbella, si era ritirata e che il volume di giocate sulla partita non è stato anomalo: poche decine di migliaia di euro in tutto il pianeta. E’ quindi improbabile che una milionaria abbia barato per intascare pochi spiccioli. La morale è più importante dei fatti: mai puntare su quello che non si conosce o non si vede. I bookmaker commettono errori di valutazione, ma non al punto di aumentare la quota della favorita mentre sta vincendo.
stefanolivari@gmail.com
(pubblicato sul Giornale di oggi)

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