Spazio fra le marchette

di Oscar Eleni
Il gel di Scariolo, la schiena di D'Antoni, Sky senza basket, i rivali del tambu-beach, il libro di Tranquillo, bella gente in A2, la boiata delle wild card, il Lombardia di Marconato, i protetti di Bernardi, i progressi di Melli, il lavoro di Michelini e la memoria da applausi.  

Oscar Eleni dalla foresta moscovita di Khimki dove abbiamo protestato contro l’autostrada presidenziale cercando di convincere il capo dei russi a non tagliare più alberiu, purtroppo senza fortuna, e Sergio Scariolo a togliersi un po’ di gel dai capelli, a cambiare stilista, anche questo senza successo, proponendogli l’albergo Kokopelli's Cave, New Mexico, uno di quei posti dove spendi milioni per sentirti davvero solo, dove puoi ristorare la mente fra pietra e legno senza pensare al luogo comune: sono allenatore italiano in Spagna quando non vinco, in Russia quando perdo. Scariolo è uno dei nostri, un eccellente allenatore diventato più famoso quando ha mandato a pescare trote gli italianuzzi dello sport che si sentono forti soltanto quando sono nel branco.  
Abbiamo titolato questa cataratta autunnale con la trombetta del quinto: Arrivano i nostri, eh sì, in settimana torna Mike D’Antoni con i suoi Knicks che gli hanno fatto venire persino il mal di schiena. Vi confessiamo che per qualche settimana abbiamo temuto di non vedere Arsenio alla guida di New York, per più di una settimana ci siamo intristiti pensando che gli dei del basket NBA avrebbero potuto chiedere il sacrificio di Danilo Gallinari, figlio di Vittorio, per far arrivare nel torsolo della mela il Carmelo di Denver.
Ragazzi vado via liscio, non cerco precisione, mi sono abituato bene ascoltando le metafore del cestino di Guido Bi, nella settimana dove SportItalia, il regno di Peterson e di tanti giovani appassionati, che siano tutti bravi lo sapremo alla fine della corsa, ci ha fatto vedere un’altra faccia della luna televisiva per il basket, un‘isola corallina bella come quella del Bloomfield Lodge, nel Queensland australiano, vera terra di libertà via tubo se davvero alla Lega hanno deciso che il rapporto con SKY non dura, non può durare, dura minga perché, messi alla prova, hanno proprio fatto strage del basket, dopo la pallavolo, l’atletica, il ciclismo e, persino il tennis, proponendoci ripetizioni di partite della scorsa stagione in pieno mondiale, in pieno periodo di vere dirette su altri canali, andando contro i diritti degli abbonati, una cosa da class action per chi ha pagato caro l’abbonamento dove si prometteva spazio per molti sport, lasciando al calcio soltanto la metà più uno del palinsesto che ora viene inquinato dalla banalità del chiacchiericcio e dell’urlatina a fine coito.
Insomma fanno loro gli offesi, stessa pasta dei Mediaset senza basket, della Rai che neppure annunciava i playoff, perché devono pagare quello che la Lega, adesso, vorrebbe produrre in proprio e, magari, regalare alla Rai del Franco Lauro che ha mantenuto tutte le promesse fatte nel nome di una passione che è anche visione ed esposizione. Ora se si vuole tornare alla Rai lo si faccia mostrando il lato migliore della sfera coglionifera, perché quelli prendono tutto e poi lo mescolano con il peggio delle marchette. Arrivano persino a posticipare partite mondiali, portando alla crisi di nervi il Laurito incompreso, per mandare in onda dirette di tambu-beach o polo canoa, attività rispettabili, per carità, basta considerarle per quello che sono. Insomma se deve essere Rai ci sia anche un biroccio protettivo. Eh sì, se hai nel gruppo Armani (A proposito, vederlo alla fine del Lombardia in piena settimana moda è stato magnifico, indimenticabile, una cosa da fotografare nel tempo quando anche ci sarà da giocare per vera Europa e veri scudetti), Scavolini, Benetton, Montepaschi, non puoi farti mettere i piedi in testa.
In fondo al mare e sul ghiacciaio perenne sono questi posti dove diamo appuntamento a molti grandi giocatori che cominciano a sentirsi degli ex e, come tanti altri, soffrono di solitudine se è vero che qualcuno lascia le famiglie per correre dietro a quattro soldi e a qualche squinzia del mondo appena esplorato. Non disperate, vi troveremo una loggia e un posto per stare in pace a leggervi il libro di Flavio Tranquillo presentato sull’inserto della Gazza da Carlo Annese, un transfuga dall’isola delle palle a spicchi che non considerava all’altezza del suo sapere, del suo ambizioso vagare fra le stelle dell’orsa maggiore letteraria, una fatica presentata con un titolo che ha mandato di traverso il riso in bianco a Dan Peterson:” La voce del basket parla di cosche”. Accidenti che hobby: mafia, pentiti, niente NBA, notare il niente basket, meglio niente NBA, nel volume che nasce dalle chiaccherate fra l’uomo che conosce a memoria Dante e molti degli schemi per vivere felici sul campo ed infelici fuori, e Mario Conte, giudice palermitano, oltre che con Sergio Lari, procuratore di Caltanisetta. Ci piacciono questi voli fuori dal nido. Sono esempi. Li terremo a mente per la prossima vita.
Notata bella gente alla presentazione del campionato di A2 nella sede del Sole 24 Ore. Vivacità intellettuale, una presentatrice, Angela Tuccia, attrice che faceva il giudice di campo ad Avellino, bella al punto da farci maledire il tempi in cui a noi toccavano come segnapunti delle maghe Magò, brava abbastanza per lasciare a Marco Bonamico il centro del fiume anche se poi Teofili lo ha speronato infliggendo alla platea ben 45’ sulle nuove regole. Lezione salutare, ma non all’ora di pranzo, non davanti ad un pubblico dove soltanto la metà erano addetti ai lavori. Ah, capirsi. Sarebbe ora di farlo fra arbitri e sistema intorno a loro.
Speriamo che all’Arena del sole bolognese dove il campionato di A1 ci farà conoscere le nuove frontiere del campionato che già deve pensare con angoscia ai calendari della stagione olimpica, che già si agita cercando di far capire che la wild card da 500 mila euro è una boiata pazzesca, anche se boiata è anche l’angoscia della retrocessione che anima campionati dove non fai maturare nessuno perché prima deve maturare il tuo interesse. Vi giuriamo che Renzi ha parlato con Meneghin del problema. Per adesso scherzando, ma non è uno scherzo.
Dicevamo dei nostri che tornano a casa e vedere Marconato battersi così bene nel Lombardia vinto da Cantù su Milano ci ha fatto capire che spesso le società sprecano informazioni e posti in panchina per il settimo, ottavo, nono giocatore. Il Lombardia. Lo ha organizzato la vulcanica comunità cestistica di Desio in un palazzetto che meriterebbe basket di alto livello sempre e non soltanto tornei di preparazione fra squadre che cercano un dottor Mabuse per scoprire se questi infortunati di fine estate, primo autunno, sono dei paraculos itineranti che, pur di non allenarsi scoprono il dolorino, anche se è pur vero che ora le società, seguendo, come al solito, l’esempio di Siena, vogliono verifiche mediche più serie per non trovarsi in casa il malato cronico, il bombardato infedele che devi far risalire sull’aereo prima che l’antidoping faccia le sue sorprese.
Desio e Virginio Bernardi con i suoi amori di sempre, con la passione di un tempo anche se adesso gli manca l’adrenalina del colloquio nell’assurdo come capita a chi, nel calcio, ad esempio, va a guadagnarsi pane e companatico nelle Santa Lucia di presidenti-allenatori. Lui ha più di 60 associati, molti dicono 80, allenatori da piazzare, da far vivere, da proporre ed è facile capire che , quando sono così tanti, non li puoi proteggere tutti e non è facile trovare combinazioni come quella che a Milano ci propone la coppia Bucchi-Valli.
Lombardia per meditare sulla nuova forza Armani che spaventa tutti, forse anche Siena. Non guardiamo ai risultati del precampionato. Sono balle blu. Guardiamo a certe cose: il gruppo, fiero di essere guerriero nel nome di Giorgio, sembra, globalmente inteso, quindi giocatori, allenatori, società, un pochino sopra le righe. Per vivere così si consuma molto. La stagione è lunga. Nella squadra la rabbia di un vero affamato come il Ganeto che i suoi minuti li morsicherà con gioia, ma anche lo stralunato vagare di Niccolò Melli che si sarà già reso conto di dover fare progressi nella cantina della squadra, perché poche volte gli chiederanno di portare il vino in tavola ai signori degli anelli: in questi casi devi lavorare ancora più duro, senza pentimenti anche se era stato detto, in tempi non sospetti, che per crescere devi fare i passi giusti o, avere gli ambienti adatti, diciamo la Caserta di Boscia, per poter sbagliare e sorridere. Non lo diciamo perché ci piacciono soltanto i giocatori che sorridono, ma perché se la crescita diventa angoscia allora si arriva a bere cicuta prima dell’ambrosia.
Presentazione di A2 con Stefano Michelini bello pimpante dopo aver passato una ricca estate euromondiale e avendo davanti più di 100 partite da raccontare nella speranza di convincere anche l’arcigno Taucer che lui allenatore lo è stato davvero, lo è ancora e lo sarà sempre come si dice dei sacerdoti: il suo lavoro al centro universitario di Parma nell’estate di un buon numero di professionisti italiani ci dice che esistono posti dove ancora ci si sacrifica per migliorare, ma questo non cambia il concetto sul fanigottismo generale di chi cura soltanto l’immagine e pochissimo i propri difetti, anche perché non ammette di averne. Lo abbiamo scritto anche per la GIBA e l’atelier Michelini è una bella eccezione a regole che fanno sistema fra Formentera e le spiagge del mondo.
Il Lombardia e la memoria: premiare Gamba, Peterson, Faina, Gurioli, insomma gente che ha camminato su questa isola a testa alta, proponendo idee e facendo grandi cose, è stato un gesto che merita più degli applausi. La loro riconoscenza è anche la nostra.
Oscar Eleni

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