di Oscar Eleni
L'invidia per Vargas Llosa, il momento di Cancellieri, la spada di Siena, l'antro pro Bucchi, gli schiaffi di Repesa, il tassametro di Radulovic, la lontananza da Ivan, gli scout ciechi, gli spettatori dell'Europeo. Voti a: Simone Santi, Travis Diener, Chris Monroe, Ivo e Simone, Sergio Ragazzi, Mancinelli, Pecile, Scarone, Fantoni, Dordei, Barcellona; Knicks, Fiba Europe, Teofili, Capobianco e Mahoric. e la rinuncia di Barnaba.
Oscar Eleni dalla città bianca del Perù, la bella Arequipa, nella valle del Chili, patrimonio dell’umanità varia che la visita. La casa dello scrittore premio Nobel Mario Vargas Llosa, nato nel 1936, alla fine di marzo, non tanto distante dalla piazza delle armi, dalle strade dove ha pensato il Pesce nell’acqua e La città e i cani. Perche andare in una città così lontana? Per fare rabbia agli spiritosi che ci hanno telefonato, fingendosi desolati, il giorno in cui l’accademia svedese ha assegnato il premio: ”Eh sì, caro Oscar - dicevano gli infami- anche quest’anno il Nobel è andato ad un altro”. Per forza, non è mai uscito il nostro vero libro. Titolo: Chi era? Nessuno! Comunque sia anche lui è nato in marzo.
Bastardi dentro e allora, per vendetta, ci siamo rifatti con un mezzo chilo di guargueros, cannoli deliziosi, dolce di latte, della pasticceria che ogni mese manda le sue delizie nella casa di New York dello scrittore peruviano. Poi abbiamo girato un po’ puntando verso il fiume, la montagna, gli spiriti inca che ci hanno spiegato perché Arequipa. Il nome deriva forse da una conchiglia che serviva per chiamare in battaglia i cittadini abili ed arruolabili, è gemellata con Biella, oltre che con Vancouver e Charlotte. Eh sì, loro sapevano che il teramano Mortimer Massimo Cancellieri sarebbe stato in testa alla classifica alle prime piogge, dopo due giornate di un basket kamasutra che, come il libro delle magie amatorie, non leggi, ma memorizzi cercando di capirne le figure. La stessa cosa che devi fare andando dietro a queste prime giornate che ancora non dicono niente, salvo mettere bavagli con pece e acido agli allenatori di bocca larga che straparlano, a giocatori che addirittura promettono scudetti sapendo che, al massimo, sarà festa se alla fine la loro squadra troverà un posto nei playoff. I saggi dicono che se non trovi una posizione giusta per rendere duraturo e longevo il tuo “amore” devi provare in un’altra maniera leggendo bene i capitoli tipo:” Quella squadra vale davvero quel che sembra?”, oppure “ Come non annoiare dichiarando guerra a Siena facendo splash ogni volta che si trova una pozzanghera”, o, meglio ancora “ Dare il giusto peso a certi complimenti”.
Siamo con Simone Pianigiani quando elogia la nuova Siena perché ha dentro il fuoco acceso quattro anni fa, nel giorno in cui fu lui ad estrarre la spada nella roccia lasciata dai suoi predecessori, ma diventa kamasutra esagerare negli elogi perché in Europa esiste davvero poco spazio per un Montepaschi che non ha trovato soluzioni al centro e, naturalmente, alla partenza di Romain Sato. Siamo con Pillastrini che elogia Montegranaro, anche se a Siena si è in cartato sul primo assalto, ma capirà anche lui, che è proprio il primo assalto quello che decide chi gode.
Stiamo dalla parte di Bucchi per il raid di Mosca e la lezione ai cinni in verde, pur non essendo dei Bucchi boys al livello di quelli che, contro i fischi della nostalgia, hanno appeso uno straccio rosso in un angolo del Forum che sembra davvero un antro di Polifemo inadatto al grande spettacolo, ma gli consigliamo di valutare meglio certe opzioni umane se non vuole trovarsi qualche ammutinato sulla collina dove l’Armani salirà di sicuro portando le trombe di guerra per sfidare i campioni in carica e anche altre squadre di alta caratura europea, a patto che non prenda corpo l’epidemia Petravicius.
Siamo dalla perte di Repesa quando avrebbe voglia di prendere a schiaffi i suoi giovani talenti. Sulla carta lo sono, ma qualcuno spieghi anche che sarà il campo a decidere, ma è puro kamasutra raccontare in giro che si fanno esperimenti sui giovani per andare avanti, per migliorare come ha detto Sabatini sulla giovane Virtus dopo la sconfitta di Brindisi dove il Moraschini che tanto fa sognare non ha potuto mettere piede in campo. Perché questi ragazzi, se guardano sempre in terra, se considerano la difesa un optional, se fanno le figure dei gitanti Benetton nel terzo quarto di Milano, allora è meglio che vadano a lavare i panni negli allenamenti. Con questa storia che hanno bisogno di spazio, che sono il capitale sul quale dobbiamo investire ci si trova poi con dei mezzi giocatori.
Siamo con Boniciolli che ruggisce fumantino nel palazzo di Pesaro guardando in saccoccia ai soliti noti e non è una caso se poi sono gli stessi che l’anno scorso lo hanno mandato fuori giri. Siamo con Trinchieri se ammette di aver esagerato nel lungo precampionato Bennet facendo diventare tutto più difficile appena il kamasutra ha imposto di lasciare la posizione del missionario per fingere di essere stati almeno una volta in un’orgia al quartiere latino. Siamo con Perdichizzi se ritocca il tassametro di Radulovic obbligandolo a dare almeno quello che gli ha offerto Monroe su una gamba sola. Solo il risveglio di uno che, con una testa diversa, avrebbe avuto gloria non soltanto in azzurro ma anche nella NBA, ha dato a Brindisi quello che zio Elio voleva davvero prima di mettersi al tavolo con Tracuzzi nei campi elisi dove Gianluigi Porelli e Maggiò scherzavano su questi giovani turchi che si vantano di essere la crema del mondo a spicchi.
Siamo con Enzo Lefebre e Livio Proli che hanno fatto bere insieme i Draghi e i Fieri Guerrieri della generazione nata dopo il Duemila, il Palalido e la palestra Coni di Treviso, ma vogliamo verificare due cose prima di accusarli di un pericoloso kamasutra con la poca educazione sportiva dei territori italiani: quando canteranno davvero allora capiremo, quando saremo sicuri che non andranno a ripetizione dai vari Ivan delle curve che esistono ancora e, purtroppo, esisteranno sempre.
Siamo con Romeo Sacchetti quando si domanda cosa fanno tutti questi scout in giro per l’Italia se poi Travis Diener o Diawara, due che spostano davvero, finiscono alle neopromosse Sassari e Brindisi. Non diteci che molti vanno in giro soltanto per mostrare chiappette chiare nei loro kamasutra dirigenziali.
Visti 2000 spettatori per Roma-Bamberg e gli .8700 di Lubiana Efes, abbiamo capito perché era giusto riunciare alla candidatura per l’Europeo 2013.
Dopo la rinuncia dell’avvocato Angelo Barnaba al ruolo di accompagnatore per le squadre azzurre abbiamo capito che devi essere in una situazione economica davvero speciale per poter dedicare, gratuitamente, tanto tempo alle squadre nazionali, ai comitati, alla base e al vertice. Un male della dirigenza a livello volontariato. Meglio il professionismo da valutare ad ogni elezione, ma, per ora, soltanto il segretario generale viene pagato. Comunque sia il ruolo dovrebbe essere assegnato, senza il minimo dubbio, al Silvestri che avrebbe meritato già un ruolo di livello più alto perché, ci scuserà il Bertea segretario, consideriamo il nostro alpino uno di grande livello ed è strano che non sia diventato lui il segretario generale del basket che ama. Cose burocratiche, titoli. Non sappiamo, ma adesso Meneghin ha l’occasione per mettere a posto ogni cosa, senza sbagliare la scelta.
Pagelle e guarguagueros.
10 A Simone SANTI presidente della Lazio basket, ai ragazzi di Livorno che furono suoi compagni quando era re per aver pensato, ma soprattutto trovato, una soluzione per riportare in Italia Abdul Jeelani Cole che in America era diventato un senzatetto.
9 A Travis DIENER, scoperto da Sassari nell’invidia di chi non ha un play, che ci ha ridato l’emozione di vedere sul campo uno che passa la palla facendola arrivare ai compagni quando è leggera e non pesa.
8 A Chris MONROE che ha capito l’affetto di Brindisi e ha dato quello che poteva anche su una gamba sola.
7 A IVO e SIMONE che non sono più alla Braseria bolognese, a SERGIO RAGAZZI che non ha più il Torchietto milanese, perché nei nostri cuori loro saranno sempre nella chiesa di Ugo e Alceo. Ci mancheranno tutti.
6 Al sauro MANCINELLI che anche quando le cose non vanno bene al tiro, quello che deve centellinare sempre, riesce ad essere protagonista. Pianigiani doveva scegliere lui come controfigura di Stonerook per Azzurra.
5 A PECILE, SCARONE, FANTONI e DORDEI che in A2 fanno strage, loro come Fucka, Chiacig e Frosini, mentre noi stiamo a chiederci perché dovremmo avere fiducia nella generazione che cammina a testa bassa e cuffie nelle orecchie per non sentire, non socializzare con nessuno.
4 Al BARCELLONA caduto in casa contro il Saragozza di Van Rossom perché adesso chi li sente i ministri di Invidia-italy quando ci spiegano, fra le risate dei toreri di Vitoria, che la Spagna vola, ma non ha un campionato duro come il nostro.
3 Ai KNICKS che tengono sulla graticola il Gallinari che avevano fatto bere troppo nella trasferta Nirvana in Europa.
2 Alla FIBA Europe se davvero ha bluffato sulla richiesta di copertura economica facendoci rinunciare, con brutta fugura annessa, alla corsa con gli sloveni che, al momento, hanno la loro squadra più famosa sotto controllo economico dell’Uleb.
1 Al TEOFILI che ci ha tenuto inchiodati alla sedia durante la presentazione del campionato di A2 per parlarci delle nuove regole perché si è dimenticato di spiegare al collega di A1 di informare anche gli arbitri Lamonica, Duranti e Biggi sull’infrazione di metà campo. Meglio chiarire per tutti e non vedere poi arbitri che mimano la scena per cercare di capire la nuova regola.
0 A CAPOBIANCO e MAHORICse non si ribellano davanti agli ipocriti che fanno i complimenti a Teramo e Cremona, ma intanto sono contenti di vederle a zero punti.
Oscar Eleni
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