di Oscar Eleni
Viaggio a Rovereto, le idee di Porelli, la mossa di Skansi, la lodi di Toti. l'ululato di Repesa e il consorzio anti-retrocessione. Voti a Burkovich, Soragna, Hawkins, Datome, Vacirca, Antonelli, Hackett e Ere...
Oscar Eleni indeciso sulla direzione da prendere nell’ultima vita, confuso da questo malessere che ci devasta. Ci sono due posti dove vorrei portarvi. Il primo è la casa Depero a Rovereto. Una scusa, buona come un'altra cercando cultura ed artisti, per andare a trovare Franco Grigoletti senza fargli capire che siamo andati in montagna soltanto per lui e la Franca, tanto per farci raccontare dove aveva trovato la giacca che ha indossato a Roma per la stella d’oro del Coni smemorato, nella giornata che Daniele Dallera, allievo con una memoria e una riconoscenza che non tutti hanno avuto nei confronti di questo maestro di vita e giornalismo, gli ha costruito sullo smadonnamento capitolino, strette di mano a gente che poi lo ha costretto all’abiura, alla lavata sistematica con anticorrosivo. Un incontro che potrebbe farci anche bene se nel triangolo attirassimo pure il Boscia e si potesse brindare insieme a Gianni Menichelli, mandando in mona gli assetati di sangue della Roma cestistica che non deve essere tanto diversa da quella calcistica se tutti sanno tutto, anche non sapendo niente. Vedremo di farlo prima che i chirurghi infieriscano, le chemio facciano appassire, gli anni si vendichino delle nostre notti senza fine, delle nostre esplorazioni oltre la cirrosi, magari ci si ritrova per la mostra Paolo Conti, grande cestista, grande artista che esporrà i suoi lavori all’ex Conceria del Tabacco dove accenderemo, stando fuori, si capisce, i nostri sigari, portando le Nazionali nel sacrario del primo Grigolitri del mondo.
Se non vi va bene Rovereto seguiteci nella Marsiglia di Jean Claude Izzo e nel suo Casino Totale per cercare una bouillabaisse degna del ricordo delle zingarate con l’avvocato Porelli che si divertirà un mondo vedendo come si comportano i suoi presunti eredi sportivi, Anche se Torquemada li brucerebbe tutti e subito quelli che nel nome delle sinergie, del progresso, della multimedialità, si dimenticano che l’avvocatone per difendere i colori della Virtus mandò a quel paese miliardari con bollicine, gente da brodo, si sono scordati che la difesa della bolognesità, dove era compresa anche la tribù Fortitudo, veniva prima di ogni altra cosa e, come disse all’ex sindaco Guazzaloca che chiedeva il suo aiuto per un a ricandidatura, i soldi si trovano, ma prima bisogna avere delle idee e delle certezze da non tradire mai.
Forse è meglio se stiamo nel Chourmo marsigliese per capire questa conversione quasi generale alla difesa. Era ora, anche se il tredicesimo cavaliere aveva già segnalato che il messaggio forte arrivava, come sempre, da Siena, per la supercoppa. Senza difesa non vai da nessuna parte e il Peterson che ci vorrebbe convincere a credere al benefico aiuto dell’attacco per dare anima alla difesa gli ricordiamo lo scudetto del 1982 quando dopo la vittoria a Pesaro si ritrovò spiazzato dalla “mossa” di Skansi che tenendo fuori Kicanovic dal quintetto costrinse il Billy a pensare soltanto all’attacco, salvo svegliarsi sotto i colpi di Boni. Quello grosso, non quello che a Sky, per fortuna, non ha pietà per le troiate, non risparmia nessuno e non ci spacca i maroni con le giocate da raccontare ai nipotini. Ci volle una bella dose di veleno per quel 73-72 che dava il titolo, ci volle un recupero della ferocia difensiva perduta.
Ora tutti cantano le lodi della difesa e lo fa persino Claudio Toti che poi dovrebbe spiegare come si può avere ferocia difensiva se hai comperato certi giocatori, se hai dato spago a certa gente, se la confusione Lottomatica nasce proprio dalla mancanza di un mansionario che ha mandato nel pallone fior di allenatori e di giocatori: vai in campo se difendi, altrimenti ti siedi. Una base solida su cui ragionare, ma se invece il brusio della folla condiziona chi cerca gloria offensiva e non torna mai in difesa, se la mancanza di fosforo impone a giocatori appena discreti di sfidare, sempre, difese schierate, allora i guai sono visibili. Toti fa bene a difendere la sua squadra da chi beve sangue di allenatore, dalla setta degli allenatori estinti che è diffusa in tutto il territorio, ma non deve dimenticare con quale creta si deve fare il vaso.
Gloria alla difesa anche per chi perde e questo è un buon segno. Una base sicura, direbbero a Biella dopo aver mandato Repesa ad ululare sul Montello contro il Pozzana che deve averne subite tante ai tempi in cui regnava Buzzavo se ha potuto decidere una partita andando dietro all’istinto persecutorio di chi esagera nell’interpretare un ruolo, un po’ come nella barzellatta dove la madre schiaffeggia il figlio e poi si giustifica con le amiche sconvolte: è un presuntuoso, vuole scoreggiare come suo padre e poi si caga addosso. Evviva per noi che siamo sempre stati nel porto delle nebbie dove una sana difesa ha dato la gloria alle grandi squadre.
Chourmo marsigliese per questa decisione legaiola di fare un consorzio di squadre che stando nella coda della classifica possono salvarsi dalla retrocessione mettendo insieme la taglia richiesta per salvare una stagione sbagliata. Insomma dalla A2 una sola promozione e questo fa strillare anche chi, magari, è contento di ricevere soldi invece di sborsarne per andare nel massimo campionato dove, ve lo giuriamo, non tutto è al massimo e dove farebbero bene a cercare di farsi venire le idee che caratterizzano la presidenza di Marco Bonamico, cervello fino, uno che ama il suo sport, cosa che non possono dire tutti quelli che stanno al piano di sopra. Pagelliamo insieme prima della bouillabaisse marsigliese, prima di sentire il cannone di Rovereto, prima del canto libero per lo sfondamento preso da Gallinari sull’entrata di Carmelo Anthony che ha deciso per la vittoria Knicks su Denver, alla faccia di chi voleva lo scambio, alla faccia di chi, come tanti di noi erano già pronti a tradire D’Antoni.
10 A Gino Nini BURCOVICH, un grande arbitro che ci ha appena lasciato, uno della scuola veneta arrivata al culmine con Cazzaro e Zanon e arrivata, finalmente, a comandare con Zancanella presidente della ciurma in costante ammutinamente. Loro che dovrebbero aver sposato la legge, perché salutando lui sappiamo di trovarci di fianco i fratelli dell’altra grande scuola arbitrale, quella toscana che il nuovo presidente CIA farà bene a tenersi stretta più della curia norcina.
9 A Matteo SORAGNA perché fra tutti gli ex in cerca di una vendetta, lui, per la verità, sapeva che Treviso avrebbe dovuto congedarlo per camminare su sentieri diversi. Ha scelto la lama del cavaliere temerario che ha costretto Rercalcati a parlar male di chi, buttando bambino e acqua azzurra, si è dimenticato del ciglione. Un colpo decisivo, l’ultimo, in una partita normale. Ma tutti sapevano che sarebbe stato lui a completare l’opera iniziata da altri e non tutti dentro il campo.
8 Al falco HAWKINS che dopo essere passato nella centrifuga senese ha deciso di tornare ad essere Rodomonte per l’Armani che adesso gli affida tutti i suoi beni, nella speranza che il mondo diventi più bello visto dal perimetro visto che al centro si fanno soltanto male e Rocca non può diventare mastrolindo per tutte le battaglie.
7 Al Gigi DATOME che non si è fatto incantare dalla intervista al miele dopo il partitone di Teramo perché è il primo a sapere che con certa gente, con quella squadra vale la melodia splendida della Famiglia di Scola: piacere d’amore dura un attimo, pena d’amore dura tutto un campionato.
6 Al VACIRCA che ha capito per primo cosa succede in squadre come Montegranaro se la gente che la vive e la fa vivere dimentica di allacciarsi le belle scarpe che porta e non ricorda i chilometri fatti dal ciabattino per trovare la pelle e confezionarle.
5 Al presidente di Teramo, il lungimirante ANTONELLI che, prima di farsi processare da chi non capisce cosa accade nelle società di provincia se mancano certi aiuti, deve ammettere che non poteva essere una mossa alla calciaiola, come quella di cacciare l’allenatore, la salvezza per una squadra a cui mancano i mezzi tecnici e fisici per reggere l’urto, perché non sempre può essere Avellino alle prese con Marques Green.
4 A Daniel HACKETT se non spiega a tutti quali sono gli effetti di una sana alimentazione con pesce adriatico, se non fa attenzione al furore del Cusin, stranamente sorpreso dai fischi di chi una volta lo amava, come se scoprisse adesso il livello di cultura sportiva nazionale, che si ferma spesso al palo per infortuni somatizzati.
3 Allo strano ERE di Caserta che ogni tanto esce dalla reggia dove pensava di poter vivere beato fra mozzarelle di bufala e partite che sembravano bufale perché la sua serie nel tiro da 3 ci dirà che la Pepsi è guarita, mentre tutti sanno che lo sarebbe stata da tempo se tutti avessero avuto pazienza.
2 Alle ASSOCIAZIONI giocatori ed allenatori se non manderanno subito una circolare ai loro amministrati per far sapere che ogni intervista, ogni pisciatina fuori dal vaso, ogni copertina, per gente fragile, per gente che ama il Narciso dentro la piccola anima, può diventare un boomerang e ci sono fiori di risultati a dimostrarlo.
Ma a SportItalia, ad esempio, invece di copiazzare gli skayoloni perché non uniformano la grafica?
1 Ai NIPOTINI che non tireranno la pappa in faccia a tutti quei poveracci che terranno nella nastroteca di famiglia quelle telecronache fotocopiate, in cui si racconta di passaggi meravigliosi, di canestri incredibili, di tuffi da capitano vero, di cazzate varie ed assortite degli stessi che vedono un talentuoso ragazzino con anima da bulletto tornare in panchina tirando un asciugamano contro la spalliera per aver appena sbagliato due liberi e si domandano se non si arrabbiato per il cambio dell’allenatore. Poi dicono che devono crescere bene. Che dobbiamo aiutarli. Ma a Sport Italia, ad esempio, invece di copiazzare gli skayoloni perché non uniformano la grafica?
0 Alla mente diabolica del programmatore SKY che per la terza volta mette in contrapposizione il basket di una città con la squdra di calcio della stessa. Dopo Siena e Bologna eccoc a Roma. Milano freme e chi considera zero il basket in TV si sganascia.
Oscar Eleni
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