Gli ottomila degli anni Cinquanta

di Oscar Eleni
La caccia ai Benitez, il pubblico di Bologna, il buio dell'Armani, i consigli di Messina, l'accusa di Minucci e i conti della Giba. Voti a: Murgia, Mancinelli, Amoroso, Ramagli, Friz, Ercolino, Mordente, Sabatini, Pianigiani e Meneghin...

Oscar Eleni dal Kashmir, ospite della tribù dei Kalasha sulla catena montuosa del Kush Hindu per trovare le origini pagane di Gesù Bambino, per schivare tutti quelli che ti fanno gli auguri ma non sanno perché, per stare lontano dall’ipocrisia di feste per gente buona in un Paese che ha dimostrato in mille modi, non soltanto ridendo per il guadagno sul terremoto, i delitti più atroci per avidità, le caccie al cinghiale dove ci si spara in faccia e dove persino uno per bene come Rafa Benitez viene trattato così male che non fai fatica a ricordare che l’unico vantaggio del basket, per adesso, è non avere certa gente intorno, non avere un presidente che accusa l’allenatore di essere senza palle, uno che ascolta sempre e soltanto i lamenti dei giocatori.

Via dall’ipocrisia e, se si deve proprio chiudere l’anno pensando al crepuscolo della propria vita, meglio passarlo nelle montagne fra i cosiddetti pagani. La festa di Chaumos dura il doppio delle feste natalizie, anche per questo sarebbe gioia, ma bisogna tornare in fretta perché quest’anno la Lega ha seguito i consigli di chi le vuol bene facendo giocare il campionato quando il calcio si ferma, tanto per vedere l’effetto che fa, tanto per andare in saccoccia ai programmatori sadici che mettono sempre il telespettatore nelle condizioni di mandarli al diavolo: dopo Sky ci hanno provato anche la Rai e Sport Italia mettendo alla stessa ora le partite della Reyer maschile e femminile. Curiosità, ma anche disappunto generico per chi ha fatto causa dopo aver sentito che il primo quarto di Virtus-Armani era qualcosa di speciale, tipo decantare gli 8000 di oggi come se gli 8000 del1956 alla Fiera di Milano, per una sfida contro la Bologna che camminava eretta in eskimo bianco dentro il salone di piazza Sei febbraio, non fossero mai esistiti. Ripicca verso chi ci ha fatto morire dal ridere, adesso che ogni risata fa urlare le ferite. Quando all’ingresso di Vitali sul campo di Biella ci ha suggerito che la mossa era per intesificare la pressione difensiva. No, sarà anche simpatico il tipo, starà pure rientrando nella cesta facendo cose più decenti, ma sulla difesa il Vitali non è mai stato vitale.

Causa al mondo dei cronometri per la notte senza magia di Biella, ma anche riflessione su questa Olimpia che a Bologna hanno rivisto coi denti verdi
della squadra che vuole morsicare Siena, ma che nelle partite senza domani non ci ha mai dato un ricordo che valga per sempre. Anche quando ha battuto il CSKA di Mosca o altre grandi d’Europa era sempre sul sentiero che porta verso la collina dei lunghi coltelli, quella dove non ci sono scuse se vuoi sopravvivere o, magari, vivevere meglio. Vedere l’Armani fra Biella e la Futur Station non può aver cambiato certi giudizi sui cuochi e sugli ingredienti di una squadra che è sempre incompleta, come se fosse stata misurata e pesata dagli dei e poi ricacciata indietro. Bucchi si è preso le colpe, ne ha moltissime, ma deve stare attento a fare troppa ironia sul fatto che a Biella gli hanno calpestato i maroni per il trattamento ”tartare” su Melli, sull’idea che, comunque vada, i fischi si prendono sempre.

Vero. Guardate cosa succede a Roma, fra calcio e basket, dove la setta degli allenatori d’istinto vorrebbe sempre una vittima da crocifiggere. Bucchi è nel rotor delle meraviglie, quello che ti schiaccia contro la parete e deve sopportare chi ha già deciso che Messina, primo in classifica con il Real nella Spagna meravigliao, sarà sulla panchina Armani perché è stato proprio lui a dare il consiglio al Proli per tenere Bucchi, per avere Valli. Può essere benissimo, non si offenderebbe neppure Bucchi se a sostituirlo venisse uno dei migliori, ma per il momento deve pensare soltanto alla sfida lanciata a Siena e chiedere ai suoi dirigenti, prima Proli e poi Pascucci, se davvero non c’è qualche colpevole ritardo nella sostituzione di Petravicius se a Siena stanno pensando di aggiungere un lungo alla squadra che funziona già a meraviglia, se davvero i medici avevano detto che il lituano era irrecuperabile, se certe facce cupe e certe fughe hanno un senso perché poi si ha l’idea che le sconfitte siano figlie di uno solo e le vittorie merito di tutti gli altri.

Parole di pietra per avviarsi verso il nuovo anno e ci è venuta in mente una frase di Minucci, nell’intervista parallela di Sky con Livio Proli, quando fra i consigli che i due presidenti
si davano a vicenda il campione senese ha detto all’apprendista milanese, ma con radici difficili da tagliare fra Modena e Rovereto, di pensare più all’Armani che al basket inteso come politica del movimento. Nessuno ci ha fatto caso? Nella schermaglia era l’accusa più dura e difficile da digerire, anche più dello scarto subito nei tre tempi visti da Proli, che per il quarto ha lasciato ad altri la digestione del rospo. Non se ne è più parlato e questo è strano.

Così come sembra strana questa guerra degli sguardi ironici fra il Mordente che vinceva e il Sabatini che perdeva perché avrà un seguito sulla piana dei conti correnti,
quella dove l’uomo della Futur Station vorrebbe vedere i conti Giba sui quali ci sarebbero 10 o addirittura 12 milioni di euro lasciati in eredità dai giocatori stranieri che andandosene non hanno richiesto indietro il 5 per cento versato al sindacato. Battaglia dura da carbone per l’Epifania e sarebbe un guaio se tutto diventasse odio per uno sguardo cattivo, per una ironia da competizione. Sabatini va sempre diritto al centro dell’obiettivo, ama i primi piani che hanno fatto grande Sergio Leone, ci gode, è nato per essere protagonista e anche nella vicenda Bologna calcio, avete notato, non si è fatto mancare niente. Pagelle fra le donne del Chaumos che vanno in processione con una penna di pavone sulla cuffia.

10 e lode a LUCIANO MURGIA che con il suo bel libro 'Dietro i canestri' ci riporta nel mondo che tanto ci manca e tanto rimpiangiamo.

10 Al MANCINELLI da sbarco bolognese, da derby nell’anima, all’AMOROSO assatanato sul campo ma dolcissimo fuori. Due tipi da posto quattro per azzurra dice la competenza, dimenticando che i due peccano spesso: il primo tirando da fuori, il secondo tirando sempre.
9 Al MINUCCI che va a prendersi un rimbalzista dopo aver capito che con questa riedizione della grande Siena potrebbe anche avvicinarsi al santo Graal, dopo aver valutato voglie e facce, dopo aver rinunciato a scrivere una bella lettera per tutti noi: cara gente che volete gli italiani in campo vi dico che con Eze, al posto del pur generoso Michelori, saremmo vicino alle finali di eurolega e invece dobbiamo inventarci ancora qualcosa.  
8 Al RAMAGLI che ha portato Teramo al sacco di Varese perché dopo aver visto la disfatta in casa contro Roma pensavamo che non si sarebbe più rialzato da terra.  
7 A Paolo FRIZ ragazzo splendido, saltatore sublime, uno dei giovani nella storia Olimpia, uno che aveva chiuso la carriera per fare il veterinario, uno che ha combattuto sempre ed è uscito dalla vita senza l’affetto di tutti noi. Ne siamo addolorati, ma lo ricorderemo sempre e speriamo che lo faccia anche Milano.  
6 Ad ERCOLINO e ai suoi re magi se davvero ha trovato i soldi per evitare fallimento ed esclusione dal campionato. Per adesso ha ritrovato la vittoria e ridato il sorriso alla coppia veneziana Vitucci-Zorzi, ma non ci deluda domani perché sarebbe un disastro visto che i nemici del basket, per far capire la situazione, citano sempre i fallimenti, mai le coppe Italia fra i lupi.  
5 Alla MONTEGRANARO caduta in deliquio dopo la vittoria sull’Armani. Ci sono situazioni dove capisci prima se si va oltre la misura e quel giorno scoprimmo che non tutto era oro in casa Pilla.  
4 Al FALLO INTENZIONALE interpretato in maniera così diversa fra Bologna e Biella, fra Sassari e Avellino. Caro Zancanella, urge una riunione natalizia fra i babbi arbitri per educare i figli arbitri. Le partite decise dagli intenzionali sono false, ma certo ci sono anche giocatori da stupidità intenzionale, quelli del famoso istinto SKY.  
3 A MORDENTE e SABATINI per questa lite fatta di sguardi, per queste minacce a distanza, per un tormentato fine anno che ci fa paura. Non chiediamo un brindisi riparatorio, ma almeno la verità.  
2 Al solito PIANIGIANI che fa infuriare quelli che erano convinti che questo fosse l’anno per affrancarsi da Siena. Non potrbebe lavorare un po’ peggio? Non avrebbe qualche distrazione mediatica o qualche convegno? Insomma faccia qualche cosa per ridarci la fede nel campionato dove si gioca soltanto per il secondo posto.  
1 A Dino MENEGHIN se non telefona subito al collega della pallavolo Magri dopo la bacchettata del Petrucci che predica l’autonomia delle federazioni, ma per il cambio di allenatore della nazionale vorrebbe sapere tutto molto prima. Per avere Pianigiani fu guerra sulla sciocchezza del part time.  
0 Ai GIOVANI TALENTI che peccano per presunzione, che sono spesso maleducati verso chi rischia tanto per svezzarli, a chi non sa stare al suo posto, a chi sbaglia atteggiamento e pensa che la gloria viene soltanto dal tiro, gente che non si accorge che serve tutto il resto, quello che non dà gloria ma ti fa sbucciare le ginocchia e ti fa mandare a quel paese se fai falli inutili, perniciosi, se dimentichi di aiutare, se hai il muso quando dovrebbero essere gli altri a gonfiartelo.

Oscar Eleni

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