Bravo lo sceneggiatore

di Oscar Eleni
Le volpi del Forum, il divorzio da Sky, gli ex di Masini, il circo pubico, le motivazioni che aiutano e Peterson rimontato. Voti a Pianigiani, Cinciarini, Melli, Gentile, Datome, Hackett, Viggiano, White, Mazzarino, Diener, Mancinelli e Jones.
 
Oscar Eleni dalla tana della volpe che domenica, prima di vedere l’Inghilterra del rugby infilzare gli scozzesi che ora aspettano i nostri col forcone, gironzolava sul prato di Twickenham alla ricerca dei cavoli che un tempo erano l’orgoglio di quella terra benedetta fra la gente di Richmond upon Tamigi. Parlare con la coda rossa di questa furba cacciatrice per negare, almeno tre volte, di essere stato alla partita delle stelle che ha portato al Forum di Assago oltre 8000 persone. Perché negare? Era una festa, bisognava esserci. Vero, ma era anche una trappola per chi non sopporta le persone oggetto, quelle calze a rete su costumini da idroscalo stile Rocco e i suoi fratelli, per chi non riesce a capire perché certa gente stia sempre insieme alla stessa gente: sul lato Sud il gruppo del “fatece passà'', di quelli che a Roma hanno messo il vino dentro l’acqua del basket, anche se poi negano, del gruppo che ha fatto circolare, a campionato in corso, con regole da rispettare persino in un Paese che non rispetta nessuno, cominciando dagli arbitri e dagli arbitrati, questa nuova teoria dell’allargamento al professionismo soltanto per chi può davvero permetterselo.
Sarà anche una idea interessante, ma è sbagliato farla uscire dalla tana delle stesse volpi che mangiano cavoli nei giorni in cui ci si veste a lutto televisivo per il divorzio di quegli antipaticoni di SKY che ora fanno le vergini dai candidi manti e ci prendono in giro dicendo che una rete satellitare a pagamento può vivere anche senza gli ascolti micragnosi portati dalla palla al cesto. Insomma avevamo voglia di starcene all’aria aperta, magari non proprio davanti al Forum inalando miasmi da cloaca, prendendo pioggia in mezzo alla coda ululante di chi voleva biglietti e impediva l’accesso allo sportellino, proprio ino ino, accidenti, degli accrediti. Chissà perché ci si deve ridurre a fare guerra nelle code, chissà perché si pretende un occhio di riguardo per l’evento e poi si rende difficile la vita persino a chi è bravissimo ad organizzare, muovere personale, ma in mezzo ci deve essere sempre qualche testa d’uovo, con data di scadenza all’anno prima, che ama complicare, che comanda senza sapere quello che sta facendo.
Non volevamo andarci, al Forum, per vedere un circo di periferia, non saremmo andati volentieri neppure al Medrano della NBA. Ma poi ci è venuto in mente che avremmo rivisto Massimo Masini Masonte gloria dell’ultimo Simmenthal in rosso fuoco, uno di quelli che dopo aver giocato tanto e bene, allenato, non tanto, ma abbastanza bene, ora presiede un’organizzazione per aiutare gli ex che hanno problemi di salute; Ninì Ardito che nel giorno dell’ingresso nella casa della gloria del basket nazionale si è tenuto sempre sotto braccio il compianto Compagnone che era la sua anima geniale sui campi anche quando intorno c’era bufera, una coppia d’oro fra gli arbitri; non potevamo lasciare Tonino Zorzi, altro miles glorioso dell’Arca, perché sentirlo borbottare, raccontare, spiegare, vivere da Paron, ci delizia sempre in mezzo al caos calmo, poi avremmo abbracciato volentieri Amedeo Salerno che però aveva lasciato le sue lacrime nella presentazione del mattino ed era tornato verso Napoli, ma ci siamo accontentati di rivedere Lidia Gorlin che ora vive e fa la dirigente a Lucca. A proposito della mattinata per la Casa Gloriosa dove Sandro Gamba era il vescovo officiante in rigorosa giacca con la corona dei super ammessi alla Hall of Fame di Springfield, ha stupito tutti vedere Pupi Bogoncelli accompagnare la compagna di Sergio Stefanini, l’artista dei due mondi entrato nell’arca con il compianto arbitro Martolini. Stupore perché l’anno scorso a Monza quando la cerimonia era per Adolfo, il marito, l’inventore del basket moderno italiano e dell’Olimpia, non si era presentata.
Siamo andati al Forum per tenere la coscienza al suo posto, per non far sentire troppo solo chi meriterebbe di non apparire sui giornali con la strana citazione di “ ex grande dirigente”, ma forse facevamo bene a tenere fede alla prima idea, quella del “non mi avranno mai da vivo in un circo pubico”, sì pubico, non pubblico, perché nella scelta fra la gente da salutare con entusiasmo, che so, Bonamico il guerriero che sogna e combatte, il Maifredi che ama davvero questo mondo che lo ha tradito con il famoso gruppo dei Responsabili ante marcia su Roma, c’erano anche dei brutti figuri a cui era difficile anche allungare la zampa di volpe che ci eravamo portati da Londra.
Insomma c’eri o non c’eri? C’ero e ho vissuto l’epilogo della settimana dove lo sport italiano scopre che certe motivazioni forti, molto sopra il denaro, aiutano ad arrivare dove chi esemplifica nei titoli dai tempi dei tempi, chiama “Miracoli” certi successi, certe prestazioni. Ha incominciato il rugby, benedetta sia la loro disciplina di vita e di gioco, la voce bertoldiana del menestrello Vittorio Munari un grande Napoleone che in panchina vinceva scudetti e al microfono guadagna ogni volta un tifoso in più, poi ha proseguito la pallavolo con le vittorie europee, in trasferta, su campi caldissimi, di Treviso e Macerata e alla fine è arriva Azzurra Tenera in versione inverno-primavera per farci dimenticare che c’era stato in mezzo il mezzogiorno dei pugni infranti e il pomeriggio del laser romano.
Vedere vincere una partita partendo da meno 21 è sempre piacevole. Certo lo è meno per chi viene rimontato e ci ha addolorato guardare Dan Peterson chiuso nell’angolo dell’impotenza dove si è rifugiato senza sentire il brusio di chi svolazza sul suo monumento equestre: certo se nell’azione chiave ti affidi al Jaaber che già aveva mandato alla neuro mezza Roma e che ora sta facendo meditare la Milano che mai avrebbe ripreso Hawkins, che mai avrebbe firmato con Pecherov o Greer, se credi che intorno non si comprenda il disagio generazionale, allora è giusto che resti l’onta della scconfitta. Vero che i suoi stranieri erano già al bar con la meravigliosa Fox, madrina Scavolini in un pomeriggio dove molta pesaresità ha meritato applausi, dall’Ape Andrea al neo acquisto Niccolò Melli, passando per i doc Cinciarini ed Hawkins, ma è anche vero che si poteva fare qualcosa di meglio per stare nel copione, ma forse il vero sceneggiatore che è sempre in Dan, tornato ai tempi in cui Bologna lo dileggiava chiamandolo “Campagnolo” perché faceva troppi cambi, ha preferito che fosse festa di popolo anche se il mazziato era ancora lui.  
Voti ad Azzurra e dintorni.
10 Al PIANIGIANI con la testa ad Atene, all’infermeria senese, perché con questa pressione addosso è riuscito a far fruttare i tre giorni di vita Azzurra per molti che domani saranno soltanto ai margini. Voto esteso al maxi staff perché hanno lavorato sul serio.  
9 A CINCIARINI, MELLI, GENTILE, ma non trascurate neppure Moraschini se riuscirà a vivere lontano dalle sirene di piazza Grande, perché c’è del nuovo da gustare. Cincia ha la testa, Gentile due le stimmate ammesso che non consideri onta la difesa, Melli è un tipo che cresce se lo sai far crescere e la sua vocazione difensiva ci attira.  
8 A DATOME finalmente perché nel tormentone della gara da tre iniziato benissimo, finito nelle spire di Mazzarino con troppe tensioni, ha infilato il canestro partita su assist dell’Hackett ritrovato.  
7 Ad HACKETT e VIGGIANO che per motivi diversi avevano tanto da dire sulla spiaggia dove li ha tenuti a battesimo la ciurma del Simone marinaro lupaiolo.  
6 A WHITE e MAZZARINO, potrebbe essere anche un 9, che insieme ad Hunter hanno onorato la festa fino in fondo anche se il gommolo di Sassari porterà stampata in faccia la marca del pallone che gli ha stopato il Vigg di Biella scaricato dalla Milano che non sa scegliere fra uomini e caporali.  
5 Al Drake DIENER che non è stato capace di mandare più in là uno come Jaaber per far viaggiare davvero la palla quando era importante. Certo se diventa italianizzabile è perdonato subito.  
4 Al primo LEGAIOLO furioso che se la prenderà con il povero RENZI per gli infortuni in salsa di stelle. Succede, capita, certo alla Virtus possono dire che l’anno maledetto non finisce mai, e la stessa cosa la può pensare Cusin o il Filipovski che riavrà un Datome zoppicante.  
3 Al GIOCO DUCATO che ci tormenta dalla coppa Italia di Torino. Gente che gira in tondo indossando occhiali deformanti. Una inutile illusione di gioco.  
2 Al MANCINELLI che ha vinto il premio come migliore della fiesta per essersi tolto un sassolone ricordando che Recalcati gli faceva fare soltanto blocchi. Vincere e non tacere è un brutto vizio se hai vissuto tante volte in carestia e in sacrestia.  
1 Al Jumaine JONES che è stato davvero irritante perché si capiva bene che lui era lì, ma avrebbe dovuto esserere là. Lo sappiamo che è stato uno vero da NBA, ma poi il tempo passa.  
0 Al REGISTA delle feste sportive che sbaglia sempre toni, musica, passaggi. Possibile che si debba vivere di esagerazioni e citazioni sbagliate anche quando tutto è così semplice da porgere sul vassoio? La musica ha un senso se aiuta a trovare ritmo, non farti inventare bestemmie oltre la sponda del fiume dove butteresti chi è troppo preso da se stesso per accorgersi dei disagi altrui.

Oscar Eleni

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