La fortuna di Gallinari

Cosa rimarrà del mega-scambio che ha portato, fra i mille movimenti, Carmelo Anthony ai Knicks e Danilo Gallinari a Denver? Dopo le prime partite con il nuovo assetto le risposte sono già chiare.
I Knicks hanno scelto di abbandonare il dantonismo duro e puro, in attesa probabilmente di liberarsi di D'Antoni stesso: invece dei quattro fuori più lungo dinamico che da sempre (almeno da quando nel 1992 decise a Milano di non confermare Darryl Dawkins) è il credo dell'allenatore si è fatta una scelta da NBA classica. Ribaltone nel roster costruendo la squadra intorno a due stelle in attesa che arrivi la terza (avrebbe potuto essere Deron Williams, sarà con tutta probabilità un Chris Paul in fuga dagli Hornets), meno percentage basketball e più palloni in mano ai presunti trascinatori. Insomma, dopo due stagioni buttate al vento per liberarsi dei folli contratti regalati da Isiah Thomas e per aprire spazio salariale per LeBron e un sotto-LeBron ci si è ritrovati nella seguente situazione: LBJ ha scelto Miami e Thomas sembra stia tornando, perlomeno come consigliere dei Dolan (proprietari non solo della franchigia ma anche del Madison Square Garden in via di ristrutturazione). Tre anni in definitiva buttati, anche se l'età relativamente giovane delle stelle presenti e future autorizza qualche sogno per le prossime stagioni con un assetto da NBA classica (isolamenti per quelli bravi). Sì, ma Gallinari? Con i Nuggets ha iniziato bene, poi si è fermato causa raffreddore e ha assistito da spettatore alla cavalcata di ieri contro i Bobcats: quarta vittoria su cinque dopo lo scambio, un gioco d'attacco più equilibrato rispetto all'era Melo e nessun mammasantissima da onorare. Tanto talento in ogni ruolo, si pensi solo alla concorrenza Felton-Lawson o Afflalo-J.R. Smith fra le guardie, l'unico vero veterano (Kenyon Martin) ancora affamato, forward atletici che sarebbero piaciuti a D'Antoni. Insomma, Gallinari è capitato in una squadra che farà di sicuro i playoff come li faranno i Knicks ma li farà con minore pressione ambientale, senza essere giudicato solo per le sue percentuali di tiro: uscito dal ghetto dello specialista europeo adesso inizia il bello. 


stefano@indiscreto.it

13 commenti:

transumante ha detto...

esatto, adesso sta a lui dimostrare quello che puó essere (ovvero terzo/quarto violino in una squadra da titolo)

il problema di d'antoni non é l'attacco, ma la totale impreparazione difensiva: se in un gioco fatto di due fasi ne trascuri completamente una non vai da nessuna parte

Stefano Olivari ha detto...

In più per una squadra fondata su due-tre stelle mangiapalloni, al di là della difesa, ci sono in circolazione allenatori più adatti...può essere che si riveda in Europa prima lui di Gallinari...

Jakala ha detto...

Ancora con questa favola della mancata difesa del gioco d'antoniano.
E' il sitema che alza anche i possessi degli avversari, quindi anche per loro maggiori tiri e soprattutto molto dipende dal lungo che deve fare lo stopper

horace ha detto...

Il sistema di D'Antoni si chiamava Steve Nash.

Stefano Olivari ha detto...

La difesa dei Suns di D'Antoni è secondo me ingiudicabile, anche in negativo, perché si basava su principi statistici ben precisi (non a caso facevano anche pochissimi falli) riguardanti il minor numero di palle perse (ovvio, se non la dai mai dentro a difesa schierata) e il maggior numero di rimbalzi lunghi e dinamici rispetto agli avversari (che non sanno quando e dove tirerai, mentre tu sì)...più giudicabile quella dei Knicks 2008-2010, indecente come spirito prima ancora che come effetti..adesso ha in mano una squadra forte, con due stelle che diventeranno di sicuro tre, ma un altro anno passerà invano...un onesto primo turno dei playoff, meglio del recente passato ma ancora poco...

jeffbuckley ha detto...

"...può essere che si riveda in Europa prima lui di Gallinari.." Stefano, a 6 milioni l'anno?

transumante ha detto...

no, é la difesa di d'antoni che é una favola

cosa c'entra il numero di possessi con la qualitá degli aiuti e le spaziature?

senza difesa e senza gioco in post te la scampi in regular season, poi ai playoff prendi e vai a casa

stefano: ai suns era uguale, e infatti gentry, con una squadra molto inferiore ma un centro vero anche se mediocrissimo é arrivato in finale di conference

Straw61 ha detto...

D'Antoni è cresciuto nel credo petersoniano, ma anche il buon Dan alla fine si era reso conto che senza "dimensione sotto" non potevi vincere con continuità e dunque via con Cureton, Carroll, McAdoo, Brown e i risultati li conosciamo.
Il buon Mike ha iniziato la carriera buttando nel cesso coppa e campionato perchè invece di servire ad ogni possesso il Gorilla che tirava con l'80% (ottanta) dal campo, preferiva affossarsi stando a guardare Montecchi, Riva e Pittis correre su e giù per il campo ed incrinare il ferro da 3 punti...e da allora non molto è cambiato.

Stefano Olivari ha detto...

Negli anni di Treviso aveva un migliore equilibrio, anche se nel suo sistema un lungo per avere palloni doveva chiamarsi Rebraca...i Rusconi, i Chiacig, i Marconato (quel Marconato atleticissimo di metà anni Novanta) la vedevano poco...poi è chiaro che la sua libidine l'ha avuta nell'anno in cui è tornato, con Garbajosa...aaahhh, i tiri da tre punti di una volta...

Poli ha detto...

A caldo avevo detto che mi sembrava un ottimo affare per i Nuggets. Dopo 5 partite (cioè poco o nulla) riconfermo decisamente la prima impressione. Chandler e Gallinari hanno talento punti e di certo portano equilibrio in un complesso di gioco di squadra. In + JR Rider (vera chiave secondo me di tutta la baracca) vedrà aumentare ancora il suo deflagrante effetto. Questa configurazione dei Nuggets mi piace molto molto di + rispetto a quella precedente.
Il Gallo ha una grande occasione si è svezzato ormai, deve fare un ulteriore passo avanti cercando anche di ampliare il suo bagaglio offensivo (e difensivo, mi sembra sempre un attimo lento di piedi).
Non ho molti dubbi che prima o poi lo vedremo giocare in un All Star Game (giocare per il titolo non dipenderà solo da lui...)

Simone ha detto...

Io sono sorpreso da Coach Zen...
Perchè da un holzmaniano di ferro come Jackson mi sarei aspettato,prima o poi,un approdo sul pino che fu del suo mentore ed ispiratore.
Denver ha messo assieme un bel gruppo:hanno due giocatori(pure versatili)per ogni ruolo,potrebbero essere la mina vagante occidentale.
New York adesso è il classico combo di alto livello Nba,con momenti irresistibili alternati a idiosincrasie imbarazzanti.
Difensivamente sono troppo piccoli,oltre che disorganizzati.
Dall'altra parte del campo si alternano in tre:Anthony,con quella maglia,pare un'allucinazione felice.
In fondo è il realizzatore puro più prossimo all'inarrivabile Bernard King.
Nostalgia canaglia.

@Transumante,Jakala:per assurdo è più semplice trascurare l'attacco in una squadra vincente.
Per l'Europa,vedere il Limoges 1993 o certe Virtus messiniane.
Per Sternville,dai Bad Boys in poi,gli esempi sono significativi.
Gli ultimissimi Bulls(1998)e gli Heat di Riley i più estremi.

@Jakala,Horace,Stefano Olivari:è nato prima l'uovo o la gallina?
Il sistema del baffo era anche l'ideale per la creatività bulimica di Captain Canada.
Ai tempi di Nelson,a Dallas,era una grandissima point ma con chiari difetti nel gioco "orizzontale".
Contro un Bibby non reggeva il confronto.
Lo stile di D'Antoni era perfetto per esaltarne i pregi,la genialità,e nasconderne i difetti.
Pensiamo al Jason Kidd vintage inserito in quel contesto smallball.
Diciotto,nove e quattordici a ogni alzata?

@Straw61:la scatola nera di quella Philips è rinvenibile nel luogo delle Final Four dell'Eurolega.
Quando persero la semifinale contro i bimbi prodigio del Partizan.
Oggi,con il senno di poi,si legge della cavalcata di Djordjevic e soci.
In verità,molti si dimenticano che l'Olimpia quel pomeriggio aveva venti punti di vantaggio,come margine tecnico,sui belgradesi...

@Poli:meraviglioso lapsus.
Perchè il primo Jailhouse Regular è stato l'impareggiabile Isiah Rider,uno col talento simile a Smith e forse ancora più forte.
Potenzialmente il Gallinari è il migliore bipede cestistico tricolore di sempre.
Non ha paragoni storici italiani per taglia e classe cristallina.
Karl ha azzeccato il paragone a un europeo del passato:Detlef Schrempf.
Accostamento a dir poco impegnativo ma che dimostra le doti in divenire del Gallo.

Poli ha detto...

@Simone: tutto voluto... :-))
(gaffe impareggiabile)

pressey ha detto...

D'Antoni a Phoenix fece molto bene con una squadra che negli anni precedenti non andava ai Play off, e non è arrivato in fondo un po perchè avevano poca fisicità, qualche giocatore sopravvalutato (Marion) e un po di sfortuna, infortuni di Stat e rissa con gli Spurs.
La prima milano che ebbe, era quella con Cozell Mcqueen centro e non molti pensavano potesse andare cosi bene, fu molto merito del sistema che fece rendere bene Montecchi, lo Straperdentone che straperdenteggia e tutti gli altri.
Gallinari a Denver giocherà in una rotazione a 10 e non piu 6/7 giocatore dovrà essere piu aggressivo e piu continuo per poter conquistare minuti e spazio. Infortunio a parte e partito bene mi sembra