Thomas Dibenedetto-Unicredit minuto per minuto, cinque minuti fa (rispetto al momento in cui stiamo scrivendo queste righe) sono sorti problemi a causa di imprecisate e imprecisabili garanzie finanziarie e sportive che la banca di fatto proprietaria della Roma pretenderebbe per il futuro.
Qualcuno già scommette che stia per saltare subito e che il simpatico bostoniano sia stato utile solo alle volpi dell'insider trading, da sempre molto informate sulla società giallorossa. Vedremo, come Gianni Mura definiva Bugno. Quello che è certo è che il possibile arrivo degli 'americani' ha evidenziato alcuni nervi scoperti della nostra politica sportiva. Prima di tutto quello del proprietario straniero: che al di là della sua affidabilità imprenditoriale è di sicuro un soggetto incontrollabile dai vari poteri presenti in una metropoli. Facile tenere al guinzaglio un Dino Viola senza grandi capitali propri, un Ciarrapico che tutto doveva alla politica e una famiglia Sensi stra-indebitata, ma con il metaforico sceicco il giochino riuscirebbe più difficile.
Il secondo nervo scoperto è quello della 'romanità' della squadra, un bel vantaggio come marketing ma per altri versi una zavorra: la Roma, dieci volte più della Lazio (tale è la proporzione fra le tifoserie in città) è considerata dalla politica e dall'imprenditoria che gravita nell'orbita della capitale come un mezzo per ottenere visibilità a costo zero, scaricando i costi sulla collettività (comode rateazioni fiscali, affitti a prezzi di favore) o su banche che non possono dire di no. Non si tratta solo delle migliaia di biglietti omaggio, problema che non a caso Dibenedetto ha già sollevato, che rappresentano quasi uno status visto che i beneficiari non sono in genere mendicanti, ma di una sorta di tutela che impedisce progetti ad ampio respiro.
Fra questi il mitico stadio di proprietà, la cui sola ipotesi ha fatto imbizzarrire il presidente del CONI Petrucci che con toni degni di miglior causa (''Dibenedetto rispetti la storia dell'Olimpico'') ha ribadito però quello che tutti pensano: in Italia non c'è bisogno di nuovi stadi, tanto meno se costruiti facendosi regalare superfici commerciali o edificabilità dei terreni. Quello che è certo è che non sarà facile per la Roma liberarsi della tutela della politica in senso ampio (solo qui si ascoltano deputati di sinistra difendere delinquenti di estrema destra), conscia del fatto che portare in piazza tremila sfaccendati nella capitale d'Italia ha un peso diverso che farlo a Napoli o a Milano.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
10 commenti:
Ah quindi se Della Valle, Lotito o Moratti vogliono fare lo stadio di proprietà lo Stato li deve sovvenzionare, ma se lo vuole fare l'ammericano bisogna rispettare la storia dell'Olimpico?
@Direttore
Quoto,
gli sttanieri se comprano, vogliono comandare, e non sottostare ai costumi nostrani, tipo i biglietti omaggio.Tra le altre cose, Unicredit ha già i suoi problemi con il proprio azionista libico, non ne ha bisogno di altri.
Respiro ampio a Roma? Solo se spostassero la capitale, compresi i ministeri, sede centrali delle banche, Banca Italia e finanziarie sparse.
Mission impossible.
Italo
@Stefano: hai perfettamente ragione in termini generali, anche se credo che uno straniero non avrebbe vita facile nel calcio italiano a qualsiasi latitudine (proviamo a immaginare i giornali di Torino con un proprietario straniero della Juve deagnellizzata dopo la prima sconfitta).
Nel caso specifico credo che bastasse aver letto qualche articolo che non fosse del Corriere dello Sport per capire come potrebbe andare a finire o più semplicemente ragionare in termini lombrosiani, vedendo certe facce.
Personalmente di due cose mi stupisco: dela boccalonaggine del tifoso medio giallorosso nel credere a certi salvatori della patria e del modus operandi di Unicredit e dei vari advisor che pure hanno nomi importanti.
Se la trattativa dovesse fallire qualcuno si assumerà le dovute responsabilità perlomeno davanti alla piazza?
@Italo: breve conciso e puntuale come sempre. What more can we say about our dear Rome?
repubblica la da già per conclusa.
mancherebbe solo l'approvazione dell'antitrust (?!?).
.. e poi "mancherebbe soltanto la firma" (pluricit.)
Banshee, un po' come quando per i calciatori si dice "manca solo la firma" (che sarebbe la riga più importante di un contratto, in teoria...).
Ma al di là di tutto, ma solo io sono shockato dalla frase di Petrucci?! Ma che vuol dire rispettare la storia dell'Olimpico?! Si chiama Olimpico o Romanista?! La necessità degli stadi di proprietà mi ha sempre fatto ridere, ma ancor più ridere mi farebbe il relativo divieto. Perchè Di Benedetto non può farsi il suo stadio?! Cos'è sta reazione di Petrucci da amante tradita che scopre che il marito fa l'occhiolino alla vicina di casa?! Cos'ha paura di perdere Petrucci?! Davvero ci tiene così tanto che quando gli ultras fan casini allo stadio sfascino gli uffici del CONI come già successo più di una volta?!...
Vabbè, la chiudo qua prima di sentirmi dare del leghista........
l'uscita da Unicredit coprendosi il volto dai numerosi flash...sarà un oscuro presagio? :D
@Vincenzo
perhaps....we can? anche se ultimamente, è in ribasso.
Stile della casa.
Italo
Ma pare strano solo a me che un presunto magnate della finanza arrivi in turistica? Petrucci e tutta la pletora dei vecchiardi incollati alle poltrone da 40 anni ormai non mi stupiscono più.....a quanto è dato Carraro alla lega?
A me 'sto mister di benedetto ricorda decio cavallo, il malcapitato turista italoamericano a cui totò vendeva la fontana di trevi...
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