di Stefano Olivari
L’espulsione di un giocatore rovina partite di calcio equilibrate e spesso anche i piani degli scommettitori. Che di solito cercano di salire in massa sul treno della squadra in superiorità numerica, senza badare alla bontà della quota ‘live’ in relazione al valore delle squadre. Il tutto per la gioia del bookmaker. Ma come influisce il cartellino rosso sul risultato finale?
La più famosa delle ricerche sul tema è quella dell’economista olandese Geert Ridder, pubblicata nel 1994 e basata sull’osservazione di migliaia di partite sulla carta incerte: quelle, in ottica di betting, con la favorita pagata almeno alla pari. Ridder ha diviso i 90’ in quarti d’ora e associato il minuto dell’espulsione al quarto d’ora più vicino. In caso di primo rosso al 15’ e dintorni, la squadra rimasta in undici ha il 62% delle probabilità di vincere, il 18 di pareggiare e il 20 di perdere. La prima delle probabilità ovviamente decresce al minuto della prima espulsione, fino a diventare neutra (cioè 37,5 %, con il pareggio al 20) in caso di primo rosso al 90’. Mettiamo che al quarto d’ora della finale di Champions League, sullo zero a zero, venga espulso Giggs: se le quote live del pari e della vittoria del Manchester United diventassero superiori a 5,55 (100 diviso 18) e 5 (100 diviso 20), sarebbero interessanti. Chi volesse salire sul treno di Guardiola, invece, dovrebbe farlo solo a una quota superiore all’1,61. I grandi numeri dicono che la storica frase di Liedholm sull’utilità di giocare in dieci ha un fondamento statistico, essendo le chance della squadra in superiorità numerica sempre sovrastimate.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale)
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