Oscar Eleni da Patzun, Guatemala, sulla strada dei Maya, dopo una visita al rogo del diavolo dove meritiamo di stare, dopo aver cercato i girasoli silvestri, fuggendo dal paese degli aquiloni Bryant, fermandosi soltanto un attimo al mercato delle maschere per capire cosa si nascondeva dietro le facce di certi dirigenti federali che non sanno ancora come giustificare tante troiadas variadas, dello “spione” che voleva sputtanare Facchini facendolo diventare, invece, il vero eroe, del profeta disarmato che non sa spiegare perché i ragazzi d’oro dell’europeo d’argento con Sacripanti nella seconda giornata hanno guardato e non giocato, da Moraschini a Melli, passando per De Nicolao, con un cameo varesino per Polonara. Gioca davvero soltanto Alessandro Gentile.
Sulle strade sconnesse di Antigua siamo andati anche a cercare il profeta dei Maya cestisti che ci aveva promesso tante belle cose per i giocatori con l’età giusta per imparare ancora, per sacrificarsi un po’, dopo una lunga estate senza attività agonistica. Al profeta abbiamo chiesto di valutare, ad esempio, Niccolò Martinoni, promessa finora mancata della classe 1989, perché nella partita di Avellino abbiamo rivisto il giocatorino incapace di una difesa decente e corretta dell’anno scorso, quello dell’anno prima a Varese. La stessa cosa guardando altri rimasti fuori dal giro della Nazionale, sia quelli che rinunciavano per non accorciarsi la carriera meglio pagata nei club, sia quelli che hanno fatto i “furbetti del pronto soccorso” accettando il ricatto di chi offriva contratti soltanto se avessero rinunciato ad una Nazionale che, a dire la verità, poteva davvero fare a meno di loro, mentre è vero che questa piccola armata di gesso aveva un gran bisogno di allenamenti e lavoro serio. Li hanno accontentati così come hanno fatto i presidenti ciuchini quando sospendevano gli allenamenti di maggio e giugno chiesti dall’allenatore che voleva onorare un contratto e i pagamenti. Simone Pianigiani non voleva andarsene dalla Nazionale per sfuggire alle critiche, per paura di perdere troppo, ma proprio perché si deve essere reso conto che non si può cambiare se prima non si rivoluziona il modo di allenarsi, di “mangiare”, di vivere l’avvenimento agonistico.
Lui sapeva e sa benissimo che questo è il piccolo mondo che danza sulle rovine guatemalteche di Tikal, incapace di capire qualsiasi calendario, figurarsi quello Maya che da tempo, dai giorni della resa di Recalcati e, ancora prima, dai giorni felici di Tanjevic e dello stesso Micione Charlie, avevano annunciato la fine di un mondo tecnico, di un sistema di reclutamento, di sviluppo dei giocatori così distante dalle ossessioni tipo quella per il Mamba Bryant che continua ad essere l’aquilone per il Sabatini convinto di essere davvero un super manager perché ha scoperto che ci sarebbero televisioni straniere pronte ad aggirare l’esclusiva RAI-La7 se si riuscirà a far lievitare verso Casalecchio e dintorni la “voglia del migliore”.
Forse quella che a Milano ricordano bene, perché quando arrivò Caputo come prestanome dei Bryant che cercavano soluzioni fiscali favorevoli, si trovò, poi, senza il pagamento della prima rata, in un mare tempestoso dove più delle caciotte servivano i dollari? Se davvero i problemi della base e del vertice si potessero risolvere riempiendo i due o tre palazzi decenti faremmo finta di nulla e ascolteremmo pure le lezioni di chi la sa lunga e pedala controvento, ma lasciate perdere la storiella che ha convinto gli orgasmini rosa e credere alla confessione su scarpa nuova. Ve la auguriamo, comunque, l’esibizione del ragazzo cresciuto in Italia dove, non per caso, il primo reclamo contro il suo utilizzo nelle givanili lo fece proprio la Virtus Bologna, ma quel giorno non saremo tutti in ginocchio a giustificare il presidente della grande Virtus che ha dedicato così poco alle Vu nere dalle grandi percentuali e dalla difesa comica battute sul campo della solita Avellino da dove scappano spesso giocatori importanti, ma dove resta qualcosa che si chiama amor proprio, cuore, con un allenatore che sa essere saggio ed anche astuto se gli basta guardare in faccia i marinai tipo McIntyre o il Douglas Fairbanks Roberts super goloso, per capire che andando a cercare i troppi punti deboli di una difesa senza fame si possono anche ribaltare partite fra pesi diversi, fra chi può e chi non può.
Lo stesso discorso che deve aver fatto Neutrino Dalmonte nell’arca pesarese prima di affrontare la Milano che Livio Proli non riesce proprio a sopportare quando perde, se tutte le volte se ne va alla fine del terzo quarto. Non avrà pensato l’uomo dell’Emporio di risolvere tutto con un allenatore che ha carisma, che sa dove mettere gli uomini e le mani? Ci vuole tempo, ma anche una cura esagerata per cambiare l’atteggiamento di giocatori che hanno già avuto dalla loro professione il massimo dei risultati, oltre a buoni contratti. Più dell’amore, disse uno sventurato che stava per mangiarsi i figli, anche se poi non è proprio vero, potè il digiuno. Ebbene nella Milano del basket a digiuno ci sono, per adesso, soltanto i tifosi dell’Olimpia, quelli che sanno cosa era Milano, cosa è diventata nel tempo, come è stata creata, come è stata costruita e poi smantellata. Perdere quando si comincia a costruire una squadra fa anche bene, perché davanti al risultato negativo devono tacere anche quelli che pensavano di essere vaccinati a tutto. No, ogni volta la storia è diversa e parte sempre dalla dedizione verso la difesa, la squadra che esiste non perché tutti si sorridono, ma perché tutti ci credono.
Ora, se un Jumaine Jones, innamorato di se stesso, uno con la mantellina NBA per i giorni di pioggia, si adatta a fare 40 minuti da gregario, cosa pensate voi? Che nell’emergenza pesarese, fra gente che ha sempre borbottato, anche ai tempi di Bianchini e del primo Scariolo scudettato, si è parlato davvero chiaro e quando il sommo Valter ha chiesto di emozionarsi e di emozionare deve essere arrivato al cuore della squadra molto più concretamente del don Sergio che ora, com e suggerisce il sciur Gamba, deve trovare subito i pretoriani per le battaglie che legano la squadra alla gente, la gente al progetto. Non è successo niente, diciamo tutti ad inizio corsa e forse è proprio così, anche se chi guarda l’aquilone sghignazza pensando che il campionato ha già le sue tigri dominanti fra Siena e Cantù. Non siamo convinti. Aspettare almeno la fine del girone d’andata per valutare scelte, fughe, sfondoni tecnici.
Chiusura lampo sulle palle del capo degli arbitri, il simpaticissimo Zancanella del tiro da quattro, perché questa fuoriuscita di liquame sui test, sulla bocciatura e sospensione di Facchini merita più di un’indagine al settore parenti-serpenti. A dire la verità abbiamo sempre diffidato delle prove teoriche. Fanno testo, da sempre, quelle pratiche e Facchini è un signor arbitro, magari un Montalbano più di un Maigret, mentre molti di quelli che hanno superato i test scritti al momento di fischiare scoprono che la palla rimbalza e in campo ci sono uomini e non pupazzi.
Comincia l’Eurolega. Diventerà il vero mondo del grande basket mettendo in secondo piano i tornei nazionali. Soltanto la grande competizione fa crescere davvero i giocatori e allora prima di pensare agli aquiloni sarà meglio accompagnatre le proprie squadre su terreni accidentati per farli entrare in un altro sistema, non accontentarsi di essere i primi nel paese dell’acqua stagna.
Pagelle al sole guatemalteco.
10 e lode al COMUNE di MILANO che ha scelto all’unanimità Cesare Rubini per l’Ambrogino d’oro del 2011. Bologna lo aveva già fatto con Porelli. Cantù ha organizzato la notte magica per il sciur Aldo. Non è la memoria che ci manca, quella che viene meno è la fede quando guardi in faccia i santini di oggi.
10 A FACCHINI per aver fallito i test nell’esame orale. Lo abbiamo stangato spesso, criticato molto, ma ci è sempre piaciuto per come agiva sul campo. Vai super effe, mandali in mona e se non capiscono digli pure che nell’acqua ci vogliono sempre mettere il vino.
9 Al BASILE che sembra rinato sotto le cure di Max Sacchi il preparatore atletico della Bennet che è davvero un tipo speciale e non soltanto per le gommine da mare che indossa sul campo quando fa lavorare i ragazzi del Trinchieri vicinissimo alla soglia delle dichiarazioni esagerate che sono quelle frecce capaci di tornare verso il lato di chi le lancia.
8 A Carlo RECALCATI che è stato probabilmente l’unico a Varese a non mettere sulla graticola il ventitreenne Justin Hurt, accompagnandolo con pazienza verso la prima partita più che decente. A Cantù, e poi dove ha lavorato il Micione non si guardava al pacco, si cercava sempre cosa c’era dentro e per questo si difendevano i Lienhard e non si faceva spazio agli altri.
7 All’ULEB che ha deciso per il 2012-13 di spostare a giovedì- venerdì le partite di eurolega per schivare i razzi calcistici. Allora sarà meglio anche sistemare gli orari d’inizio perché andare avanti nella notte frega, certo al venerdì meno che negli altri giorni.
6 Alle DIFESE che hanno smascherato le squadre che vanno in campo con i guanti gialli, il maggiordomo in panchina. Andare a cercare fegato e pelotas è sempre stato un sogno dei poveri. Bravi gli allenatori che ancora ci credono perchè lavorare sulla difesa costa e in allenamento i ricchi non vogliono mai piangere.
5 Al CONTENITORE RAI della seconda giornata di basket: ci hanno dato davvero troppo e adesso non potremo farne a meno. Si rendano conto che tornare indietro sarebbe un crimine ideologioco. Loro come Sport Italia che ci regala pure la Spagna, facendoci morire d’iinvidia, chirendo a Pianigiani che hanno pure loro un torneo difficile se il Barca cade a Siviglia, che partirà con l’Eurolega e che ha mari aperti dove servirebbe trovare anche un tesoro, ma a questo devono pensare tutti.
4 Ai DUEMILA del palaTiziano di Roma. Certo nella piccola arena si nota meno, ma la verità è che il basket a Roma ha delle fonti inesauribili come dimostrano le squadre giovanili, ma poi il corto circuito fa saltare tutto appena si va nella catacomba maggiore. Certo conoscendo i soggetti.
3 Al capo degli arbitri ZANCANELLA se non porterà la testa dello spione anti Facchini sul tavolo della presidenza federale.
2 Ai MILITI IGNOTI argento europeo con la under di Sacripanti che non trovano spazio, che non obbligano i loro allenatori ad avere almeno un dubbio, che non chiedono perché in estate c’era tanta preoccupazione per i loro giorni di riposo e in autunno la foglia è caduta dalla bugia pietosa.
1 Al PRIMO legaiolo che ci dirà di aver ritrovato eguaglianza competitiva con gli arbitri veri di serie A dopo l’emergenza del primo turno. Si è notato che sui campi sono andati tanti brocchi raccomandati, altro che test.
0 A Dan PETERSON che nelle telecronache dice finalmente le cose che avrebbe dovuto dire ai suoi giocatori l’anno scorso.Al nano che ci fa venire strane nostalgie perché siamo sicuri che una federazione saggia utilizzerebbe i grandi vecchi per reclutare invece di invitarli soltanto a noiosissime cene.
Oscar Eleni
(17 ottobre 2011)
Nessun commento:
Posta un commento