Nel fango del calcio italiano

di Alec Cordolcini
Questa intervista a Jeannine Koevoets, ex signora Tonellotto nonché presidente della Triestina per un mese, è stata rifiutata da quattro testate italiane prima di essere pubblicata, parzialmente, da Il Giornale. Eppure non ci sembra riveli chissà quali verità nascoste, né che il suo contenuto sia particolarmente scomodo. Semplicemente, le risposte non sono una fiera delle banalità come quelle dell'intervistato medio del mondo del calcio. La riproponiamo su Indiscreto, in versione integrale.
Mevrouw Koevoets, sa che la Triestina è fallita?
Guardi, per me quello è un capitolo chiuso. Anche se dagli incubi difficilmente ci si libera. Tribunali, minacce, complotti, bugie. Questa è stata la mia esperienza nel calcio italiano.
Ma come ha fatto una diplomata all’Accademia cinematografica di Bruxelles a diventare presidente di un club di Serie B? 
Ho ricevuto la Triestina in regalo dal mio ex marito, Flaviano Tonellotto. Di solito per far colpo su una signora le si regala una Ferrari, o dei gioielli. Lui invece comperò una squadra, ovviamente contro la mia volontà.
Non le piace il calcio? 
Non l’ho mai seguito più di tanto. Qualche partita della nazionale olandese e niente di più. In Italia ero direttore di un albergo a Grado, e sognavo di poter avere un giorno un hotel tutto mio. Flaviano ogni tanto mi portava a San Siro e non era male. Ma la prima volta che misi piede al Nereo Rocco di Trieste fu uno shock. Impianto vecchio, spalti deserti, un ambiente desolante. Dissi che non avrei più voluto mettere piede in un posto simile. Per tutta risposta lui, nel giugno 2005, ha comprato la squadra. 
Tacendo di aver fatto fallire due società immobiliari negli anni Novanta. 
Falso, lo sapevano tutti. Al momento dell’acquisto lui ha comunicato di avere una causa pendente per bancarotta. Ma all’epoca è stato comodo per tutti fare finta di niente. Anche al Comune di Trieste, che in seguito lo ha denunciato per aver dichiarato il falso. 
Lei però ha assunto la carica di presidente dopo la definitiva condanna di Tonellotto. 
Sì, ma seguivo gli affari della società già prima. E posso affermare che c’è stato un complotto per sottrarci la Triestina. 
Proviamo a spiegarlo? 
Nel gennaio 2006 la COVISOC, al termine delle normali procedure di ispezione fiscali che avvenivano ogni trimestre, aveva definito la Triestina un club finanziariamente sano. Nello stesso periodo c’erano società come il Milan con debiti pari a 70 milioni di euro. Quattro settimane dopo, la Triestina viene commissariata. Succede tutto in 24 ore: ritiro immediato della licenza – valore 10 milioni di euro, e la sottoscritta si trova davanti al Tribunale Civile di Trieste con l’accusa di aver sottratto dalle casse del club 3 milioni di euro. Capisce? 10 milioni di euro svaniti in poche ore. Una decisione assolutamente illegittima, anche se il termine furto sarebbe più appropriato. Ma era già stato tutto deciso. La legge è uguale per tutti, ma in Italia forse per qualcuno è più uguale che per altri. E tengo a precisare che alla fine sono stata assolta da ogni accusa. 
Non vorrà farci credere che Tonellotto è una vittima? 
Il mio ex marito di errori ne ha commessi tanti, tantissimi. Non nego che sia una persona egocentrica e assolutamente impossibile da gestire. Ma se fosse riuscito a realizzare sono un decimo delle idee che aveva in mente per la Triestina, il club oggi sarebbe in Serie A. Purtroppo, e mi rendo conto che questo è un paradosso per un uomo d’affari, non è stato capace di costruirsi un’adeguata immagine pubblica. Anzi, ha fatto il contrario. Il calcio italiano è un mondo ipocrita, corrotto e dominato da logiche clientelari. Sa qual è stata la frase che ho sentito ripetere più spesso da quando è iniziata la mia esperienza nella Triestina? Nel calcio ci sta. Te lo ripetono tutti: politici, procuratori, imprenditori, giornalisti, sponsor, banche, tifosi. Non puoi dare dell’idiota in diretta televisiva al sindaco di Trieste. Non puoi definire i giocatori un branco di puttanieri. Flaviano non ha capito - o non ha voluto capire – che anche se sei il proprietario di un club ti devi relazionare con questo microcosmo. A ognuno spetta una fetta della torta, e guai a te se provi a cambiare qualcosa. Te la fanno pagare. 
Come? 
Il Comune boccia il tuo progetto di costruzione di un nuovo stadio. Le banche prima ti promettono garanzie finanziarie, poi quando ti servono perché un magistrato bussa alla tua porta dicono di non saperne niente. La stampa scatena una campagna mediatica contro di te. Sa che un giornalista di un quotidiano locale è arrivato a minacciarmi via sms? 
Il suo cellulare era di dominio pubblico? 
Certo, grazie al signor Tonellotto. Un giorno ebbe la brillante idea di presentarsi alla stampa e dire: per qualsiasi comunicazione, questo è il numero di mia moglie. Un giorno mi arriva un sms di questo giornalista: tu ad aprile non ci arrivi. Flaviano lo lesse e disse di non preoccuparmi. 
Di solito la stampa italiana non brilla per intraprendenza. 
Nel nostro caso, siamo stati bersaglio della stampa locale fin dal primo giorno. Un quotidiano di Trieste mi ha negato l’accesso al proprio archivio durante la mia causa. Poi però quando c’è da denunciare una partita truccata – e a quei tempi, mi creda, il materiale non mancava – tutti zitti. Non c’è modo peggiore di prendere per i fondelli i propri lettori. 
Lei è stata minacciata anche dai tifosi, vero? 
Si. Un altro grande errore di Flaviano, oltre alla totale mancanza di diplomazia, è stato quello di mettersi contro gli ultras, i veri padroni del calcio in Italia. Alcuni di loro sono arrivati a minacciare di rapire mio figlio, che all’epoca aveva sette anni. Avevo accumulato talmente tanta tensione da essere stata colta da un piccolo infarto. Dopo l’operazione, mentre trascorrevo la mia convalescenza a Grado, una sera trovai le mura del mio appartamento imbrattate con scritte oscene. Come le dicevo, un vero e proprio incubo. 
Perché non ha mai raccontato la sua storia a un giornale italiano, magari non di Trieste? 
Ci ho provato, ma alla fine non se ne è fatto niente. Conoscevo questo giornalista della Gazzetta dello Sport, mi ripeteva sempre che con me avevano giocato sporco. Però mi ha detto, molto francamente, che non avrebbe mai potuto pubblicare la mia versione dei fatti. Il motivo? Abitava a Trieste. Insomma, spreekverbod, come diciamo in Olanda. Proibito parlare. 
Salva qualcosa del progetto Tonellotto? 
L’idea dello stadio di proprietà, che come ho detto è andata a sbattere contro un muro di gomma – del resto come sorprendersi in un paese dove i sindaci si opponevano alla B di sabato pomeriggio perché, a loro dire, avrebbe causato perdite agli esercizi commerciali della città? E poi la questione degli stipendi dei calciatori. Flaviano li dimezzò drasticamente, da un giorno all’altro. Torniamo al solito discorso della mancanza di diplomazia, ma l’idea di fondo è giusta. Perché oggi quando si parla di scarsa sostenibilità del mondo del calcio, una delle prime criticità che emerge è la distribuzione dei costi a bilancio concentrata quasi esclusivamente negli stipendi dei giocatori. 
Quando ha detto definitivamente addio all’Italia? 
Nell’agosto del 2007 Flaviano, grazie all’interessamento di un osservatore del Milan, aveva acquistato la Sanremese. Andai su tutte le furie. Ma non impari propri mai, gli dissi. Era finita. Sono tornata in Olanda con mio figlio Jacopo. Sa oggi cosa sogna? Di diventare un calciatore e di giocare accanto al suo idolo Pato. Attraverso i suoi occhi, il calcio è un mondo pulito. 
Potrà davvero tornare a esserlo? 
Mai dire mai. Anche se mi chiedo: come si possono combattere credibilmente la corruzione e tutte le storture del calcio quando è proprio il suo massimo organismo, la FIFA, il primo a non dare il buon esempio?


Intervista di Alec Cordolcini, pubblicata per sua gentile concessione (4 marzo 2012)

24 commenti:

anna laura ha detto...

da qualsivoglia punto di osservazione si guardi, la vista è quella. Una monotematicità agghiacciante di corruzione . Di interessi personali difesi con le unghie e coi denti. Il tutto condito per noi come l'eden bibblico. Sarà mica questo il paradiso? Perchè è cosi che lo propagandano. A seguito di questo statu-quo abbiamo avuto calciopoli 1, calciopoli 2 calciopoli 3. Siamo abituati al "marcio". A tutti i livelli. Il guaio è che queste abitudini pervadono anche il nostro privato, stiamo diventando cosi anche nel privato. A questo punto mi aspetto che un sociologo del sistema , di quelli che scrivono su giornali che contano , lanci la sua proposta del fair-play etico. Ah, è vero , non è un sociologo ma c'è già...

spike ha detto...

Complimenti ad Alec e a Stefano. ecco perchè leggiamo indiscreto e non il quotidiano

spike ha detto...

aggiungo.

questo e quello che accade a trieste.

figurarsi dove la torta è più grande e\o dove le istituzioni sono più deboli

Dane ha detto...

O dove gli squali sono più grossi e con denti più affilati... ;-)

Krug ha detto...

1) Lo stadio di Trieste è del 1992... Se è vecchio quello sono vecchi 3/4 degli stadi della Premier League (non parliamo nemmeno della serie A)
2) Tonellotto voleva costruire (lui con la sua ditta edile, strano, eh...) sullo stadio delle torri panoramiche (a spese del Comune, ovvio); peccato che la città dallo stadio non si veda e lo stadio dia su una Ferriera...
3) Tonnellotto aveva acquisito un ex motel abbandonato x fare un centro sportivo avvenieristico: stiamo ancora attendendo la posa della prima pietra; però la moglie dice che voleva fare uno stadio nuovo, con quali soldi non si sa (anche se si immagina...)
4) Tra i puttanieri ed alcoolizzati rientrano Marco Rigoni, che sta giocando un'ottima stagione in A col Novara, e Denis Godeas che qualcosina ha dimostrato anche dopo, venduto al Palermo a metà anno perchè Tonellotto non riusciva a pagare gli stipendi
5) Con uno degli ultras che lo perseguitavano a Trieste ha avuto problemi anche a Sanremo, il suo ex autista, quando gli ha chiesto di recuperargli una persona a Venezia e di portargliela in Liguria per poi rifiutarsi anche di corrispondergli i soldi della benzina.

Non amo particolarmente nè gli ultras locali nè i politici locali però gli ultimi che possono lamentarsi sono l'architetto honoris causa Flaviano Tonellotto e la sua ex consorte.

Giusto dar voce a tutti, però magari sarebbe il caso di informarsi a 360° prima di scrivere qualcosa.

Ecco perchè leggo anche i quotidiani e non solo Indiscreto.

Emidj74 ha detto...

Ricordo ora che Tonellotto voleva prendere lo Spezia quando era sulll'orlo del fallimento 4 anni fa e la gente insorse per non averlo. Praticamtne preferivano il falimento a Tonellotto.

Che la signora e l'intervistatore siano in buona fede non lo metto in dubbio, ma Tonellotto al massimo puo' assere considerato un'altro squalo del calcio italiano, mangiato da squali piu' furbi e grandi.

Arturo ha detto...

Bene accolto anche alla Pro Patria

http://www.youtube.com/watch?v=swYUJ8gelRI

spike ha detto...

Krug

1.è un'intervista ed e' ovvio che sia la versione dell'intervistata.


2.il fatto che 4 quotidiani abbiano rifiutato la pubblicazione non è una cosa bella nell'insieme (cit.)

3.Con tutto il rispetto per una città splendida come Trieste, il fatto interessante è il ritratto del mondo del calcio calcio che ne viene fuori, più della storia in sè.
Come dice Alec niente di scomodo e sconvolgente, eppure è sempre il Rooney di turno quello pubblicato per le "imprese" al pub e dintorni, mai il centravanti della squadra locale.

Emidj74 ha detto...

Spike; Scusa, ma non fcciamo passare per vittima uno cosi'. Ciaoe. , questo e' stato mandato via da Pro Patri e Sanremese, ha fatto fallire la Triestina, a Spezia non l'hanno voluto anche se erano alla canna del gas.

Tonnellotto e' molto piu' un Gaucci (o un Preziosi) che uno Zeman, dai.

Che 4 giornali non abbiano voluto pubblicare l'interivsti non e una cosa nel complesso simpattica (cit.) ma forse ci sta che conoscendo il personaggio i giornalisti non abbiano manco voluto prendere sul serio la moglie.

Emidj74 ha detto...

Ah, chiramente i controlli su Tonellotto prima che diventasse Presidente di varie squadre di Lega Pro li faceva Macalli fra una sambuca e l'altra...il 'fit and proper' test di sticazzi.

spike ha detto...

Emidij

non lo faccio passare per vittima, anche perchè non lo concosco e nè conosco la situazione della triestina.

Per me che vivo a mille km da li, l'aspetto fondamentale dell'intervista non è Tonellotto e del resto anche Alec nella sua apertura dice qualcosa di analogo.

Sarebbe possiblie vedere sulla Gazza la foto di un ipotetico centravanti della juve mentre esce da un night?

Lo si legge il motivo dell'acquisto dell'ultimo bidone sudamericano spacciato per fenomeno?

ecc.ecc.ecc.

Marco ha detto...

Mi può star bene il discorso di prendere come esempio la piccola società (la Triestina, in questo caso) per parlare dei malaffari del calcio.

Ma qua parliamo di una gestione fallimentare. Parliamo di un personaggio, Tonellotto, condannato a 1 anno e 8 mesi (quattro se li è già fatti nel carcere di Bollate).

Krug ha già puntualizzato diverse cose.
Io aggiungo che Tonellotto era subentrato ad Amilcare Berti, trovando una società sana e in attivo, e riuscendo nell'impresa di portarla sull'orlo del fallimento.

All'inizio tante roboanti promesse (la polisportiva stile Barca, per dire la più comica), alla fin fine un buco di bilancio che per la Triestina è stato l'inizio della fine.

Uno legge l'intervista e alla fine rimane quasi un po' di dispiacere nei confronti della signora olandese, terza moglie di Flaviano Tonellotto.
Lasciamo perdere va, che quei 2 a Trieste hanno fatto solo danni, trascorrendo i loro ultimi giorni nella nostra meravigliosa città entrando e uscendo dai tribunali.

Il calcio italiano è malato marcio. Tonellotto ne è stata una delle sue espressioni più fedeli.

Krug ha detto...

1) Perdonami ma se io vado ad intervistare qualcuno vado informato in modo da eventualmente controbattere le castronerie dette dall'intervistato; perchè altrimenti non è un'intervista ma un comizio.

2) Beh, effettivamente l'intervista alla ex signora Tonnellotto, ex presidente della Triestina (esticazzi e lo dice un tifoso della stessa) è uno sgub imperdibile per il NY Times, la Bild, il Le Mond ed il Guardian. Dai non cadiamo sempre e comunque nel complottismo. Per la cronaca la signora ed il signor Tonnellotto nella cronaca locale hanno trovato diverso spazio (la storia della dieta macrobiotica poi, propugnata da un panzone indegno come il Flaviano, era stupenda...)

3) Il mondo del calcio è marcio anche per la presenza di gente come il signor Tonnellotto; di conseguenza se vogliamo evidenziare le storture di questo mondo non partirei dalle accuse (generiche) della signora stessa; e non lo dico perchè parla della mia squadra e della mia città (i cui difetti mi sono alquanto chiari ed espliciti).

Poli ha detto...

Direi che Krug e Marco hanno già chiaramente esposto anche il mio pensero. E + che le opinioni ci sono condanne di un tribunale italiano che certificano come fondi appartenenti alla triestina fossero stati distratti e finiti nelle tasche dell'architetto Tonnellotto e gentile Signora.

La prima palata di terra nella fossa del secondo fallimento della Triestina calcio parte da questo aventuriero e gentile consorte.

Cordolcini sempre acuto ma questa volta una intervista che poco squarcia sui mali del calcio italiano

Marco ha detto...

3-triestini-3 che leggono Indiscreto.

Lo vogliamo dire che, in proporzione alle dimensioni della provincia, Trieste è tra quelle più rappresentate su Indiscreto ?
:)

Peo ha detto...

4 triestini, prego...

anche se personalmente in esilio da anni ;)

Alec Cordolcini ha detto...

@Krug
Nessuno ha mai sostenuto che l'intervista fosse uno scoop imperdibile, se leggessi il cappello forse te ne accorgeresti.
Vado oltre: non dice nemmeno chissà quali verità. Proprio per questo ho voluto sottolineare che è stata rifiutata da quattro giornali. Sottinteso: posso solo immaginare le vere interviste scomode che fine fanno.

Tonellotto vittima? Nessuno lo sostiene.

Sul Nereo Rocco siamo nell'ambito delle opinioni. A me può sembrare un pessimo stadio S. Siro (è solo un esempio, mi raccomando), un altro può ritenerlo un tempio del calcio.

In un paio di ocacsioni le accuse della signore Koevoets erano tutt'altro che generiche. Però si rischiava una querela...

Ci sono tifosi della Triestina che, pur essendo ostili al 100% a Tonellotto (e ci mancherebbe, aggiungerei io), riconoscono che la società gli fu sfilata di mano, per passarla a Fantinel, in maniera non propriamente pulita. Insomma, non è tutto o bianco o nero. Si può dire?

Ripeto ciò che ho scritto in un commento precedente, che ora non vedo più visualizzato su Indy: l'idea era quella di affiancare all'articolo una sorta di contro-intervista a uno dei giocatori che aveva vissuto in prima persona l'epopea Tonellotto. Godeas era il primo della lista, seguito dall'andorrabo Idefonso Lima Sola, che ho conosociuto a Bellinzona (era un centralone difensivo che talvolta i ticinesi schieravano punta centrale - con risultati modesti, replicando inconsciamente proprio ciò che fece Tonellotto anni prima). Però, alla luce dei rifiuti (legittimi, per carità, anche se almeno in un'occasione esplicitati con motivazioni ridicole), non se ne è fatto nulla.

@Poli
La penso come te. Ma solo il fatto che siamo qui a discuterne, dimostra che l'intervista era degna di essere fatta.

Krug ha detto...

Alec mi scuso per i toni astiosi ma la gestione Tonnellotto è una ferita aperta proprio perchè, come hai già ricordato tu la Triestina sta nuovamente fallendo. Per l'amor del cielo i problemi della vita sono altri ma per un tifoso è una tragedia (per quanto, per fortuna, solo sportiva); riguardo allo scoop non rispondevo a te quanto a spike, non è che sempre dietro al rifiuto di pubblicare un qualsiasi pezzo ci debba essere chissà quale complotto, semplicemente può starci che il pezzo non interessi (e di storie come quelle vissute a Trieste in questi ultimi anni ne è pieno il calcio italiano) ad un giornale di livello nazionale.
Che tutto non sia bianco o nero si può dire, resta il fatto che oltre a dirlo bisognerebbe anche provarlo e la signora le sue rivelazioni poteva farle davanti ad un giudice, forse gli sarebbero valse qualche querela ma forse avrebbe evitato al marito la visita alle patrie galere.

Per concludere concordo con te che l'intervista andava fatta, io l'avrei fatta un po' più critica e ficcante nei confronti della signora ma sono opinioni.
In ogni caso è sempre un piacere leggerti.

Italo Muti ha detto...

@Krug

quotone,l'amatissima Triestina è un dolore parlarne.....

avevo fatto questo commento in mattinata ma blogger se l'è mangiato.

Italo

Emidj74 ha detto...

Alec; anch'io leggendo l'intervista e la tua introduzione ho avuto l'impessione che si volesse far passar Tonellotto come una vittima del sistema.

Tonellotto e' uno dei problemi del calcio italiano. Un'altro caso simile ora fa il presidente di una societa' di A della mia regione dal passato gloriosissimo ed ha gia' fatto fallire due club di Lega Pro in passato.

Per cui concordo con Krug sul fatto che avrei usato un taglio un po' meno da 'monologo'.

Con immutata stima,

Emiliano

Marco ha detto...

La domanda che mi frulla in testa è: ma perché mai la sig.ra Jeannine Koevoets sentiva il bisogno di raccontare queste scomode (...) verità?
A quale pro?
Che poi ce n'è per tutti: giornalisti, politici, ultras, giocatori.
E sti cazzi, aggiungo io.


Rileggendo l'intervista, direi che le perle sono davvero numerose.

Ma se fosse riuscito a realizzare sono un decimo delle idee che aveva in mente per la Triestina, il club oggi sarebbe in Serie A

A parte i progetti per la Triestina, classiche sparate assurde per fare colpo sul tifoso medio, Tonellotto non è riuscito a combinare nulla nemmeno per la sua attività immobiliare.
Ci sono edifici a Trieste, che gli appartenevano, che sono nel medesimo stato di abbandono di quando lui arrivò nella nostra città.
Mi ricordo che all'epoca cercavo casa, e tra i suoi progetti c'era la ristrutturazione di un edificio in zona Cavana (parte vecchia della città): telefonai, mi rispose una donna dall'accento straniero, mi sparò una cifra tipo 5mila al mq, e buona notte.
Nota bene: non c'erano nemmeno le impalcature, all'epoca. La casa cadeva a pezzi. Ma era già in vendita.
Quell'edificio, oggi, è nel medesimo stato di abbandono.

Se il Tonellotto calcistico è stato una sciagura, quello immobiliare è stato un disastro.

Gentile signora Koevoets, quindi oltre al complotto-calcistico, suo ex-marito è stato vittima anche di un complotto-immobiliare?

Alec Cordolcini ha detto...

@Krug
Ti capisco, per un tifoso non esista dramma sportivo maggiore che un fallimento. Ci incappò anni fa anche la squadra per la quale simpatizzo in Italia, il Lecco, "vittima" di un noto faccendiere recidivo in fallimenti calcistici. Meglio retrocedere sul campo dopo aver perso tutte le partite che sparire per colpa di uno o più cialtroni. Pertanto comprendo benissimo la tua amarezza.

Alec Cordolcini ha detto...

@Krug
Ti capisco, per un tifoso non esista dramma sportivo maggiore che un fallimento. Ci incappò anni fa anche la squadra per la quale simpatizzo in Italia, il Lecco, "vittima" di un noto faccendiere recidivo in fallimenti calcistici. Meglio retrocedere sul campo dopo aver perso tutte le partite che sparire per colpa di uno o più cialtroni. Pertanto comprendo benissimo la tua amarezza.

walter ha detto...

Mi ricordo di tonellotto nel breve periodo in cui ha guidato la triestina: se non sbaglio appena insediato aveva subito cacciato l'allenatore dicendo che la squadra non ne aveva bisogno, che gli allenamenti li poteva benissimo seguire lui e l'efficienza fisica dei giocatori sarebbe stata assicurata dalle sue miracolose diete macrobiotiche; poi ci aveva ripensato chiamando vierchowod ad allenare, peraltro esonerato dopo pochi giorni...in una sua apparizione alla domenica sportiva, tutto eccitato per il suo quarto d'ora di celebrità, si era prodigato in elogi e pacche sulle spalle a conduttori e ospiti, il tutto al suono di "questo è un ambiente bellissimo, con voi mi trovo alla grande...". Insomma, la figura del perfetto parvenu