Un decimo di privilegiati


I calciatori professionisti in Italia sono ufficialmente circa 5mila, da quando anche la serie D è uscita dall'ipocrisia (ma anche nelle serie minori c'è chi vive di calcio, con il solito nero), però i privilegiati sono solo quelli delle poche società di A e B con pagamenti regolari di ingaggi sopra il livello impiegatizio: parliamo quindi al massimo di 500 ragazzi, un decimo del totale. Per questo i 40 anni dell'Associazione Italiana Calciatori, celebrati oggi dalla solita compagnia di giro del taglio di nastro, non sono un compleanno banale. Al di là dell'ironia su Campana-Fidel Castro (non si ricordano corsivetti così ironici su Carraro, Matarrese o Petrucci: forse che i politologi sportivi ricevano notizie, a pensare bene, proprio da loro?) e su un'associazione che di fatto è tenuta in piedi solo dalla Panini, grazie ai diritti di immagine collettivi, abbiamo mille volte visto da vicino come opera l'AIC in realtà molto lontane dalla Champions League. Tutti conoscono le svolte verso la civiltà ispirate da Campana (abolizione del vincolo, firma contestuale, partecipazione alla politica sportiva degli atleti), così come le sue battaglie più vetero-sindacali come l'assurdo mese di vacanza natalizio, il muro suicida contro la sentenza Bosman e la conservazione dell'equivoco di volere essere al tempo stesso sia professionisti che dipendenti (porcheria cara a molte categorie, prima fra tutte quella giornalistica), mentre meno conosciuto è il contributo alla stabilità del calcio italiano ed all'unità nazionale. Sindacalisti più intransigenti avrebbero impedito lo svolgimento delle ultime trenta stagioni sportive, fra liberatorie firmate dai giocatori per stipendi mai ricevuti, contributi fantasma (per la serie 'E' colpa di Maradona, ma non di Ferlaino'), minacce oltre i confini del malavitoso per la restituzione in nero, da parte dei calciatori, di soldi ricevuti in bianco (non diciamo a cosa potrebbero servire i mitici 'contratti depositati in Lega'). Senza la mediazione di Campana sarebbe scomparso mezzo calcio professionistico del Sud, a causa della rivolta dei tanti calciatori mai pagati, e dal punto di vista economico non sarebbe stato male visto che il calcio professionistico non è un genere di prima necessità. Però sai gli editoriali contro i miliardari privilegiati, sempre presenti negli hard disk degli ignoranti: e pensare che Rivera, Mazzola, Bulgarelli, De Sisti, eccetera, avrebbero potuto fregarsene.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

5 commenti:

kalz ha detto...

Direttore, nella sostanza ha ragione, ma io sono rimasto rapito dalla foto in bianco e nero di Campana. Sono orgoglioso di avere avuto per le mani la sua figurina con la maglia del Lanerossi Vicenza. Chiedo scusa per il post nostalgico e strappalacrime.

jeremy ha detto...

Kalz sto consumando tutti i fazzolettini dell'ufficio e non riesco a contenere il pianto pensando alla mia figurina di Luvanor del Catania!:-)))

dag_nasty ha detto...

500 sopra il livello impiegatizio mi paiono pochi... Penso che sopra i 2500/3000 euro al mese ci sia parecchia gente in serie B, però non ho dati per confortare questa mia tesi, è solo una supposizione.

jeremy ha detto...

Dag, credo che il discorso verta piu sul fatto che quei 500 di A e B lo beccano sicuro lo stipendio, mentre in C e alcune società di B non è detto.

Stefano Olivari ha detto...

DAG NASTY - Il compenso medio netto di un calciatore di serie B, secondo i dati ufficiali, è di circa 140mila, ma è per l'appunto una media. Da un'analisi dell'anno scorso era emerso che c'erano ben 50 calciatori che viaggiavano con ingaggi dai 500mila al milione (lordi), oltre ad una importante classe media. Se a questo sommi il fatto che i pagamenti degli stipendi in molti casi sono fittizi, diventano molto più credibili le mille segnalazioni che arrivano all'Aic...500 vivono da calciatori, nel senso che immaginiamo, altrettanti con uno stipendio modesto ma che nessun coetaneo guadagnerebbe mai, tutti gli altri sono vicini alla soglia di sopravvivenza. Le cifre ufficiali non dicono tutto: molti contratti ufficiali sono taroccati per difetto (vedi le reazioni allarmate quando qualcuno dei protagonisti osa fare cifre), moltissimi per eccesso.