Guardiamo il panorama


Quanto questo Giro “turistico” d’Italia del centenario ha di ciclistico? Si toccheranno le principali città italiane, manca Palermo. Si pedalerà su percorsi più da bus turistici che da corse in bici: Lido di Venezia nella cronosquadre della prima tappa, Cinqueterre nella cronometro individuale Sestri Levante-Riomaggiore, Costiera Amalfitana nella tappa Avellino-Napoli. Si toccheranno altre nostre vette da cartolina: Vesuvio, Fori Imperiali, Santa Croce, Torri degli Asinelli, Duomo di Milano, Arco di Traiano a Benevento. Poi ci saranno le tappe storiche, quella tutta milanese in cui si ripercorreranno le strade della prima tappa nella storia del Giro e la Cuneo-Pinerolo, sulle tracce dell’Airone Coppi e dei suoi cinque colli scalati in vertiginosa solitudine. E ci saranno anche le tappe per lo slow tourism, zone lontane dagli itinerari tradizionali da rivalutare in un’ottica di turismo fuori rotta: arrivo sull’Alpe di Siusi, sul Monte Petrano e sul Blockhaus. Insomma un Giro per tour operator e pacchetti a tema da vendere in blocco. Mancano tappe dal percorso riposante e non ci sono itinerari dove fare lavori di squadra. Le strategie conteranno pochissimo e tutto si ridurrà ad una corsa pazza per mettere bandierine su tracciati così affascinanti. La Gazzetta con Zomegnan in testa ha lanciato lo slogan: “Sarà il Giro delle Meraviglie”. Di pedali, controlli antidoping e strategie nessuno al momento se ne frega. I ciclisti hanno tutti risposto sull’attenti. Non possono fare diversamente, dato il loro scarso pedigree comportamentale (diplomatico più di così). I direttori generali hanno espresso qualche perplessità, soprattutto Saronni-Lampre, ma Bruyneel dell’Astana ha dato il suo beneplacito e tutti si accodano. Da parte sua Armstrong ha fatto di tutto per esserci perché farsi vedere sfrecciare sui luoghi delle “Vacanze Italiane” piace molto agli sponsor e ai milioni di telespettatori americani. Sarà un Giro dove si parlerà più del panorama che della fatica atletica e, senza dubbio, assolutamente mai degli aiuti chimici (perché rovinare questo spettacolo). Sarà un Giro che piacerà molto agli americani, ai giapponesi, agli australiani, ai russi. Chissà se piacerà agli italiani. A chi sa che dietro quei percorsi da favola c’è l’Italia che stiamo vivendo.
Jvan Sica
(per gentile concessione dell'autore, fonte: Letteratura sportiva)

10 commenti:

dag_nasty ha detto...

La corsa alla fine la fanno i corridori: ci siamo appassionati per anni su tracciati insulsi del Tour de France, mentre il Giro vinto sistematicamente dagli italiani, pur avendo percorsi nettamente superiori, non affascinava più di tanto. Il percorso è importante, ma fino a un certo punto.

Dane ha detto...

Il criterio mi pare simile a quello col quale Galliani fa la campagna acquisti del Milan...

p.s.: peccato non passino da Monreale...

Nazionale Italia Calcio ha detto...

@Dane: la similitudine con Galliani mi sembra perfetta.

Dane ha detto...

Per una volta ci troviamo d'accordo. ;-)

mizio71 ha detto...

doparsi sullo sfondo di un bel panorama è tutta un'altra cosa rispetto a squallide stanze di provincia .... il sole splederà sul ciclismo solo dandogli credibilità e non certo con le cartoline ...

Fulvio ha detto...
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Fulvio ha detto...
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Fulvio ha detto...
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Fulvio ha detto...

Mi è balzato alla mente un parallelo dalla pregevole arguzia di queste vedute sarcastiche; inaspettatamente mi sembra di averne trovato riscontro alla vista: 'del centenario'?, delle meraviglie'?
E' il giro delle IKEA d'Italia!

cvd: http://www.ikea.com/it/it/ikny_map/ikny_splash.html

Più che Palermo manca Bari: il capoluogo pugliese sarà stato tagliato fuori per passare per la rivendita di Innsbruck.

E ne parlo col rammarico di un insonne che un tempo ha sognato.

s.y.s.

Dane ha detto...

Allora a sto punto le Miss sul podio le voglio tutte svedesi...