La nuova impresa di Fiume


I dementi che rovesciano cassonetti e fanno sit-in sotto gli uffici delle imposte per difendere i farabutti che li strumentalizzano...strofa che aggiungeremmo alla banale ma adattissima alla corsa In Italia (Fabri Fibra: non è nato a Detroit ma si può ascoltare). Nel nostro calcio sono state ripescate ad alto livello squadre scomparse per motivi sportivi o più spesso fallite per la disonestà o l'incompetenza di chi le dirigeva: in nessuna di queste tipologie rientra però la storia della Fiumana, sarà per questo (ma anche per altro, come qualsiasi cosa sfiori le vicende istriane) che finora non è esplosa dal punto di vista mediatico anche se molte testate le hanno dato spazio. L'anziano di Indiscreto Martino Vozicich ci ha raccontato del gruppo di volenterosi guidato da Sergio Vatta, l´ex mago delle giovanili del Toro, che ha richiesto ufficialmente al presidente della FIGC Abete e al presidente di Lega Macalli, di ammettere l´Unione Sportiva Fiumana al prossimo campionato di Prima Divisione (la ex serie C1). L'idea di Vatta e dei romantici è quella di far ripartire il tempo da dove si era fermato, ossia dalla serie C che la Fiumana fu costretta ad abbandonare quando Fiume fu assegnata alla Jugoslavia con il trattato di pace del 1947. Scrive Vozicich, e noi copiamo: ''La sede della squadra sarebbe a Torino dove esiste una fortissima comunità di esuli istriani, fiumani e dalmati e la squadra giocherebbe al Parco Ruffini. Vi segnalo anche il seguitissimo blog http://fiumana.myblog.it/ che raccoglie gli interventi dei promotori e dei simpatizzanti e gli articoli che la stampa ha già dedicato alla questione e il gruppo che è già nato su Facebook. Ora io non so se Abete e Macalli potranno accontentare questo gruppo di romantici ma personalmente, e a nome della Mailing List Histria (http://www.mlhistria.it/), vorremmo che questo sogno si potesse avverare e per questo chiediamo il vostro aiuto''. I dati del problema sono semplici: una squadra italiana viene esclusa dalla serie C non per demeriti sportivi ma per demeriti storici (peraltro dell'Italia come stato, nemmeno suoi) e persone che dall'antefatto della vicenda hanno avuto danni ben più gravi di quelli calcistici avrebbero piacere di rivederla, se i calciatori smetteranno di firmare liberatorie false (la linea dell'AIC sembra essere più dura che in passato) nel 2009 assisteremo a fallimenti a catena, questa idea non fa male a nessuno e riporta il calcio alla sua vera essenza di rappresentante di una comunità. A chi fa paura la Fiumana?

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

19 commenti:

Italo Muti ha detto...

Egr. Direttore,

con occhi luccicanti, invio immediatamente io mio paluso e il mio riservato entusiasmo
Troppo dolore, troppa sofferenza solo nel citare la parola Fiume, come Zara, Pola, Ragusa, Capodistria, carne e sangue dell'Italia. Direttore sono con lei, memento audere semper.
Italo

Dane ha detto...

Senza arrivare a slogan protofascisti, se la Fiumana si ricostituisce sono pronto ad acquistarne la maglia...

Stefano Olivari ha detto...

Il rischio dell'operazione è proprio quello che venga strumentalizzata politicamente da destra, ispirando non solo qualche slogan, ed ignorata a sinistra. L'unica realtà concreta è quella di decine di migliaia di italiani cacciati da casa loro, in certe fasi non militarmente ma con una pulizia etnica mascherata, che non vorrebbero dichiarare guerra a Slovenia e Croazia ma solo avere la loro squadra nella serie C (non riusciamo a dire LegaPro, scusate) italiana. A Torino, nemmeno a Trieste.

Italo Muti ha detto...

Secondo Lei, Direttore,
i parrucconi in federazione, riusciranno a capire il sentimento e l'etica dell'operazione? Matarrese?
Quale slogan protofascisti, solo retorica pura e semplice, ricordi di bambino per una terra italianissima dimenticata da troppi e per troppi anni, tutto lì. Chiedo venia si mi è scappato il dito sulla retorica.
Italo

Ale ha detto...

L’idea è interessante, suffragata anche in punta di diritto e piena di romanticismo. Premetto che personalmente sarei d’accordo ma voglio fare l’avvocato del diavolo: si possono mettere indietro le lancette della storia, anche sportiva, a 62 anni fa ? Non è che poi qualcuno, in Italia e fuori, comincia a parlare di mai sopito irredentismo e che qualcun altro intende cavalcare l’onda fiumana per motivi politici ? Non è che poi possa risolversi tutto all’italiana con un insabbiamento della questione sui media e la possibilità per Vatta & c., peraltro aperta a chiunque, di iscriversi semplicemente alla 3° categoria ? Sarebbe già oro colato che la questione venisse esaminata dalla FIGC con attenzione e, per quanto possibile, depurata dagli elementi di carattere politico che inevitabilmente ne sono un portato. Vigileremo. Altra curiosità che sorge spontanea e che alimenta le perplessità: c’erano altre squadre istriane o dalmate ad un certo livello, come mi sembra fosse ad esempio il Grion Pola, che magari potrebbero proporre analoga richiesta ? Infine, ma è il succo della questione: come ha detto il direttore tutto ciò che riguarda Istria, Fiume, Zara e Dalmazia è dentro una pentola che nessuno, salvo nostalgici di chiara matrice, ha, per vari motivi, mai voluto scoperchiare. Vuole davvero cominciare il calcio ?

Dane ha detto...

Memento audere sempre non mi risulta sia una frase in dialetto dalmata tratta da una ballata popolare. Per il resto sposo tutto, dai ricordi di bambino al vender l'anima alla retorica ogni tanto.
Resta il fatto, che come ricordato dal Direttore la strumentalizzazione è il secondo sport nazionale (dopo l'ipocrisia...), col calcio che arriva solo terzo...

Italo Muti ha detto...

Egr. Dane,

Memento Audere Semper fu coniato da D'Annunzio in onore della beffa di Buccari a cui partecipò lui stesso. Fu anche promotore dell'Impresa di Fiume. Non era pertinente forse? Adesso una parte di Fiume potrebbe tornare in Patria attraverso il calcio, in maniera incruenta, non Le sembra romantico?
Lascerei fuori analisi storiche, strumentalizzazioni e radici personali sarebbero fuori contesto e romperebbero l'armonia.
Italo

Dane ha detto...

Pregiatissimo Muti,

so benissimo anch'io chi coniò il MAS (forse l'acronimo mi aiuterà a spiegarmi meglio...), difatti ho parlato di slogan "proto-fascisti" e non di slogan "fascisti" tout-court.
Sul romanticismo siamo d'accordo, ma proprio per evitare strumentalizzazioni pericolose non amo certi slogan, piuttosto anzichenò.

Con immutata stima, Dane.

p.s.: tanto più che la beffa di Bakar ha un valore ampliato dai media italiani, mentre nella realtà fu ben poca roba. Poi, ovvio, per il povero anche il cacio è oro...

MV ha detto...

caro Stefano, ti ringrazio per avere dato spazio al'argomento.
Proverò a dire la mia cercando di usare la punta del fioretto per quanto l'argomento mi sta a cuore e si sa, il cuore preferisce usare la scimitarra.
Ritengo che l'iniziativa di Sergio Vatta sia definibile in una parola: BELLA.
"E come tutte le più belle cose" diceva de Andrè, rischia una fine ingloriosa perchè non muove interessi ma solo sentimenti e si sa che i sentimenti non incrementano i conti in banca.
Ciò non toglie che per le cose BELLE valga la pena vivere e impegnarsi anche se riguardano il piccolo microcosmo del calcio.
La questione giuliana solo da qualche anno è uscita dal dimenticatoio ingiusto in cui la storia l'aveva infilata (discorso lungo, pruriginoso e OT in questa sede) e oggi è un argomento a mio parere un po' più che di nicchia. Ancora troppo poco però.
Forse il calcio potrebbe in parte portare al grande pubblico la storia di questo popolo risarcendolo di lustri d'oblio? Magari no, ma si sicuro male non farebbe.
In effetti la strumentalizzazione politica è un grosso rischio, ma ritengo che la levatura morale dei promotori possa aiutarli a smarcarsi anche perchè è tempo che la sinistra ha sdoganato a livello nazionale questi temi.
Rispondendo ad Ale, ritengo che Vatta, che è di Zara, abbia scelto il nome Fiumana perchè era il più rappresentativo ma è chiaro che il suo intento è di creare una squadra in cui l'intera galassia degli esuli giuliano dalmati e l'intera galassia dei romantici sognatori si possa riconoscere.
Quindi signori...Sergio nei prossimi giorni è a Roma, vogliamo vedere se alla fine dell'arcobaleno c'è la pentola con le monete d'oro? Io una mano a trovarla gliela voglio dare.

ciao

MV

Ale ha detto...

Tifo per voi anche se, come scritto nel post precedente, ho il timore che per quieto vivere politico si possa chiudere la questione con un silenzio-dissenso (altra obiezione possibile, stavolta dal Viminale: il Ruffini rischia di diventare un ricettacolo di ultras destrorsi del tipo di quelli visti recentemente a Sofia). In ogni caso vorrei ricordare che c’è un precedente non proprio analogo ma simile in Grecia quando, dopo lo scambio degli abitanti fra gli ellenici ed i turchi nel 1923 a seguito del trattato di Ginevra, i tanti rimpatriati dislocati ad Atene fondarono l’AEK, e quelli sistemati a Salonicco il PAOK dove in entrambi i casi la K dell’acronimo sta per Kostantinopouleos. Leggendo Wikipedia ho scoperto che anche il Panionios e l’Apollon Smirne (il nome qui è addirittura conservato per esteso) sono state fondate dai greci cacciati dalla Turchia. E se non sbaglio mi pareva di aver letto da qualche parte che nell’attuale inno del Rijeka echeggiano ancora parole italiane (Forza Fiume ?) riprese da precedenti composizioni inneggianti la squadra che giocava a Kantrida. Insomma l’impresa è ai limiti dell’impossibile ma per vivere l’utopia bisogna prima sognarla.

kalz ha detto...

L'idea è senz'altro buona, ma sono pessimista sulla sua riuscita. Come pensare che i dirigenti del calcio, un mondo di conformisti imbottiti di conformismo, abbiano un colpo d'ala? E poi è bastato sollevare la questione e anche qui c'è già qualcuno che "vigila". Stiamo freschi! Peccato perché sarebbe anche un bel modo di rendere omaggio a una minoranza che ha dato molto allo sport italiano. Un nome su tutti, il grande Abdon Pamich. visto che la cosa nasce a Torino, chissà se è coinvolto anche Sattolo, che credo fosse di Fiume, e che nei granata lasciò il segno

Stefano Olivari ha detto...

Come ha detto Ale, la lontananza geografica dal luogo di origine non è garanzia di bontà ed opportunità di certe operazioni: mi vengono in mente anche serbi e croati d'Australia. Però restringendo il discorso alla Fiumana, una piccola squadra che giocherebbe davanti a poche centinaia di persone a Torino (non a Trieste, dove comunque si è giocato una memorabile, in negativo, Italia-Slovenia) non può diventare un caso politico. Se si dà ascolto a delinquenti che presidiano minacciosi alcuni uffici pubblici per salvare la loro società gestita da altri delinquenti, mi sembra giusto dare ascolto anche alle rivendicazioni calcistiche dei discendenti di italiani svenduti dall'Italia stessa.

jeremy ha detto...

Oltre alla romantica possibilità di accedere per diritto che in una federazione poco incline a questo tipo di operazioni non credo possa accettare(sempre se non siano fatte da tifoserie numerose, tipo salto doppio della Fiorentina dalla C-2 alla B)la U.S. Fiumana ha la possibilità economica per entrare di "forza", magari comprando il titolo sportivo di una società di Serie C/Legapro/Terza Serie sull'orlo del fallimento? E' fattibile questa cosa?

Ale ha detto...

@ Kalz Se ti riferisci a me il mio vigileremo non aveva connotati politici ma solo l'intenzione di seguire in maniera attenta tutto lo svolgersi della vicenda che personalmente m'intriga parecchio. E non vorrei appunto che tutto venisse inquinato dalle ideologie politiche finendo le stesse col diventare una fatale zavorra.

kalz ha detto...

@Ale, ok ritiro il mio avviso ai naviganti, ma confermo il mio pessimismo sull'esito della vicenda.

Dane ha detto...

Tra le altre cose, gli ultimi ad aver qualcosa da dire sarebbero gli slavi, visto che a Rijeka (ma da lì fino a tutte le isole dalmate, anche oltre Rab e Krk) non esiste nessun sentimento anti-italiano (le polemiche sull'irredentismo sono più italiane che alro. A parte gli idioti da slogan nazisti, quelli sono equamente distribuiti...).
Cioè, mi pare che le riserve sarebbero tutte italiane, forse per coscienza sporca. A tal proposito ottima la definizione del Direttore di "italiani svenduti".....

Nick ha detto...

Jeremy, mi risulta che i titoli sportivi nei campionati professionistici (cioè fino alla Serie D) non possono in alcun modo essere soggetti a compravendite. La squadra che per un motivo qualsiasi non si iscrive a un campionato viene sostituita da una "ripescata".
Quindi, con questo metodo, al massimo si può debuttare in Eccellenza. Poi serie D, C2, C1 e via...

MV ha detto...

Amici, vi ringrazio davvero tanto e vi do qualche novità importante sugli sviluppi
Sul blog http://fiumana.myblog.it/ potere vedere gli articoli che trattano la "visita pastorale" di Sergio vatat a Roma e il diverso taglio che i due quotidiani danno alla risposta o pseudo tale della FIGC; staremo a vedere anche perchè non ho per ora commenti diretti dagli interessati che vi girerò depurati da eventuali insulti :)
@kalz... per quanto riguarda le possibilità economiche del progetto ti rimando ad un'intervista di Vatta alla Voce del Popolo di Fiume:"“La squadra di pallone è solo il primo passo - spiega Antonio Vatta, che è presidente della Consulta piemontese dell’ANVGD – “Abbiamo intenzione di creare una vera e propria polisportiva”. E i calciatori? “Non saranno un problema” - assicura Sergio Vatta, forte di un’esperienza decennale nel mondo del calcio – "Abbiamo già contatti con i vivai di Lazio, Juventus, Toro, Milan, Fiorentina e Sampdoria”. Ovviamente l’intento, per gli anni a venire, è quello di cercare di coinvolgere il maggior numero di calciatori che hanno origini istriane e dalmate. “E vi assicuro che sono tantissimi - spiega Antonio Vatta. - In tutta Italia i discendenti sono circa 800mila. Le nostre terre hanno dato i natali a moltissimi sportivi affermati per cui non avremo problemi ad individuare i calciatori”. Come ogni altra iniziativa di un certo livello anche questa avrà bisogno dei finanziamenti adeguati e a tale pro i fratelli Vatta di contattare il presidente della Juventus Cobolli Gigli che ha origini istriane, e Sergio Marchionne, amministratore delegato della “Fiat”, la cui mamma è fiumana."
@Dane...sul fatto che in Istria e in Dalmazia non ci siano sentimenti anti italiani non andrei cosi tranciante.
Io ci ho fatto la tesi di laurea sulla minoranza italiana rimasta, sono 40.000 persone circa, e molti sono ormai amici (per questo visto che so che ci rimangono malissimo a leggere i toponimi croati quando sono scritti da loro connazionali scrivo sempre Veglia, Fiume, Arbe).
Sono stati male sotto Tito, male sotto Tudjman e non è che oggi se la passino alla grande.
Ma ti assicuro che è un ginepraio; non escludere che se la storia della Fiumana passa, al comune di Fiume (Rijeka) ci possa essere qualche giro di vite sul bilinguismo o sui finanziamenti agli asili e alle scuole italiane...è già successo.
Se vi interessa approfondire vi segnalo un libro di veloce lettura edito da Mursia, Fratelli d'Istria 1945-2000 Italiani Divisi, di Guido Rumici...

ciao

MV

Dane ha detto...

Gentile MV, ho detto che gli idioti da slogan nazisti sono equamente divisi. Lo stesso vale per le istituzioni e gli uomini di potere se vogliamo, ma la gente comune tutto questo odio non lo sente.
Mia nonna era croata (figlia di un austriaco-croato e di una italo-croata) scappata in Italia in fretta e furia (mollando ogni ricchezza della prestigiosa famiglia), perchè equamente considerata nemica da tutti (prima da ustascia e nazisti che la sospettavano di nascondere ebrei e fuoriusciti italiani, poi dai titini che la consideravano italiana e collaborazionista, etc.), e frequento quelle terre da quando sono bambino. Ci son passato questa estate l'ultima volta e tutto è come sempre: ovunque ristoranti con nomi italiani, spiagge con nomi italiani, persone con nomi italiani: quest'estate mangiavo al "Perla", facevo il bagno a "Paradiso" ed ho preso una casa in affitto da Marino (che è un ragazzo croato-croato, non uno di origine italiana...). Ho lavorato due mesi al teatro di Rijeka e mi son trovato splendidamente perchè splendidamente trattato da tutti: sia quelli che mi vedevano come italiano, sia quelli che mi vedevano come croato, sia quelli che mi vedevano come mezzosangue. Una mia collega napoletana ci ha lavorato un anno ed ha avuto le mie stesse impressioni. Adesso dopo due anni che è rientrata aspetta di sposarsi e poi spera di tornare là (ha già preso contatti col teatro) perchè ci si è trovata benissimo.
Una volta tanto la gente comune è superiore alla cosiddetta intellighenzia, quindi le eventuali ritorsioni del Comune di Rijeka fanno il paio con la memoria occultata da parte delle istituzioni italiane.
Che gli italiani non se la passino bene lo immagino, ma succede in tutte le enclavi, perchè purtroppo vengono vissute come un cancro o come una serpe in seno. Perchè il bilinguismo e gli statuti speciali sono palliativi che non spengono le tensioni ma anzi le rinfocolano.
Purtroppo i confini non vengono decisi dalla gente comune, quindi secondo me non resta che scegliere di rientrare in patria o sposare quella nuova. Oppure abbattere le frontiere e brindare a Verduzzo e Ajvar.
Per il consiglio sul libro....HVALA! ;-)