Per il 99% dei lettori il bravo giornalista è quello che scrive le cose che già pensiamo, noi non facciamo eccezione. Per il 100% dei calciatori il bravo giornalista è invece quello che ti esalta a prescindere, senza nemmeno mettere un po' di ironia in quei pezzi celebrativi che dopo un record, un'impresa, una vittoria, vengono tirati fuori da una soffitta polverosa. Pippo Inzaghi è sul tetto d'Europa come gol segnati, tutti i quotidiani nazionali per la solita discutibile regola (a parte la squadra del paesello, frega solo di Inter-Juve-Milan) devono esaltarlo, il Giornale è un quotidiano nazionale. Di seguito il pezzo di Beppe Di Corrado.
''Non guardare come, ma che cosa. Gol. Inzaghi ancora, di nuovo, sempre. È inutile contare: 64? 65? 67? Importa davvero quanti ne ha fatti? Tanto presto ce ne sarà un altro: sul limite del fuorigioco, con uno stop goffo,con un tiro sporco e perfetto. Lo splendore della grossolanità, la certificazione che l'estetica conta sempre meno del risultato. Pippo gode, al solito. Un minuto e quarantadue secondi dopo il novantesimo, all'ultimo assalto, all'ultima palla. Cesarini aggiornato. Contemporaneo. Tutta roba sua, di Pippo, perché non si cambia neanche a 35 anni, quando tutti continuano a raccontare che è finito. Cioè «grazie Pippo, hai fatto tutto». È quel momento, quello là, quando in ogni bar dello sport di questo Paese può entrare uno e dire che come Inzaghi non ce ne sono. Fermo al bancone c'è per forza un nemico di Pippo che deve tacere, perché ha appena finito dipensare alla filastrocca di una vita: che è sgraziato, viscido, inguardabile, anti-estetico.
Quante volte s'è sentito: segna alla Inzaghi, quindi facile, col tocco di fronte alla porta, con lo stinco che colpisce prima del collo e crea una traiettoria imprendibile. Culo. Sì, culo. Rimpallo, rimbalzo, deviazione, papera del portiere. Gol e qualche attimo di attesa, perché certe volte non ci crede neanche lui. Poi sì. Poi va. Poi di corsa verso la bandierina con la bocca aperta e le mani agitate come se ogni volta fosse Atene e la Coppa dei Campioni. Inzaghi è lo spot del calcio della speranza, è un piccolo totem della fiducia. I suoi gol sgraziati servono a rimettere sulla strada una partita persa o a vincerne una che non si sbloccherà mai. Di Pippo non hai voglia di appendere in camera il poster, ma tieni una figurina nel portafoglio, come un santino al quale aggrapparsi quando non sai più che fare. Allora adesso non serve chiedersi se è titolare o se sta in panchina. Non se lo chiede neanche lui che ha smesso di essere ossessionato dall'idea di giocare ogni partita. Non può, quasi quasi non lo vuole neanche. Con lui si conta il rapporto tra minuti giocati e gol fatti: con lui non devi mica ricordarti se è in forma, oppure no, se gioca bene o se gioca male, se ha preso sei, sette, otto o quattro in pagella. La sponda? E che cos'è? L'assist? In una partita di Inzaghi ti ricordi soltanto se segna o no. È finita l'era dei Fascetti che lo criticavano perché era un cascatore. Inzaghi ha superato tutto: le botte degli avversari che gli hanno sfigurato anche il labbro, la rivalità con Del Piero ai tempi della Juventus, l'arrivo di ogni tipo di attaccante al Milan, l'ironia sulla dieta a base di soloriso in bianco e bresaola, la presenza di un fratello che l'ha imitato senza essere lui. A 35 anni un centravanti che non gioca titolare fisso non serve. Pippo te lo tieni caro fino a quando sarà lui a dire basta. Opportunista. Cioè un po' meschino. Cioè straordinario. Inzaghi è un desiderio represso e un'invidia perenne: l'idea di essere fondamentale per una squadra anche senza dover essere il più forte di tutti. Non piace ai fighetti, non appassiona gli esteti, poi tutti lo vorrebbero o l'avrebbero voluto perché quando trovi uno che segna con il pezzetto di plastica della stringa che siè appena slacciata, non puoi avere davvero nulla di meglio. Sono più di 15anni che è così. Gol, gol, gol. Poi le critiche, ovvio. Perché con Pippo è successo quello che di solito accade con i trequartisti, con Baggio, DelPiero, Totti, Cassano. Cioè dividono: allora fino a un certo punto o lo adoravi o lo detestavi. Parrocchie e correnti. Poi qualcosa è cambiato. Poi è arrivata Atene e la doppietta nella finale di Champions. Tutti zitti. Applausi. Pippo ha ancora nemici, come tutti, solo che adesso non parlano più. Soffrono un po' a ogni gol e non sanno quando potranno smettere.''
Nemmeno in sei mesi di clausura riusceremmo a scrivere qualcosa di originale su Inzaghi, quindi onore a Di Corrado ed altri eroi dell'informazione che da un terreno arido devono tirare fuori un raccolto commestibile. Non è questo il punto, però. Il punto è che ci risulta che Inzaghi leggendo questo articolo si sia arrabbiato e l'abbia anche fatto sapere al Giornale, a futura memoria: l'attaccante se l'è presa non per le critiche, che del resto giustamente (stai parlando di uno a livello Gerd Muller e Raul) non ci sono, ma perché le parti elogiative del pezzo non erano chiare. La domanda è una sola: ma perché? Vi celebriamo, ci sforziamo di andare oltre il tabellino dei gol e di attirare lettori che su Inzaghi hanno letto tutto mille volte e con ogni taglio, dal retorico-esaltatorio al moraleggiante-contro: ma non è mai abbastanza. Parafrasando il generale Sheridan, per molti protagonisti l'unico giornalista buono è il giornalista morto.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
''Non guardare come, ma che cosa. Gol. Inzaghi ancora, di nuovo, sempre. È inutile contare: 64? 65? 67? Importa davvero quanti ne ha fatti? Tanto presto ce ne sarà un altro: sul limite del fuorigioco, con uno stop goffo,con un tiro sporco e perfetto. Lo splendore della grossolanità, la certificazione che l'estetica conta sempre meno del risultato. Pippo gode, al solito. Un minuto e quarantadue secondi dopo il novantesimo, all'ultimo assalto, all'ultima palla. Cesarini aggiornato. Contemporaneo. Tutta roba sua, di Pippo, perché non si cambia neanche a 35 anni, quando tutti continuano a raccontare che è finito. Cioè «grazie Pippo, hai fatto tutto». È quel momento, quello là, quando in ogni bar dello sport di questo Paese può entrare uno e dire che come Inzaghi non ce ne sono. Fermo al bancone c'è per forza un nemico di Pippo che deve tacere, perché ha appena finito dipensare alla filastrocca di una vita: che è sgraziato, viscido, inguardabile, anti-estetico.
Quante volte s'è sentito: segna alla Inzaghi, quindi facile, col tocco di fronte alla porta, con lo stinco che colpisce prima del collo e crea una traiettoria imprendibile. Culo. Sì, culo. Rimpallo, rimbalzo, deviazione, papera del portiere. Gol e qualche attimo di attesa, perché certe volte non ci crede neanche lui. Poi sì. Poi va. Poi di corsa verso la bandierina con la bocca aperta e le mani agitate come se ogni volta fosse Atene e la Coppa dei Campioni. Inzaghi è lo spot del calcio della speranza, è un piccolo totem della fiducia. I suoi gol sgraziati servono a rimettere sulla strada una partita persa o a vincerne una che non si sbloccherà mai. Di Pippo non hai voglia di appendere in camera il poster, ma tieni una figurina nel portafoglio, come un santino al quale aggrapparsi quando non sai più che fare. Allora adesso non serve chiedersi se è titolare o se sta in panchina. Non se lo chiede neanche lui che ha smesso di essere ossessionato dall'idea di giocare ogni partita. Non può, quasi quasi non lo vuole neanche. Con lui si conta il rapporto tra minuti giocati e gol fatti: con lui non devi mica ricordarti se è in forma, oppure no, se gioca bene o se gioca male, se ha preso sei, sette, otto o quattro in pagella. La sponda? E che cos'è? L'assist? In una partita di Inzaghi ti ricordi soltanto se segna o no. È finita l'era dei Fascetti che lo criticavano perché era un cascatore. Inzaghi ha superato tutto: le botte degli avversari che gli hanno sfigurato anche il labbro, la rivalità con Del Piero ai tempi della Juventus, l'arrivo di ogni tipo di attaccante al Milan, l'ironia sulla dieta a base di soloriso in bianco e bresaola, la presenza di un fratello che l'ha imitato senza essere lui. A 35 anni un centravanti che non gioca titolare fisso non serve. Pippo te lo tieni caro fino a quando sarà lui a dire basta. Opportunista. Cioè un po' meschino. Cioè straordinario. Inzaghi è un desiderio represso e un'invidia perenne: l'idea di essere fondamentale per una squadra anche senza dover essere il più forte di tutti. Non piace ai fighetti, non appassiona gli esteti, poi tutti lo vorrebbero o l'avrebbero voluto perché quando trovi uno che segna con il pezzetto di plastica della stringa che siè appena slacciata, non puoi avere davvero nulla di meglio. Sono più di 15anni che è così. Gol, gol, gol. Poi le critiche, ovvio. Perché con Pippo è successo quello che di solito accade con i trequartisti, con Baggio, DelPiero, Totti, Cassano. Cioè dividono: allora fino a un certo punto o lo adoravi o lo detestavi. Parrocchie e correnti. Poi qualcosa è cambiato. Poi è arrivata Atene e la doppietta nella finale di Champions. Tutti zitti. Applausi. Pippo ha ancora nemici, come tutti, solo che adesso non parlano più. Soffrono un po' a ogni gol e non sanno quando potranno smettere.''
Nemmeno in sei mesi di clausura riusceremmo a scrivere qualcosa di originale su Inzaghi, quindi onore a Di Corrado ed altri eroi dell'informazione che da un terreno arido devono tirare fuori un raccolto commestibile. Non è questo il punto, però. Il punto è che ci risulta che Inzaghi leggendo questo articolo si sia arrabbiato e l'abbia anche fatto sapere al Giornale, a futura memoria: l'attaccante se l'è presa non per le critiche, che del resto giustamente (stai parlando di uno a livello Gerd Muller e Raul) non ci sono, ma perché le parti elogiative del pezzo non erano chiare. La domanda è una sola: ma perché? Vi celebriamo, ci sforziamo di andare oltre il tabellino dei gol e di attirare lettori che su Inzaghi hanno letto tutto mille volte e con ogni taglio, dal retorico-esaltatorio al moraleggiante-contro: ma non è mai abbastanza. Parafrasando il generale Sheridan, per molti protagonisti l'unico giornalista buono è il giornalista morto.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
19 commenti:
L'ingordigia, in tutti i sensi, è uno dei peccati capitali dei calciatori. Credo che l'origine del male vada ricercata nella divizzazione dei giocatori e nel loro essere diventati personaggi dello spettacolo, dove vige una sorta di bulimia di soldi, sorrisi, applausi, baci, abbracci, aggettivi ecc. Qualche anno fa c'è stato una specie di scandalo per delle conduttrici ultramilionarie che esigevano un'ulteriore taglia dagli sponsor delle loro trasmissioni. Vale per i soldi, per gli elogi e per tutto il resto. I calciatori si sono subito adeguati. Almenmo credo. Poi lei Direttore che fa parte del mondo dei Vip ne saprà senz'altro di più.
Come non mi piace lo stile di scrittura che prevede un punto ogni tre parole, solo perchè fa tanto "enfatico": una moda del piffero.
Chissà, magari anche Inzaghi si è lamentato di questo. ;-)
Se è per quello Inzaghi è anche il genio che qualche anno fa in un dopo-partita, e prima che iniziasse la diretta, aveva chiesto al grande D'Aguanno di fargli una domanda sul Pallone d'Oro (più o meno "ci sei anche tu fra i candidati"). Salvo poi, a microfoni aperti, recitare la parte dell'umile e modesto calciatore che pensa prima agli interessi della squadra, della società di appartenenza, del fantastico Presidente, dei meravigliosi tifosi....
Di positivo si può dire che Inzaghi legge e non si trincera dietro il 'Mi hanno segnalato che hai scritto di me...', di negativo che i calciatori in generale tollerano (disprezzandoli) solo i giornalisti che fanno da zerbino. Per questo le amicizie fra giocatori e giornalisti sono quasi sempre strutturalmente false. Si capisce anche il perché: Inzaghi rimane Inzaghi, con i suoi gol, a prescindere da pagelle e giudizi, mentre il cantante, il politico, il medico, eccetera, anche quando sono dei genii hanno comunque sempre bisogno di buona stampa.
storia bellissima. che legga è un bene ma se non capisce è peggio. sarà una moda del piffero ma è ben scritto, molto bene.
mi occupo di politica regionale: stessa cosa, leggono e non capiscono. e sono sempre in fuorigioco.
il pezzo è bello veramente.cercherò di leggere più spesso il giornalista in questione.è riuscito a elogiarlo e prenderlo per il culo (bonariamente) nello stesso tempo.normale che superpippo ci sia rimasto male.simulazioni a raffica,egoismo,tecnica da 3 categoria,sgraziato nella corsa,zero umiltà,frequentatore billionaire..potrei continuare..ma mi fermo qui. però anche grande agonismo, dedizione e cura negli allenamenti (che se uno come morfeo ne avesse la metà..)poche polemiche e rappresenta una sorta di modello per tutti i giovani calciatori che non basta il talento o qualche santo in paradiso ma con un pò di culo (che la verità serve per tutte le professioni)e tanto lavoro si può arrivare...ma lasciamo perdere i paragoni..ger muller era decisamente un'altra cosa..
il pezzo è bello veramente.cercherò di leggere più spesso il giornalista in questione.è riuscito a elogiarlo e prenderlo per il culo (bonariamente) nello stesso tempo.normale che superpippo ci sia rimasto male.simulazioni a raffica,egoismo,tecnica da 3 categoria,sgraziato nella corsa,zero umiltà,frequentatore billionaire..potrei continuare..ma mi fermo qui. però anche grande agonismo, dedizione e cura negli allenamenti (che se uno come morfeo ne avesse la metà..)poche polemiche e rappresenta una sorta di modello per tutti i giovani calciatori che non basta il talento o qualche santo in paradiso ma con un pò di culo (che la verità serve per tutte le professioni)e tanto lavoro si può arrivare...ma lasciamo perdere i paragoni..ger muller era decisamente un'altra cosa..
il pezzo è bello veramente.cercherò di leggere più spesso il giornalista in questione.è riuscito a elogiarlo e prenderlo per il culo (bonariamente) nello stesso tempo.normale che superpippo ci sia rimasto male.simulazioni a raffica,egoismo,tecnica da 3 categoria,sgraziato nella corsa,zero umiltà,frequentatore billionaire..potrei continuare..ma mi fermo qui. però anche grande agonismo, dedizione e cura negli allenamenti (che se uno come morfeo ne avesse la metà..)poche polemiche e rappresenta una sorta di modello per tutti i giovani calciatori che non basta il talento o qualche santo in paradiso ma con un pò di culo (che la verità serve per tutte le professioni)e tanto lavoro si può arrivare...ma lasciamo perdere i paragoni..ger muller era decisamente un'altra cosa..
non l'ha preso per il culo. non si prende per il culo uno al livello di gerd muller (dissento dall'era un'altra cosa...questo quando era all'atalanta sembrava perfino meglio). ne ha esaltato le caratteristiche. uno "normale" apprezzerebbe
Ingordigia, essere permaloso, Gerd Muller, carateristiche....ragazzi, ma cosa state dicendo?! Questo qua si è incazzato perchè non ha capito un cazzo dell'articolo!
Ridatemi Flavia Vento...
ai bei tempi era anche peggio, ti aspettavano nel parcheggio per darti un sacco di botte :-)
in effetti anch'io avevo interpretato la cosa come Dane: ha letto distrattamente qua e là, ha visto che non c'erano solo complimenti e non ha capito una sega del senso generale del pezzo, da qui l'incazzatura.
Alla fine rimangono calciatori... l'intelletto gli serve certamente meno del fiuto del gol o del tocco di palla.
Quando ti commissionano un pezzo elogiativo non ti puoi sottrarre, anche se poi cerchi di nobilitare il tutto con il minimo sindacale di ironia. Il problema è che non bisognerebbe scrivere più pezzi elogiativi anche se il mercato (la Gazzetta vende di più con Milan e Inter che vincono) li richiede. Giochi bene a calcio? Bravo. Punto.
verissimo Stefano, anche perchè per gratificare il "Dio del pallone" di turno basterebbe già da solo il lauto stipendio con i vari sollazzi assortiti correlati...
Stefano, io di ironia qui ne ho vista poca. Il pezzo è "tecnicamente" buono perchè inquadra esattamente le caratteristiche del giocatore, esteticamente non all'altezza dell'inarrivabile vanbasten o di raul, per citare un suo coetaneo e concorrente al titolo di goleador europeo, ma letale nei sedici metri, in ogni condizione e con ogni mezzo. In generale è esattamente il tipo di articoli che non leggo, niente news e celebrativi fino alla nausea, buoni per il Magazine del Corriere o VanityFair. Se davvero non gli è piaciuto allora è proprio il cascatore che sappiamo, ma siamo sicuri?
Più in generale sul rapporto giornalista/calciatore (ma anche giornalista/politico o personaggio pubblico in genere): sei d'accordo che, salvo rare eccezioni, quello che manca in Italia è il commentatore, cioè quello che non deve correre dietro alle notizie (e quindi deve essere amico di tutti se non nessuno ti parla) ma che, dall'alto della sua autorità (che si deve essere guadagnata) commenta i fatti senza retorica e senza guardare in faccia a nessuno. In politica ci sono figure con queste caratteristiche ma sono tutti schierati, in campo economico mi viene in mente Mucchetti, nello sport potrebbe esserlo Sconcerti ma se poi litiga in TV dicendo "sono amico di tutti da 40 anni..." ha ragione Mou a rispondergli che lui non ha e non vuole amici giornalisti.
Sì, i commentatori di solito possono esistere solo se schierati o comunque etichettabili. Non mi va di dire 'All'estero è diverso' perché l'anti-italianismo di maniera è da sfigati e soprattutto perché sui canali stranieri guardo quasi solo partite di calcio e basket. Sono d'accordo con te sul fatto che queste figure autorevoli manchino, anche nei posti come Sky che se li potrebbe permettere (nel senso che mantenendo tutto il calcio italiano sarebbe in posizione di forza, anche se per certi aspetti vale il contrario). Sconcerti oltretutto è uno serio, uno dei pochi che si fanno ascoltare: quel 'sono amico di tutti' era però da far cascare le braccia...
E io che pensavo fino all'ultimo che il problema fosse l'eccessiva paggeria del pezzo...
Anch'io Nick! ma secondo me Stefano l'ha fatto apposta: tutti a credere fino all'ultimo che lui l'avesse riportato come un pezzo leccaculistico e invece alla fine c'è la sorpresona che Superpippo se l'è pure presa...effetto raddoppiato!
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