Per chi suona il Campana


Meglio di lui solo Fidel Castro. Sergio Campana ha iniziato un nuovo mandato da presidente dell’Associazione Calciatori. Formalmente, un’elezione. Di fatto, una cerimonia collettiva di bacio della pantofola sultanale che ha permesso di prolungare la coincidenza fra la vita di un’organizzazione e la durata in carica del suo fondatore: 40 anni tondi tondi. E se non è un record altro presidente all’infuori di lui, l’avvocato di Bassano del Grappa che da giocatore si prendeva i mondiale poco ci manca. Del resto, lui stesso a elezione avvenuta ha detto che i tempi per un ricambio al vertice dell’AIC non sono maturi (sic!), e che comunque per il quadriennio 2009-12 egli farà da traghettatore. Cioè, deve governare una fase di passaggio rispetto a sé medesimo. Il fatto è che da quel lontano 3 luglio 1968 in cui venne fondato, il sindacato dei calciatori italiani non ha avuto rimbrotti dei suoi allenatori perché in ritiro si dedicava a “attività sovversive” spendendo il proprio tempo dietro ai libri di giurisprudenza, anziché dedicarsi a passatempi più consoni al contesto. Tipo giocare a briscola coi compagni o tampinare le cameriere d’albergo. In realtà il talentuoso attaccante del Lanerossi Vicenza e del Bologna aveva idee chiare e occhio lungo a proposito delle cose del calcio e di come potessero mutare in meglio dal punto di vista dei diritti dei calciatori. Sicché quando giunse il momento fece il suo Sessantotto. Fu giusto in quell’anno “formidabile” che, per iniziativa sua e di un gruppo di calciatori massimamente rappresentativi (fra i quali Sandro Mazzola, Giacomo Bulgarelli e Gianni Rivera), egli fondò l’AIC. Che durante questo quarantennio è stata determinante per consentire ai professionisti del pallone conquiste fondamentali: come la firma contestuale sul contratto d’ingaggio e lo svincolo, frutti di dure battaglie. Con l’arma dello sciopero a essere agitata di continuo, o applicata in alcune circostanze sia in modo parziale che totale. La prima volta fu il 14 aprile 1974, quando i calciatori di serie A scesero in campo con 10’ minuti di ritardo per solidarietà verso Augusto Scala da Bagni di Romagna, sobriamente ribattezzato “il George Best di Bergamo” ai tempi in cui giocava nell’Atalanta; successivamente ceduto al Bologna, il giocatore venne messo fuori rosa dal club rossoblu per aver rifiutato la cessione all’Avellino. Fra tutte le azioni di protesta, la più clamorosa rimane quella che culminò nello sciopero di domenica 17 marzo 1996, allorché la serie A si fermò sostegno delle rivendicazioni che l’AIC portò avanti in seguito al pronunciamento della sentenza Bosman (antecedente di 3 mesi, 15 dicembre 1995). E’ proprio su quest’ultimo versante che Campana ha mostrato il proprio lato più conservatore, che l’ha portato a vedere nella sentenza-Bosman soltanto l’elemento di “invasione di stranieri” e non anche il carattere liberatorio rispetto a una disciplina del contratto degli sportivi professionisti la cui natura era pressoché schiavista. Le recenti battaglie di retroguardia sulla limitazione del numero di extracomunitari hanno fatto il resto. Lunedì, a elezione avvenuta e sull’onda dei suoi verdi quasi-75 anni, Campana non ha trovato di meglio che prendersela (indirettamente) con Vucinic per l’esultanza successiva al gol decisivo in Roma-Cagliari: “Non capisco e non giustifico il fatto che un calciatore debba per forza togliersi la maglietta dopo un gol. Devono esultare in un altro modo, non levandosi la maglia e ancor meno i pantaloncini. È un'usanza del calcio moderno di cui non capisco il significato e vorrei proprio vedere i giocatori esultare senza spogliarsi”. Così parlò il “traghettatore”. Del resto, quando giocava lui già il portare i capelli lunghi era segno di trasgressione. E che egli sia uomo d’altri tempi lo dimostra il fatto d’essere l’unico personaggio dell’attuale calcio italiano autorizzato a dare del “bamboccione” a Antonio Matarrese.
Pippo Russo
(per gentile concessione dell'autore, fonte: il Messaggero di martedì 16 dicembre 2008)

2 commenti:

jeffbuckley ha detto...

Criticabili alcune scelte di Campana (o meglio, diciamo, del sindacato) quale quella per cui, ancora oggi, i calciatori sono equiparati a lavoratori dipendenti e non a liberi professionisti (sic..). Sulla critica a Vucinic però sono d'accordo. Per me sono già fuori luogo le esultanze eccessive tipo trenini, balletti e cazzate de genere ma capisco che "eccessive" è un termine soggettivo e in questo caso non si può fissare un divieto o una punizione. Una volta però era persini vietato giocare con i cazettoni abbassati o la maglia fuori dai pantaloncini; rigidità eccessiva, certo, ma anche senza arrivare alla denuncia per attinosceni in luogo pubblico, come chiesto da uno spettatore di roma - cagliari, vietare di festeggiare togliendosi maglia o pantaloni mi sembra il minimo...

dag_nasty ha detto...

Io invece la capisco benissimo l'esultanza di Vucinic: sono dei tamarri ignoranti e devono fare quello che fanno tutti gli altri: per lo loro lo stadio e la disocteca sono la stessa cosa: la moda è sacra.
Inutile lamentarsi, tanto l'intelligenza ai calciatori non gliela donerà nessuno, limitiamoci a gustarci il loro tocco di palla o i loro dribbling...per il resto velo pietoso, che è meglio.