Tre per cento della diffusione

di Stefano Olivari
Qualche partita fa osservavamo almeno diecimila Gazzette dello Sport messe sui seggiolini di un settore di San Siro, un paio d'ore prima dell'inizio dell'incontro. Tutte copie che rientrano nel calcolo della cosiddetta diffusione, insieme a quelle regalate sui treni, negli alberghi, nelle scuole, all'interno di 'panini' (ci sono provincie in cui insieme al Corsera o al quotidiano locale la Gazzetta viene regalata in automatico) e in altre situazioni. Ah sì, nel calcolo vanno inserite anche le copie realmente vendute dietro il pagamento del nostro euro: siamo rimasti gli ultimi a comprare i quotidiani sportivi? Quasi superfluo chiedersi perché la Rcs si dedichi a buttare via questa montagna di carta, gratuitamente. Risposta ovvia: gli spazi pubblicitari vengono venduti in base alla diffusione, accertata da terzi (come in questo caso) o più spesso dichiarata (è il caso dei due concorrenti, Corriere dello Sport e Tuttosport). Per dare un ordine di cifre, secondo la stima pubblicata da Prima Comunicazione, nello scorso novembre il primo quotidiano sportivo italiano ha diffuso 346mila copie al giorno di media: quindi con un lieve incremento (1.164 copie) rispetto al novembre 2007. Non esageriamo dicendo che solo quella sera e solo in quello stadio le Gazzette gratuite saranno state almeno 10mila (tutto il rettilineo di un anello): significa che quello sotto i nostri occhi era il 3% della diffusione dichiarata...in tutta Italia! E non possiamo parlare di tutto ciò che in contemporanea non abbiamo visto...Questo per dire che la situazione finanziaria dei media è molto più grave di come venga descritta: la pubblicità in caduta libera del 2008 è una pubblicità ancora 'sostenuta' da tutti noi che abbiamo interesse a dire che la gente legge, sia pure gratuitamente. Vorremmo dire che di questo beneficia il web, ma purtroppo non è vero: se qualche genio alla Brin-Page non inventa presto un meccanismo per far guadagnare i produttori di contenuti il futuro dell'informazione sarà fatto di tanti piccoli ayatollah autoreferenziali e semiprofessionisti (tipo noi, insomma) oppure di giornali letti da nessuno ma finanziati dal costruttore di turno in ottica ricattatoria.
stefano@indiscreto.it

7 commenti:

KBLondon ha detto...

Stafano, una domanda: ma esiste in Italia l'equivalente che sarebbe l'Audit Bureau of Circulation, in Inghilterra and Stati Uniti: cioe' un agenzia indipendente, senza scopo di lucro, che controlla le vendite e la circolazione? I certificati hanno tutto: gli abbonamenti, le vendite a prezzo intero, le vendite in bulk, gli abbonamenti a prezzo ridotto, e le free. Qui se tenti di vendere un prodotto media senza certificazione, ti ridono appresso. E se sai leggere un certificato non esiste balla che il piazzatore puo' rifilare.

Stefano Olivari ha detto...

Esiste l'Audipress, ma è tutto tranne che un'agenzia indipendente. Infatti è partecipata dall'UPA (coè gli inserzionisti) e deagli editori stessi: tutti soggetti che hanno interesse a sostenere che il sistema funziona, mentre in fabbrica il cumenda e gli operai lavorano per il bene del budget pubblicitario...

Felix ha detto...

A tal proposito attendo con ansia i nuovi dati Audiweb per il mese di gennaio sugli utenti unici giornalieri del sito della gazzetta e vedere cosa dicono....pero' il solito discorso. L'online al limite ci mette una pezza ma non risolve la crisi.
Per quanto concerne il finale del direttore...ebbene si ognuno di noi leggerà il proprio blog di riferimento solo per leggere bene della propria squadra (Indiscreto e il blog dedicato a Mancini tanto per non fare troppa pubblicità occulta :-) ). Del resto non che tuttosport degli utlimi tempi si differenzi troppo da un blog di parte

Calvin ha detto...

bah, se vogliamo credere al mercato il mercato dovrebbe finire per premiare i piccoli ayatollah autoreferenziali che sanno fare il loro mestiere. per dire, io alla settimana sportiva 50€ annui li avrei dati volentieri, a beppegrillo manco 2€...

KBLondon ha detto...

Pure la ABC e' una cooperativa degli editori - ma rimane fortemente indipendente. Mentre l'Audipress ha l'inserzionista che frega l'editore che frega l'inserzionista... pare di essere a cialtronia

Andrea ha detto...

per quel che riguarda la diffusione so che, almeno a livello locale, per avere dati interni veritieri alcuni si rivolgono a quelle stesse società di revisione e consulenza che solitamente curano le certificazioni di bilancio (le varie pricewaterhousecooper, ernst&young, ecc.).

un mio conoscente ha svolto la certificazione delle copie per un quotidiano del trentino: inutile dire dello iato tra stampato e venduto.

esiste comunque anche il problema della conformazione della rete distributiva: quante copie dever stampare supervolley (a naso non più di 5.000 copie vendute) per esser presente in tutte le edicole della penisola? l'ideale sarebbe arrivare alla situazione anglosassone, dove la stampa specializzata è quasi tutta in abbonamento.

ho già citato in altri commenti la situazione a padova: da due settimane non più, ma nel 2008 certamente per tre quarti dell'anno corriere e gazzetta sono state vendute in panino (invero poi molti edicolanti facevano i furboi, ma questo è un altro discorso).

Andrea Ferrari ha detto...

le parti in causa sono 2:
aziende che pagano e un gruppo formato da agenzie pubblicitarie,giornali,centri media che riceve.
questo gruppo d'interesse è del tutto dipendente l'uno l'altro e ha deciso di spartirsi una torta creata grazie a dati stra-gonfiati (le vendite reali sono tra 1/3 a 1/4 di quelle dichiarate).
tutti sanno,ma finchè ci sono aziende fesse disposte a pagare 5000 per fare pubblicità su giornali che nessuno legge, va bene così visto che (per ora) ci guadagnano tutti...
leggevo ieri su dagospia che in uk la pubb. online ha superato quella sui media tradizionali,il che vuol dire che nei paesi non del tutto clientelari e un pò più seri le cose stan cambiando rapidamente.

AF