Pomeriggi coreani che corrispondevano a tante mattine italiane, vissute facendo la guardia al bidone con l'attenzione fissa su Capodistria e sulle telecronache di Rino Tommasi. Aspettando il giorno dopo su Repubblica (si compravano i giornali in base alle firme e non all'ultimo prosciutto allegato, ma non veniva considerata una scelta snob) i commenti di Mario Fossati, un grandissimo su cui si sta giustamente facendo una tesi di laurea. Per questo Giovanni Parisi ci rimarrà nel cuore al di là delle altre volte in cui da coetanei lo abbiamo incrociato come spettatori di trionfi e delusioni o come banali intervistatori. La squadra azzurra per Seul 1988 è di livello inferiore a quella di Los Angeles ma comunque ambiziosa: Parisi che è il grande favorito per l'oro nei piuma, il sardo Mannai, il crotonese Campanella, Gaudiano, Magi, Mastrodonato e soprattutto la grande speranza dei medi junior Vincenzo Nardiello. Nel primo turno un Parisi debilitato (per rientrare nei 57 chili ha dovuto perdere sei chili in poche settimane) asfalta un pugile di Taipei, poi il fortissimo sovietico Kazaryan e nei quarti passeggia contro l'israeliano Shmuel. In semifinale invece del sudcoreano toccato a Nardiello nei quarti (lo scomposto Park-Si-Hun, al quale regalano la vittoria: l'allora segretario del CONI Pescante che lo abbraccia gridando 'ladri, ladri' è una delle immagini memorabili di quella Olimpiade), trova il temibile Achik: non lo fa arrivare al secondo round, ma deve ringraziare anche un metacarpo lussato del marocchino. Finale con il romeno Daniel Dumitrescu, che un anno prima ha vinto il confronto diretto, risolta alla grande (alla Flash, viene da dire) con un gancio sinistro alla prima ripresa, dopo un minuto e quaranta secondi. In prima fila si nota Angelo Dundee, guida tecnica e spirituale di alcuni grandissimi (da Clay-Alì a Ray Sugar Leonard, ancora qualche mese fa era consigliere di Oscar De La Hoya). L'Olimpiade è trasmessa in chiaro anche oggi, ma a mancare dai radar del telespettatore medio del 2009 è una visione completa di quanto accade durante i quattro anni: quanti bambini di famiglie 'no Sky' hanno visto una partita di Federer o un'azione di LeBron James? Ma ridurre tutto alla tivù è...riduttivo, esistendo il web e vari altri modi di informarsi: diciamo che alcuni sport si sono venduti meglio o semplicemente erano (sono) più funzionali al controllo sociale: quale demente rovescerebbe cassonetti per un verdetto contro Nardiello? Mentre per la squadra che rappresenta l'onore dei maschi del paese...Oggi sfideremmo un medio lettore della Gazzetta a citare dieci pugili del presente, non necessariamente italiani, convinti di vincere quasi sempre la scommessa. Ci dispiace per la boxe, ci dispiace per Parisi.
4 commenti:
Forse un po' infantilmente ma resto sempre molto colpito a notizie come queste, riguardanti chi mi ha regalato emozioni forti...diffile dimenticare quella domenica mattina con la doppietta Bordin - Parisi a salvare una spedizione olimpica parecchio deludente...RIP Giovanni.
Amarcord...la boxe è un rito antico,consumato dall'inesorabile passare dei tempi.
Non s'adatta più all'immaginario che ci vendono oggi:troppo sangue vero,troppi sacrifici,troppo sudore.
L'estetica dominante contemporanea è quella falsa del reality;un incontro di pugilato,anche se truccato,suona eccessivamente reale e crudo.
Parisi è stato il migliore esponente,degli ultimi vent'anni, di una razza in via d'estinzione: avrebbe meritato un altro scenario, altra gloria...
Bravo Stefano, soprattutto per il finale. La boxe italiana di oggi, che seguo ormai quesi per professione, ha ancora buone possibilità, ma ha bisogno di qualcuno che la porti fuori dal recinto ristretto degli appassionati. Ci vuole l'attenzione dei media, dei quotidiani sportivi soprattutto e (perché no?) anche di siti internet non specialistici come Indiscreto. Il povero Parisi si stava impegnando molto soprattutto in vista dell'evento dei Mondiali dillettanti a Milano di quest'anno. Ciao. Andrea Bacci
In un'altra discussione Simone ha preso Lance Armstrong come immagine del peggio dello sport pro (chiedo perdono se la sintesi è troppo semplicistica), credo invece che l'emblema sia costituito proprio dalla boxe pro, probabilmente finta anche quando interpretata da campionissimi veri. Io non finirò mai di essere grato a Rino Tommasi per quegli incontri trasmessi il sabato notte (da Arguello a Leonard, da Roberto Duran a Chavez, fino ai miei preferiti Hearns e Hagler) e per la bella raccolta che si trovava in edicola anni fa, ma purtroppo concordo con le ultime righe del post, non solo non saprei dire i nomi di 10 pugili attuali, ma sarei in difficoltà anche con le federazioni e le categorie di peso...La speranza, anche alla luce della bontà dei nostri atleti(a Pechino il risultato è stato buono, ma inferiore alle aspettative) il mondiale dilettanti abbia un po' di visibilità al di fuori dell'elite degli addetti ai lavori. La boxe è uno sport bellissimo e visto dal vivo rende ancora meglio. Ah, se domani qualcuno è poco lontano da Ferrara, una capatina al "Memorial Carlos Duran" vale la pena farla, anche perchè pur non essendoci la nazionale italiana come gli anni scorsi, mettere insieme una riunione pugilistica che duri dal pomeriggio al dopocena al giorno d'oggi non mi pare cosa da poco.
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