Abbiamo seguito (via web, anche se abbiamo letto su Superbasket che sarebbe stata trasmessa da E' Tv) quasi tutta la partita di Eurochallenge fra la Virtus ed il BC Kiev, onestamente nell'attesa di Juve-Chelsea. Battendo in casa loro gli ucraini 69 a 57 la squadra di Boniciolli si è qualificata per i quarti di finale dell'unica coppa europea maschile targata FIBA, ma la partita ci è rimasta impressa in quanto rappresentativa delle logiche attuali del basket europeo medio. Palazzetto semideserto (i recenti 22mila per Partizan Belgrado-Panathinaikos sono un altro mondo) e squadra sconvolta negli ultimi giorni dalla crisi finanziaria. Di fatto dalla sera alla mattina gli ucraini vicecampioni nazionali si sono liberati dei contratti di Clay Tucker (ex stella italiana a Teramo, andato al Siviglia), Goran Jeretin (Ael Limassol), Kenan Bajramovic (Turk Telekom Ankara) e Jovo Stanojevic (Vojvodina), oltre che di quelli di Scoonie Penn (ex Trieste, Roma e Pesaro) e Brent Wright. Insomma, i migliori sei della squadra, gente che un mese fa a Bologna era in campo: però gli altri stanno tenendo duro sia in patria che in Europa, dove sono ai quarti come la Virtus (ci rifiutiamo di nominare sponsor che cambiano a seconda della competizione). Gli ucraini hanno giocato di fatto in sei, ed i più positivi sono stati l'infortunato Drozdov e l'ex Benetton Markoishvili: esterni di talento, ben supportati da qualche pennellone locale. Solita conclusione: la crisi spazzerà via tutto quello che c'è fra il superprofessionismo europeo ed il semidilettantismo locale. Lo pseudomecenate con soldi da riciclare o da occultare all'erario è, purtroppo per tutti gli sport diversi dal calcio, una figura sempre più rara.
6 commenti:
Tra sponsor e giocatori che vanno e che vengono, coppe, coppine e coppette, mi sembra che a livello europeo il marasma del basket superi addirittura quello italiano. Parere personale, ovviamente.
concordo con Kalz. I regimi super-mafiosi calcistici nazionali e internazionali hanno almeno il pregio di mostrare un prodotto compatto e non così confusionario.
Lo pseudomecenate con soldi da riciclare o da occultare all'erario è, purtroppo per tutti gli sport diversi dal calcio, una figura sempre più rara.
Non è detto che sia un male, anzi..
Ah sì, per la società in generale è un bene...solo che in Europa non esiste un modello alternativo di basket. Nemmeno ai piani alti: l'Olympiakos ha un payroll da franchigia NBA (così come Pana, CSKA, Barcellona) ma l'ultimo dei suoi problemi è avere i bilanci in pareggio. Bisognerebbe rifondare tutto sulla scuola, rispettando l'essenza del basket, sulle squadre nazionali e sull'identificazione territoriale, ma c'è bisogno di qualche centinaio di altri fallimenti perché il messaggio venga recepito.
idea Stefano, affidiamo tutto a Tanzi, Cragnotti con i passaggi finanziari su Banca Italease, abbi fiducia
ma c'è bisogno di qualche centinaio di altri fallimenti perché il messaggio venga recepito
Direi che il club russi sono sulla buona strada.
Aldila dei facili umorismi, il morso di una crisi economica molto rapida nei suoi effetti, può portare un bagno di realtà in molti ambiti.
Il basket europeo era pompato da appunto soldi facili ed un supereuro, tanto da creare un contraltare alla NBA, vedi caso Childress o i Pargo della situazione.
Oltretutto basterebbe che una La7 priva del rugby investisse sul basket italiano, per ri-creare un'interesse, anche economico.
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