Effetto collateral

Sì, d'accordo, i ragazzi non leggono un giornale cartaceo nemmeno per sbaglio. Ma era così anche qualche anno fa, eppure gli editori non piangevano miseria. Cos'è davvero cambiato, quindi? New Tabloid, bimestrale dell'Ordine dei giornalisti lombardo, ha fatto qualche numero. Dal 2001 tutti gli allegati ai giornali (libri, dvd, guide, tazzine, scarpe, asciugamani, rossetti, profumi, eccetera...) hanno salvato i fatturati, con percentuali d'incremento clamorose rispetto all'anno precedente: più 49% nel 2003, 46% nel 2004, fino a toccare l'apice assoluto nel 2005 quando tutte queste operazioni con valore giornalistico prossimo allo zero hanno inciso per circa il 15% sui ricavi totali. Attualmente questa voce pesa per il 6%, con tutto quel che ne consegue. La curiosità è che i libri, che più o meno sono coerenti con i giornali, nel 2004 rappresentavano il 69% del totale del fatturato da collateral mentre ora ne rappresentano meno della metà. Traduzione: al di là della crisi economica, gli italiani si sono riempiti la casa di opere che non leggeranno mai (nel nostro piccolo stiamo aiutando Repubblica con il Texone del giovedì, quando abbiamo già la collezione completa ed originale: detto fra noi, Tex a colori non ha senso) ed il ciclo si è ormai esaurito. Il problema è che il prezzo di copertina, di cui il 40% viene mangiato dai vari anelli della distribuzione, non riesce a tenere a galla quasi nessuno e che la pubblicità è praticamente scomparsa se è vero che alcuni quotidiani nazionali la vendono (Davvero! Abbiamo le mail con le offerte...) a 500 (cinquecento) euro a pagina. Cosa vogliamo dire, quindi? Che la mediazione giornalistica sta scomparendo e saranno sempre di più i protagonisti degli eventi a raccontare di se stessi attraverso media di proprietà finanziati anche da tifosi (di una squadra, di un partito, di una banca, di una presunta buona causa). A meno che i micropagamenti vagheggiati da Murdoch non funzionino, fra cinque anni tutto quello che leggeremo sarà dilettantistico o falso.

12 commenti:

Jack Torrance ha detto...

Stefano, credi che questo valga in generale o alcune testate si salveranno per forza di cose? Non posso credere a un mondo senza Corriere della Sera, per farti un esempio. E ci sono giornali che non potranno scomparire e per definizione dovranno essere sempre di qualità: Le Monde, El Pais, New York Times, per rimanere all'estero. Questi sono ancora termini di riferimento giornalistici, sono IL giornalismo da quotidiano... come potranno scopmparire? Le Monde in Francia non mi risulta abbia mai fatto operazioni "collateral", anche se, a onor del vero, può darsi che sia pesantemente aiutato da contributi pubblici (questo non lo so).

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

Caro Stefano, leggo questo tuo post in una domenica afosa e un po'oziosa e mi torna in mente il discorso della stampa cosiddetta libera. Purtroppo il tasso di democrazia in Italia si misura proprio dal disinteresse per questo argomento. Sono contrario alla stampa gratis (lo so si dice free press ma io sono peggio dei francesi con la mia lingua madre), perchè come dici tu non può essere che dilettantistica o falsa. Però non è semplice spiegare alle persone che i mezzi di informazione non possono essere basati sulla pubblicità. Sarebbe invece importantissimo dire sempre ad alta voce che un paio di scarpe in meno (vabbè diciamo e non cinesi inteso come quelle con il marchio cinese)per comprare almeno un settimanale fatto bene e senza pubblicità. Io credo che i giornalisti dovrebbero essere persone con alti stipendi alte responsabilità ma anche con dei controlli molto severi sulla loro buona fede (non sono un giornalista, nè figlio di un giornalista, così tanto per evitare equivoci). Il problema è che invece la gente è invidiosa degli stipendi alti, contraria a rapportare gli emolumenti alle responsabilità e non parliamo poi della moralità media di questo Paese. La mia domanda è se secoondo te cìè la speranza di fare del giornalismo serio sfruttando la diminuzione dei costi che potrebbe portare la digitalizzazione (mi verrebbe da dire cifrazione ma sarebbe esagerato, tanti pensano che il segnale della nuova TV abbia qualcosa a vedere con le dita!), mi chiedo se i soldi risparmiati non possano essere usati per stipendi dignitosi, meglio alti e per diminuire all'osso il potere di ricatto della pubblicità.

Stefano Olivari ha detto...

Premesso che non sono un massmediologo ma un operaio dell'informazione (il mio stipendio arriva dall'orrido calciomercato), devo dire che non sono ottimista.
ANDREA - Tante testate, cartacee o web, si salveranno di sicuro ma non certo perchè trarranno dall'editoria 'pura' i propri profitti. Tante persone che ci credono, nei momenti di eccitazione ne faccio parte anche io, sono convinte che il futuro sia in operazioni tipo il Foglio o il Riformista (o Le Monde, assolutamente 'fuori' visto che esce al pomeriggio), solo analisi e opinioni, ma non possiamo negare l'evidenza attuale: e cioè che giornali simili siano letti soprattutto da giornalisti o da persone molto motivate. In totale poche teste.
LIZARDKING - Il tuo discorso sull'ipocrisia pauperistico-dilettantistica è applicabile non solo al giornalismo, pensa ai danni che per decenni hanno fatto dirigenti di federazioni con il loro 'spirito di servizio'. Un modello finanziario accettabile potrebbe nascere solo con i famosi micropagamenti, ma essendo in altri settori in mezzo al problema (con Calciatori.com le schede complete dei giocatori sono a pagamento) vedo difficile il pagamento del singolo articolo se non con un sistema di punti a scalare. La pubblicità impone meccanismi intrinsecamente disonesti: per fare più pagine viste, anche su Indiscreto, basterebbe discutere solo dell'ultimo rigore non dato.

Peo ha detto...

@Stefano

e dell'operazione "Il fatto" (il giornale ideato da Travaglio, per intenderci) che ne pensi?

Pepe ha detto...

Ciao Stefano,
secondo me il futuro sta nei microabbonamenti e nella possibilità di attingere ad un bacino di utenza molto piu' ampio di quello solito: diciamo che con 1 euro al mese di abbonamento, Repubblica potrebbe raggiungere 10 milioni di utenti (stante il traffico attuale).

Sposando questo modello, però, dovrebbe rinunciare ad un bel po' di denaro di finanziamenti pubblici, di sostegno a tutti i giornali (rimborsi per costi della carta, contributi per la stampa, etc).

Penso sia più facile veder nascere delle nuove strutture solo online dal basso nel futuro, magari deliverate su Itunes store, dove potrebbero iniziare a sperimentare i micropagamenti ;-)

Pepe (Intranos : http://www.digital-intranos.blogspot.com)

Stefano Olivari ha detto...

L'operazione 'Il Fatto', che in edicola dovrebbe concretizzarsi a settembre, ha tanti lati positivi (non è legata nessun movimento politico, non chiederà finanziamenti pubblici, si baserà solo sull'immagine delle sue prime firme) e uno negativo: sarà 'fatto' per tifosi, di un settore politico ma non per questo meno ottusi di quelli di Milan o Inter. Quanto ai micropagamenti, sono anche io convinto che serviranno a realtà partite dal basso ma non più di tanto a grandi quotidiani che si devono ridimensionare. E' tutta una questione di prospettiva: per me 200 euro sono una cifra importante, per un inviato 'vero' il rimborso dei pasti di una giornata.

jeremy ha detto...

Pepe, ma dire "distribuite" o "vendute" invece di "deliverate" faceva brutto? Cioè è passato pure questo inutile neologismo o è una tua "creatura"? Semplice curiosità.

Nick ha detto...

In effetti stavo giusto interrogandomi sulla giusta pronuncia.
Delaiverate o semplicemente deliverate?
O magari delaivereit?

Carlo Calabrò ha detto...

Io (ed altri colleghi) ci abbiamo provato a tenere in vita un sito di informazione sportiva (calcio dilettanti, giovani e sport vari) attraverso poca pubblicità e tanti miniabbonamenti. Risultato: quattro anni di generosi tentativi, lavoro di 10-12 ore al giorno week end compresi senza stipendi per mesi e mesi, vita sociale pressoché azzerata, e poi la resa di fronte all'impari lotta.

KBLondon ha detto...

Ho sempre pensato che gli allegati ai quotidiani non funzionano nel long term. Pure qui nel UK succede la stessa come - incrementi per le cose interessanti (ma che costano), per poi perdere questi lettori occassionali. Cosa interessante e' stato il Daily Telegraph che ha publicato un scoop sulle spese dei membri del parlamento, fencendo andare avanti la storia per 3 settimane: risultato sono stati 60,000 copie vendute di piu' al giorno a prezzo pieno (gli abbonamenti a basso prezzo e le copie gratis non sono cambiate). Non si sa' ancora se questi nuovi (o ritrovati) lettori continueranno a comprare il giornale - ma sembra che la cosa che fa vendere alla fine e' la stessa cosa che e' sempre stata: il contenuto editoriale.
@ Andrea: non e' detto che il NYTime non fallisca... Qui in Inghilterra aspettiamo che fallisca l'Independent - che sarebbe una specie di Republcca (ci sta un'altro giornale nazionale di centro-sinistra, comuque.) L'Independent e' diventato un "views-paper", cioe' un giornale di opinioni, con meno pagine sui fatti, ma tanti editoriali. L'idea era con l'internet dei fatti gratis, il views-paper sarebbe stato il futuro... se dura l'anno sara' molto sopreso.
Micro-pagamenti: Stefano, secondo me una possibilita' di far pagare il contenuta c'e' la Indiscreto. Questa la mia idea: penso che tra i lettori di indiscreto ci saranno almeno tra i 300 ed i 500 che non dispiacebbe darti, per cosi' dire, un salario. Molti sono qui dal vecchio Indiscreto, via la Settimana Sportiva. Mi sembra di ricordare che un anno fa' o due parlasti di una 20,000 di untenti. Fai pagare 15 Euro all'anno per accedere alla sezione centrale dei commenti (cioe' non al Muro del Calcio e dello Sport che rimangono publicchi, cosi' da avere uno specchio al sito per i non abbonati). Puoi fare come FT or il WSJ che danno 3 articoli gratis al mese - il resto si vede se se sei abbonato. Come scambio ci assicuri che continui in questo hobby che e' Indiscreto ed investi in technologia. (Non so' i costi... questa e' solo un idea, non un business plan). Se siamo in 500 a pagare, €7,500, di cui il 2.5% alla carta di credito, €3000 alla technologia e quello che devi dare a Tremonti lo dai. Non e' molto in termini di salario, ma probabilmente e' piu' di quello che fai in publicita'. E se funziona hai fatto un nuovo tipo di editoria e ci saranno atra gente che voranno fare parte della comunita'. Quello che Indiscreto perderebbe sono i molti nuovi che entrano, scrivono e creano idea. Se non funziona puoi dare tutto in beneficenza decisa dagli utenti di indiscreto e torni al passato. Mi interesserebbe come esperimento perche' hai un following (audience) regolare.

Nick ha detto...

Bella idea.
Non so quale sia il traffico di utenti su Indiscreto...prendendo per buoni i 20mila di qui sopra dire che ci saranno 500 abbonati, anche considerando ad occhio quello che è il lettore "tipo" di Indiscreto, è fin troppo riduttivo....

jeremy ha detto...

Sono con voi. Basta che si possa pagare con i bollettini postali perchè io la carta di credito non ce l'ho.