Il pastore sbagliato di Foreman

di Stefano Olivari
Siccome siamo sempre sulla notizia, stanotte abbiamo rivisto il bellissimo documentario 'When we were kings' di Leon Gast, su tutto quello che girava intorno ad Alì-Foreman di Kinshasa 1974. Una cosa che non ricordavano era il pastore tedesco con cui il campione del mondo in carica (Foreman) si presentò nell'allora Zaire: bellissimo cane, ma che nell'immaginario popolare era associato ai cani-poliziotto dell'esercito belga che fino a qualche anno prima aveva colonizzato il paese (poi Mobutu era mille volte peggio del peggior colonialismo, ma questo è un altro discorso). Un particolare che contribuì insieme a vari altri ed all'intelligente piacionismo dell'ex Cassius Clay a spostare il tifo verso lo sfidante. Memorabili un giovane Larry Holmes sparring partner di Alì, la sfilata di protagonisti della black music (James Brown e B.B. King su tutti), le conferenze stampa di Alì, l'essere troppo 'americano' di Foreman (prima di vederlo sulla scaletta dell'aereo, il novanta per cento degli zairesi credeva fosse bianco...) che gli si ritorse contro, la quantità di nani, ballerine ed intellettuali seriosi che fece di quel match una genialata mediatica con pochi eguali nella storia. Anche nella storia già di suo incredibile di Don King, che fino a qualche anno prima aveva operato nel recupero crediti (ammazzando un debitore, fra le altre cose). Il marketing di Mobutu spese bene quei dieci milioni di dollari (l'offerta più alta di organizzatori Usa era stata di quattro), insanguinandoli con una strage di ladri di strada che avrebbero potuto turbare le uscite dei giornalisti occidentali. Così il bravo inviato, ovviamente bianco, potè scrivere che lo Zaire è un paese di forti contrasti ma anche in crescita. L'avete letta anche di recente?

18 commenti:

jeffbuckley ha detto...

Stefano, avevo 16 anni..., ricordo di aver visto la diretta tv con mio papà, come di tanti altri incontri di allora, con personaggi che oggi la boxe non offre più (duran mani di pietra, sugar ray leonard, frazier, boom boom mancini, il cobra hearns, arguello, il per me grandissimo salvador sanchez... le cronache di rino tommasi) Sarà per la pericolosa influenza della nostalgia per la gioventù, o per la mia passione per la storia USA degli anni '60, che considero Clay/Ali come uno dei più grandi personaggi del XX secolo, e non solo dello sport?

Stefano Olivari ha detto...

Io ne avevo 7 e ricordo la differita vista al pomeriggio con mio nonno...dal punto di vista sportivo credo che siamo solo nostalgici, la boxe è tutt'altro che morta sia in Europa (pensa alla Germania, che come locomotiva ha preso il posto dell'Inghilterra anni Settanta) che negli Usa al di là del delirio di sigle che scoraggia anche i fanatici...dal punto di vista culturale lo spessore di certi personaggi è inarrivabile: un po' per loro intelligenza ed un po' per il contesto...mai sentita un'opinione non dico politica ma su un fatto extrasportivo da parte di LeBron James...

Leo ha detto...

Direttore dipende che si intende per boxe. Gli incontri delle olimpiadi sono ormai un altro sport, per giunta inguardabile. Cazzo me ne frega se quello mi ha toccato cento volte, mica è scherma!!!!

Straw61 ha detto...

da tifosissimo di Alì seguì tutti i suoi match e dunque anche la sfida con Foreman...a quei tempi ogni incontro era un evento ed i protagonisti della boxe mondiale erano conosciuti (anche alle casalinghe) come Rivera Riva o Mazzola. Oggi non saprei dire un solo nome di un campione del mondo...gli ultimi pugili che ho seguito con un certo interesse sono stati Mike Tyson e Pernell Whitaker.

Dane ha detto...

La vecchia boxe di quando ero bambino mi ricorda Marvin Hagler, il mio preferito (ho sempre considerato Sugar Leonard un truffatore fortunato che lo battè di culo...).
Comunque mi pare che abbiate tutti mancato l'obiettivo del pezzo, allora rispondo io per tutti che il rolo dell'antipatico mi riesce sempre bene: sì Direttore, l'abbiamo letta (e sentita) anche di recente (e in più di un caso...)... ;-)

Lexo ha detto...

Beh, in quanto a miti c'è ampia scelta: il Jake La Motta di De Niro è troppo bello per essere vero. Personalmente da bambino mi affezionai a una leggeda, Julio Cesar Chavez.

Nick ha detto...

La sentiamo praticamente ogni volta che c'è qualche avvenimento sportivo in qualche zona africana.

Del resto, si sa, quello africano è il calcio del futuro.

Stefano Olivari ha detto...

In Sudafrica c'erano inviati che prendevano in giro i colleghi che osavano uscire dall'albergo...sfido che 'il problema delinquenza è stato enfatizzato'...

Carlo Pizzigoni ha detto...

Beato chi vive all'ombra della Diaz

Roberto Gotta ha detto...

"Grandi contrasti" o "grandi contraddizioni", frase che quando spunta taglio ferocemente da qualsiasi pezzo mi venga inviato. Ci sono grandi contraddizioni in tre quarti delle famiglie mondiali, figuriamoci in una nazione o in una città, ma a quanto pare è più facile l'inserimento automatico del cliché in frasi su paesi o metropoli straniere. In pratica tutte. Per il libro al FourFourTwo non ce la faccio, mi dispiace...

Roberto Gotta ha detto...

"Grandi contrasti" o "grandi contraddizioni", frase che quando spunta taglio ferocemente da qualsiasi pezzo mi venga inviato. Ci sono grandi contraddizioni in tre quarti delle famiglie mondiali, figuriamoci in una nazione o in una città, ma a quanto pare è più facile l'inserimento automatico del cliché in frasi su paesi o metropoli straniere. In pratica tutte. Per il libro al FourFourTwo non ce la faccio, mi dispiace...

Roberto Gotta ha detto...

Ecco, prima non partiva, poi è partito due volte, il messaggio precedente. Malefica chiavetta dal treno in corsa... Scusate (detto come Calboni durante la scalata)

Stefano Olivari ha detto...

'Grandi contraddizioni' è l'espressione che smaschera il giornalista che si occupa di sport come ripiego...

Roberto Gotta ha detto...

Ah, ma lo dicono anche quelli "seri"... E' come dire che un determinato luogo ha una "atmosfera particolare". Tutti ce l'hanno, voglio sapere in COSA è particolare!

Italo Muti ha detto...

@Roberto
nella loro vacuità, il nulla che apre bocca e gli dà fiato
Ciao
Italo

Roberto Gotta ha detto...

@Italo: sempre un maestro!

charliegeorge ha detto...

Grande documentario, con ottimi interventi a spiegare e "contestualizzare" il contorno del match di George Plimpton e Norman Mailer.
A proposito di Mailer, segnalo a Olivari e a tutti gli appassionati il suo libro, "The Fight", proprio sul mondiale di Kinshasa. Eccezionale tecnica narrativa e grande capacità di raccontare i personaggi. I due pugili, Angelo Dundee, Bundini, ecc.
Un grande scrittore, appassionato di boxe, un grande evento. Che ne esca un capolavoro della letteratura sportiva (secondo me) è inevitabile.

jeffbuckley ha detto...

solo ieri citavo il grande alexis arguello nel mio post. oggi la notizia della sua morte per suicidio. che triste coincidenza...