di Stefano Olivari
Cosa c'è di più demenziale che avere 90 squadre di serie C-Lega Pro? Forse ripescare realtà ancora più precarie quando qualcuna di queste 90 fallisce oppure prende coscienza dei suoi limiti finanziari. E' proprio quello che sta avvenendo, nel giusto disinteresse generale (ma Ibra va o rimane?) per una categoria che ha un'identità ed un senso più forti rispetto alla B, ma che non può contare sullo stesso assistenzialismo. Dopo la scomparsa professionistica di Biellese e Ivrea, gestita in maniera trasparente, hanno rinunciato al ricorso alla Covisoc la Sambenedettese, realtà con un passato remoto in A come Pisa e Avellino e realtà con un passato recente nella massima serie come Treviso e Venezia. E varie altre sono sospese (Perugia, Catanzaro, eccetera), con problemi diversi, in attesa delle decisioni del Consiglio Federale di oggi e del ginepraio dei tribunali a cui fare ricorso. A parte l'ovvia considerazione che nessuna realtà di Lega Pro può sopravvivere con i costi della serie B (Treviso, Pisa e Avellino possono rendere l'idea, con la loro fresca retrocessione dal paradiso dei mantenuti), va detto che questa categoria potrebbe sopravvivere solamente in due modi: a) localismo spinto nella formazione delle rose, non per pulizia etnica ma per motivi di budget; b) affiliazione a club delle serie maggiori, diventando organicamente 'farm team' di quella quindicina di società in grando insieme di finanziare tutto il sistema. Due sbocchi differenti, il primo più da serie C nel senso tradizionale, ma entrambi migliori della situazione attuale: fallimenti, ripescaggi, altri fallimenti. Tutto per compiacere l'Associazione Calciatori, cioè il sindacato delle figurine (nel senso che esiste solo grazie alla Panini), oltre a vari lestofanti che i loro boss si vergognano a far lavorare in campionati visibili.
stefano@indiscreto.it
11 commenti:
Un problema non da poco.
Personalmente sto festeggiando per il ripescaggio di una realtà alla quale sono molto legato (il Sapri, fresco Campione della Coppa Italia Dilettanti e quinto in lista ripescati, praticamente ormai certo di giocare in C2 per la prima volta nella sua storia, credo), ma effettivamente avere tra i professionisti una realtà come questa, simbolo di un paese con neanche 10mila abitanti, sembra una forzatura non da poco.
ricordo come - 10 anni fa? o forse ancor di piu' - si parlava di un progetto "concreto" di riduzione drastica della serie C: non piu' 5 gironi (tra C1 e C2) bensì 3 gironi soli di una serie C unica. Non molto, ma sarebbe stato almeno un passo in avanti. Ma vista l'effettiva bontà dell'idea si decise di lasciar tutto perdere, per portare avanti progetti fondamentali come il cambiar nome alla Lega (LegaPro anzichè serie C) senza cambiare di una virgola l'organizzazione...
Ricordo male io o non più tardi dello scorso anno la Lega di C aveva detto che non avrebbe rimpiazzato le squadre che fossero fallite in modo da procedere ad una riduzione delle squadre?
Direttore non mi risulta che la Sambenedettese sia mai stata nella massima serie; poi forse mi sbaglio...
Krug, anche io ricordavo qualcosa di simile...poi ho scoperto che il senso dei playoff della Serie D -che non danno diritto a nessun posto in LegaPro- è proprio quello di stabilire una graduatoria per i ripescaggi...
krug
infatti la samb in a non c'è mai stata, ma "realtà con un passato remoto in A" si riferisce a pisa e avellino..
Abete sarebbe tuttora per non ripescare nessuno, ma Campana e Macalli lo hanno 'convinto' a non riproporre l'idea di sei mesi fa...la Samb mai stata in A, a memoria, infatti non l'ho scritto...
@Stefano Olivari Ho perso una virgola, chiedo scusa...
La tristezza, a prescindere da nomi e blasone, è quella di una realtà sportiva in cui i club sono in totale balia di mecenati furbi/scemi, amministrazioni comunali con priorità sballate, sponsorini da versamento in nero e cose simili. Tutte queste cose rendono vano, quasi patetico l'affannarsi di giocatori e allenatori durante la stagione sportiva. O meglio, non vano ma alla fine inutile: c'è qualcosa - ma questo si sapeva - di profondamente sbagliato in un sistema in cui vieni promosso o retrocesso ma fino a mezza estate non sai in quale campionato giocherai o se esisterai ancora.
per localismo spinto forse il direttore intende la valorizzazione estrema dei vivai, con ragazzi delle giovanili lanciati in prima squadra stile Barcellona... perché il Cosenza sta facendo sì una squadra di cosentini, ma Porchia, fresco reduce dai playoff di serie B, è costato una cifra, pur riducendosi l'ingaggio, e lo stesso si può dire degli altri cosentini come Roselli (finalista playoff di C1) e simili... e se si dovesse arrivare anche a Tosto, Fiore e Pellicori, come nelle intenzioni della società, solo per pagare gli ingaggi dovremmo venderci lo stadio.
Sempre in attesa di Gattuso, Rosina, Cozza e Morrone :-)
la verità è che i campionati al di sotto della serie A, in Italia, sono tutti un marasma, con la B che si salva solo per le briciole che riceve dal campionato maggiore (ed appena si retrocede si muore), e dalla C in giù siamo letteralmente al si salvi chi può.
Occorrerebbe votarsi al vivaio per sopravvivere ed alla lunga anche vincere, ma chi glielo spiega agli ultras inferociti che per 5-10 anni non si spende un euro per rinforzare la squadra, ma tutti i soldi vanno (ad esempio) nel fondocassa per costruire un centro tecnico giovanile dove sfornare campioni?
Intanto Macalli ha vinto una battaglia: la fidejussione per l'iscrizione alla seconda divisione è passata dalla mattina alla sera da 100mila a 500mila euro tagliando fuori, almeno in teoria, praticamente tutte le possibili ripescate con la sola eccezione dello Spezia.
Rientreranno dalla finestra, o l'avrà vinta lui?
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