C'era una volta il Bologna

di Stefano Olivari
I nerazzurri di Gramlick (stiamo parlando del Cricketer) si aggiudicarono due edizioni della Challenge-Cup, che fino al 1911 ebbe un discreto successo di pubblico. Poi le tensioni all'interno dell'Impero Austroungarico e le polemiche sugli arbitraggi (incredibile il numero di partite terminate con il ritiro per protesta di una delle due squadre) ne decretarono la fine, con il trofeo da allora rimasto nella bacheca dell'ultimo vincitore: il radicatissimo Wiener Sport Club (ha sede nel quartiere di Dornbach), la cui sezione calcistica è ai giorni nostri nella serie C e nella sua Hall of Fame può vantare Finn Laudrup (il padre di Michael e Brian) ma soprattutto il tedesco Horst Blankenburg che passò da lì prima di andare a vincere tutto con l'Ajax. Bella storia, peccato che fra Grande Guerra e altri problemi non si sentì più il bisogno di una vera attività internazionale per club fino agli anni Venti. Quello britannico rimaneva un mondo a parte, mentre nel continente il professionismo fu introdotto proprio dagli stati del centro Europa: Austria, Ungheria e Cecoslovacchia. Sulla spinta di Hugo Meisl, ex giocatore del Cricketer di Challenge-Cup e factotum della federazione austriaca (presidente, allenatore, segretario, più avanti creatore del Wunderteam), queste tre federazioni si accordarono con quella jugoslava per dare vita alla...Mitropa Cup. Versione inglese, in Italia si parlava di Coppa dell'Europa Centrale. Quella Mitropa era ben lontana, nel 1927, dalla serie B dei rispettivi campionati: vi avrebbero infatti partecipato le migliori due squadre di ogni paese, dal 1934 quattro. Particolare da non trascurare, dal 1929 il posto della Jugoslavia venne preso dall'Italia: prime partecipanti ad una coppa europea furono Juventus e Genoa, entrambe eliminate nei quarti (abbiamo dimenticato di dire che era prevista l'eliminazione diretta fin da subito). Il primo successo nostrano è invece del 1932, con il Bologna senza...finale. Infatti Juve e Slavia Praga nella semifinale di andata diedero vita ad una sfida di violenza notevole: stando all'ottima '11 Freunde', rivista tedesca di cultura calcistica (si riesce a leggere conoscendo le 50 parole base del calcio, provare per credere: alla peggio esistono i traduttori), la violenza in campo fu soprattutto degli italiani e quella fuori soprattutto dei cechi. Quattro a zero per lo Slavia e ritorno a Torino: sul due a zero per la Juventus la partita degenerò e dagli spalti piovve di tutto. Anche un sasso che quasi ammazzò il portiere ceco Planicka (proprio il grande Planicka). Solita avvertenza, una volta al mese ci tocca, per i cultori del 'non l'abbiamo visto in televisione, quindi non esiste': mancano i riflessi filmati anche della battaglia di Lepanto, così come dell'incoronazione di Carlo Magno. Lo Slavia abbandonò il campo per protesta, ma furono squalificati tutti e così senza giocare la finale il Bologna allenato dall'ungherese Gyula Lelovich (molti anni dopo scopritore di Giacomo Bulgarelli) diventò il primo club italiano a conquistare un trofeo internazionalmente riconosciuto.

21 commenti:

spike ha detto...

bella storia.
Come al solito complimenti

eltopo1971 ha detto...

già negli anni 30 si facevano cacciare dai tornei..

purtroppo per loro non c'era ancora umberto agnelli a ribaltare la squalifica..

:D

gareth ha detto...

Bell'articolo davvero, ma come "peso specifico" vale più una vittoria del Bologna con le migliori squadre continentali dell'epoca, ma senza aver disputato la finale, oppure quella del Bari, che la finale la vinse? :-))

Roberto Gotta ha detto...

11 Freunde rivista mirabile, anche se con qualche difettuccio di base. Ma credo di averlo già detto...

Stefano Olivari ha detto...

Improponibile da noi, comunque, al di là del fatto che si possa sempre lavorare per hobby...

Igor Vazzaz ha detto...

"Solita avvertenza, una volta al mese ci tocca, per i cultori del 'non l'abbiamo visto in televisione, quindi non esiste': mancano i riflessi filmati anche della battaglia di Lepanto, così come dell'incoronazione di Carlo Magno."

Applausi. Ovazione. Tripudio.
:)

Pierfrancesco ha detto...

qualche tempo fa mi sono imbattuto in un sito web concettualmente simile, in italiano, in cui venivano aneddoticamente ma abbastanza schematicamente raccontate "storie di calcio", soprattutto del calcio che fu, chissà riuscire a ricordarlo, quel sito...

è vero, ad avere un'impostazione professionale non durerebbe molto da noi, ma solo perché chi paga non ha capito che il pubblico vuole QUESTO calcio, e questi siti che sanno restituircelo alla leggenda.
O forse chi caccia i soldi ha ragione e sa esattamente che il pubblico vuole "Juve-Messi: sì! (il Barcellona offre l'argentino e 30 milioni per Trezeguet)" o ancora "si avvicina la partitissima Milan-Juve del 17 agosto, valida per il Trofeo Berlusconi, una serata di grande calcio, non potete perdervela".
In questo secondo caso, Dio ci salvi

Roberto Gotta ha detto...

@Stefano Lavora per hobby chi è ricco di famiglia...

Dane ha detto...

"Quella Mitropa era ben lontana, nel 1927, dalla serie B dei rispettivi campionati: vi avrebbero infatti partecipato le migliori due squadre di ogni paese"

Direttore, ma cosa mi combina?! Si rende conto che svelando al mondo le origini nobili della Mitropa, adesso convincerà i milanisti che anche quella è una coppa importante e li spingerà a tirarsela anche per quella coppa?! Corriamo il rischio che Suma la metta assieme alle altre coppe sul sito ufficiale!...

"Infatti Juve e Slavia Praga nella semifinale di andata diedero vita ad una sfida di violenza notevole: la violenza in campo fu soprattutto degli italiani e quella fuori soprattutto dei cechi."

Direttore, mi sta dicendo che la Juve picchiava già nel '32?!...

p.s.: Praga...Praga...mi viene in mente qualcuno ma non ricordo chi...magari Nick e Cydella riescono ad aiutarmi...

"Solita avvertenza, una volta al mese ci tocca, per i cultori del 'non l'abbiamo visto in televisione, quindi non esiste': mancano i riflessi filmati anche della battaglia di Lepanto, così come dell'incoronazione di Carlo Magno"

Direttore, non faccia il polemico spiritoso, su! Sappiamo benissimo che quando parla di Pedernera e Planicka si tratta sue personalissime intepretazioni di graffiti rupestri!...

Nick ha detto...

il prosciutto, Dane. Praga è famosa per il prosciutto e per i macellai che lo tagliano...

ruben ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ruben ha detto...

Mi unisco ai complimenti per l'articolo. Sia il pezzo in se che la linea editoriale, danno un tono davvero unico al sito. Peccato per alcuni commenti da "diretto' damme il cinque che noi si che ne capiamo" che rischiano sempre di banalizzare tutto.

Riguardo all'avvertenza sull'incoronazione di Carlo Magno: ben detto; basta che non si pretendi di essere presi sul serio quando si descrive l'espressione dell'imperatore nel momento clou, e l'incidenza del fascio regale sulla Sua spalla.

Domandina generale: Potete consigliare qualche lettura seria sul perche' (e il percome) della fine della Danube school? In particolar modo mi interessano Austria e Ungheria, culture calcistiche d'avanguardia oggi del tutto estinte.
Poi vorrei sapere dal direttore se ritiene possibile la rinascita di un movimento calcistico ungherese, o di una generazione di talenti almeno presentabile (come per la nazionale Ceca).

Dane ha detto...

Ruben, non ci crederai ma trattandosi di storia e non di preistoria, ci sono documenti scritti che descrivono anche l'espressione dell'imperatore nel momento clou, e l'incidenza del fascio regale sulla Sua spalla.
Pensa un po'!...

Carlo Calabrò ha detto...

Un approfondimento sulla clamorosa decadenza del calcio danubiano l'avevo richiesto anch'io tempo fa. In special modo sul quello ungherese, che dall'oggi al domani è sparito dai grandi palcoscenici: tutto abbastanza bene fino a metà anni Ottanta, qualificazione ai Mondiali dell'86 conquistata prima delle altre in Europa, attesa da tutti in Messico come possibile "mina vagante", poi lo 0-6 con l'Urss, l'eliminazione al primo turno e da lì in poi il lungo tunnel che prosegue ancora oggi. Ripeto, per me è quasi inspiegabile che una scuola calcistica così antica, così radicata, così qualitativa si estingua di punto in bianco. Ultimamente c'era stato qualche segnale di risveglio, ma alla fine nel girone per il Mondiale 2010 è andata come sempre: sconfitta casalinga nei due scontri diretti decisivi con Svezia e Portogallo, e ora anche gli spareggi sono a rischio.

Dane ha detto...

Ah, un libro sulla scuola danubiana lo comprerei subito anch'io...

Carlo Calabrò ha detto...

@Pierfrancesco: il sito è forse "Storie di calcio", che è interessante e fatto bene, anche se il 99 per cento dei contenuti è rappresentato da copia e incolla di articoli di vecchi giornali. Insomma, poca farina del sacco dei gestori del sito.

Roberto Gotta ha detto...

Il libro sulla scuola danubiana lo comprerei anche io, con il problema però - solito - che finirei con il lasciarlo lì senza leggerlo, per mancanza di capacità di concentrazione e non solo di tempo. In questa categoria c'è anche Inverting the pyramid: l'ho preso appena uscito, credo proprio che sul calcio danubiano ci sia molto, e fatto bene, ma non lo scoprirò mai...

Dane ha detto...

Lo cercherò, così scoprirò magari se tutto dipende dal regime comunista che intristì e ingrigì la fantasia magiara...

p.s.: Gotta, devo chiederLe un giudizio tecnico su un giocatore del Suo sport. Ha per caso una mail pubblica "per il cazzeggio" a cui posso disturbarLa?!...

ruben ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
ruben ha detto...

Gotta, grazie per la segnalazione.
Pensavo che /Inverting the Pyramid/ fosse sull'evoluzione tattica del calcio. Che, fatta bene, mi interessa molto, ma che e' un tema diverso da quello dell'estinzione dall'oggi al domani di una cultura calcistica che produceva il meglio del meglio. Perche', a meno che non abbiano azzerato il codice genetico dell'intera area geografica la cosa proprio non si spiega.
In ogni saro' ben felice di comprarlo su tua raccomandazione.

p.s. Sul problema di non arrivare mai a leggere i libri acquistati hai toccato un tasto dolente. Ho scoperto che ci sono solo due modi per essere sicuri di trovare il tempo:

1. Prometterne la recensione ad una rivista.
2. Organizzare (magari assieme a tre o quattro amici) una serie di discussioni pretestuose su un determinato tema (Storia del Calcio; Mondi Estinti; Sport e Comunismo, Soggetti Ideali per un Film di Scorsese, ecc...).

Purtroppo la prima opzione finisce per rovinare il piacere della lettura fina a se stessa. La seconda, neccesita di un gruppo di amici con niente di meglio da fare che assecondare i miei gusti letterari.

Anonimo ha detto...

@Roberto: quali sarebbero i difettucci di "11 freunde"??