La domanda senza risposta di Mirza Delibasic

di Simone Basso
1. Dicembre di qualche anno fa, il vento siberiano ci rallegrò: il cielo blu, per un attimo, sembrò dipinto da Magritte. La sera del 9 il nostro umore mutò, leggendo per sbaglio due squallide righe sul televideo Rai, alla voce 'In Breve' dell'Altro(?)Sport: Mirza Delibasic era andato avanti, un mese prima di spegnere le 48 candeline. Ci fece male la notizia e, ancor più, il poco spazio concesso dalla stampa al personaggio nei giorni seguenti. Come se l'uomo di Tuzla fosse stato solamente un semplice sportivo di successo degli anni Settanta.
2. Il ricordo andò subito alle incredibili serate di basket jugoslavo che Tv Koper offriva in quel periodo. Uno era abituato alla nostra pallacanestro, stratattica e difensivamente evoluta, invece la televisione istriana mostrava un gioco ruspante, poco sofisticato ma anarcoide e zeppo di talenti. I palazzetti erano invasi da una nebbiolina curiosa, creata dal fumo delle cicche dei convenuti; sugli spalti parevano tutti posseduti dal demonio e il telecronista, Sergio Tavcar, era impagabile per conoscenza della materia e senso dell'umorismo. All'improvviso si spalancarono le porte verso un mondo affascinante, popolato di campioni che avrebbero caratterizzato la scena continentale.
3. C'erano gli squadroni come la Jugoplastika di Skansi e Solman, il Partizan della coppia Dalipagic-Kicianovic e il Cibona dei miracoli costruito da Novosel. Ma nulla fu più "romantico" dell'epopea del Bosna Sarajevo. Che passò dalla serie cadetta al trono d'Europa guidato da un giovanissimo tecnico, tale Bodgan Tanjevic. L'ex play dell'OKK si appassionò subito al progetto, nel cuore di una città splendida, multietnica e sede di un'università di grande prestigio: la squadra nacque proprio come emanazione dell'ateneo e lì inizialmente pescò i suoi elementi, per poi spingersi verso sud, nel Montenegro. Boscia,alla ricerca di giocatori nuovi, vide in seconda divisione lo Sloboda di Tuzla e s'innamorò perdutamente del talento di un giovanissimo fuoriclasse.
4. Il diciottenne Mirza Delibasic ne scriveva 40 a referto, ad ogni partita, con uno stile inconfondibile. Uno e novantasette, magrissimo, giocava una partita di basket tutta sua: coordinazione e stacco da terra degne di un afroamericano, mani dolcissime per tirare e passare, visione di gioco e istinti cestistici di un'altra dimensione...Un alieno. Scelse clamorosamente Sarajevo, rifiutando le proposte più allettanti del potentissimo Partizan, consentendo a Tanjevic la costruzione di una rivale acerrima dei colossi serbi e croati. Mirza divenne all'istante il nostro Pete Maravich, perchè abbinò alla sostanza una capacità irriproducibile di provocare divertimento e stupore con quelle invenzioni. La fama di scapestrato aveva preso corpo fin dai suoi esordi come tennista (!), quando fu considerato il miglior under 16 della nazione.
5. Il ragazzino soprannominato Kindze sviluppò un amore particolare verso la rakija, gustosa grappa bosniaca, e le sigarette, preferibilmente marca Marlboro. Eppure, insieme al tiratore scelto Zarko Varajic e al pivot Ratko Radvanovic, portò il Bosna al primo trionfo jugoslavo in Coppa Campioni. Nel 1978 arrivò il titolo nazionale e Kindze completò l'annata regalandosi il terzo alloro internazionale con la favolosa Jugo d'allora. A Manila vinse il Mondiale, dopo due Europei di fila ed un argento olimpico a Montreal: con lui c'erano Cosic, Dalipagic, Kicianovic, Solman, Jerkov, Slavnic...Proprio giocando il torneo iridato, nella partita contro l'Italia, aggravò le già precarie condizioni della schiena, afflitta da una spondiliosi congenita alla colonna vertebrale: passò due mesi senza giocare, costretto a dormire per terra o su un tavolaccio di legno per lenire il dolore.
6. Mirza fu profondamente slavo nel suo atteggiamento verso il mondo: fatalista e intellettuale. Un uomo di cultura che si pose per tutta la vita quella domanda senza risposta,"The unanswered question", sintetizzata in pochi minuti di bellezza estatica da Charles Ives. Il ritorno sul parquet nel Novembre'78 inaugurò il momento più glorioso della sua carriera; inanellò una serie stupefacente di partite in campionato (epici i suoi duelli con il Cobra Kicia) e soprattutto in Coppa Campioni. Fu grazie a una sua prova mostruosa che il Bosna superò ai supplementari, in una partita incredibile(114-109 il tabellino finale), il Real Madrid nell'incontro chiave per l'accesso alla finale.
7. A Grenoble, di fronte a dodicimila persone, la banda Tanjevic scrisse la parola fine alla storia della più grande dinastia del basket europeo di club. Malgrado una Varese irriducibile, con il Menego eroico ancora semiconvalescente da una frattura. Delibasic agì da Toscanini e armò il braccio di Varajic che, nella serata della vita, segnò 45 punti. Kindze,che ne fece 30, alzò nel tripudio una coppetta da torneo rionale di bocce: quella vera il Real si era dimenticato di spedirla! Sarajevo impazzì di gioia e diecimila assatanati accolsero la squadra all'aereoporto. Sui muri di tutta la città si inaugurò uno slogan che divenne un felice tormentone degli ultras di Skenderija: "Sta ce nama Kicia-sta ce nama Praja-tu je nama Kindetu je i Varaja". "Non ci importa di Kicianovic-non ci importa di Dalipagic-quando giocano Delibasic e Varajic".
8. La magia di Mirza si propagò alla tournee autunnale negli States, contro le squadre Ncaa, e proseguì al ritorno in Europa. 95 punti in tre giorni: 51 in Coppa Campioni, nello scontro fratricida contro il Partizan, e 44 allo Zadar. Poi, intoccabile, continuò lo spettacolo risolvendo tre partite consecutivamente: con il Sibenka, segnando allo scadere da posizione impossibile, l'Iskra(11, dei 48 totali, in tre minuti per portare il Bosna in OT) e il Beko, assist vincente in una serata da 44. La missione terminò sbancando Spalato, 75 a 73, e per la compagine bosniaca fu il secondo titolo jugoslavo. La ciliegina sulla torta dell'annata irripetibile fu l'oro olimpico nell'edizione monca di Mosca, l'inevitabile suggello di una generazione di fenomeni: il servizio militare,dopo la vittoria in Supercoppa ai danni del Cibona, chiuse il momento aureo del numero dodici del Bosna.
9. Al rientro il Deli espatriò e il Real, memore delle bastonate che aveva preso dall'asso di Tuzla, non si fece scappare l'opportunità. Le stagioni madridiste furono contraddittorie perchè videro un Kindze lunatico sul parquet ma sempre decisivo (il titolo della Liga'82 fu opera dei suoi polpastrelli magici..) e un Mirza che nell'ultimo anno spagnolo, 1983, andò in crisi a causa del suo fallimento matrimoniale. Lontano dall'urlo inumano dello Skenderija, senza una persona da amare e in un diabolico flirt con gli alcolici, fu salvato dal "fratello" Boscia che propose il suo ingaggio nella Juve Caserta di patron Maggiò. Rispettando il diktat di Tanjevic (niente sigarette e vino) s'allenò finalmente in maniera seria e fece sognare tutti nel sodalizio dove giocava un altro eletto come Oscar. Ma proprio alla vigilia dell'esordio un ictus pose definitivamente fine alla sua carriera agonistica.
10. E il ritorno a Sarajevo fu traumatico: affogò nell'alcol e in breve si ritrovò senza soldi. Lo scoppio del conflitto fu l'ultimo colpo, il più duro di tutti; l'intera Bosnia divenne un campo di battaglia, a Tuzla si susseguirono le carneficine una dopo l'altra e Sarajevo divenne il simbolo dei Balcani insanguinati. Il personaggio più popolare della storia dello sport jugoslavo visse oltre un anno nel suo appartamento semidistrutto dalle forze serbe, fu poi costretto ad alloggiare in una modesta pensione per scampare ai bombardamenti. Spedì la famiglia a Spalato, da alcuni parenti di Boscia, e rifiutò l'invito del grande Corbalan di trasferirsi in terra iberica. Le parole del gentiluomo che le tifoserie avversarie mai fischiarono furono incredibilmente belle e dignitose: "La mia città sta morendo. Rimango qui, morirò insieme ad essa". Alla fine della guerra Kindze,malgrado un fisico indebolito,divenne l'allenatore del suo Bosna e poi della nazionale: dopo il dramma riuscì comunque a rivedere Sarajevo ricostruire se stessa. La sua ultima rimpatriata a Madrid fu memorabile: in una società come il Real, dove sono passati tanti campioni in tanti sport, la gente gli dedicò un'accoglienza commovente. Degna di quel fuoriclasse elegante, di un uomo intelligente e inquieto, che un tumore ai polmoni si portò via nella notte fra sabato 8 e domenica 9 dicembre dell'anno 2001.
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
"Sapeva benissimo che cosa sarebbe arrivato dopo tutta la fatica e l'inutilità, dopo la guerra e la pace e lo spaventoso dolore; in fondo,in fondo a tutto, c'era, che lo aspettava, il vialone coi pioppi, liscio come un olio" (Carlo Emilio Gadda)

48 commenti:

jeremy ha detto...

Congratulazioni per il primo articolo ufficiale pubblicato su Indiscreto!

Dane ha detto...

Avrei preferito non leggerlo...

jeremy ha detto...

Perche Dane? Le lacrime scorgano dai tuoi occhi come due cascate in un deserto di emozioni finalmente irrorato di vita?!

Ataru ha detto...

"La mia città sta morendo. Rimango qui, morirò insieme ad essa"

Sto per piangere, non si fa mica così!

Calvin ha detto...

Bellissimo. Ho i brividi.

Ataru ha detto...

A questo punto men e aspetto uno anche per Drazen e lì piangerò davvero :(

Carlo Pizzigoni ha detto...

Bravissimo Simone! Complimenti!

Non condivido il cliché dello slavo dannato e le "scene madri" non le ho mai sopportate, però davvero è un pezzo che merita in tutto e per tutto di essere letto, e pubblicizzato. Bravo.

Ale ha detto...

Grande. Informazioni, poesia e prosa in un compendio illustrato da uno che si vede lontano un miglio possedere un bagaglio culturale invidiabile. Ormai solo su Indiscreto possiamo leggere cose di tale spessore. Grazie Simone e grazie Stefano!

jeremy ha detto...

Non vorrei essere cattivo nei confronti dei vostri commenti entusiastici (che condivido), ma Simone commenta sul muro dello Sport da un anno nello stesso stile e con la stessa conoscenza. Vuol dire che non lo leggete mai?!

dag_nasty ha detto...

io lo leggo estasiato ogni volta che ci regala un suo scritto, soprattutto nel ciclismo rasenta la magia. Ecco, per proseguire la collaborazione ufficiale, un bel pezzo in tema Mondiali sarebbe fantastico.
Bravo Simone!

mettiu ha detto...

Leggo molto, scrivo niente. Il mio primo commento è per questo pezzo: respect.

Ps
Eh, i bei tempi di Koper/capodistria...

transumante ha detto...

complimenti simone!

kalz ha detto...

Bellissimo. Suggestiva ricostruzione della grande epopea dei nostri carissimi nemici "plavi". Complimenti davvero.

p.s. Direttore, più pezzi come questo, please

Ale ha detto...

@jeremy Certo che lo leggevamo: è proprio per questo che osservando lo scambio di messaggi col direttore aspettavo con ansia una sua "investitura ufficiale".

Roberto Gotta ha detto...

Concordo in tutto con Carlo Pizzigoni, ha già detto tutto lui...

jeremy ha detto...

Ale è che mi sembrava che aveste scoperto qualcosa di assolutamente nuovo. Mentre è li da un anno che domina il Muro dello Sport, incontrastato. Pardon moi.

Straw61 ha detto...

pezzo bellissimo sul miglior giocatore europeo di quegli anni. Mi riporta ai miei good ol'times quando vivevo letteralmente a pane e basket...

Italo Muti ha detto...

Bello, dall'inizio alla fine, di una malinconia senza termine.
Perfetto nel ricordare una squadra e un periodo particolare che non mancò di renderci poeti noi stessi.
Aspettative rispettate.
Au bientot mon cher

Simone ha detto...

@Jeremy,Ataru,Vincenzo,Ale,Transumante,Kalz,Straw61,Italo Muti:thaaank you,guys!?

@Dane:why?

@Carlo Pizzigoni,Roberto Gotta:è difficile descrivere un personaggio così senza rischiare certi stereotipi.
Però il Deli era proprio diverso,comunicava gioia crepuscolare...

@Dag Nasty:arriva,arriva...

@Matteo:oltre al basket,su Koper Tv,c'erano anche hockey su ghiaccio,calcio,atletica leggera,etc.
Senza decoder e parabole.
Bei tempi.

Marattroni ha detto...

Simone, complimenti. Non ho letto molti autori che si vede quanto amino lo sport e che riescano a trasmettere il 100% di questa passione. Sei un grande. In attesa di rivedere i miei LAL sul parquet dello Staples e di leggere i tuoi commenti, ti ringrazio.

marcopress ha detto...

io sono di Udine ed è facile. ma fin dove si vedeva quella capodistria?
gran pezzo, grazie

Dane ha detto...

@Simone: "@Dane:why?"

Lo ha spiegato Jeremy con ironia. Non farmi dire oltre, che poi mi segnano i "clichè" col lapis rosso...

pierocic ha detto...

pezzo da applausi; ne sapevo poco, mi sta spingendo a documentarmi meglio. grazie


ps fino a trapani, koper capodistria di prendeva (frequenza 12), oltre non so

Anonimo ha detto...

.... E il link è il degno finale...Emozionante davvero

fantomaz ha detto...

delibasic e koper capodistria, quanti ricordi con il telcronista pazzo e io ancora più pazzo che tenevo il conto dei punti di delibasic

collodi ha detto...

Bell'articolo, bravo. Su Tavcar, tele cronista "murato" in studio a Telecapodistria, ho anche il ricordo come bravo allenatore di pallacanestro negli anni 80, in serie B, C et similia.Da triestino come lui,apprezzo le telecronache fatte in triestino, non assolutamente in italiano. Per Simone, mi risulta che la famiglia di Delibasic, nei tempi della guerra abitasse a Trieste a casa di Boscjia, la moglie, che mi ricordi, pare allenasse una squadra di pallacanestro giovanile slovena a Trieste.

Moreno ha detto...

Tavcar un mito, che, a differenza degli attuali commentatori cerchiobottisti, "uccideva" con il suo sarcasmo.

Simone ha detto...

@Marattroni:danke.
E'un pò presto per le previsioni,meglio osservare le prime settimane di regular season.
Penso comunque che i Bryanteers,se lo zio Ron non impazzisce,giocheranno anche quest'anno fino ai primi di Giugno...

@Marcopress,Pierocic:grazie a voi.
Ai tempi abitavo in quel di Cinisello Balsamo.
Non ho idea fin dove si spingesse il segnale,andando verso ovest.

@Dane:dai che arriveremo a Henri Pelissier...

@Francesco74:merci.
Anche il filmato di Real-Barca è eloquente.
In religioso silenzio.

@Fantomaz,Moreno:il Tavcar scrisse un pezzo rievocativo per Giganti Del Basket,ormai più di dieci anni fa.
Confessò d'aver commentato una partita di calcio dicendo i nomi a casaccio:passò metà del tempo,durante la telecronaca, ridendo a crepapelle con l'assistente di studio.
Meraviglioso.

@Giacomo:thanks.
Si,dopo Spalato la famiglia Delibasic raggiunse Trieste.

Dane ha detto...

@Simone: ti ringrazio, ma con tutto il rispetto per la bellissima Francia (e per i mitici fratelli Pellissier, per quanto io fossi dalla parte di Costante...) mi porta tanti bei ricordi ma non mi smuove il cuore come i Balcani.
Quando poi si mischiano imprese sportive coi ricordi personali si finisce sempre col farsi del male.
Stasera ho telefonato a mia madre per far gli auguri di compleanno a mio fratello e gli ho accennato come avessi lo stomaco torto per il tuo pezzo. Mi ha ricordato come tanti anni fa (ero bambino, lo ricordo a fatica...) ci procurammo, tramite un vicino di casa commerciante d'abbigliamento all'ingrosso, una ventina di paia di jeans invenduti fondi di magazzino da regalare ai ragazzi della nazionale juniores di basket come premio per non so quale torneo: non ne avevano mai indossato un paio.
E' in momenti come questi che odio quelli del "sono solo un gruppo di cretini che corrono dietro ad una palla in mutande", gli Special One e tutti quei cocainomani che finito l'allenamento si chiudono all'Hollywood.
Eh, ma son clichè.....

p.s.: no, dico: Delibasic, ma ti rendi conto?!...

marcopress ha detto...

e all'1.37 (grazie a Friuli Doc) ho una notizia. per una minima tv friulana (TeleChiara) Tavcar farà la telecronaca della Falcontstar Monfalcone, serie B2. Beati noi.

Tani ha detto...

@Simo: i miei complimenti sono scontati e mai abbastanza. Standing ovation, my man!

@Stefano: grazie anche a te per aver creato questo spazio dove è ancora possibile emozionarsi leggendo pezzi del genere e per non esserti arreso alle difficoltà "imprenditoriale".

Adesso aspetto la storia che sta preparando Alenar, sperando in tempi più brevi di quelli di Roberto Gotta...

@Carlo Pizzigoni: purtroppo quella male/benedetta area geografica dal nome Balcani è "la scena madre" per eccellenza. Qualsiasi storia, qualsiasi uomo, qualsiasi posto si porta addosso quell'ombra e non possono essere né semplici né lineari. La normalità, quella sconosciuta per noi...

Simone ha detto...

@Dane:ciò che scrivi ha un significato molto profondo.
Mi fa piacere che tutto ciò scaturisca da un mio pezzo.

Simone ha detto...

@Tani:molto gentile,grazie mille!?

Dane ha detto...

@Simone: sei un sadico!... :-D

@Tani: esatto, come diceva un mio vecchio insegnante all'Accademia "la scenografia condiziona l'attore prima ancora di entrare in scena".
Facile parlare dal tavolino del Burghy, ma se il blues è nato nei campi di cotone e il tango nei barrios un motivo ci sarà.
Oggigiorno in Italia non c'è più un Vittorio De Sica a raccontare certe storie ma, qualora ci fosse, cosa avrebbe da raccontare?!... La fila per le selezioni del Grande Fratello?!...

gerardo ha detto...

complimenti.great stuff

IL TEG ha detto...

Complimenti Simone, veramente fantastico.

zoleddu ha detto...

ottimo simone
ho sempre creduto in te dai tempi di roy tarley sfatto con il cappello da alpino in giro per milano.

zoleddu ha detto...

tarpley

zoleddu ha detto...

se si possono avanzare pretese e sperando che il pezzo sia il primo (ufficiale, lo so) di una lunga serie, il prossimo lo vorrei sul mitico arvidas. gran personaggio e un piacere da veder giocare. a detta del peterson il giocatore potenzialmente più devastante al netto di guerra fredda ginocchia fracassate e bevande alcoliche sopra i 40°. nba inclusa

jeremy ha detto...

zoleddu, come dare torto al coach se si calcola che arvidas è stato il migliore centro passatore della Nba? Mi ricordo quando quel delinquente di Mimmetto Barbaro, dopo Recalcati e Myers, stava portando Sabonis a Reggio Calabria. Avremmo dovuto parquettare il Granillo e mettergli la copertura, come minimo....

Italo Muti ha detto...

Ciao Simone,

m'è venuta in mente una frase di Sergio Tavcar su Ratko Radovanovic all'ennsimo tiro libero sbagliato: La mano più quadrata della jugoslava.
Italo

Simone ha detto...

@Gerardo,IL TEG:thanks!

@Zoleddu:grazie.
Il suggerimento è ottimo,su Arvidas scriverò qualcosa.
Soprattutto quando troverò una chiave di lettura "diversa".

@Jeremy:penso che Barbaro,di nome e di fatto,sia stato l'inventore del fantabasket...
La sua vicenda,consumatasi in una folle estate,rimane lo zenith assoluto per comprendere il declino del basket italiano.

@Italo Muti:ne disse veramente di tutti i colori.
Era divertente e colorato,ma privo delle forzature epiche degli urlatori d'oggi.
L'ironia prevaleva su tutto.

Arturo ha detto...

Per la verità la vera jattura di Sabonis fu il tendine d'achille. Complimenti sinceri all'estensore dell'articolo, mi auguro di leggere presto un pezzo sul mozart del basket e sul leggendario cibona di aza, cutura, nakic, arapovic, cveticanin eccetera. Quanto a barbaro fu una sorta di Giovannone baskettaro affetto da megalomanie, ben presto sedate, degne di un abramovic

George A ha detto...

ho visto solo adesso questo articolo dopo mesi della sua pubblicazione e mi ha veramente commosso, essendo stato anch'io un fanatico fan di lui.
Sono Greco di Salonicco che vuol dire che: a) me ne intendo di basket e b) anch'io ha passato gli 70's guardando la TV jugoslava clandestinamente perche' quelle partite erano di un altro mondo !
E' difficile stare breve sui miei commenti quindi mi scuso.

Quante memorie ... quante assomiglianze col Pistol Pete (tutte vere, inclusi alcol & sigarette, fatalismo), quante partite nella sala Skenderija con i suoi poster giganteschi, la finale di Grenoble contro il Varese di Meneghin e di Yelverton, la finale di Mosca, la finale ed i supplementari di Manila, il passaggio dal Real ...
L'articolo e molto ben scritto da un conoscitore del nostro sport. Complimenti e grazie (anche se in ritardo) ...

Edoardo ha detto...

...che dire...a momenti scappavano le lacrime anche a me...ricordi bellissimi, io sono di Salerno e, chissà per quale strano motivo, ma da noi si riusciva a "prendere" Capodistria...per farla breve, il sabato pomeriggio mi chiudevo in camera dalle 15 per vedere il calcio commentato da Bruno Petrali per poi passare al "clou" indiscusso: la partita di basket delle 17.....poteva venire il terremoto (che infatti poi venne, nel 1980...) ma niente mi poteva distogliere dalla visione delle partite del campionato jugoslavo e dalle telecronache di Sergio Tavcar....oggi sono traduttore interprete di lingua serbo-croata e non faccio fatica a riconoscere che è tutto merito di Tavcar se ho sviuppato un..amore insano per la lingua, la cultura e...il basket di quelle terre...e la passione per Kindze Delibasic...c'è sepre la polemica tra passatisti ed..attualisti su cosa avrebbero potuto fare, oggi, i campioni di ieri: beh, nel caso di Delibasic, credo che avrebbe avuto tutto, anche oggi, per essere considerato tra i più grandi interpreti del basket di oggidì....il talento non si insegna, è questione forse, di allenamenti diversi, più intensi, di preparazione più mirata, ma sfido chiunque a negare che Kicia, Praja, Cioso, Kindze, Slavnic etc (ma vale anche per Belov, Marzorati, Meneghin padre etc) avrebbero detto la loro (eccome!) anche ora...ed è prorpio per questo che desidero ringraziare l'autore dell'articolo, per avermi fato ritornare agli anni del'adolescenza,m che considero privilwegiati per aver avuto la possibilità di assistere ad un basket vero, che i giovanetti di oggi neppure si sognano....poi, se quelli cho oggipotrebbero comdamente essere miei figli, anagraficamente parlando, si accontentano di Finley, Stonerook e Minard, beh...non sanno che si son persi e mi dispiace per loro!

Simone ha detto...

@George A,Edoardo:una risposta sola per due commenti molto interessanti.
Innanzitutto grazie,mi piace l'idea che si legga lo sport con uno sguardo differente dagli stereotipi imperanti.
Mirza era una combo-guard(ai tempi anche impiegata talvolta nello spot da tre):è la modernità che è corsa incontro ai giocatori come Deli,non viceversa.
Ho visto,dopo la pubblicazione del pezzo,alcune partite dei mondiali di Manila:ebbene,in alcuni frangenti impiegato come play è quasi imbarazzante...
Una tecnica sopraffina,visione di gioco,timing nel passaggio,eccellente nel palleggio:era veramente,come talento puro,un fenomeno.
Quindi ci potremmo chiedere,al netto dell'esasperazione contemporanea,se realmente molti cestisti d'oggi riuscirebbero a giocare con uno che vedeva il basket con due secondi di anticipo rispetto al suo svolgimento reale...

Edoardo ha detto...

caro Simone, grazie dei complimenti...d'altronde, il bello dei commenti è proprio quello di poter postare le proprie idee e dare il via, per le persone cui interessa, a spunti di discussione fecondi, dove non è importante pensarla tutti alla stessa maniera, ma poter trovare, nelle opinioni altrui, uno spunto valido che integri le proprie convinzioni; su Delibasic e la sua versatilità e modernità potrei scrivere fino a domani......ricordo anch'io la nazionale plava di Manila 78 (per me, senza dubbio alcuno, la più grande rappresentativa nazionale europea di tutti i tempi, se intendiamo dodici cestisti dodici*), e spesso l'allenatore (non ricordo se Novosel o Zeravica) spesso faceva riposare Dalipagic e schierava Delibasic da ala piccola, insieme con Slavnic e Kicanovic play e guardia:d'alta parte, Kindze era 1.97, poteva benissimo giocare da Dio da 3 e lo fece alla stragrande; spesso, poi,il nostro entrava a sostituire Slavnic in Play ed allora erano dolori perchè guardava il gioco da un'altezza inusuale per i play dell'epoca e li subissava dall'alto di una classe adamantina: e faceva prorpio tutto quello che tu hai mirabilmente ricordato nel tuo ultimo commento...quante volte, poi, cominciando a vedere le prime partite NBA nel 1981 trasmesse pa PIN (Primarete Indipendente) e commentate da Dan Peterson, mi sono detto che uno come Mirza Delibasic poteva starci alla grandissima, nella stessa lega, insieme con Archibald, Gus Williams, Kevin Porter e come diceva George , con Pistol Pete: ma non erano ancora tempi, si sarebbe dovuto aspettare la fine degli anni 80, con Glouchkov, poi Divac, Petrovic, Schrempf, Marciulionis etc; e, come ti dicevo, credo che un talento...non naturale, ma innaturale(nel senso migliore del termine) come il suo, potrebbe benissimo giocare nel basket di oggi, come nel basket del ...2060, adeuguatamente supportato e con le dovute differenze di preparazione:proprio perchè il talento (come l'altezza, in un proverbio USA) non s'insegna: ci sono persone che ritengono che Pelè, Platini e Maradona non potrebbero giocare nel calcio di oggi: io...non mi cur di loro ma guardo e passo..a presto per un nuovo scambio di opinioni!E..complimenti ancora per il grandissimo articolo! Edoardo

* solo per chi se lo fosse dimenticato: primo quintetto: Slavnic, Kicanovic, Dalipagic, Jerkov,Cosic; secondo quintetto: Delibasic, Vilfan, Varajic, Radovanovic, Knego; panchinari Zizic e Skroce....C'era tutto: talento tecnico, atletico, cazzimma agonistica, voglia di primeggare e chi più ne ha... mai più visto niente di simile, in Europa, nemmeno la Jugo del 1989 O la pur grandissima Spagna dell'ultimo quadriennio.

Gene ha detto...

splendido articolo, eccellente giocatore. emozione pura!