Schiavi dell'atletica

di Stefano Olivari
1. Con buona pace dei nostri fuoricorso attenti solo a quanto accade negli Stati Uniti, il record dello schiavismo vero è detenuto da paesi musulmani: secondo 'Storia mondiale della schiavitù', dello storico tedesco Egon Flaig, nel corso dei secoli sono stati circa 17 milioni i neri (nell'occasione, purtroppo per loro, negri) dell'Africa occidentale ad essere mandati con la forza nei paesi arabi, e circa 11 in Europa o nelle Americhe. E' quindi giusto, almeno secondo noi, che i loro discendenti si sentano tuttora derubati dell'identità, mentre fa ridere che soprattutto negli Stati Uniti tante conversioni di neri all'Islam (da quelle serie alla Clay-Alcindor a quelle trash alla Tyson-Michael Jackson) siano state accompagnate da argomentazioni in chiave anti-schiavista.
2. Nel file 'Ma cosa ti aspettavi?' si può quindi archiviare la vicenda di Yusuf Saad Kamel, il grande miler keniano che dal 2003 corre per il Bahrein e che proprio il mese scorso è diventato a Berlino campione mondiale nei 1500. Kamel, che altri non è che il figlio dello strepitoso Billy Konchellah (oro negli 800 mondiali a Roma 1987 e Tokio 1991, prima di dare notizie di sè solo come tossico e stupratore) e che si chiamerebbe infatti Gregory Konchellah, si è infatti pentito della scelta quando in seguito ad un litigio con la federazione sui premi gli è stato simpaticamente ritirato il passaporto. Situazione rientrata alla vigilia dei Mondiali ed adesso riesplosa, con Kamel-Konchellah che ha chiesto alla federazione keniana di farlo...ritornare keniano per evitare guai peggiori. Non solo, ma l'atleta ha accompagnato la richiesta con la denuncia di un sistema noto in tutto il mondo: reclutamento di atleti minorenni, con quasi-rapimenti di bambini, rispetto minimo dei diritti umani solo nel caso dei campioni da medaglia (nei primi due casi quello che più o meno fanno i club calcistici europei, anche se dicono che il cattivo sia solo Abramovich).
3. A prescindere dallo schiavismo, chi ha a cuore l'atletica dovrebbe battersi contro le naturalizzazioni spazzatura. Per questo sentire che Franco Arese vuole ripartire dal cambio di passaporto del quattrocentista Haliti (albanese), della centista Ekeh (nigeriana) e della triplista Derkach (ucraina) significa rinunciare all'ultima cosa che l'atletica ha in più rispetto agli altri sport: la cultura, che rende più importante un miglioramento rispetto ad una medaglia con scorciatoie. Doping o altro, anche senza la retorica da Momenti di gloria. Poi il Qatar può anche insozzare Eurosport con le sue pubblicità regresso, ma lo sport è un'altra cosa.

48 commenti:

clinter ha detto...

Chiedo scusa se contamino un articolo sull'atletica con considerazioni di carattere più generale, ma il punto sulle naturalizzazioni mi da il destro per far un discorso più generale.
Mi pare evidente che, con le emigrazioni-immigrazioni di grandi numeri di individui, il concetto di identità nazionale, legato alla pura etnia, si vada sempre più indebolendo. Le nazioni diventano sempre più una necessità amministrativa piuttosto che un territorio legato ad una singola etnia. L'Italia, in particolare, forse, è sempre stata così, e l'attualità politico-sociale del momento mi pare lo confermi.
Arrivo al dunque: le nazionali, di qualunque sport, diventino le rappresentative della federazione che gestisce il tale sport nel tal paese. O il maratoneta altoatesino di cui non saprei scrivere il nome, anche se me lo ricordassi, ha grosse comunanze etniche con Gibilisco?

Roberto Gotta ha detto...

"Con buona pace dei nostri fuoricorso attenti solo a quanto accade negli Stati Uniti". La frase da sola nobilita il pezzo.

anjo ha detto...

Oggi mi sento in vena di tromboneggiare e quindi dico la mia, visto che l'argomento passaporti, più o meno, viene discusso anche sul muro del calcio: visto che ormai sono diversi gli atleti che cambiano nazionale dalla sera alla mattina, non si potrebbe fare una semplice regola per cui si gareggia per la prima federazione che ti ha tesserato?
Esempio: tuo padre è turco-birmano, tua madre è franco-senegalese-coreanae ed i tuoi trisnonni avevano la casa in Bessarabia? Bene, qual è la prima federazione per cui sei stato federato da piccolo? Quella tedesca? Bene, tu sei tedesco di formazione e correrai per la Germania.

jeremy ha detto...

Se proprio proprio, gareggiare solo per una, a piacere, e buona notte al secchio. Questo mi sembra il minimo sindacale.

cydella ha detto...

Ma se uno con doppio passaporto volesse gareggiare una volta per una nazionale e la successiva per l'altra, in base a quali norme gli verrebbe impedito? E' qui che la situazione diventerà esilarante.

Ps: la UE ha già detto che il 6+5 di Blatter per gli stranieri non è applicabile.

anjo ha detto...

@ Cydella: infatti anche io aspetto il giorno in cui qualche atleta userà la frase di Einstein ("sono cittadino del mondo")a sproposito per chiedere il diritto di scegliere ogni volta prima dei mondiali o delle olimpiadi la nazione per cui gareggiare.

Stefano Olivari ha detto...

Sugli sport di squadra, per cui possono valere considerazioni di identità, le opinioni sono diverse (la mia è che conti la 'formazione' più del passaporto dei genitori, anche se ci sono mille situazioni di confine: un quindicenne è da considerarsi già 'formato' o no?), ma negli sport individuali il concetto di nazione è superato. A qualcuno importa del passaporto di Federer o di Bolt? Il peccato mortale è che siano proprio le federazioni, quelle che dovrebbero diffondere cultura, a proporre l'orrido 'medagliere': che fa gonfiare il petto a qualche dittatore ma mette anche insieme specialità con un peso specifico troppo diverso. L'Italia non ha messo in campo a Berlino un solo mezzofondista uomo in grado di passare un turno, eppure con l'oro di Schwazer si sarebbe parlato senza vergogna di spedizione positiva.

Ataru ha detto...

Parlo per chi conosco, ossia l'albanese Haliti.
Un 91 che da sempre vive e studia con la famiglia a Bisceglie e corre per la società della mia città, la Rocco Scotellaro.

Nel suo caso la richiesta di cittadinanza è già stata avanzata da tempo e onestamente credo che il ragazzo abbia un legame sufficiente stretto con l'Italia.
Nell'idea generale di società multietnica a cui stiamo andando incontro il suo caso dovrebbe rientrare nella normalità.

Insomma, molto più italiano lui di Fiona May.
Certamente i problemi dei passaporti facili nell'atletica esiste così come la nostra federazione dovrebbe cercare di costruirsi dei futuri atleti e non sperare in qualche ragazzo di talento con i piedi troppo torti per trovare un posto a centrocampo in C2.

Stefano Olivari ha detto...

D'accordo sul caso di Eusebio Haliti, campione italiano Allievi e al di là del passaporto italiano come atleta e come ragazzo (tipo Howe e al contrario delle varie May, Martinez, Grenot), ma non è certo con lo spirito della 'formazione' che Arese ha tirato fuori questi tre casi. L'anno prossimo a Barcellona, complice il livello ovviamente più modesto (sono Europei), non si lascerà niente di intentato per le medagliette anche per questi tre atleti sono discorsi prematuri.

cydella ha detto...

Messi che a 12 anni va in Spagna perchè gioca con nell'Argentina? Se invece fosse arrivato dal Burundi, quanto ci fate su che avrebbe giocato per la Spagna?

Stefano Olivari ha detto...

Per l'età in cui è arrivato e per quello che il Barca ha fatto per lui e famiglia, sotto vari profili, Messi spagnolo non l'avrei trovato scandaloso...tornando all'atletica, mi sono dimenticato di dire che anche la Ekeh è più o meno nella stessa situazione di Haliti (è nigeriana di famiglia nigeriana, ma da tanti anni vive in Emilia)...più di confine il caso Bencosme, dominicano da poco italianizzato per via del matrimonio della madre...difficile mettere steccati, ma facile stabilire un principio: tu, Josefa Idem, hai scelto di essere una cittadina italiana ma rimarrai sempre un'atleta tedesca...se no smettiamo di mettere le bandierine vicino ai nomi, cosa che forse sarebbe la soluzione migliore...

Dane ha detto...

Cydella, ti ricordi Belodedic?!...

cydella ha detto...

Appunto. La scelta della nazionale è solamente una scelta di convenienza e niente più (Messi, Balotelli, Rossi,...) basata sul prestigio della nazionale. Tanto vale fare la campagna acquisti anche per le nazionali...

Allora perchè se uno come Balotelli può scegliere, uno Sculli qualsiasi anche se domani diventasse cittadino del Guatemala, non potrebbe giocarci? Non è discriminazione questa?

cydella ha detto...

Prima Jugoslavia, poi Romania.

Pierfrancesco ha detto...

io ricordavo prima Romania e poi Jugoslavia...

zoleddu ha detto...

post e discussione molto interessanti. l'unica sarebbe mettere un limite d'età (16 anni?) con un tot di anni minimo di formazione in una socità italiana.
cuoriosa e triste al tempo stesso la storia di Konchellah. certo che l'ha combinata bella grossa e più volte..ha rischiato anche l'ergastolo ma alla fine se l'è cavata con 2 anni...

Nick ha detto...

...ma non si potrebbe usare lo stesso sistema che usa l'UEFA per considerare un giocatore "del vivaio"? Tre anni di tesseramento nella nazione prima di averne compiuti 21 nel caso dell'UEFA...nel caso in oggetto potrebbe essere, per esempio, 5 anni prima di averne compiuti 21 o 3 prima di averne compiuti 18....cosa c'è che non va?

Simone ha detto...

3.La cultura sportiva del paese dovrebbe essere l'unica regola.
Ma ormai siamo al mercato delle nazionalità:il passaporto è diventato una merce.
Strano che il ciclismo,solitamente all'avanguardia(...)in tutto,non sia così attivo.
Ricordiamo Andrei Tchmil,prima sovietico,poi russo,belga e moldavo.
O Stefan Wesemann,tedesco che divenne elvetico dopo il matrimonio.
Fondo e biathlon sono ai livelli dell'atletica e del calcio:ci sono delle biathlete che hanno completato il tour delle repubbliche baltiche.
Attenzione:per alcuni di questi è una sistemazione che prevede alcuni benefit.
Salvo poi,dopo la cacciata dal tempio,essere abbandonati al loro destino:vedi Muhelegg(o Ramzi)e poi muori.
Ci son cambi di bandiera epocali,mi sovviene il caso Girardelli.
Che tolse al Wunderteam cinque Coppe generali e a Marc almeno un oro olimpico.
Se poi,visti i nonni della Valsugana,avesse preso il nostro passaporto...
I giochi di squadra son inaffidabili da decenni:Monti,nel foot,fece due finali mondiali consecutive con due nazioni diverse!?
Gli europei polacchi di basket vantano solo(?)quattro americani comprati;nel volley abbiamo perso il conto degli "oriundi".
Non è che aboliremo definitivamente,nello sport,il concetto di appartenenza nazionale?
Ricordo Mariolona Pierce,il dì della vittoria parigina,ringraziare i compatrioti(inorriditi..)con un francese da barzelletta.

Nick ha detto...

Appunto Simone...a questo punto eliminiamo le nazionali e basta.
Il che significa negli sport individuali semplicemente togliere la bandierina (vorrei vedere gli articoli celebrativi su Josefa Idem, poi...), in quelli di squadra eliminare le compagini tout court.

Che differenza c'è se i 10 milioni l'anno a Eto'o li dà Moratti o la federazione, magari per un matrimonio di comodo?

Simone ha detto...

@Nick:per certi versi,chi ama lo sport ha già abolito il concetto da anni.
Non ho bisogno dell'enfasi patriottica precotta per appassionarmi a un avvenimento sportivo.
Poi,francamente,scambierei un oro olimpico nella discesa(o una maglia gialla a Parigi)per una linea ferroviaria capillare ed efficiente.
Proverei un minimo d'orgoglio nazionale scendendo da un treno pulito e in orario...altro che Gattuso e Cannavaro.

kalz ha detto...

Tutto diventa multietnico, multiculturale, multirazziale e quindi il logico contrappasso è la riscoperta delle "piccole patrie". A me non me ne frega niente, ma sarebbe bene evitare accuse di razzismo e puzzette sotto il naso

paperogha ha detto...

in un mondo in cui tutto si può vendere e comprare, dignità compresa, lo sport non fa che seguire l'onda.
Poi ogni caso di passaporto cambiato ha le sue motivazioni più o meno condivisibili.
Comunque, in un mondo nel quale il concetto di globalizzazione ha tolto importanza ai singoli stati nazionali, le rappresentative perdono valore anch'esse e la loro sacralità, che abbiamo conosciuto fino all'inizio degli anni '90, sta evaporando. Salvo che per tenere attaccati alle poltrone dirigenti sportivi di varia natura.
Siamo ancora legati a quella sacralità della Nazionale, ma forse fra un paio di generazioni il legame sarà meno forte e si arriverà all'abolizione

Krug ha detto...

Fermo restando che concordo con Simone che l'orgoglio nazionale dovrebbe eventualmente "nutrirsi" di altro (diritti civili, senso civico, libertà di espressione ed altro) secondo me le Nazionali nello sport moderno, soprattutto nel cosiddetto "minore" ha la sua notevole importanza per la diffusione e la popolarità dello sport stesso, basta vedere quello che è successo una ventina di anni fa' nella pallavolo e, prima, nel basket e questo non capita solamente in Italia; notizia di oggi in Paraguay le scuole e gli uffici pubblici sono chiusi per festeggiare la qualificazione della nazionale di calcio ai Mondiali; a mio modo di vedere la soluzione è banalissima, a 18 anni un atleta deve scegliere una nazionalità sportiva (nel caso abbia i requisiti per optare per più di una, altrimenti si tiene la sua) e se la tiene per tutta la vita.

gareth ha detto...

Sicuro che Sculli, non avendo mai giocato per l'Italia, non potrebbe riciclarsi un giorno come guatemalteco, una volta acquisita la cittadinanza? Non che io voglia così male al Guatemala, però onestamente ero convinto di sì. Per me comunque la nazionalità non c'entra nulla con l'etnia (concetto dai contorni scivolosi e pericolosi), per cui se si può dire che Josefa Idem è tedesca, Alex Schwazer da Vipiteno (o anche da Sterzing, se preferite così) è italiano al 100%. Per me il principio valido è quello enunciato da Anjo: chi ha la doppia o tripla nazionalità opta una volta per tutte e fine del discorso (con qualche prevedibile difficoltà legale se chi opta è minorenne).

clinter ha detto...

Mi pare che a Simone non ho mai rotto le palle, ma per tutto c'è una prima volta.
Simone, di fronte alla tua cultura sportiva ed alla concomitante capacità capacità espressiva, io mi faccio minuscolo, ma 'i treni puliti ed in orario' no!... per favore. Intelligenti pauca.

zoleddu ha detto...

@Simone
"Non ho bisogno dell'enfasi patriottica precotta per appassionarmi a un avvenimento sportivo."
bellissima simone.un principio basiliare.e anche una risposta da dare a tutti quelli che mi guardano storto qunado non tifo per l'Italia (o un italiano) ma mi "limito" a godermi lo spettacolo senza parteggiare per nessuno.

Dane ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Stefano Olivari ha detto...

Uno dei problemi è che abbiamo in testa sempre il calcio, ma se andiamo sugli altri sport, quelli senza mercato, è chiaro che le nazionali (per non dire il nazionalismo) sono necessarie per andare avanti. Lasciando decidere tutto al numero degli spettatori paganti esisterebbero ancora il canottaggio o la stessa atletica?

paperogha ha detto...

Se non ci fossero le nazionali, il canottiere italiano alle olimpiadi o ai mondiali, seppur senza bandierina sulla maglia non verrebbe seguito comunque?
Si potrebbe forse pensare di tornare ad un era di sport dilettantistico , senza naturalmente pretendere performance da superuomini, che sottintendono una vita da atleta professionista stipendiato non sarebbero possibili.
Dipende se siamo innamorati dello sport o della performance in senso stretto (quelli che vanno a vedere i 100 di Bolt aspettandosi il record e poi non si filano l'atletica per tutto il resto dell'anno ad esempio)

gareth ha detto...

Paperogha, se devo giudicare dai risultati dell'Olimpiade di Mosca 1980, alla quale alcune nazioni occidentali per protesta parteciparono senza inno e bandiera, sostituiti dai simboli olimpici, direi più no che sì: verrebbe seguito con molta meno passione e partecipazione da parte della gente comune (io la scherma per dire la seguirei a prescindere perché mi piace come sport in sé, il canottaggio faticherei di più a seguirlo con lo stesso interesse).

jeremy ha detto...

Non vorrei andare OT, ma quali sono gli sport a cui vi affezzionereste se avessero piu spazio in TV (no pay)e che invece dimenticate dopo le Olimpiadi?

Simone ha detto...

@Clinter:effettivamente la frase suona in maniera inquietante...

@Nick:è vero,pensiamo anche alle differenze tra una federazione e l'altra.
Il giorno e la notte.
Accennavo prima un discorso sullo sci alpino:se uno avesse assistito agli allenamenti dei migliori se ne sarebbe reso conto.
Il Girardelli,tesserato lussemburghese,si preparava col padre e facevano tutto.
Un'organizzazione spartana ed efficace.
Beccavi il Tomba ed arrivava la corte dei miracoli.
Aveva,giustamente,la crew personale che pensava a tutto; ogni particolare era affidato a qualcuno.
Questo perchè metteva assieme i(notevoli) mezzi della Federazione con i(tanti)dindi degli sponsor.
Il professionismo di stato di alcune nazioni è privilegiato.
Poi magari vinci il gigante olimpico,ad Albertville,e trovi solo Cotelli che dice che disponevi di materiali enormemente superiori a quelli della concorrenza.

@Paperogha:perfetto,si sbatte sempre lì.
Sono i federali che s'intortano, per risultati che portano sterco del diavolo nelle loro tasche.

@Stefano Olivari,Krug:infatti il sistema delle nazionali,in alcuni settori,è l'unico funzionante.
Poi si sfrutta,in maniera parossistica,il cavallo vincente fino alla nausea.
La Valanga Azzurra portò lo sci nelle case di milioni d'italiani,anche dal punto di vista commerciale.
Senza Thoeni e Gros sarebbe stato difficile quel tipo di boom.
Quello che m'inquieta,dimostrato da basket e volley,è che non ci sono autentiche strategie dietro.
Siamo esattamente l'opposto della Germania che,con un Becker o un Ullrich,seppero cavalcare il fenomeno.

jeremy ha detto...

Ovviamente dalla mia domanda sono esclusi il Diretto e Simone che troverebbe affascinanti e interessanti anche i tornei di campana tra bambini.....

Simone ha detto...

@Jeremy:trovo favoloso anche il salto in lungo canino(con finale in vasca)al David Lettermann Show!?

jeremy ha detto...

Simone, non vale: poche cose non sono favolose nel DLShow. Io trovo fantastico quando prova i nuovi giocattoli nella puntate prenatalizie. Ma non andiamo OT. Comunque confermi che tu sei fuoriconcorso!!! :-)))

gareth ha detto...

Jeremy, dici a parte lotta nel fango e calcio saponato femminile, che purtroppo alle Olimpiadi non ci sono? Io dico scherma e pugilato (precisando che quest'ultimo mi piace molto in veste dilettantistica, con caschetto e sulle tre riprese, e pochissimo come sport professionistico). Non male anche l'hockey prato (abbiate pazienza, per uno cecato come me è più facile da seguire di quello su ghiaccio). Ma attendo con impazienza il debutto del Rugby Seven!

cydella ha detto...

Come si diceva dei giornali, che sopravvivano da soli. Se non interessano a nessuno, perchè devono essere finanziati dal governo?
Perchè non si può dire la stessa cosa del canottaggio, del nuoto, della scherma,...

Sono d'accordo con Paperogha: alla maggior parte della gente frega di dire che erano là quando Bolt ha fatto il record, solo perchè fa figo. Come quando la gente era tornata a vedere l'Olimpia perchè c'era Armani e Galliani a cui dare il "5 alto"...

anjo ha detto...

Partecipando al sondaggio di Jeremy direi la pallamano, che purtroppo in Italia ha visibilità nulla. Un altro sport molto appassionante, ma non presente alle olimpiadi, è il football australiano

Italo Muti ha detto...

@Simone
le rare volte che abbiamo un campionissimo non riusciamo mai a farlo diventare sistama, a creare un numero medio di player decenti a livello mondiali. Quello che succede ogni tanto è la nascita di talenti, ma di allevamenti non se ne parla. Basterbbe pensare al tennis dopo gli anni 70. Esempi sporadici, la gestione Galgani, e tutto il cucuzzaro.
Appena qulacuno prende i potere, seppur in federazione pensa a sfruttarlo pro domo sua, a volte senza ritegno.
Mancano cultura sportiva, totalmente, senso civico, senso dello Stato. Da dove cominciamo?
@Jeremy
Tiro con l'arco, forse perchè mi ricorda i bei tempi.
Italo

Dane ha detto...

@Direttore: sfogliando un giornale durante le vacanze, avrei giurato ci proponesse un pezzo sulla nazionale juniores di Cricket...

@Clinter, non credo che Simone facesse propaganda nostalgica. :-DDD
Credo intendesse dire che, se deve spendere due soldi per un risultato di cui andar fiero, preferisce spenderli per migliorare le condizioni di vita quotidiane piuttosto che per comprare un passaporto che ti permetta di fregiarti di una medaglia con cui raccontare al popolo bue che tutto va bene e la vita è bellissima...
Io ad esempio capisco il dirigente che esulta per una vittoria della Idem o di Fiona May perchè così pensa di essersi guadagnato la pagnotta, non riesco a capire l'esultanza dei tifosi.
Io sono già imbarazzato per la "presenza" di Camoranesi, che fortunatamente non sposta molto, vincessimo con un gol di Amauri mi vergognerei proprio.....

p.s.: e spero sempre che l'Italia del Calcio a 5 esca al primo turno...

@ItaloMuti: "Tiro con l'arco, forse perchè mi ricorda i bei tempi"

Madonna, Italo, non ti facevo così vecchio!...

Simone ha detto...

@Italo Muti:ufficializzato il declino del volley,son curioso di capire se l'ultima vera fucina di campioni nazionali(la pedivella)si estinguerà.
I prodromi ci sono già tutti.
Spero che qualcosa cambi...
L'incapacità del tennis italiano di produrre un top ten Atp,negli ultimi trent'anni,rimane la statistica federale più incredibile di tutti.
Un capolavoro dell'orrore.
O dell'errore.

@Dane:l'anno scorso,in pieno amplesso olimpico,ci fu la polemica sul denaro dei medagliati.
Gli schei come unità di misura della dignità.
Come se non bastasse essere stipendiati dallo stato per far finta di lavorare.
Fu l'unico momento degli ultimi anni che simpatizzai per i calciatori...

Dane ha detto...

Simone, ricordo benissimo la faccia tosta dei mantenuti di Stato. Io la Vezzali la tirerei fuori dal tabernacolo solo 5 minuti prima di salire in pedana per rimettercela 30 secondi dopo aver ritirato la medaglia.....

gareth ha detto...

Io la Vezzali la farei senatrice a vita. Non scherziamo!!

Italo Muti ha detto...

@Gareth,
non dare idee al Cav., sul verbo fare ha un'intrepretazione stretta.
Italo

Leo ha detto...

Italo ho riso mezz'ora.

Jeremy gli sport di squadra mi piacciono tutti, con una predilezione, insieme al calcio, per Hockey pista, basket e pallavolo femminile. Poi ovviamente tennis, atletica, nuoto, anche canottaggio e canoa, se non devono fare troppi metri, e soprattutto le barche di 8

L'equitazione non riesco proprio a guardarla...

anjo ha detto...

@ Simone: il volley maschile è in declino, su quello femminile c'è ancora qualche speranza...
Il volley maschile è in crisi sia perchè son sempre meno i tesserati di sesso maschile sia perchè i giovani promettenti non si fanno mai esordire in A1 (vedi discussione tra me e Dane sul muro sport)

Ataru ha detto...

Se lo spettatore sportivo fosse interessato solo e semplicemente alla bellezza del gesto avulso da bandierina o stemma sulla maglietta lo sport business sarebbe morto prima ancora di nascere.

Inoltre credo che gli sport individuali cronometrabili siano in costante competizione con il passato più o meno recente e per loro stessa natura sono costretti a dare il meglio di se nella settimana del grande evento.

Se tennis e sci possono mascherare una temporanea assenza di grandi talenti con la sfida a stretti intervalli regolari del meglio che il mondo ha da offrire a chi può interessare una volata dei 10 KM in un piccolo meeting?

La maggior parte del pubblico vuole The next Big Thing da adorare; il crescente entusiasmo intorno al nuoto si spiega anche grazie ai record mondiali "costumizzati" che a meno di miracoli chimici resteranno scolpiti per chissà quanto tempo.

Dane ha detto...

Gareth, i senatori a vita sono mummie, in quel senso sarei d'accordo con te...