1. Accade talvolta, nella storia dello sport, che una stirpe sequestri quasi integralmente una specialità: fu così per fondo e mezzofondo nordico, quasi un secolo fa, o per il ciclismo belga che ruotò attorno a Eddy il Cannibale e le sue razzie. Nel tennis,a partire dagli anni Cinquanta, cominciò la dittatura gioiosa degli australiani: ad accendere la fiamma,proponendosi come precursori del tennis moderno, Lew Hoad e Ken Rosewall. I Whiz Kids cambiarono il corso della storia, da autentici bimbi prodigio, portando una dimensione nuova ai gesti bianchi. Nati a soli ventuno giorni di distanza, i gemelli diversi spostarono in là, verso il futuro, l'immaginazione nel gioco. Lew introdusse un atletismo sconosciuto fino a quei dì, esasperando la velocità e la potenza: una ispirazione vera per il resto del mondo, con quei colpi potenti, esplosivi, sempre al limite.
2. Tanto quanto era prepotente e macho il biondo del South Wales, così era raffinato ed elegante il gioco del moretto di Sydney. Mingherlino, soprannominato ironicamente Muscles per la struttura fisica esile, opposto al "fratellone" anche per il carattere schivo e introverso. Il Piccolo Maestro, proprio come il compagno di doppio, inventò le righe nel tennis: ma con un gioco basato sulla perfezione, mai sulla forza bruta, un'estenuante ricerca della musicalità nei tocchi. Se Hoad fu esplosivamente subito se stesso, Rosewall lo divenne progressivamente, cesellando la propria arte nella virtù del miglioramento. Non vantò mai un servizio degno del resto del suo arsenale, tecnicamente formidabile. Mancino naturale, fu impostato destro dal padre fanatico di tennis: fu forse quella costrizione a generare, sul proprio lato sinistro, il suo celeberrimo rovescio. Il gesto più regale della storia, uno dei rarissimi casi che accumuni bellezza estetica e praticità agonistica; un unicum, il movimento perfetto, assoluto. Come i piedi magici di Toni Sailer, la combinazione tacco punta di Jacques Anquetil, la mano destra di Julius Erving. Poche altre visioni del Novecento sportivo giustificarono e spiegarono l'essenza di un'attività motoria che, con quello schiaffo divino, divenne poesia in movimento.
3. Rosewall, nel 1953 a Parigi, inaugurò l'epopea aussie; Hoad la confermò, spostando i limiti verso il cielo. L'arrembante Lew arrivò a un passo dal completare il Grande Slam: la finale americana del 1955 fu forse l'incontro più importante di sempre. I Whiz Kids si contesero, quel giorno a Forest Hills, la gloria e le monete: la prima, per Lewis, sarebbe stata eterna; le seconde, per Ken, si materializzarono dopo la vittoria sull'amico rivale. Muro di rosa, anticipando di un anno il biondo, firmò con i professionisti di Jack Kramer e abbandonò il dilettantismo ipocrita. Nessuno, nemmeno Pancho Gonzales, pagò come Muscles quella scelta sui libri della storia tennistica: gli undici anni di assenza dai tornei dello Slam lo privarono di un'infinità di titoli. Un tennis che rifiutò la logica statistica dell'evidenza: i tre major del circuito dei campioni (Us Pro, Paris-Coubertin e Wembley) furono gli unici veri Slam di quel decennio. E Piccolo Maestro, all'apice della carriera, se ne aggiudicò quindici.
4. Le sfide con quel fenomeno di Rod Laver furono indicative: nel 1963 Rocket, reduce dal Grande Slam dei "dilettanti", fu letteralmente dominato. Proprio quel duello classico cinque anni dopo, a Bournemouth, inaugurò l'era open: Rosewall se l'aggiudicò, così come il Roland Garros a quindici anni dalla prima vittoria. Sempre con il rosso mancino, nel 1972 al Wct di Dallas, disputò l'incontro più incredibile di quella era. Le magie dei maestri australiani, costruite sui fraseggi e gli scambi con l'avversario: nient'altro che il gioco puro, proprio quel che oggi è stato soffocato a pallate. Muro di rosa, longevo quanto precoce, a 35 anni fece ancora suo lo Us Open e nel 1974 provò a sfidare, per l'ennesima volta, il tempo e il destino. Si infranse in finale, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, sull'allora numero uno Jimbo Connors. Il moccioso(di diciotto anni più giovane...) lo abbattè senza scrupoli, negando all'artista australiano quel titolo a Wimbledon che un regolamento assurdo, negli anni dell'apogeo, gli aveva impedito di far suo.
5. Terminò la carriera a 45 anni, dopo 25 stagioni nei primi venti (!), e mai sazio di tennis si iscrisse subito ad un torneo veterani: l'amore per il gioco fu la sua benzina pulita; quella classe infinita il visto per l'immortalità. Nel 1994 il Bambino Stregone più robusto, quello che nei locali lo difendeva dai prepotenti, andò avanti lasciandolo solo. Oggi Ken è un nonno che quando colpisce la palla sul rovescio, per qualche frazione di secondo,ferma ancora l'avanzare dell'orologio: il genio e la passione distraggono anche un dio Crono ammirato.
Simone Basso
(In esclusiva per Indiscreto)
7 commenti:
che dio salvaguardi sempre i giocatori veri come Federer, altrimenti nel futuro del tennis vedremo solo spilungoni pallettari ....
Simone,
hai raggiunto il massimo della poesia applicata alla prosa.
Il tuo racconto sembra quasi sfiorare il tocco magico di Rosewall, ci fa assaporare un gusto inebriante, assoluto e irraggiungibile.
L'era degli aussie fu mitica e tu ci hai fatto vivere quell'inizio di golden era che sarebbe durata fino all'inizio degli anni 70 con Newcombe, ma chiusa sempre da Rosewall con le finali del 1974.
Thank' a million my old friend.
Italo
@Mizio71:ho il sentore che,tra non molto,il Mago Merlino apparirà a noi tutti come l'inquietante monolite nero kubrickiano.
E il futuro del tennis sarà rappresentato da quelle povere scimmie.
In questi mesi sto cercando conforto dai vari Dimitrov,Nashigori,Bhambri:la vedo durissima...
@Italo Muti:grazie Italo.
Alcune volte,guardando certi interpreti contemporanei,penso di esagerare con la nostalgia.
Ma gli aussie furono veramente altro:erano esteticamente incantevoli...
Che dire, se non "c'est magnifique"?
Splendido ritratto di due artisti della racchetta, Hoad, l'unico del quale il grande Pancho Gonzales ebbe a dire "Il Suo gioco al meglio era migliore di quello di chiunque altro,persino del mio" e,sopratutto, Kenny, The Best No Dominator Of all the time.
Bizzarro destino ,il suo; è il giocatore ad avere vinto più slam pro, ed anche 4 slam post 68' ( Per quanto l'AO 72' valga quel che valga) eppure praticamente nessuno lo ritiene in lizza per il titolo di Greatest of all Times.
Pesano,in tal senso, gli anni di dominio di Gonzales prima e l'Impressione suscitata da ROcket Laver poi, per Rosewall solo tre anni di acclarato dominio, i primi 60, prima e dopo con gli altri due Monsters fu battaglia.
Laver per me un po' più esplosivo, più fisico, un dei pochissimi del quale a rivre le immagini riesci a pensarlo a suo agio in ogni Epoca, Muscle forse un po' più legato alla Magia del legno.
Memorabile ,a 40 anni,la rimonta da 0 set a due in semifinale a Londra su Smith, che pure lo drenò fatalmente per la finale contro un Connors pure meno a suo agio sui prati (7 set persi on the road to final) di quello di meno fortunate edizioni successivi ,ma memorabili anche le WCT Final sontro Laver.
Inquadrato frequentemente, specie in Australia, da notare quanto Amassero il tennis quei campioni, Nastase, ad exemplum, credo di averlo visto inquadrato agli Slam da Spettatore più di qualsiasi giocatore epoca 90'-2000.
@King Ivan:merci.
Ci sono statistiche che addirittura indicano Rosewall come il migliore di sempre.
Anch'io ritengo Laver più moderno e adattabile al tennis che abbandonò le racchette di legno.
La discussione sui grandissimi di quel periodo rimane aperta:ha un parallelo curioso con il ciclismo prima del 1989.
Anche in quel caso,non potendo passare pro gli orientali,ci si chiede quale impatto avrebbero avuto i vari Schur,Szurkowski,Pikkuus,Soukhouroutchenkov...
Russi penalizzati,come ripeteva spesso Tommasi, dal fatto che il Tennis non fosse disciplina Olimpica e fosse quindi Considerata di serie B.
Era Pro per me divisibile in tre fasi
IBRIDA: Dai primi anni 30' (Tilden, Kozeluh, Kovacs) all'arrivo di Kramer (1948).
Così detta perchè almeno fino al 1938 anche il circuito Amatoriale ebbe ottimo livello (Budge,Perry,Crawford, Vines e Von Cramm) ,poi Anarchia Bellica che tolse anni e tempo a Budge e a Riggs, i più forti)
CHAMPIONSHIP SERIES: L'epoca dei Circuiti, dall'arrivo (con dominio) di Kramer ad inizio anni 60'. Meccanismo dei Tour mondiali con confronti diretti fra giocatori limitati (4 o max 8). Sistema che oggi risulterebbe nojoso e soporifero,nel 1956 Gonzales e Trabert si affrontarono 100 volte in un anno..
Dominatori Maximi appunto Big Jack prima e Big Pancho poi.
SLAM PRO: Anni 60' in cui esiste un circuito di tornei Pro già assimilabile a quello che diverrà il circuito ATP. Massima epoca della Rivalità Laver-Rosewall, con Rod competitivo già dal 1963 (suo arrivo nei Pro) e fortissimo fra 1965 e 1967. E' probabile che il Laver del secondo Grand Slam non fosse neppure il migliore Laver in assoluto.
Slam Pro comunque che si giocavano su distanza di 3-4 incontri, comunque non assimilabili agli Slam post 1968 , 7 incontri 3 su 5.
@King Ivan:concordo sulle "ere".
Proprio riferendosi a Slam Pro,quello fu il primo vero circuito unificato,il modello originale al quale si ispirarono per la creazione dell'Atp.
E molti tornei dello Slam dell'epoca furono competizioni di categoria inferiore...
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