Il coraggio di Red Robbins

di Stefano Olivari

Una persona degna di fiducia ieri ci ha detto al telefono: ''E' morto Red Robbins. Ho letto un suo ricordo sul New York Post, nell'articolo di Peter Vecsey. Ma scommetto che sul sito dell'Armani Jeans non c'è nemmeno la notizia''. Il nostro interlocutore aveva ragione, abbiamo visitato il sito e non abbiamo trovato nulla. Per la verità nemmeno oggi, almeno fino al momento in cui stiamo scrivendo. Niente sulle agenzie di stampa, che del resto vivono di sovvenzioni pubbliche e si concentrano sui tagli di nastro dell'assessore. Niente sui giornali, sportivi e non, con le eccezioni di una 'breve' sulla Gazzetta e su Superbasket. Eppure Austin 'Red' Robbins ha lasciato una traccia sia nella storia dell'Olimpia che in quella del basket pro americano: dopo il college a Tennessee sotto Ray Mears, nel 1966-67 fu infatti straniero di coppa (quello 'totale' era Steve Chubin) nel grande Simmenthal campione d'Europa in carica che avrebbe perso di un niente la finale con il Real Madrid. Poi nel 1975-76 straniero anche in campionato, in una stagione stranissima conclusa con la retrocessione del Cinzano (allenatore Pippo Faina, in campo anche Brumatti e Ferracini) in A2 e la vittoria in Coppa delle Coppe. In mezzo a queste due stagioni visse da protagonista quasi tutta la romantica e selvaggia storia della ABA, dalla fondazione (1967, appunto) alla penultima stagione (la lega si sarebbe sciolta nel 1976). New Orleans Buccaneers, Utah Stars, San Diego Conquistadors, Kentucky Colonels e Virginia Squires. Zero minuti nella NBA, nonostante fosse stato scelto dai Sixers. Era l'archetipo fisico del mazzolatore bianco, tanto amato a Milano, ma dotato anche di grande tecnica sia come quattro che come centro: eccellente rimbalzista (in otto stagioni ABA media partita di 10,5), buon difensore, attaccante sottovalutato (13,1 la media) nel 1972 fu anche un buon tiratore da tre punti in un'epoca in cui l'ala forte faceva di solito l'ala forte e absta. Anche se l'highlight della carriera rimane la prestazione in garasette delle finali del 1971, con la maglia degli Stars e compagni come Zelmo Beaty (uno dei grandi che aveva 'tradito' la NBA, che nel momento culminante si infortunò: infatti Red vinse il titolo da centro). Una decina d'anni da negoziante di articoli sportivi, una quindicina da responsabile vendite presso varie aziende e tre di lotta contro il cancro. Poi se ne è andato ai sessantacinque, lasciando la moglie Janie dopo 39 anni di matrimonio e tanti ex bambini ammiratori del suo coraggio. Al Salt Palace come al Palalido.

7 commenti:

Simone ha detto...

Eccellente.
Mister Olivari,vedo che sta mandando avanti la promozione de "L'altra Milano"...
Le scrive uno,come già confessato in altra sede,con una scarpetta rossa come portachiavi:nulla è per sempre,ahinoi,e molti non riescono più ad appassionarsi alle vicende dell'Olimpia.
Colpa,of course,di gente snob come il sottoscritto,che non comprendono le raffinate dinamiche delle ultime (di)gestioni.
Sarà anche l'eccesso di gloria passata o lo spirito chic ormai evaporato:Milano in trent'anni cambiò tre allenatori,negli ultimi due lustri...ho perso il conto.
Robbins era un simbolo di quella mentalità,anche in anni cupi come il 1976:fece una grande carriera in Aba,perfetto blue collar in una lega di supertalenti anarcoidi.
Ti sia lieve la terra,Red.

Stefano Olivari ha detto...

Il dettaglio non da poco è che gli appassionati italiani non guardano al passaporto, ma alla volontà di sentirsi parte di qualcosa. Demagogico chiedere 'più italiani', doveroso pretendere gente che non si senta di passaggio. Anche quando rimane un anno.

dag_nasty ha detto...

se non ricordo male a quei tempi (mid 70's) l'Olimpia abbandonò per un anno anche i colori biancorossi...non vorrei che fosse proprio quando fu targata Cinzano... chiedo lumi.

Stefano Olivari ha detto...

Non ho testi più o meno sacri sottomano, ma a memoria visiva direi che forse ti riferisci al periodo Innocenti (quindi dal 1973 al 1975) e alla sua maglia azzurra...poi la colorazione ibrida del periodo Cinzano ed infine il ritorno alla tradizione...

dag_nasty ha detto...

ah è vero! grande direttore, la ricordavo anch'io così la storia.

kalz ha detto...

Me lo ricordo bene nel '75. L'Olimpia viveva stagioni assai magre e Robbins arrivò come ripiego. Fu ribattezzato "l'uomo che viene dal passato". Dimostrava almeno 10 anni più della sua età, ma fece decisamente bene. Vale la pena ricordare i pantaloncini a righe rosso e blu di quel Cinzano

Straw61 ha detto...

proprio il mese scorso su ebay ho acquistato una sua figurina autografata...