di Stefano Olivari
Le quote non sono qualcosa di immutabile, ma rappresentano solo il modo in cui la previsione tecnico-sportiva del bookmaker reagisce alle azioni della concorrenza, degli scommettitori professionisti e della massa. Il primo tipo di reazione è matematico: il fatto di potersi ricoprire ad una quota più alta porta nel giro di pochi minuti le offerte ad assomigliarsi. Il secondo è la base stessa dell’allibraggio: le scelte dei grandi scommettitori fanno salire o scendere la quota. Il terzo è più interessante, in quanto decisivo per il funzionamento del sistema e gli utili degli operatori. All’interno delle grandi aziende di bookmaking esistonono infatti due filosofie distinte, che però non sono in contraddizione.
La prima impone di abbassare sempre la quota delle squadre di grande nome, in modo da farle sembrare più favorite di quanto non siano, appena la quota viene resa pubblica: insomma, la quota del lunedì per partite magari della domenica successiva. Chi segue il calcio solo attraverso i media, senza notizie di prima mano, vede il Real Madrid favorito a 1,30 quando magari la previsione tecnica direbbe 1,60 e lo gioca quindi in maniera più che proporzionale rispetto al ragionevole. La seconda filosofia impone di seguire l’andamento dei volumi, riportando di solito in alto la quota in prossimità del fischio di inizio. Non è un caso che il professionista scommetta sempre all’ultimo minuto, quando le strategie dei bookmaker hanno sortito il loro effetto e quindi la quota sconta solo l’aggio scelto dall’azienda.
(Pubblicato sul Giornale di martedì 24 novembre)
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