Gli osservatori di Adiyiah

di Alec Cordolcini
Fredrikstad è una città portuale il cui stadio è stato ricavato da un cartiere navale, e per raggiungerlo è sufficiente seguire l’apposita segnaletica orizzontale che adorna le strade cittadine. Un paese di pazzi per il calcio; questo è stato il primo contatto con l’Europa per il neo-milanista Dominic Adiyiah. Lasciare l’Africa, e la propria casa, per il freddo del grande nord. Norvegia, Svezia, Finlandia, addirittura Far Øer; partono in tanti, cercando l’occasione della vita, arrivano in pochi (Obi Mikel, Obasi, forse Ighalo). Il giovane ghanese Adiyiah non sembrava tra questi.
Due anni di Norvegia, 8 presenze in campionato, solo 390 minuti giocati. Le uniche reti segnate in pre-campionato nell’Algarve, uno dei luoghi prediletti dai club nordici per svernare in attesa della primavera. Poi è arrivato il mese che ha capovolto un mondo intero: il suo. Egitto, Mondiale under 20, Ghana campione (primo successo per una nazionale africana), Adiyiah capocannoniere (8 gol) e miglior giocatore della manifestazione. Il suo nome nell’albo d’oro dopo Messi e Agüero. La chiave di volta cercata per due anni sulle rive del Mare del Nord è apparsa magicamente tra le piramidi del Cairo. Il futuro si chiama Milan, che raggiungerà il primo gennaio 2010 al costo di circa 15 milioni di corone norvegesi, ovvero circa 1.7 milioni di euro (per il giocatore contratto di cinque anni a 500mila euro a stagione).
Nato ad Accra il 10 luglio 1989, Adiyiah è un attaccante esplosivo e molto mobile, dotato di un feeling con il gol da prima punta ma capace di lavorare bene anche al di fuori dei 16 metri finali. Come accaduto nella finale tra Brasile e Ghana dove, pur non brillando come in altre occasioni, si è segnalato per la capacità di tenere palla e far salire la sua squadra, ridotta in dieci da un’espulsione. Uno spirito di sacrificio evidentemente molto apprezzato in casa Milan, alla ricerca di un giovane attaccante adattabile sugli esterni in un 4-3-3. Cresciuto culturalmente nella Anglican High School di Kumasi (dove come compagno di banco aveva Ransford Osei, suo partner d’attacco nel Ghana neo-campione) e calcisticamente nella Feyenoord Fetteh Academy, la scuola calcio aperta dal club olandese in Ghana, prima di emigrare in Europa Adiyiah ha disputato una stagione nella massima divisione ghanese, chiudendo secondo nella classifica marcatori grazie alle 13 reti realizzate con gli Hearts of Lions di Kpandu. Un talento su cui lavorare. Da oggi però la politica dei giovani di casa Milan non è più una semplice promessa estiva.
Come si è potuto notare, l’influenza di Adiyiah sui destini del Fredrikstad è stata pari a zero, sia nel 2008 quando la squadra ha centrato un sorprendente secondo posto, sia nel 2009 quando è retrocessa dopo i play-out. Dall’Europa League all’Adeccoliga in pochi mesi, così come qualche anno fa accadde allo Start di Kristiansand, che però fece il percorso inverso. Storie tipicamente norvegesi. Nel caso di questi due club il comune denominatore è il tecnico Tom Nordlie, la cui carriera è costellata da vertiginosi saliscendi (promozione con l’Odd Grenland, coppa di Norvegia con il Lillestrøm, brucianti esoneri con Vålerenga e con lo stesso LSK). Ciò che gli è successo quest’anno ha però del clamoroso; fino ad agosto guidava il Kongsvinger, club di seconda divisione lasciato per correre al capezzale del sofferente Fredrikstad, poi retrocesso in quei play-out vinti proprio dai primi. Nordlie è così riuscito a centrare una promozione (ha guidato il Kongsvinger in 21 incontri su 30) ed una retrocessione nel corso della medesima stagione. Diciamo che il tempismo non è propriamente il suo forte.
La Feyenoord Fetteh Football Academy è nata da un’idea del presidente del Feyenoord Jorien van den Henrik al termine di un viaggio in Costa d’Avorio per mettere sotto contratto Bonaventure Kalou, prodotto della scuola calcio dell’ASEC di Abidjan. E’ stata fondata nel gennaio del 1998 in Ghana, paese scelto in quanto, a detta dell’ex direttore tecnico del club Rob Baan, “è uno degli stati politicamente più stabili dell’intera Africa”. Tra i gestori dell’accademia si segnala Sam Arday, ex commissario tecnico del Ghana che alle Olimpiadi di Barcellona del ’92 ha condotto gli africani alla conquista di una medaglia di bronzo. La struttura della scuola è modellata sulla falsariga dell’ASEC, ma è meno sviluppata a livello di numero di studenti accolti, che fino ad un paio di anni fa si aggirava attorno alla quarantina, divisi in quattro fasce d’età. Dal primo gennaio 2010 il Feyenoord non sarà più proprietario dell’accademia, ceduta all’azienda ghanese (con capitali olandesi) Wienco. Del resto in tutti questi anni il club di Rotterdam non ha ricevuto alcun beneficio dalla sua scuola calcio, con un solo giocatore, il centrocampista Mohammed Abubakari, arrivato ai margini della prima squadra prima di essere ceduto al PAOK. L’esterno sinistro Nana Asare si è dovuto accontentare della squadra satellite dell’Excelsior, prima di riuscire comunque ad arrivare in Eredivisie con l’Utrecht (via Malines/Mechelen). Adiyiah non è invece nemmeno mai stato preso in considerazione. Ma forse allora andava rivisto il sistema di scouting piuttosto che quello formativo.
Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it
(in esclusica per Indiscreto)

6 commenti:

anjo ha detto...

Bellissimo articolo Alec. Bella soprattutto la storia del tecnico Tom Nordlie

Ale ha detto...

Concordo con Anjo. Di articoli così, sul calcio che non sta sotto ai riflettori, ne leggerei sempre. Grazie Alec!

Alec Cordolcini ha detto...

Grazie per le belle parole. La prima parte del pezzo, quella che presenta il giocatore, è stata rifiutata da due testate italiane.

GuusTheWizard ha detto...

@Alec
Spero che le due testate fossero l'Osservatore Romano e Milano Finanza, ma ho qualche dubbio ...

Alec Cordolcini ha detto...

@Guus
Hai indovinato sulla periodicità, nel senso che erano due quotidiani

clinter ha detto...

Anjo non conosco i meccanismi che regolano(?) la professione giornalistica. Però una parente di mia moglie, dopo la laurea ha seguito un master di due anni,a pagamento, con conseguente stage
presso AGR, Cinquestelle(emittente sarda) e La Nuova Sardegna. Tutto ciò gli ha fruttato l'iscrizione all'albo dei giornalisti e la lauta prebenda di 20 euro, sottolineo 20 euro, ad articolo, le rare volte che le viene richiesto. Ti racconto questa privata vicenda per farti capire che non la superficialità mi aveva indotto a certe considerazioni, ma il convincimento che i concetti esposto nell'articolo di Simone.
Certo, è triste che un pezzo così ben scritto e strutturato, perdippiù di pertinente aggancio all'attualità del mercato calcistico, venga rifiutato da due testate giornalistiche, contravvenendo ad ogni logica apparente e questo fatto dovrebbe far riflettere gli esponenti meno noti della professione giornalistica. Immagino, non so con quanta fondatezza, che il mondo dei giornalisti sia costituito da un ristretto numero di prime e seconde firme e da un più cospicuo numero di peones costretti a sgomitare per farsi strada. Una visione spietata e crudele che, ripeto, non so quanto sia rispondente al vero. Se fosse veridica sarebbe forse meglio che esistesse un sindacato giornalisti che si occupasse del percorso professionale di chi si affaccia alla professione. Mia sensazione è che alcuni requisiti permettano l'iscrizione all'albo dei giornalisti, poi sono cazzi tuoi. Chiunque volesse dirmi 'ma che ne sai', avrebbe assolutamente ragione, sia chiaro.