Andare verso le metropoli

di Stefano Olivari
Quello che sta accadendo a Napoli meriterebbe un po' di attenzione da parte di quello che rimane della Lega, non solo per i ritardi nei pagamenti (ovviamente smentiti dalla società, che ha dato la colpa delle proteste ad un imprecisato 'clima di scetticismo' che circonda fin dall'inizio il trapianto reatino) con tanto di sciopero di americani e non americani.
Ieri niente allenamento, da oggi si riparte in vista della partita di domenica con l'Armani Jeans. Con Travis Best, forse. Il forse dipende dal parere della Comtec (a proposito: se entro fine anno Papalia non salderà i contributi arretrati ci saranno altri punti penalizzazione, già siamo a meno due) ma anche da quanto gli diranno Damon Jones e Robert Traylor: tutti consapevoli di essere lì per mettersi in vetrina, anche se non avrebbero mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere. Curiosamente a partire sarà lo sloveno Drobnjak, destinazione Ostenda, proprio dopo aver giocato un'ottima partita contro la Benetton. Abbiamo pochissime idee e quindi continuiamo a ripeterle: questo professionismo di serie B, senza ricavi coerenti con le entrate e sempre alla ricerca di soldi esterni al sistema, è arrivato al capolinea un po' in tutta Europa. La retorica dei 'bilanci a posto' tranquillizza i cultori del Codice Civile ma non quelli del basket, costretti a vivere alla giornata come i loro dirigenti: senza il ricco da turlupinare, lo sponsor 'convinto' da politici locali, il riciclatore o il manager che spende soldi dell'azienda per ritorni privati, in Italia non si possono organizzare ad alto livello sport diversi dal calcio. Senza un nuovo modello economico ed etico saremo insomma sempre qui a proporre ricette improvvisate. Il mantra del basket che deve andare verso le metropoli sembra ogni giorno più ridicolo, ricordando anche la freddezza del pubblico di Roma (qualcuno contesta Toti...) e Milano. La realtà è che finché non ci sarà convenienza a tenere in piedi il circo saremo sempre qui a contare i feriti e gli avventurieri. A chi interessa tutto questo?

39 commenti:

jeremy ha detto...

Diretto, sempre valida la mia proposta di adozione forzata da parte delle società di calcio. A Siena, la Robur ultimo in classifica costa il doppio rispetto alla Mens Sana che domina in Italia.

Krug ha detto...

Stefano d'accordo con te al 100%; quindi che si fa'?

jeremy ha detto...

Adotta uno sport.

Stefano Olivari ha detto...

Ridimensionamento, localismo secondo le richieste del pubblico ma non imposto per legge (gli italiani e i passaportati costano più dello straniero medio), fedeltà ad un nome e ad una tradizione. Il Panathinaikos o i Lakers si possono vedere anche in televisione, metterne nell'orticello una copia sfigata non ha senso...

Roberto Gotta ha detto...

@Stefano: esatto. Motivo per cui io, se fossi in casa la domenica, andrei a vedere la squadra di basket del mio paese, ora brillante nella ex B2, piuttosto che una squadra con l'ennesimo georgiano di passaporto scandinavo, ma nonno portoghese, preso per 10 partite per giocare 10' a sera. E che dopo quelle dieci partite va in Francia, per poi tornare l'anno dopo con un'altra maglia italiana. Sarò un retrogrado, cosa posso farci...

Krug ha detto...

Sono abbastanza scettico, un gentleman agreement in Italia troverebbe sicuramente il furbetto del quartiere di turno a far saltare il banco ed il localismo lo trovo difficilmente sostenibile; l'unica speranza sarebbe un radicale cambiamento della nostra cultura sportiva cosa assolutamente utopistica visti i tempi che corrono; mi sa tanto che per lo sport italiano in generale si prospettano tempi alquanto duri...

cydella ha detto...

Anche a me fa schifo il mercato sempre aperto. Nella pallavolo, io mi ricordo che il sestetto base era sempre quello. Ravenna: Vullo-Timmons-Gardini-Masciarelli-Margutti-Kiraly. Milano: Stork-Zorzi-Lucchetta-Galli-Bertoli-Ctvrtlik... Come fai a dare anche una dimensione campanilistica se ogni anno ti cambiano mezza sqaudra, sempre che non spostino tutta la squadra in un'altra città?

Cristian ha detto...

@Stefano Olivari
Però il Pana non è un esempio “virtuoso” con le sue partite di campionato greco davanti a 200 persone.
Allargando lo sguardo all’Europa quali sono le squadre con un bilancio stile NBA?
Quali hanno un sistema che si autoalimenta con i diritti TV/Radio/Internet, il botteghino e il merchandising?
Le power houses Europee (Pana, Olimpiacos, Maccabi, Efes, CSKA, Khimki, Barca, Real, Siena etc.) stanno in piedi grazie a ricchi “scemi”, stati, petrolieri, gasisti, calcio e banche.
Nessuna di queste ha un budget giustificabile dai ritorni dell’attività sportiva.
Se tutto un mondo vive al di sopra delle sue possibilità e genera solo perdite o sono tutti impazziti... oppure ognuno ha il suo tornaconto segreto che nulla ha a che fare con il basket.
Per tornare all'Italia mi sono sempre chiesto perchè in LegaBasket con imprenditori come Benetton, Scavolini, Armani, Toti e prima Stefanel, Vicenzi, Cazzola (cito a memoria) non si sia mai riusciti a trovare un accordo comune per riformare profondamente almeno il vertice.
Evidentemente interessa che le cose vadano cosi.

anjo ha detto...

Direttore, lei che ne pensa del modello Celtic League? A me sembra il futuro per gli sport che non siano il calcio, però aspetto un suo parere.

A proposito, il modello che voleva attuare la federazione di baseball italiana (ne parlò lei qualche mese fa) che fine ha fatto?

Nicola Rizzuti ha detto...

@anjo: scusa l'ignoranza, ma potresti definire in che consiste il modello Celtic League?

anjo ha detto...

Nicola, ci provo! la Celtic League è il campionato di rugby che si disputa tra squadre di Scozia, Irlanda e Galles. In questi paesi le 3 federazioni nazionali hanno creato delle franchigie (4 per l'Irlanda che corrispondono alle 4 contee storiche, 4 per il Galles e 2 per la Scozia) a cui vengono affidate delle regioni dove esse (in collaborazione coi club locali che però rimangono meramente dilettantistici) cercano di sviluppare il movimento. Ai giovani più meritevoli verrà poi proposto di giocare (con contratti da professionisti) nella franchigia che rappresenta la propria regione, gli altri continueranno a giocare per puro divertimento (nel senso che non piglieranno una lira....pardon un euro) nei campionati locali.
Non so se mi sono spiegato bene (al massimo c'è wikipedia).

GuusTheWizard ha detto...

@cydella
A leggere quelle formazioni mi sono commosso.
Te ne posto altre due, poi manca solo Gesù Cristo:
1)Bertoli, Lucchetta, Vullo, Bernardi, Partie, Cantagalli.
2)Panchenko, Kuznetov, Losev, Antonov, Sapega, Sorokolet.

Krug ha detto...

Ravenna e Milano... Gardini e Berlusconi... Boni quelli, han fatto più danni loro nella pallavolo che gli Unni...

GuusTheWizard ha detto...

@Krug
Diciamo che hanno spostato per un certo periodo il baricentro economico del volley italiano, che però come movimento sportivo, a mio parere, non ha risentito più di tanto degli eventuali danni che hanno arrecato.

Krug ha detto...

Guus l'entrata in gioco dei miliardi di Berlusconi e Gardini oltre a spostare il baricentro economico del volley portandolo via dall'asse storica Modena-Parma dove il volley era (ed è ancora, anche se in modo diverso) una religione portò alla scomparsa della seconda, la quasi sparizione della prima ed impedì uno sviluppo armonioso di un movimento che aveva tutto (il traino della nazionale, l'appeal, gli sponsor, la visibilità mediatica) per diventare una solida alternativa, se non al dio calcio, al basket; ora il volley professionistico vive, o meglio sopravvive, in piccole realtà di provincia grazie ai sussidi di alcuni padri e padroni dando vita ad un campionato che fra pastette e cessioni di diritti perde giorno dopo giorno quel poco appeal che gli rimane...

Dane ha detto...

Quoto Krug! I miliardi hanno strozzato lo zoccolo duro del movimento, cosicchè quando i miliardari se ne sono andati, il movimento era ormai falcidiato e l'Italia ha perso quello scettro che aveva conquistato a livello mondiale. Se si è passati da Gardini a Fei la colpa è anche di ciò.....

GuusTheWizard ha detto...

@Krug
Sebbene sia direttamente coinvolto dal punto di vista del semplice tifoso (ricordo ancora con grande nostalgia le finali scudetto contro Parma e la vittoria della prima Coppa dei Campioni ad Amstelveen nel '90) non sono completamente d'accordo.
Abbiamo avuto la possibilità di vedere giocare nel nostro campionato giocatori assolutamente unici (Kiraly, Stork, ecc) ed il nostro movimento ha poi proseguito la sua strada anche dopo l'abbandono di Gardini e Berlusconi a metà degli anni 90.
Dal punto di vista della visibilità mediatica non penso si potesse fare di più; direi che il basket sia decisamente più popolare del volley e penso che tale rimarrà.
Per quanto riguarda la scomparsa od il ridimensionamento di alcune società storiche, lo vedo come un fatto fisiologico, legato quasi completamente alla presenza di figure economiche disposte comunque ad investire/perdere denaro per una passione sportiva.
@Dane
Per quanto riguarda lo scettro mondiale, fino al '98 l'avevamo noi.
L'unico vero rimpianto rimane quella stramaledetta finale di Atlanta ( ed a mio parere la testardaggine di Velasco: con Vullo si sarebbe vinto)

Simone ha detto...

Tanto per ribadire il concetto,il basket italiano mi sembra sfinito.
Non si è riusciti a costruire un modello efficiente negli anni del boom,soprattutto dal punto di vista mediatico.
Il dopo Bosman è stato addirittura rovinoso:la Spaghetti League,che nel ventennio dorato dominò l'Europa,è oggi un'entità marginale ad alto livello.
Si sono uccise troppe piazze importanti,insistendo su concetti economici folli...
Dovrebbero imporre a tutti,dopo anni di deregulation,regole intelligenti:insistere sull'identità delle squadre,proibire i travasi di giocatori e società,salvaguardare i club che coltivano i vivai.
Ma tutto ciò non avverrà mai,perchè il più grave difetto del basket italiano è lo stesso della politica nazionale.
Negli anni ottanta non si volle preparare una classe dirigente nuova,svecchiata e competente.
Il risultato è questa tabula rasa di uomini nuovi e di idee fresche.
La gestione della baracca,col vento favorevole,era comoda;ma il valore dell'oligarchia si misura quando iniziano i tempi difficili...

Stefano Olivari ha detto...

L'unico esempio di conti che tornano all'interno del sistema, ne basket professionistico, è la Nba. In tutto il resto del mondo senza sponsor e contributi politici mascherati non è possibile fare attività di alto livello. Vale per Napoli ma anche per il giustamente citato Pana (appena finito di vedere la partita con l'Armani, che con una strordinaria fiammata nel quarto quarto era arrivata a meno 6 prima di finire nelle solite maglie di Diamantidis e Perperoglu: ovvero quando le statistiche non contano), perché con i soli incassi dell'Oaka non andrebbe da nessuna parte. Ogni ricco più o meno scemo ha il suo tornaconto: favori da potere chiedere ad autorità locali, abbattimento di utili a livello di holding, possibilità di fare transazioni estero su estero senza destare sospetti. A volte anche semplice gratificazione personale e desiderio di faccionismo. Quanto al modello Celtic League, penso sia un male necessario per ggli sport che hanno campionati nazionali con poche squadre di buon livello: nel basket sotto mentite spoglie hanno recuperato non a caso il campionato 'sovietico' e quello 'jugoslavo', per non parlare della Baltic League e di altre idee in divenire.

Dane ha detto...

Guus, dal 98 al 2009 fanno dieci anni esatti. Un intero ciclo di settore giovanile (se fai danni oggi, te ne accorgerai con la Nazionale di dopodomani...), se ci pensi. Un caso?!...

GuusTheWizard ha detto...

@Dane
Anche dopo il '98 abbiamo comunque ottenuto degli ottimi risultati (utlimi in ordine di tempo Argento Olimpico 2004, Europei 2005).
Per me la tesi Gardini-Berlusconi non regge: per capire la mancanza di talenti e di risultati bisogna analizzare la situazione guardando più in generale tutto il movimento sportivo italiano (a partire dal Calcio stesso).
Nel volley è indubbio che il baricentro economico si sia spostato verso altri paesi (prendi ad esempio la formazione della solita finale di Atlanta '96 e guarda quanti olandesi giocavano nel ns. campionato, poi confrontala con quelle del '08)

Leo ha detto...

Io mi ricordo la mitica Centromatic! (Sì lo so, son pratese...)

Dane ha detto...

Guus, ho detto "la colpa è ANCHE di ciò". Per il resto come ti ho detto i risultati, nel bene e nel male, di un'azione su un movimento la si vede a distanza di anni. E' indubbio che un immissione selvaggia di denaro in un movimento e la sua consecutiva sparizione improvvisa causano danni e fanno tabula rasa.
Come ha spoegato Krug, si è srdicato lo zoccolo duro di un moivmento, poi quando i ricchi si sono stancati del giochino lo zoccolo duro non c'era più o quantomeno era stato devastato).
Io credo che un moivmento costruito con coscienza dalla base sia più sano di uno che si regge su due ricchi (finti) scemi con soldi da buttare in pubblicità eprosnale o da riclcare e mi fermo qua).
E' successo anche all'Amatori Milano di rugby, passata in pochi anni dal collezionare scudetti al non avere una formazione di pro da schierare in serie A.
Poi certo, come dici tu siamo ancora lì, ma se è per quello anche nel calcio e nel basket (una finale Olimpica l'altro ieri...) siamo ancora lì, però la differenza si nota se permetti...

GuusTheWizard ha detto...

@Dane
Diciamo che anche il fattore V. è stato decisivo:
Velasco Julio 259v 66s 323tot 80%v

Dane ha detto...

@Guus: per le vittorie della nazionale può darsi, per la crescita di un intero movimento non credo.....

GuusTheWizard ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GuusTheWizard ha detto...

@Dane
Mi stai dicendo che le vittorie (in serie) della nazionale NON trascinano il movimento ??
(P.S.: 3:31, ma che fuso orario usi ??)

Ale ha detto...

@ Krug Condivido il senso del tuo discorso ma ti correggo sulle culle della pallavolo italiana che sono Modena e Ravenna, senza che Parma me ne voglia. Lo puoi verificare scorrendo gli albi d'oro, i giocatori e gli allenatori provenienti da quella zona. La tradizione della pallavolo ravennate è talmente forte che se il post Gardini è stato traumatico a livello di élite, non ha tuttavia intaccato il serbatoio nè la passione. Nonostante la mancanza di soldini, Ravenna è tornata in A2, grazie proprio ai frutti del vivaio e del "volontariato". Ravenna è una città dove si respira pallavolo così come Forlì (sono romagnolo se non si era capito) respira basket (domenica 4000 persone per Forlì-Fortitudo Bologna in B1). Parma è stata regina del volley sotto l'egida Tanzi ma il movimento di Modena e Ravenna è 3 giri sopra.

anjo ha detto...

Secondo me il modello Celtic è attuabile anche all'interno di ogni singola nazione, es.: si divide l'Italia in 8 "regioni" (così non rimane nessuno fuori dai play-off), queste disputano un campionato professionistico e partecipano alle varie coppe europee. All'interno di ciascuna regione ci sono i vari club che disputano campionati puramente dilettantistici.

Krug ha detto...

Ale conosco la realtà di cui parli, consiglierei molte società di serie A di calcio di andare alla Scuola di Pallavolo Anderlini a vedere come si organizza un settore giovanile e molte società di serie B di andare a Lugo o a Conselice, solo per fare un esempio, a vedere la vera passione per uno sport; che Ravenna sia una culla o la culla della pallavolo non sono certamente io a doverlo dire, basta citare il nome Teodora, il Pala De Andrè o che per la sede del Club Italia femminile si è scelto non a caso Ravenna e non solo per motivi logistici; se mi permetti io parlavo, spegandomi sicuramente male ed in maniera affrettata, di un particolare momento del volley maschile e delle sue realtà professionistiche più radicate all'epoca dell'ingresso dei due imprenditori; non a caso non ho citato il terzo o meglio i terzi, cioè i Benetton che spesero quanto se non di più del duo Gardini-Berlusconi raccogliendo per qualche tempo, almeno in patria, un pugno di mosche; se non altro i trevigiani ebbero la capacità di creare quella meraviglia che risponde al nome di Ghirada, ovvero un centro sportivo all'avanguardia da cui uscirono negli anni a seguire giocatori da nazionale come Vermiglio e Lasko, per dirne solo due. Ravenna sparì per le note vicissitudini finanziarie del "Contadino", Milano perchè il giocattolo al Berlusca non serviva più; senza di loro a mio modo di vedere avremmo comunque visto i campioni (per dire Sapega fu acquistato da Padova, Zoodsma e Negrao giocarono a Montichiari, Shatunov a Cuneo, solo per citare qualche caso) ed avremmo avuto senz'altro una crescita più armonica del movimento.

Dane ha detto...

@Guus: lo trascinano, ma non lo creano.....

Ale ha detto...

@ Krug La mia era una semplice precisazione, non una polemica. Il tuo intervento lo condivido al 100%e tu ti sei spiegato perfettamente anche perchè mi sembra che conosci molto bene la realtà di volley e basket.

anjo ha detto...

L'Emilia-Romagna ha squadre che primeggiano un po' in tutti gli sport...che magnifica regione!!!

GuusTheWizard ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GuusTheWizard ha detto...

@Krug
Vada per il volley femminile, ma a livello maschile: Parma 8 scudetti, Ravenna 6 (di cui incredibilmente soltanto uno del Messaggero)
@anjo
Piacenza è più assimilabile alla Lombardia, anche se amministrativamente è Emilia-Romagna.

Krug ha detto...

Beh, dai, mi consola, io pensavo che i peggiori campanilisti fossimo noi triestini ma da quanto vedo siamo in ottima compagnia... ;)))))

Scherzi a parte, mi associo ad anjo, l'Emilia Romagna è una magnifica regione da tantissimi punti di vista...

GuusTheWizard ha detto...

@Krug
Guarda che se mi dai del parmigiano mi offendo :-))

jeremy ha detto...

Ti offendi pure se ti diamo dello sbrinz?!....Cioè io mi offenderei...:-))))

Dane ha detto...

Guus, se vuoi col set di pentole di diamo anche la maunten baic, il videoregistratore e Mantova...