di Simone Basso
Il rischio lockout, l'analisi federalista, la banda dei quattro, commenti non italiani su Bargnani, l'impero di Bryant e la giusta fine di Babbo Natale.
1. Strenna natalizia targata En Bì Ei, per fare il punto della situazione sul cosiddetto "campionato più bello del mondo": d'altronde, per qualche anno, si è sostenuta la stessa tesi per la nostra (?) coprofagia pallonara, quindi...
Non sfugge a nessuno la (piccola) crisi di affluenza nelle arene; anche Sternville, malgrado un piano marketing degno di Sun Tzu, risente della recessione americana. Il quattro percento in meno è assolutamente nella norma, soprattutto per una lega così globale, ma avrà ripercussioni sostanziose sulle prebende nel prossimo tetto salariale. Tutto ciò potrebbe portare, durante la ridiscussione del contratto tra Olympic Tower, proprietari e sindacato giocatori, ad uno scenario simile a quello del 1998. La contraddizione stridente è che quel lockout, sbocco inevitabile della bulimia dei tempi, fu provocato da un boom economico senza eguali nella storia recente dello sport pro; questo da motivazioni esattamente opposte.
2. Mettendo comunque l'asterisco al 2010, che vivrà un'estate torrida per i tanti free agent di alto lignaggio, chiariamo subito che l'analisi di questi primi due mesi sarà alquanto provvisoria. La corsa verso l'anello vive di uno sviluppo simile a quello di un Grande Giro ciclistico: è un'anabasi lenta, perfida ed esaltante come il teatro Kabuki.
Quindi, la prima settimana del Tour ci si affida alle impressioni; le montagne e le crono, ovvero i playoffs, arriveranno nel gran finale. L'esplorazione deve avere, per forza, un principio federalista; quest'anno è infatti una competizione che vive su scenari diseguali: l'est ha le vette qualitative e gulag desolanti; l'ovest una quantità quasi imbarazzante, ma pecca di un'alternativa autentica ai kobisti.
3. L'Eastern è dominata dalla Banda dei Quattro: in attesa di essere processati durante la post season (...) paiono disputare un altro sport rispetto ai concorrenti divisionali. I Celtics sono i più affidabili (i Jian Quing del lotto?), forti di un'esperienza collettiva impagabile e meno bipolari rispetto alle altre armate. Presi nel loro momento zen, i Cavs del mostruoso LeBronJames non hanno limiti: il loro problema è l'incapacità di mantenere quel tipo di mantra per quarantotto minuti. La gestione del Diesel Shaq, difensivamente una vecchia gloria, sarà decisiva; senza calcolare gli assoli autistici del Prescelto, che a volte jordaneggiando suggerisce un bel seppuku al collettivo. Se fosse utilizzato da ala grande con più entusiasmo, soprattutto il suo, l'Nba si trasformerebbe in una monarchia assoluta: comunque vada, titolo o tritolo. Orlando ci spernacchia costantemente: convinti dell'insostituibilità di Turkoglu, i Dwighters stanno giocando meglio rispetto all'anno scorso. Vivono e muoiono, al solito, sulle bocche da fuoco dei loro triplisti, ma dimostrano una profondità di roster che potrebbe pagare dividendi altissimi. Ed infine gli intrusi della compagnia, gli Hawks imprevedibili ed atleticissimi: Josh Smith è un enigma, privo di un ruolo e di uno chassis tecnico, ma è il mutante più spaventoso dai tempi del Julius Erving dell'Aba. E Joe Johnson è la superstar più sottovalutata dell'Associazione. Quando si farà sul serio, nessuno vorrà affrontare questo club di decathlon prestato al basket...
4. Il resto orientale è mancia: compresi gli Heat di un inquieto Dwayne Wade, che potrebbero attendere invano la maturazione di quel discolo di Skunk Beasley. Il livello degli intoccabili è talmente basso che nutrono speranze di playoffs anche risciò come Toronto e New York. I primi sono imbarazzanti e schierano l'All Star più coreografico della contesa; Chris Bosh, come primo violino, è il Boozer dell'Ontario: dimostra che le statistiche alcune volte sono bugie colossali. Un particolare curioso: malgrado il miele delle nostre contrade, se si pone l'orecchio ai commenti indigeni ci si accorge di quanto il Bargnani venga spesso "scuoiato" per le amnesie difensive e l'abiura agli intangibles... Sui Knicks il nostro parere, alquanto originale, è che l'Imperatore in quel contesto tattico non dovrebbe essere LBJ, bensì l'inenarrabile Chris Paul. La point guard, novello Qin Shi Huang, trasformerebbe il Madison Square Garden nel mitico Penglai: ogni notte 30 punti, 15 assist e Spike Lee in delirio. Nelle varie ed eventuali la rimanenza: qualcosa da ristorante cinese, gli involtini primavera di Washington e Chicago ("Allergia!" direbbe un caro estinto); altro da trattoria piemontese, il carrello dei bolliti di New Jersey e la minestra riscaldata di Philadelphia.
5. Nulla di nuovo sulla costa pacifica, Hirohito Bryant guida i fedeli dell'impero: alcune sere il 24 sembra un ologramma di natura divina, Gesù Gasol (con Nowitzki il migliore europeo del globo) lo affianca predicando in post. Gli altri dipendono da molti fattori ambientali e tattici: ai Nuggets mancano i centimetri e l'ingombro di un centro vero, ma dispongono del divino Goemon Anthony, ad un passo dall'onnipotenza assoluta.
Dallas è l'Orlando occidentale, vanta una rotazione infinita e culla il proprio sogno insistendo con l'ipnosi a Dampier, convintissimo di essere Robert Parish...Ennesima annata dannata per i Blazers, sfregiati dagli infortuni (Oden, Batum, Fernandez) rimangono competitivi grazie ai superpoteri del fenomenale samurai Roy, la combo guard perfetta. Nei Jazz si assiste quasi annoiati, forse abituati troppo bene, alle magie del miglior playmaker del globo: Deron Jigen Williams, fuoriclasse mefistofelico in un contesto ambiguo, con troppi contratti importanti in scadenza. I fruscii di spada delle giovani Oklahoma City e Memphis spiegano l'assioma che apre il panegirico; questi, che sull'Atlantico andrebbero in carrozza ai playoffs, con la concorrenza di comitive come Spurs, Suns e Rockets rischiano di prenotare Cancun già a fine Marzo. Piangiamo una lacrima per il declino di McGrady, partente (una minaccia..) all'All Star Game, che verrà rimpiazzato sentimentalmente da Smooth Durant, il futuro nel ruolo. Quale non lo sappiamo, ma ne può giocare tre senza problemi.
6. In attesa di buone nuove dall'America, che stravolgeranno il senso di questo pezzo, vi salutiamo nella maniera più iconoclasta possibile. Infastiditi da quei bambolotti color Coca Cola che scalano i balconi, e ispirati dall'arsenale di Delonte West, vi auguriamo buone feste ricordando un fumetto indimenticabile: "Sangue a Natale", nel quale il leggendario Lobo, pagato dal Coniglietto Pasquale, massacra a colpi d'ascia quello sfruttatore bavoso, gerontopedofilo, di Babbo Natale. Liberando le renne da quel lavoro ingrato e sottopagato. Alleluia!
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
"Fa parte di questa iconografia sconcia la presenza della neve; il cui candore in verità mima la carta da pacchi di un mondo regalato, come se l'universo fosse strenna da supermercato"
(Giorgio Manganelli)
14 commenti:
Cmq Houston, se rientrasse Yao, sarebbe la contender più credibile a Ovest, come lo era lo scorso anno, dove, senza Yao, fu l'unica a mettere in difficoltà i Lakers.
Per me l'anello, in ogni caso, lo vince Boston
1.Non ci vado molto spesso al ACC, ma di solito e' pieno. Quest'anno ci sono stato un paio di volte, ed era impressioonante vedere gli spazi vuoti, anche in partite di cartello.
4. E' fastidioso pure per me, che di basket sono un semplice apassionato e non un intenditore vero e proprio, sentire in ogni partita di super CB4 per i suoi double-double, quando in momenti caldi balbetta. Quello che a me ha deluso un po' e' stato il Turko(che l'altra sera ha camminato sui cadaveri di Detroit), perche' come giocatore mi piace davvero molto, ma quest'anno, un po' per gli infortuni, non ha dato quello che noi aspetavamo.
Sara per i playoffs...:-))
Durant è un giocatore fantastico ed è la cosa più vicina a George Gervin che abbia mai visto...meno classe e tecnica ma più centimetri e rapidità. Col suo fisico filiforme mi ricorda tantissimo, oltre ad Iceman, anche il Reggie Williams di Georgetown, classe cristallina ma che nell'NBA non ha lasciato tracce importanti.
Durant prima di Oden era un "no brainer" e solamente i Trail Blazers potevano farsi nuovamente coglionare dal miraggio del centrone classico...quando hanno avuto una delle prime tre scelte sono sempre andati per un centro e solamente con Bill Walton nel 1974 hanno azzeccato la scelta.
Piccolo recap delle magate dei Blazers:
- 1972 LaRue Martin invece di Bob McAdoo;
- 1978 Mychal Thompson invece di Larry Bird (col trucchetto Auerbach), ma non era facile e Thompson non è stato poi così male;
- 1984 vabbè lo sanno tutti;
- 2007 Oden invece di Durant, ai posteri...
McAdoo-Bird-Jordan-Durant
L.Martin-M.Thompson-Bowie-Oden
nice job...
straw: non essere cosi' duro. Non potevano prevedere che oden sarebbe caduto in disgrazia. Il fatto e' che senza un centro vero non puoi costruire una difesa, e non puoi vincere un titolo.
@transumante: in sè Oden non è un cattivo giocatore ed ovviamente non potevano prevedere gli infortuni a catena, ma Durant, già al college, aveva SUPERSTAR scritto in fronte...i Blazers continuano a fare lo stesso errore: presunta solidità invece che enorme potenziale, ed ogni volta gli va buca.
Il centrone dominante oggi non è più necessario come negli anni d'oro...inizia a prendere Durant e lo metti in campo con Roy, Aldridge & c. e poi un corpo da mettere lì in mezzo lo trovi senza troppi problemi.
Transumante la penso come Straw. Boston ha vinto con Perkins, i Lakers senza Bynum, Durant ha vinto anche senza Robinson. Insomma il centro dominante è ok, ma se è davvero dominante (Shaq, Olajuon, Howard gli ultimi in ordine sparso che mi vengono in mente), altrimenti puoi farne a meno. Per me per vincere il titolo non si può prescindere da un 4 dominante, quello sì.
@Leo:i Rockets,malgrado il cuore,hanno un destino già segnato.
Primo turno dei playoffs,sempre che ci arrivino,e poi in vacanza.
Boston dipende dalle giunture di tre ultratrentenni,vedremo...
@Tani:la mia idea sui Raptors è che si siano infilati in un vicolo cieco.
Difensivamente sono imbarazzanti e vincere una serie di sola percentuale dal campo appare una chimera;soprattutto contro la Banda dei Quattro.
@Straw61:ottimo parallelo.
L'ha fatto anche Peter Vecsey:con Durant al fianco di Roy, saremmo qui a parlare di una dinastia nascente.
@Transumante:è importante avere un lungo dominante o quasi.
Ma non necessariamente deve essere un centro puro: Duncan,Rasheed Wallace,Garnett,Gasol,etc...
Simone sei sicuro che non rientri Yao? Perché se riuscissero ad arrivare settimi per me potrebbero arrivare tranquillamente in finale...
@Leo:non possono affrettare il rientro di Yao,dopo l'abiura a McGrady.
Tra l'altro si parla di uno scambio che coinvolgerebbe l'ex top scorer della lega:il problema sono i 23 milioni di dollari di contratto.
Magari troveranno un amatore interessato a creare spazio nel prossimo salary cap.
Simone per me basta rientri nei playoff. L'alternativa resta Denver. La sorpresa potrebbe essere il canto del cigno del grande Gino.
Gli altri li scarto: Utah notevolmente ridimensionati, Deron è una stella ma si è capito che non è una super stella. Idem Cris Paul. Se questi due vogliono un titolo devono andare a fare il secondo violino.
Phoenix e Dallas non le considero nemmeno, perché hanno giocatori che fan sempre ventinove ma a trenta non ci arrivano.
Portland e Oklaohma ancora presto
@Leo:la situazione dell'antilakers è,citando Baumann,alquanto liquida.
Penso dipenderà soprattutto dai vassalli kobisti,in particolare Lamar Odom,il vero uomo in più di El Ei.
Gino mi sembra declinante,malgrado il caraibico continui ad essere qualitativamente il miglior lungo del globo.
Denver avrebbe bisogno di un Melo stile Bernard King 1984:la vedo durissima...
Williams è un fuoriclasse particolare;talvolta traspare la sua irritazione verso i compagni meno coinvolti nella missione (Boozer ed AK47).
In un contesto ambientale differente,come lo stesso CP3,farebbe segnare 10 punti a partita a parecchi tiratori della nostra Serie A...
Ricordiamoci che la storia dell'Nba è zeppa di Mitch Richmond imprigionati in squadre di livello infimo:da soli non si va da nessuna parte.
Simo di Memphis cosa diciamo? Prima nominavamo Portland e Oklahoma come le squadre del futuro ma Memphis adesso sembra crederci davvero. I Durant boys non mollano e Sacramento sta avendo oggettivamente sfortuna ma non vuole essere da meno. Spero in un rimpasto il prossimo anno. Per lo meno Memphis o New Orleans potrebbero andare ad est con Indiana o Milwaukee ad ovest
@Leo:Memphis,come Oklahoma City, chiarisce il divario tecnico delle due conference.
La squadra di Gay, Mayo e Randolph (per ora,alla stagione della vita) a Oriente concorrerebbe per la quinta-sesta piazza.
Sacto al solito ha mostrato l'abilità manageriale di Geoff Petrie: il sistema è stato rifondato sulle stesse basi tattiche dei grandi Kings di Webber e Divac.
Giocano,malgrado l'età media imberbe,un basket bellissimo.
Sui Blazers bisognerebbe sospendere il giudizio;dopo Roy,i sette giocatori principali della rotazione sono in infermeria...
Ad Ovest la mia idea è sempre la solita:gli antilakers più efficaci potrebbero essere...Artest e Bynum!
Il livello medio dell'Nba ritornerebbe su con la diaspora di un paio di franchigie;ma penso che David Stern non sarebbe d'accordo...
A proposito di Sacramento, ma di Tyreke Evans perchè nessuno ne parlava? Per Oden o Durant, ma anche per Rose o Mayo, senza scomodare Lebron e Melo, se ne parlava tanto già prima del draft. Sono stato poco attento io?
Un rimpasto sarebbe necessario perché i prossimi anni la situazione peggiorerà, poiché saliranno sempre di più squadre che negli ultimi anni hanno detto poco, come appunto Portland, Memphis, Sacramento, mentre Dallas, San Antonio e Phoenix sembra non vogliano cedere il passo. Insomma sempre più tonnara. Poi ci sono Utah e New Orleans, i Lakers ancora per tanto, houston e Denver, la più talentuosa dopo i lacustri. Insomma boh. E se anche Lebron o Wade scegliessero l'ovest? Può succedere o nessuno ha spazio salariale?
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