Cosa ci interessa dell'Africa

di Stefano Olivari 
La serie A vista da Cabinda, la sicurezza dei calciatori e il calendario arrogante.

Fino a qualche giorno fa ignoravamo, ignorantemente, l'esistenza dell'enclave angolana di Cabinda. Ma questo non toglie che in tutte le recenti vicende l'unica cosa sensata l'abbiano detta i separatisti, per bocca del loro uno dei loro leader (Rodrigues Mingas, ovviamente residente a Parigi: mica scemi, questi leader), dicendo che anche dopo l'assalto al pullmann del Togo la guerra andrà avanti. Al di là delle questioni di merito (solo il mitico Malù può improvvisarsi analista di politica angolana, come se noi essendo europei venissimo considerati da Sky Congo esperti di Polonia) Cosa può interessargli infatti del nostro giochino o della salute dei professionisti di Premier League o Serie A?Per quanto riguarda la questione del ritirarsi hanno purtroppo ragione tutti. Giocatori e dirigenti del Togo, con la retorica secondo noi giusta di 'onorare i morti' con le opere e non con i piagnistei. Ma non si può dire che il governo di Lomé abbia esagerato nell'imporre il ritorno a casa. I grandi eventi eventi sportivi, ammesso che la Coppa d'Africa lo sia, sono passati sopra a crimini ben più grandi contro i loro attori (da Monaco 1972 in giù è tutto un inno allo sport che vede andare avanti), ma almeno il paese delle vittime ha quasi sempre avuto l'intelligenza di tirarsi indietro. In un primo momento anche i calciatori erano per l'addio all'Angola, il che impone un sospetto da italiani: molti volevano andarsene nei loro club, nonostante le dichiarazioni di Romao all'Equipe e quelle successive di Adebayor, ma per non passare da vigliacchi la cosa è stata fatta passare come un'imposizione della politica. Comunque fare i coraggiosi dal bar è più facile che farlo a tiro di un mitra imbracciato da chi ha poco da perdere, anche se quello al bus del Togo è stato un attentato 'per errore'.
A margine di tutto rimangono la demente scelta di far giocare sette partite della manifestazione in una zona di guerra e l'immediato pensiero al Sudafrica, dove la criminalità comune può creare più danni al turista, al calciatore ed al giornalista (perché è di questo che ci importa, la logica del 'non ci sono italiani fra le vittime' è internazionale) di quanti non ne possa portare una guerriglia di tipo politico. Il terzomondismo obbligato (il voto dell'Angola vale come quello dell'Inghilterra) della Fifa porta a situazioni di questo genere, come quasi 40 anni fa Stanley Rous aveva previsto, per tacere della stupida arroganza di chi organizza in gennaio la sua manifestazione continentale senza alcuna giustificazione climatica (in Angola è la stagione delle piogge) o di calendario sportivo: dei 23 del Togo, tanto per fare un esempio concreto, solo due giocano in patria. Secondo la leggenda (che forse leggenda non è) il presidente della Caf Issa Hayatou ci ha regalato un Mondiale, da capo della federazione del Camerun, ma non è un motivo sufficiente per rispettarlo.
Stefano Olivari

17 commenti:

Pierfrancesco ha detto...

la demente scelta ha una sua tragica logica politica: chi ce lo vede il governo dell'Angola (o un qualsiasi governicchio sperduto che deve fare fronte a tutti i problemi di cui soffrono i governi africani, che siano legittimamente eletti o dittature) che ammette davanti al mondo di non poter organizzare partite su parte del suo territorio, ammettendo altresì che su quella parte non governa e non ha il potere di mantenere la sicurezza?
Da qui la stupidità e l'arroganza di giocare sette partite nell'enclave in mano ai guerriglieri indipendentisti.

PS in generale, credo che l'Africa debba smettere di sognare di essere l'Europa, e ammettere che le sue manifestazioni continentali le può organizzare solo negli Stati relativamente tranquilli (ed anzi ce ne sono anche di assolutamente tranquilli). Meglio giocare sempre negli stessi posti, dal Camerun all'Egitto (va bene anche il Sudafrica della delinquenza comune, non sarà tanto più pericoloso di certe zone di Napoli), piuttosto che rischiare di perdersi una Nazionale sotto il fuoco dei mitra o saltata col pullman su una mina...

Carlo Pizzigoni ha detto...

Scusate, entro a gamba tesa forte solo di una dozzina d'anni di abbonamenti a Nigrizia e a qualche frequentazione africana. Non c'è nessuna enclave in mano a guerriglieri indipendentisti (che sono in realtà 4 straccioni armati stavolta da non so chi: non lo dico io ma Alberizzi sul Corsera, e Alberizzi fa l'inviato in Africa da trent'anni). La scelta di giocare lì si spiega proprio col fatto che non c'erano apparenti rischi legati a quei movimenti. Nessuno vuole negare i problemi dell'Africa occhio però a non generalizzare e semplificare. Ricordo solo che l'Angola ha avuto una crescita economica spaventosa negli ultimi anni e solo quest'anno c'è stato un periodo di flessione, dovuto probabilmente a una crisi politica profonda (la questione elezioni è sempre d'attualità). Il Fondo Monetario Internazionale sostiene che nel 2010 il Paese continuerà a crescere.

Dane ha detto...

"chi ce lo vede il governo dell'Angola (o un qualsiasi governicchio sperduto che deve fare fronte a tutti i problemi di cui soffrono i governi africani, che siano legittimamente eletti o dittature) che ammette davanti al mondo di non poter organizzare partite su parte del suo territorio, ammettendo altresì che su quella parte non governa e non ha il potere di mantenere la sicurezza?"

Ci fu chi si oppose ad una trasferta a Spalato perchè "a meno di 200 km dal fronte di guerra!", rifiutandosi sdegnati di ammettere di aver paura solo del caldo pubblico del Gradski stadion.
Nessun problema (soprattutto per Suker...) a giocare nella capitale della mafia invece.....

Nick ha detto...

Carlo, perdona la domanda (da ignorante assoluto in materia)...ma se va tutto così bene com'è che ne hanno ammazzati tre a colpi di mitra?

Dane ha detto...

Criminalità spicciola, che se possibile pegiora ancora di più il giudizio sull'Africa. Perchè significa che anche in una zona in cui come dice Pizzigoni "non c'erano apparenti rischi legati a quei movimenti" si rischia la mitragliata gratis.....

Stefano Olivari ha detto...

Mi interessa di più Nigrizia (i missionari vivono la realtà) che Alberizzi, sinceramente, che scrive dal Kenya sulla realtà vera dell'Angola ne sa come Malù. Un po' come se io e te iniziassimo i pezzi scrivendo 'Qui in Slovacchia si dice che...'. Questo per dire che il 99% di quello che sappiamo è ovviamente mediato. Credo che l'Africa abbia paesi molto più tranquilli dell'Angola, non sarebbe un delitto giocare la Coppa sempre in quelli.

jeremy ha detto...

Diretto, ma anche il 100% direi...

Nick ha detto...

Dane, volevo arrivare proprio lì...

buran ha detto...

Per Pizzigoni: il FLEC è sempre stato fra i movimenti angolani quello più palesemente legato agli interessi economici e quello più inconsistente politicamente. Ai tempi di Chipenda (è ancora vivo? mi pare di no...), negli anni 70, era armato soprattutto dai francesi e dai belgi, ora non so, ha subito scissioni e defezioni consistenti, ma si trova di sicuro qualche compagnia o qualche "investitore" che magari trova conveniente la sua esistenza.

cydella ha detto...

Il paese in forte crescita... dipende se si arricchiscono in 4 gatti e tutti gli altri stanno peggio di prima. Anche in Arabia Saudita hanno un PIL pro capite esagerato, poi un mio amico arabo mi diceva che gli morivano da parte alla macchina quando era per strada.

PS: se lo dice il FMI siamo apposto.

KBLondon ha detto...

Nel Cabinda c'e' un botto d'olio. Come in Cecenia. (Come in Iraq). Dopo 20/30 anni di guerra civile da guerra fredda, finalmente l'Angola ha ritrovato la pace. E grazie a enormi giacimenti sta avendo volumi di crescita Cinesi. Il Cabinda era relativamente pacifico ora - un po' come i paesi Baschi o Irlanda del Nord. (non come la Cecenia)

Non c'e niente di diverso nel Caf ad assegnare it torneo all'Angola all'Uefa che gli assegna all'Ukraina (mica e' cosi' tanto piu' sicura del Angola or del Sud Africa).

GuusTheWizard ha detto...

Forse non sono troppo sul pezzo, però qualche anno fa quando in Angola ci "transitai" via terra per qualche decina di Km e mi sciroppai 300 Km di strada al suo confine Sud ricordo che ogni 10 Km c'era un posto di blocco militare ed era altamente sconsigliato fermarsi anche soltanto a fare la canonica pisciatina causa combo mine antiuomo-guerriglieri antigovernativi.
Certo che se il FMI ci dice che il paese continuerà a crescere allora è tutto OK: quest'estate mi faccio 15 giorni in un residence sul lungomare di Luanda, la Rio de Janeiro dell'Africa ..

Carlo Pizzigoni ha detto...

@Nick: Non ho detto che tutto va bene. Dico che episodi di "terrorismo" possono capitare, e capitano, ovunque, con morti e feriti, e non parlo solo di Baghdad. La Cabinda non mi pare sia un luogo in mano a guerriglieri, tutto qui. Il fatto è gravissimo, ma sono molti anche i piani di lettura che possiamo avere. A cominciare dal fatto che in Angola (e, purtroppo, in buona parte dell'Africa) circolano tantissime armi, oltre che mercenari. Segnatamente, invito chi vuole, a un piccolo approfondimento sull'Angolagate, un processo in Francia che chiama in causa ex notabili di altissimo livello (e Charles Pasqua invita pure a guardare più su...).

Stefano, Alberizzi gira l'Africa da una vita, per me rimane un punto di vista interessante.

jeremy ha detto...

Sulle armi in Africa (e in generale) è interessantissimo il film "Lord of War" del 2005.

Nick ha detto...

Carlo, come detto prima Dane ha centrato perfettamente il punto al quale volevo arrivare.

Non mi pare che a Napoli, per quanto pericolosa, si possa rischiare di morire trivellati da un mitra.
Stiamo parlando di un torneo di football: se non ci sono le condizioni minime di sicurezza, si può tranquillamente non fare.

E "condizioni minime di sicurezza" significa semplicemente iniziare vivi e finire vivi, niente di più.

GuusTheWizard ha detto...

@jeremy
Diciamo che anche "Finché c'è guerra c'è speranza" di Sordi non era malissimo ...

jeremy ha detto...

Guus, "Lord of War" secondo me è una rivisitazione piu cruda del film di Sordi che è piu incentrato sul personaggio che non sul mercato delle armi. Due film essenziali, comunque.