Cosa rimarrà di questi anni Zero, parte seconda

di Andrea Ferrari
Come il pop mainstream ha preso il posto del moribondo rock, nell'epoca in cui quasi tutti hanno preferito dominare in una nicchia invece che avere come orizzonte il mondo...

Dicevamo degli Strokes e di New York. Il baricentro, non solo musicale, del decennio se è vero che lì sono avvenuti i due fatti storici che hanno marchiato questi anni: l’attacco terroristico alle Torri gemelle e il crollo dei mostri sacri di Wall Street che ha spalancato le porte alla peggior crisi economica dal 1929. New York è anche la hometown (perdonateci l’approccio un po' à la Gianni Bisiach) di Stefani Germanotta, alias Lady Gaga, che oltre a rappresentare l’alter ego pop degli Strokes in termini d’impatto, è anche l’autrice della frase che sintetizza bene il principale fenomeno musicale del decennio: “il pop mainstream (e spesso fatto da donne, aggiungiamo noi, ndr) è diventato la vera musica d’avanguardia prendendo il posto del rock”. 
Un paradosso del tutto veritiero se si considera che il rock, seppur con qualche talentuosa eccezione (Coldplay,  Strokes, Killers, Kings of Leon), è ormai diventato un esercizio manierista che fa sbadigliare chi se ne è interessato nel secolo scorso. E venuta meno quella linfa data sia dal ricambio generazionale che nei decenni precedenti era sempre stato all’altezza, sia dalla maturazione dei gruppi affermatisi nel decennio precedente: gli anni ‘0 invece hanno visto un’autentica decimazione delle migliori band espresse dagli anni ’90: tra tante che si sono sciolte (Smashing Pumpkins, Suede, Blur, Mansun, Soundgarden), involute (Oasis, Pearl Jam) o che hanno invece scelto di far musica soprattutto per piacere a certi critici, vedi i Radiohead, che non hanno saputo o forse voluto raccogliere la sfida che li avrebbe potuti far accedere all’olimpo dei grandissimi. Yorke e soci sono diventati invece il paradigma involontario di questi anni: meglio diventare i dominus di un “segmento”, se non di una nicchia, che tentare di rappresentare quel che è stata la forza, l’essenza del rock. Un fenomeno sociale interclassista, universale e con un’ambizione smodata. A noi l’idea che The Wall dei Pink Floyd o The Joshua Tree degli U2, in un mondo assai meno globalizzato di oggi, potesse stare in bella vista sullo scaffale del tamarro di Velletri così come su quello del professore del Mit, fa quasi commuovere. Il rock quindi è morto? Forse no, ma di sicuro il giorno che alcuni mostri sacri decideranno di smettere sarà ancor più chiaro che l’arco temporale racchiuso tra l’inizio degli anni ’60 e la fine del secolo scorso è stato unico ed irripetibile, purtroppo. 
Tornando agli anni ‘0 tocchiamo un’altra nota dota dolente a proposito degli artisti maschili. Oltremodo imbarazzante il paragone con quanto venne invece alla ribalta in altri decenni: negli anni ’80 avremmo potuto citare gente come Prince, Michael Jackson, Peter Gabriel, Springsteen, Sting... A caratterizzare in positivo questi anni sono state invece le donne. Il motivo è semplicissimo:non se ne erano mai viste così tante e così brave (o almeno “confezionate” in modo da sembrare tali) all’opera in un arco di tempo così ristretto. Da chi ha saputo emergere a tutto tondo, potendo contare anche su capacità autoriali (Amy Winehouse, Beyoncè, Lady Gaga, Alicia Keys, Norah Jones) a chi ha semplicemente saputo trovare produttori in grado di ricavarne il meglio anche in termini di presenza scenica, esempi perfetti di questo filone sono Timbaland con la Nelly Furtado di “Loose”, Pharrell Williams con Kelis in “Tasty” e i vari produttori che negli anni han lavorato con Britney Spears, Missy Elliott e Rihanna, giusto per citarne alcune. 
Andrea Ferrari
(in esclusiva per Indiscreto)

29 commenti:

Marattroni ha detto...

Tutto vero: il problema è che senza look non vai da nessuna parte ormai. Chi si cagherebbe gli Ac/Dc adesso, brutti come sono? :-)
Riporto un episodio: Festival di Montreux 2006 (quello della Smoke on the water dei Deep Purple). In 5 giorni vedo le esibizioni di Sting, Sean Paul, Santana, Strokes, Soil & Pimp Sessions, Iggy and the Stooges, Deep Purple. Tutti i nonni fanno delle prestazioni incendiarie, concerti favolosi, con cuore, grinta, tecnica e sudore. Iggy memorabile a saltare su e giù dal palco invasato, a fare stage-diving a 60 anni, con 30 persone del pubblico sul palco a cantare "I just wanna be your dog". Peggiori in assoluto, di gran lunga, gli Strokes, quattro fighetti tutto stylist e trucco senza grinta, senza palle e con un repertorio di un'oretta circa di pezzi. Venti minuti dopo arrivano i soil & pimp sullo stesso palco, 5 giapponesi mai sentiti prima dal 99% dei presenti che suonano jazz, anzi death jazz come amano definirsi loro. Dopo 10 minuti pubblico già fuori di testa e Strokes più che dimenticati, ASFALTATI. Più bel concerto della mia vita, se non li conoscete cercateli che meritano. La differenza base comunque è che i nonni SI DIVERTONO VERAMENTE sul palco, mentre i ragazzini, quelli che dovrebbero spaccare tutto con una gibson in mano, hanno la cacca al culo, per dirla alla padovana.

axel shut ha detto...

non riesco a capire bene il senso del discorso, cioè se il punto è sul costume o sulla qualità artistica dei dischi
per il primo punto c'è poco da dire, l'ultima volta che un rock davvero rivoluzionario e di altissima qualità artistica ha fatto breccia nella massa era il 1991 (The Year That Punk Broke no?) ma mi sembra che dopo sia diventato praticamente impossibile ma per condizioni oggettive in sè, non per colpe di chi "poteva essere e non ha voluto"
si fa l'esempio dei Radiohead ma loro di proposito non hanno voluto diventare i nuovi U2 il cui picco artistico è stato appunto The Joshua Tree dell'87 e da allora non si sono più allontanati troppo da quella formula che garantisce ogni volta vendite record e concerti da tutto esaurito anche quando la qualità artistica va scemando nettamente
io non riesco a criticare una band rock che fa un disco come Kid A però ripeto, se il punto è che il rock abdica al pop nella guerra/corsa alla popolarità ciò è verissimo ma come ascoltatore di dischi non vedo come questo possa influenzarmi più di tanto (poi certo, la farfalla che batte le ali a Tokyo causa l'uragano in America)
il rock si è ritirato nelle nicchie? vero ma per me Internet ha anche facilitato questa cosa, prima un gruppo di nicchia (magari non anglosassone) aveva poche speranze di farcela, ora mette un pezzo in rete e chiunque nel mondo può ascoltarselo, inizia ad avere dei fan in Europa, qualcuno in America, magari in Giappone, gente che compra il disco o il brano su I-Tunes e la musica gira (che per me resta la cosa più importante)
secondo me ci sono tanti gruppi che stanno facendo delle ottime cose ma se non riescono a sfondare nel grande pubblico è anche colpa di una situazione storica ogggettiva (che comprende Mtv, i talent show e tante altre cose)

Dane ha detto...

Marattroni, il Festival di Montreux?! QUEL Festival di Montreux?! Abbiamo detto tutto.........

fabioalessandria ha detto...

Ma parliamo dello stesso Festival di Montreux dal quale David Bowie scelse SRV come chitarrista, folgorato dal suo sound? Quello dove criticarono Eric Clapton perché troppo blues??? Adesso ci suonano gli Strokes e Sean Paul??? Ma che cazzo... non c'è più religione.

enzima10 ha detto...

dane, non c'è solo il festival jazz a montreux...deep purple insegna...
condivido in pieno invece quanto detto da matrattoni sugli strokes...se ne era già parlato in un'altra occasione, del resto...e avevo espresso in quella sede tutte le mie perplessità, condovise da altri muraioli...
se proprio dobbiamo fare dei nomi di band significative in questi anni, ne farei ben altri: franzferdinand, eels, tvontheradio, blackheartprocession, interpol, arcadefire, i primi che mi vengono in mente...non certo gli strokes!

Jack Torrance ha detto...

@Enzima: d'accordissimo su Interpol e Franz Ferdinand...

E i Muse dove li mettiamo? Rock incazzato ed emozionale.

Simone ha detto...

Come sottolinea l'articolo penso che ormai sia evidente la dissoluzione di certo rock.
E' rimasto l'immaginario in cartongesso,rappresentato perfettamente da un videogame come Guitar Hero.
Però si idealizza troppo un certo periodo storico:il rock più efficace,quello dal 1967 al 1976,fu un fenomeno culturale prima che di massa.
Le vendite dei dischi e l'esposizione mediatica sono sempre state appannaggio del pop per famiglie.
In fin dei conti,il disco più importante del movimento (perchè avanguardistico,geniale e corrosivo) arrivò al primo milione di copie vendute quasi trent'anni dopo la sua pubblicazione:il primo dei Velvet Underground.
Da osservatore partecipe della fine del big bang,gli Ottanta,vorrei ricordare che si confonde l'era Mtv,un pastrocchio che mise assieme Michael Jackson,l'heavy metal,il Live Aid,con la reale capacità di incidere di quei generi sui fenomeni artistici.
Le folle oceaniche esistevano solo per i big delle corporazioni;il resto fu culto:dai mille androidi all'Odissea per i Daf ai venticinque paganti per i Nirvana al Bloom.
Dalle mille lire chieste per i Sonic Youth al Leoncavallo fino al presidio di contestazione contro i Neubauten al Lingotto della famiglia Agnelli.
Per non raccontare dei Metallica al Palatenda davanti ai carbonari...
Oggi è tutto ingigantito perchè quel torrente in piena divenne sistema,attraverso migliaia di locali,centinaia di etichette discografiche e dozzine di riviste e fanzine.
Il pop in questi anni è solo produzione e vendita massificata di uno stile di vita.
Pharrell Williams è l'icona di questo decennio.
E se esiste qualcosa che possa ricordare la pericolosità del rock,l'unico esempio è quello dei rave party.
Brutti,sporchi e cattivi.
E soprattutto totalmente estranei alle dinamiche virtuose di quelli del piano di sopra.
Nell'ambito musicale invece non si scappa dall'eterna triade:l'elettronica radicale,la black music e il metallo pesante.
Naturalmente nelle loro espressioni più estreme ed impresentabili.

Italo Muti ha detto...

@Simone
Ti quoto in tutto e per tutto.
Anche i gruppi nati all'inizio degli anni 80 poi hanno perso slancio entrando nel commerciale come gli U2.
Ci rimane l'hip hop, con stili diversi, ma con un background tipicamente americano.
Meno male che Mozart è immortale.
Italo

Simone ha detto...

@Italo:si,certe produzioni hip hop sono incredibili.
Usano la tecnologia ai massimi livelli,ma la filtrano attraverso una sperimentazione della stessa.
Purtroppo non lo fanno continuativamente:è come se fossero tornati,con l'mp3,al concetto del 45 giri.
Per me "Drop it like it's hot" (che appartiene a Williams,Snoop Dogg è pura coreografia)è il brano più rappresentativo del decennio.

furio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
furio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
furio ha detto...

Personalmente, a me sta bene così. Elettronica e hip-hop - e le loro varie intersezioni - hanno sopravanzato il rock come generi creativi, espressivi e vitali degli ultimi anni, e li preferisco cento volte ai triti e ritriti motivetti dei vari The [inserire nome a caso]. E non disprezzo neanche il mainstream di questi generi, quello che vive di marketing di immagini plasticate. C'è più espressività, paradosslamente più sincerità, e soprattutto musica migliore (imho) nei megashow un po' fighetti dei Daft Punk o nel bling bling senza complessi di Pharrell e Kanye che nel solito concerto Save the world, the poor or whatever degli U2. Anche se poi magari ai su citati preferisco Aphex Twin, Immortal Technique o i Dipset.

Poi ci sarebbe molto da dire su come l'influenza e la percezione di un genere cambia quando questo supera i confini delle sue origini - anche qui, l'hip hop è paradigmatico: noi possiamo anche esaltare Talib Kweli e Mos Def, ma ai neri americani piace Lil'Wayne.

Infine, giusto una citazione per rendere omaggio a quello che considero il vero album rock del decennio: Songs for the Deaf dei QOTSA, l'unica opera rock contemporanea non troppo di nicchia che mi abbia fatto capire quali sensazioni dovevano dare al primo ascolto quelli che oggi sono i classici

furio ha detto...

Un'ultima nota riguardo i Radiohead: credo che la loro sterzata musicale, lungi dalla voglia di piacere a certi critici, sia dipesa proprio del desiderio di evitare di diventare gli ennesimi The [inserire nome a caso]. E non mi risulta che la cosa gli sia costata in termini di popolarità, anzi. Poi non si sono buttati solo sul cerebrale alla Kid A, ad es. Hail to the Thief è un album piuttosto "classico" e molto bello. Anche se tra le ultime cose, la mia preferita in assoluto è la colonna sonora di There Will Be Blood fatta da Greenwood

dag_nasty ha detto...

Non sottovaluterei i Bloc Party, a mio avviso sonwriting e arrangiamenti pazzeschi. E non perdono un colpo, nonostante siano in giro da qualche anno.

Jack Torrance ha detto...

@dag: grandissssssimi Bloc Party. Un rock adatto a questi tempi senza dubbio.

Secondo me il rock è ancora vivo e vegeto, sono gli ascoltatori che sono cambiati. Una volta chi ascoltava rock "protestava" contro il mondo, ora chi ascolta questo rock (Interpol, Bloc Party, The National, Kings of Leon, Nick Cave...) è in perfetta sintonia con il mos mundi contemporaneo. Per questo il rock ha perso la sua dimensione sociale di rottura. Ma la dimensione musicale è intatta, anzi se possibile si è affinata e arricchita con il tempo.

Il rock NON è morto. Solo che forse è un po' meno interessante per i sociologi, tutto qui.

GuusTheWizard ha detto...

@Jack Torrance
Scusami, ma nei nomi che hai fatto per me Nick Cave (quello vero) c'entra ben poco ...

Jack Torrance ha detto...

@Guus: sì, è un intruso dal punto di vista musicale, ma in fondo ho fatto una lista di gruppi/musicisti rock che piacciono A ME e che secondo me corrispondono al discorso assai generale che facevo nel post precedente.

A meno che tu non consideri non-rock la musica di Nick Cave?

GuusTheWizard ha detto...

@Jack
No, intendevo come storia musicale. Io lo seguo dai tempi dei Birthday Party, poi dopo "Let Love in" l'ho un pò perso di vista.
Lo vidi un paio di volte dal vivo con i Bad Seeds: grandi concerti.
E comunque:
"I wanna tell you about a girl.."
http://www.youtube.com/watch?v=UyDqULz9ECc

ematos ha detto...

L'involuzione più drammatica è stata quella degli Oasis: nei 90s sembravano destinati a fare chissà che cosa poi si sono sciolti come neve al sole...

Jack Torrance ha detto...

@Guus: mi', che canzone della madonna! Nick Cave lo seguo da tempi piu' recenti. Visto in concerto con i Grinderman, veramente bello. Fra l'altro era un festival e dopo di lui suonavano gli Interpol, forse quello e' il motivo per cui li ho citati insieme in quel post. Ma sono d'accordo con te, i loro phylum rispettivi sono ben diversi.

GuusTheWizard ha detto...

@Jack
Pensa che qualche giorno prima (o dopo) il concerto del pezzo linkato (Werchter '89) andai ad un altro di quei festival estivi nordeuropei (forse il Pink Pop) dove mi beccai la seguente sequenza (vado a memoria, ma più o meno è questa): PJ Harvey, Nick Cave & the Bad Seeds, Pixies, REM, Lou Reed.
Il pezzo è tratto dal primo LP di Nick Cave (omonimo), comunque tutti i primi 5 LP meritano.
Per me fondamentali: From Her To Eternity, Kicking Against the Pricks (album tutto di cover),Your Funeral… My Trial e Tender Prey.
Poi ci sarebbe il discorso Bitrthday Party/Boys Next Door, di cui ho soltanto un paio di LP (Prayers On Fire ed Hee-Haw) che però sono proprio post-punk.

GuusTheWizard ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
GuusTheWizard ha detto...

@Jack
.. omonimo al titolo della canzone.
Ma gli Interpol sono migliorati dal vivo rispetto a qualche anno fa ??

lotharingio ha detto...

Solo un appunto sugli U2: c'è una bella differenza fra the Joshua Tree (1987) e Acthung Baby (1991, per me il più bell'album del quartetto dublinese), per non dire con Zooropa (1993, uno degli album meno apprezzati del gruppo).
Il fatto che poi abbiano fatto marcia indietro cercando di ritrovare il mood dei vecchi tempi, componendo album mediocri (ma sto rivalutando How to dismantle an atomic bomb, al di là della piacevole tamarrata di Vertigo) è sicuramente vero.

GuusTheWizard ha detto...

@lotharingio
Fino ad ora eri andato bene, però Achtung Baby meglio di The Joshua Tree non te la faccio passare.. ;-))

lotharingio ha detto...

@GuusTheWizard

ahahahahha :-;
de gustibus ovviamente, sempre di capolavori si parla.
e visto che musical-tecnicamente sono una capra, parlo anche di ricordi associati a certe canzoni e certi momenti....
tu magari hai pomiciato con With or without you (peraltro la mia canzone preferita), io con Ultra Violet....

cmq dai, gli assoli di the Edge in Until the end of the world e The fly non sono male... :-;

GuusTheWizard ha detto...

@lotharingio
.. magari con With or Without.
Mi sa che ho iniziato con New Year's Day (ed ho anche iniziato tardi).

lotharingio ha detto...

@GuusTheWizard

tutti i miei complimenti!
pomiciare al ritmo di New Year's Day non è cosi semplice! :D

nanomelmoso ha detto...

Hai proprio ragione il rock si è involuto con una ricerca della sperimentazione.
Io rimango dell'idea che il melgio del rock per energia sia ormai nell'heavy metal e il resto ... mah io conosco e amo 3 doors down che sono però molto souther rock di maniera e poi ... molti one hit wonders e un fenomeno americano che è dave mathews band che forse potrebbe essere il futuro springsteen.
Discrete vendite di album gran seguito dal vivo in america ma manca il mega block buster che lo renda noto a tutti come fu biusa per bruce .

Ma forse è impossibile che ci sia perchè il rock non è musica da cuffiette e da suoni compressi per alzare al massimo il volume il rock vuole spazio per la voce e la musica e vuole anche piacere di ascolto cosa che forse non è più possibile in un mondo dove si sente la canzone su youtube con le casse gracchianti di un netbook