Da cosa nasce cosa

di Alec Cordolcini
La recensione di 'Volevo solo fare il giornalista' di Cristiano Tassinari, descrizione del cialtronismo che chiunque si sia accostato al mondo dell'informazione sportiva ben conosce. Fra miserie umane e delusioni professionali, anche la beffa di incontrare chi ti invidia...

Splendori (inesistenti) e miserie (a grappoli) del mondo del giornalismo italiano. Storie di ordinario precariato tra invidie, rancori, soprusi e umane miserie, con la dignità sacrificata sull’altare di una “passionaccia” (così la definisce l’autore) simile ad un fuoco che divampa dall’interno. Sconfitte e delusioni possono arrivare quasi a spegnerla, questa fiamma; basta però una telefonata, una richiesta (un pezzo, un servizio televisivo), un sussurro, per farla rinascere da sotto la brace. E’ una dipendenza che non si può curare in nessun centro di recupero.
“Volevo solo fare il giornalista” (Limina Editore) è il titolo scelto da Cristiano Tassinari per la sua opera autobiografica. Quel “solo” racchiude l’essenza del libro, e della filosofia chi non può/non vuole/non sa arrendersi. Alla superficialità, alla mediocrità, alla cialtroneria di un mondo dove non importa cosa fai (e come lo fai), ma chi conosci. Tutto il resto viene dopo, sempre ammesso che arrivi. Tassinari racconta con stile ironico e brillante la sua ventennale odissea tra televisioni, radio e carta stampata, da Ragno-Tv a Tele+, da A Ruota Libera a Il Resto del Carlino, da Mantova Tv a Studio1, dalla Panini a Euronews. E poi i migliaia di curriculum spediti, le anticamere, le promesse dei colleghi che ce l’hanno fatta, le scelte sbagliate, i contratti a progetto e i progetti di contratto, i “le faremo sapere”, i pomeriggi spesi a fissare il cellulare nella speranza di uno squillo, la cena galante con la giovane avvocatessa prodiga di consigli (“i giornalisti delle emittenti locali sono degli sfigati, perché non fai domanda a Rai o Mediaset?”…effettivamente non ci aveva mai pensato nessuno), il tizio elegantissimo con Mercedes coupè e bionda scosciata d’ordinanza che ti vede sul lungomare con in mano un microfono e commenta “ragazzi, che bella vita la vostra!”.
Tanti gli aneddoti, e non sempre gustosi, ma non certo per colpa dell’autore. Il quale strappa un sorriso quando, da giovane, non riuscendo a trovare un giocatore della Centese si inventa un’intervista, viene raggiunto telefonicamente il giorno seguente dal diretto interessato, ovviamente inviperito, quindi pubblica un nuovo pezzo in cui parla di “dichiarazioni smentite” ricevendo il plauso dal direttore della testata: “Bravo! Notizia e smentita della notizia: doppia notizia. Continua così, hai già capito come funziona questo mestiere”. E’ invece molto meno divertente leggere della condanna di Tassinari e TeleModena al pagamento solidale di 11.500 euro per aver diffamato un naziskin; il tg aveva parlato dell’arresto del giovane avvenuto durante una manifestazione di estrema destra svoltasi a Roma, mentre in realtà questa si era svolta a Treviso. Qui però si esce dalle miserie del giornalismo per entrare in quelle di ambienti ancora più intoccabili. Il lieto fine temporaneo (l’autore trova un impiego soddisfacente presso Quartarete, emittente torinese) invita a non abbassare la guardia, né a cullarsi in effimeri sogni. Voleva solo fare il giornalista, Cristiano Tassinari, e ci è riuscito. Il prezzo che ha pagato lo ha scritto in questo libro.
Alec Cordolcini
(in esclusiva per Indiscreto)

147 commenti:

Roberto Gotta ha detto...

Vengono i brividi, specialmente riconoscendo i tanti tratti in comune con altre esperienze nel campo. Piccolo aneddoto, che naturalmente non vale più di mille altri di mille altre persone: il mio primo "insegnante" fu un tizio che era contemporaneamente inviato di un quotidiano ma... corrispondente di un altro sotto falso nome: dato che era ovviamente sempre via, alla domenica le poche righe di partita minore locale le faceva fare a me, dunque scrivevo non con il mio nome ma con il nome FALSO di una terza persona. Compenso? Zero, ma agli inizi ci può stare: un po' meno ci stava il sentirsi dire "e bada che dovresti essere TU a pagare me perché ti sto insegnando come si fa questo mestiere"...

Stefano Olivari ha detto...

Non ho letto il libro di cui parla Alec, ma penso che renda bene l'ideologia di fondo su cui si basa gran parte dell'editoria italiana: 'Guarda che c'è gente che scriverebbe la stessa cosa gratis'. Nessun idraulico riparerebbe un tubo gratis, nessun dentista ti guarderebbe la bocca solo perchè da cosa nasce cosa, e così via. Però il giornalismo, al di là della bassa competenza specifica richiesta (le aziende ormai assumono quasi solo i raccomandati a cui non possono dire di no: è la festa del cognome famoso, in stile Tg5) ed insieme a pochi altri mestieri (tutti quelli con il falso mito della creatività), ha una sacca di persone disposte ad accettare di tutto pur di mettere la faccia e la firma.

Gargaroz ha detto...

...la festa del cognome famoso impazza anche a Sky...

Andrea ha detto...

minuscola esperienza personale (con l'aggravante che io sono tra quelli che ancora oggi provano profondissima invidia per chi vive nel mondo del giornalismo).

mi è capitato di scrivere in vita mia non più di 5 pezzi, senza arrivare mai nemmeno lontanamente ad accarezzare la possibilità di firmarli o di apporvi le iniziali.

in una di queste occasioni dovetti sostituire il corrispondente locale di uno dei tre quotidiani sportivi nazionali per il big-match di giornata del campionato di a/1 maschile di volley. lui nel frattempo per sbarcare il lunario era impegnato in altri dieci campi (dal calcio locale al rugby) e doveva curare i comunicati stampa di altrettanti uffici di piccole società.

due piccoli particolari. uno di deontologia professionale, se esiste. io in quella partita ero direttamente coinvolto da dirigente di una delle due squadre. né al mio amico che mi affittava lo spazio né ai suoi datori la cosa creò il minimo problema.

l'altro di ordine pratico. ero molto preoccupato per l'orario di fine partita e di consegna del pezzo. i "colleghi" mi consigliarono di preparare già a casa due attacchi diversi a seconda che vincesse la squadra di casa o quella di trasferta...

il giorno dopo la pubblicazione ero abbastanza orgoglioso di quella mezza pagina che solo io sapevo essere mia. a ripensarci oggi quegli otto euro giratimi pari pari dal mio amico per cronaca + tabellini + interviste dello spogliatoio la dicono lunga sulla cura di certa stampa. avrei potuto scrivere malissimo o inventarmi tutto, l'importante era (è) solo riempire lo spazio.

vincenzo ha detto...

La lettura della recensione di questo libro mi conforta della scelta di non aver fatto il giornalista nonostante mia madre tuttora continui a ripetermi che la mia strada fosse quella.
E comunque le problematiche dell'inserimento nel mondo del giornalismo sportivo sono identiche a quelle di altri settori. Del resto anche io ai miei inizi lavorativi mi sono sentito dire la stessa identica frase rivolta all'esordiente Roberto Gotta.

nanomelmoso ha detto...

@stefano
non è che tutta la pletora di giovani che fanno stage non remunerati siano messi meglio.
MI raccontano che negli uffici dei commercialisti di uno dei capoluoghi di montagna del granducato caro a Lorenzo il Magnifico i giovani diplomati facciano anche 2 o 3 anni di praticantato a gratis perchè stanno imparando il mestiere ...
Per non parlare di chi lavora neli studi professionali in nero per un tozzo di pane.
Credo che sia un mal vezzoz italico quello di non pagare chi lavora sodo e che chi invece ha un lavoro sfrutti chi non ce l'ha ...

jeremy ha detto...

Nano, da espertissimo in materia, avendo fatto la pratica a Milano, mi ritengo un fortunato, per aver ricevuto per un anno 300 euro al mese e per due anni 800 euro. Ad oggi sono ancora sugli 800 euro ma con i buoni pasto (20 per 5,29€). In Calabria ti pagano molto raramente, sempre per la logica che ti stanno facendo un favore.....Finche ci saranno queste forme di sfruttamento legalizzato (stages e tirocini vari) il mercato del lavoro sarà sempre fermo, nel terziario, perche per uno stagista che non vuole lavorare gratis ce ne sono 100 dietro che lo farebbero, perche sanno che le regole del gioco sono queste e si adeguano. E nessuno ovviamente impedisce questo scempio.

Stefano Olivari ha detto...

La differenza è che il venticinquenne che fa lo stage, mettiamo, in una banca, ha almeno la speranza che nel corso degli anni si apra una porta ed in ogni caso è chiaro fin dall'inizio che per lui il lavoro è un...lavoro. Sull'astuzia degli sfruttatori (quante iniziative di fondano sul 'da cosa nasce cosa'...) si potrebbero scrivere trattati, ma il problema vero dell'aspirante giornalista è la percezione della sua inutilità o, nella migliore delle ipotesi, della sua intercambiabilità.

nanomelmoso ha detto...

insomma abbiamo capito che è un mondo difficile ma come lo cambiamo?

kalz ha detto...

Lo cambiamo abolendo l'Ordine dei giornalisti. quindi non lo cambiamo.

jeremy ha detto...

Nano, che quantomeno non si legalizzino gli stage e i tirocini come forma di "assunzione" miserabile.

jeremy ha detto...

Non aboliamo gli Ordini, ma i tirocini. Io sono laureato in Economia, voglio fare il commercialista, vado a fare l'esame di stato. Stop. Non 3 anni di tirocinio a spalare merda a quattro soldi, che è solo un modo per tenere lontano dalla professione quelli meno stimolati e per sfruttare quelli che invece sono coscienti di cosa vanno incontro e si "sacrificano" (nessuno va in miniera, ma ti girano i coglioni lo stesso).

nanomelmoso ha detto...

kaltz
non credo che la scomparsa dell'ordine cambi qualcosa in questo caso particolare.
Alcune professioni hanno certamente bisogno di un archivio dove vengano indicati quelli abilitati a praticare la professione penso a medici avvocati etc.
Per i giornalisti siccome la profssione ha diritti e doveri specifici forse basterebbe l'assunzione per determinare i diritti ed i doveri.
Nel mondo dei broker assicurativi èstata per esempio concessa la possiblità di firmare le polizze anche a chi non sia iscritto all'albo ma sia designato dall'azienda che cmq deve avere qualcuno iscritto all'albo come responsabile.

@jer
certo dovrebbero essere tutti assunti con contratti di formazione lavoro o in qualche forma di praticantato per imparare un mestiere.

kalz ha detto...

"Non aboliamo gli Ordini, ma i tirocini"

allegria! jeremy, diventerai un fior di commercialista. Garantito al limone.

kalz ha detto...

@nano, facevo tanto per dire. So bene che "l'Ordine" è una di quelle cose che gli italiani hanno nel sangue.

Nick ha detto...

L'ordine dei giornalisti è quanto di più imbarazzante ci sia, sull'argomento.

Al di là di questo, le aziende "serie" a tutt'oggi "sfruttano" gli stage come una sorta di contratto di formazione a 6 mesi, al quale di solito segue un tempo determinato a 1, 2 o 3 anni e poi l'indeterminato.
Ignobile quanto vogliamo, ma effettivamente come dice il direttore chi entra in una realtà del genere sa che in qualche modo "è dentro" e ora è solo questione di tempo...il giornalista "newbie" è invece niente di più che una macchina da scrivere.

jeremy ha detto...

Non credo Kalz. L'Ordine ha un senso (poi che siano luoghi di perdizione è un altro paio di maniche) ma non vedo perche si debbano blindare migliaia di giovani in un tirocinio che serve solo come sfruttamento. Aboliamo il tirocinio, vai a fare l'esame (come si faceva anni fa)e ti prendi l'abilitazione. Stop. Non fai il medico, non ammazzi la gente. Se non vali un cazzo come commercialista o come avvocato sarà il mercato a deciderlo.

nanomelmoso ha detto...

@kaltz
ma vedi non credo che gli ordini professionali esistano solo in Italia.
Quando vedi i dottori americani che possono operare solo in certi stati perchè certificati fanno parte di un ordine no?
Quando vedi un avvocato che viene disbarred vuol dire che non puà più esercitare la professione.

Quello che vi è di poco chiaro è come vengono fatti gli esami e la melma e la bieca compilicitù che sottende a tante cose di questo nostro paese

kalz ha detto...

@jeremy, sappi che sei spesso nel mio cuore e nella mia mente. Per lavoro devo rispondere a quesiti di ordine fiscale, di cui personalmente non so assolutamente niente, e sono costretto ad arrabattarmi sulla rete. Extrema ratio, mi rivolgo alla gentile consorte del nostro direttore generale che è commercialista, ma se non fossi uno schiavo mi rivolgerei a te.

jeremy ha detto...

Nick, si contano sulle dita quelle aziende serie che ti fanno fare solo 6 mesi di stage e poi il contratto. Il resto è solo un modo di trovar manovalanza a basso costo, anche in multinazionali quotatissime. E comunque non a zero euro o con i soli buoni pasto o uso mensa. Io lavoro 6 mesi? dammi almeno il minimo sindacale del tuo CCNL (che non mi toccherebbe perche sono laureato e non faccio il fattorino).

Anonimo ha detto...

per quel che può valere, io ho avuto molte esperienze con aziende/enti che non ci pensano neanche a usare lo stage come contratto formazione: finito lo stage, sotto con un altro stagista, l'unica porta che si apre è quella girevole per riempire tutti i posti a costo zero disponibili. Be' costo zero magari no, alcuni danno i buoni pasto da 5,16.

Nick ha detto...

@jeremy, sulla punta delle dita -parlo per esperienza "toccata con mano"- proprio no, onestamente. Certo è quella la prima discriminante che distingue un'azienda "seria" dal sottobosco tipicamente italiano.

Luca ha detto...

l'argomento purtroppo è trito e ritrito....ogni volta che sento Stefano e Roberto ne parliamo.
Se non sbaglio l'Ordine per i giornalisti esiste solo in Italia e Turchia.
Quello che non ho ancora capito è perchè lo stesso lavoro mi viene retribuito in Inghilterra e non in Itali ( ovviamente l'ho capito benissimo).
p.s. nessuno in Uk mi ha mai chiesto se avevo la tessera da giornalista

Christian T. ha detto...

L'Italia è il paese delle tessere, degli ordini, degli esami... per tenere alla larga i capaci e promuovere la capra con il pezzo di carta. È il famoso, codificato e oliato principio de "il capo sarà più propenso a circondarsi di gente che non è in grado di fargli le scarpe". Mors tua vita mea. Purtroppo, va accettato.

CT

kalz ha detto...

"p.s. nessuno in Uk mi ha mai chiesto se avevo la tessera da giornalista"

Ma sono dei veri selvaggi questi inglesi!!! Si vede proprio che non hanno venti secoli di civiltà alle spalle. Scommetto che ai loro magistrati è addirittura vietato dare interviste o partecipare a manifestazioni

Tani ha detto...

Jeremy: il parlare non cambia niente. Muovi il culo e vattene. Vattene via. Non sprecare un giorno di più. Appena finisci l'esame scappi via.
Sei stato tu a portare l'esempio della orchestra del Titanic.

P.S Buoni pasto? 5.16 euro al giorno? Ma da bere cosa servono? L'olio di ricino?

Duccio ha detto...

@all

il discorso è sempre lo stesso: conciliare meritocrazia, stato sociale, libertà di scelta lavorativa e sviluppo del paese.
Si aprono voragini, di sicuro quello del giornalismo è uno dei casi in cui chi volontariamente decide di buttarsi lo fa avendo ben presente la quantità di rischi, molto di più di altri ambiti (relativi per esempio a commercialisti, avvocati, ecc..). Anch'io ho fatto il giornalista locale per hobby dai 16 ai 19 anni, e in tutta sincerità chi crede davvero oggi di uscire vincente, pulito, pettinato e magari anche "indipendente" da un ambiente complesso e distorto come quello del giornalismo, in itaglia,che ha prodotto illegalità diffusa, cultura del ricatto (non solo corona ma vedi gli articoli sulla camorra citati da saviano), almeno nei grandi numeri è un sognatore, poi per fortuna, qualcuno c'è anche riuscito e ne ho ottimi esempi che conosco bene...Per quanto riguarda le altre professioni sarei molto poco democratico: imporrei per legge il numero chiuso per le libere professioni, a seconda del numero di abitanti del comune di riferimento: non è possibile che in italia c'è un numero di avvocati impressionante quando il fabbisogno è enormemente minore...il problema è che stiamo diventando un pò tutti fighetti e le professioni tecniche non piacciono a nessuno, quando garantirebbero lavoro immediato sia dopo il perito tecnico che dopo la laurea....poi ci lamentiamo che non avremo la pensione...........

jeremy ha detto...

Tani, veramente io scappo il 12 marzo (data della mia dipartita dalla studio e la sera faccio festa!). E saro libero e felice fino a giugno, a luglio vado in Belgio a sondare il terreno, agosto in Calabria e a settembre mi trasferisco anche se non ho un cazzo in mano. Ma l'esame lo devo fare perche senno ho buttato nel cesso 3 anni della mia vita e Dio solo quanti ne avevo buttati prima all'università.

KBLondon ha detto...

Questo mi ricorda cosa mi ha detto un mio amico, editore per gli ultimi 15 anni, dopo che il gruppo per cui lavora ha deciso di chiudere la testata di cui era editore: "I thought I had a profession and was part of a trade, in reality I just had a job."

jeffbuckley ha detto...

Nanomelmoso, sei un broker di assicurazione?

nanomelmoso ha detto...

Jeff nono io informatico creativo schiavo della tastiera per il web per un broker

jeffbuckley ha detto...

a milano? multinazionale?

nanomelmoso ha detto...

a milano non multinazionale ma parecchio grosso ... sei dell'ambiente?

jeffbuckley ha detto...

lavoro nel n. 1

nanomelmoso ha detto...

jeff ho capito per chi lavori comincia con la m ...

Roberto Gotta ha detto...

@Tani: io rimpiango di non essere fuggito dall'Italia quando avrei potuto farlo. Ormai è troppo tardi, per una serie di motivi non dipendenti dalla mia volontà.

nanomelmoso ha detto...

roberto anhce io avrei potuto portare il mio sedere all'estero ma alla fine on si può rinunciare no? dobbiamo cercre di rendere un poc questo posto migliore no? parle del bel paese

GuusTheWizard ha detto...

@nano
Va bene schiavizzati, ma proprio da un broker mi sempra troppo ...
Italo, salvalo tu se puoi.
@all
Io molti anni fa ebbi la possibilità di fare il grande salto (nel Golden State), però non ho avuto abbastanza "le palle".
Sinceramente, dopo 15 anni, a mente fredda e vedendo altre esperienze di miei colleghi, NON mi sono pentito.

nanomelmoso ha detto...

@nano ci sono luoghi di schiavitù peggiori e il mio lavoro mi diverte ancora parecchio !

Italo Muti ha detto...

@Guus
ok ci provo, vedo se riesco a salvarlo
@Roberto Gotta
ipende solo se hai impedimenti finanziar/debitori o familiari importanti, altrimenti, go away, if you will
@all
Il rimpianto è tempo perso, scegliere e poi focus on the future (cit.), la ruota gira sempre e bisogna sfruttare al massimo i momenti buoni. Non importa quanto ma come, sia la vita che la morte.
Italo

nanomelmoso ha detto...

hai ragione italo conta il futuro ... il passato andato e io non abbisogno di essere salvato ... penso

jeffbuckley ha detto...

Nano, non sei aggiornato sulle classifiche, comincia per A..
Gus, non confondere: Italo è un broker finanziario; in termini di ricavi sta ai broker di assicurazione come i calciatori di serie A ai giocatori di palla elastica....

nanomelmoso ha detto...

jeff quello hce qualche anno fa ha avuto qualche piccolo problemino perchè non ripiazzava tutti i rischi al miglior offerente?

GuusTheWizard ha detto...

@jeff
la differenza la so: anni fa avevo come cliente un broker assicurativo che inizia proprio per A è che ha l'HQ nella Città del Vento ;-))

jeremy ha detto...

Ma non era B. il numero uno per i broker finaziari? Ho tanti amici che lavorano per A. Non ho capito chi è M. O almeno se ho intuito non è davanti I. nelle IT?

nanomelmoso ha detto...

jeremy si parla di broker assicurativi ... b non mi dice niente ... ma devo controllar le classifiche ...

jeremy ha detto...

Ah ok...parlando di mercati finanziari e dintorni, B dovrebbe essere una bella bestia. Fornisce pure le tastiere su misura....

Roberto Gotta ha detto...

@nanomelmoso: non c'è alcuna speranza. Se ci fosse metterei l'armatura e sarei in prima fila.
@italo: no, non posso. Fidati. L'essere umano non è una creatura libera, specialmente se non è egoista

Roberto Gotta ha detto...

@italomuti: avevo letto troppo in fretta, in effetti si tratta di famiglia. E sono creditore, non debitore, e lo sai, ma quello non c'entra.

Leo ha detto...

Io onestamente mi vedo all'estero solo a svernare... Non so perché ma non ci andrei mai per un futuro lavorativo. Cazzo sono un pensionato nell'anima!!!

PS: fatto il "giornalista", pagine locali, per quasi due anni (volevo per lo meno prendere la tessera del pubblicista tanto per convincermi di non aver buttato via un po' di anni), durante i quali ho guadagnato due-trecento euro il mese di media (ovviamente ne devo riscuotere ancora mezzi). Poi ho deciso che lavorare per non guadagnare mi deprimeva di più che fare un lavoro che non mi entusiasma. Ci sono tante cose per vivere, e mi sono messo in testa, forzatamente, che il lavoro non dev'essere per forza una di queste

Italo Muti ha detto...

@JeffBuckley
Danke, non entità paragonabili. Comunque nel mio caso dipende dal portafoglio che si gestisce. Comunque io non mi lamento.
Italo

clinter ha detto...

'conciliare meritocrazia, stato sociale, libertà di scelta lavorativa e sviluppo del paese'
Mi sembra un obiettivo logico, peccato che con la scusa dello
'sviluppo del paese' si siano inventati la flessibilità del lavoro(destra e sinistra a braccetto, in ordine alfabetico).
Il passo dal lavoro a tempo determinato allo stage non retribuito è stato consequenziale.
Ritengo di poter dire, molto pianamente, senza voler essere provocatorio, e senza aver in mente nessuno in particolare, che mi sembra contradditorio storcere il naso quando si parla di welfare, riempirsi la bocca di 'meritocrazia', e non vedere che la drammatica situazione di chi deve trovare una attività lavorativa congruente alle proprie capacità è figlia anche di questo atteggiamento, che, in pratica, si sostanzia in una adesione all'operato di chi ha in mente solo 'lo sviluppo economico'.
Si faccia una legge che dice: 'la prestazione lavorativa deve essere remunerata secondo le tabelle contrattuali, stop'.
La logica è: gli stagisti devon lavorare gratis, a turno, perchè l'imprenditore abbia il bilancio in attivo e possa pagare gli stipendi ai non stagisti, altrimenti parte il ricatto di chiusura dell'azienda.
Boh! Contenti gli stagisti...
Per i giornalisti il discorso è particolare. Non è che uno 'studia da giornalista. Prende la sua bella laurea e poi si iscrive ad Master in giornalismo, che non serve a un cazzo, è provato, perchè forse 1 su 50 riesce a far la professione. Sì, fare l'esame di stato ed ottenere l'iscrizione all'albo non è difficile, ma trovare un'occupazione fissa come giornalista è praticamente impossibile. Va pure detto, non vorrei esser qualunquista, che per tanti 'fare il giornalista' è una fissazione romantica. Quì giornalisti ce ne tanti, ditemi voi se ho scritto cazzate.

Nick ha detto...

"Studia"? Per fare il giornalista? Per iscriversi all'albo? Non è necessario, che io sappia.

PS: B, A, I, M...ma se faceste i nomi, per esempio? E' reato? E' snervante leggere così...

jeffbuckley ha detto...

Nick, hai superragione i post criptati fanno incazzare anche me. Credo però che jeremy scherzasse... Per quello che può interessare lavoro alla AON, Gus vince la bambolina. Su albi e ordini: sei laureato diplomato o quello che serve? bene fai il dentista, giornalista, quello che vuoi. Ti iscrivi all'albo - che serve per avere la lista di quelli abilitati a fare una certa professione (no laurea no dottore) - e basta. Fai una cagata? Ti radio dall'albo e non eserciti più. Troppo facile?

Duccio ha detto...

@clinter

La distorsione dei contratti di lavoro e la flessibilità imposta e legalizzata sono uno degli aspetti più gravi senz'altro.ma questo secondo me è una durissima conseguenza, non la causa prima della situazione. Per me la priorità in questo paese è far percepire che ci sono ambiti industriali, tecnici (soprattutto a livello impiantistico, manutenzione) in cui c'è piena disponibilità di lavoro vero, sicuro e non flessibile. Dobbiamo capire, tutti, che questo paese non è più in grado di sopportare centinaia di migliaia di avvocati e commercialisti (forse il loro impatto è minore). Ci ridurremmo in pochi anni a un paese con una spaccatura ancora + marcata di oggi tra ricchi e poveri, con avvocati in lotta senza quartiere per occuparsi di cause di condominio e morsi di cane, ecc..suggerisco biforcazione obbligatoria a numero chiuso a fine università tra avvocatura, magistratura e scuola di notai.

nanomelmoso ha detto...

E' semplice in italia la macchina burocratica è la più grande azienda e lo è da un sacco di tempo.
LEggi cavvillose quasi inapllicabili che fanno la felicità di tutti i professionisti del ramo perchè danno lavoro per tutti.
E' da anni che si parla di semplificazione e di tante altre cose ma alla fine già primo capitlo della costituzione " l'Italia è una Republica basta sul lavoro" ci da un'idea precisa di quanto i legislatori sappiano essere inutilmente pignoli.

In merito alla burocrazia ricordo un pezzo accorato del buon GIovannino Guareschi che diceva le stesse cose che diciamo noi adesso.

Si cambia tutto per non cambiare niente perchè l'italia è il paese del Gattopardo.

Quindi come cambiare le cose davvero?

Siamo sconsolati e disillusi quando parliamo di calcio che è tutto sommato una parte del tutto che rappresenta male e storture del paese figurarsi con quanto entusiasmo possiamo pensare a come dare una sterzata alla nostra decadente Republica.

Dane ha detto...

Ma perchè se c'è tanta gente che si lamenta di sto paese non si fa qualcosa per cambiarlo?!...
"E purtroppo senza macchina non si può.....eh, cosa devi fare, paghi sennò è più la perdita di tempo.....inutile sta lì a far discussioni..."
Ma sti kazzi!.....Imparate anche voi a fare i rompicoglioni, vedrete che ve ne gioverete, potrei farvi 200 esempi......

Roberto Gotta ha detto...

@Dane: spero di non apparire presuntuoso visto che sono solo una goccia nell'oceano, ma io dirigendo "quel" giornale ho cercato al tempo stesso di fare le cose per bene dal punto di vista giornalistico e di distaccarmi dalle solite procedure italiche di cui tutti si lamentano e a cui pochi cercano di portare rimedio. Non solo è finita male, ma l'aspetto etico (non far scrivere amici e parenti in quanto tali, non far collaborare persone che avrebbero un giorno potuto darmi una mano) è stato sostanzialmente spernacchiato da tutti, facendomi sentire come uno che va in giro a dire che sono atterrati i marziani. Poi uno si chiede se valga la pena lottare. Certo, ma sapendo che non serve a nulla. Se non altro ci si tiene in forma...
@clinter: l'aspetto romantico del giornalismo è una solenne porcheria tramandata da film di seconda categoria. Bastano cinque minuti in una redazione per capirlo, e credo che ai frequentatori di questo sito sia chiaro ormai da anni. Comunque ottenere il tesserino da pubblicista è piuttosto facile (molti lo fanno prendere ad amici o parenti, vedi sopra, magari mettendo semplicemente la firma di questi a pezzi scritti da loro stessi, perché "è sempre utile"), fare l'esame di stato (farsesco: io candidamente non mi ero portato nulla da "consultare", ma alla terza ora sono andato in toilette per... andare in toilette e c'era un commercio di foglietti che nemmeno all'asilo, una cosa vergognosa) è meno facile perché devi risultare praticante da 18 mesi - dunque di fatto assunto - o essere riconosciuto come tale dalla commissione dopo varie peripezie.
Quanto alle procedure, quando ho iniziato io non c'erano master in giornalismo, dopo qualche anno spuntò una sorta di scuola gestita dall'ordine locale e avrei voluto iscrivermi, ma un mio direttore dell'epoca mi disse pari pari "non sprecare il tuo tempo, al primo biennio prendono solo raccomandati". Incoraggiante...

clinter ha detto...

Roberto, innanzitutto, grazie della risposta. Quando parlo di fissazione romantica sono influenzato dalla situazione di una parente che, ormai da anni, si dibatte tra master, stages, collaborazioni a 20 euro per articolo, senza ovviamente approdare a nulla di definitivo.
Sono dispiaciuto per lei, ma, spesso, penso che dovrebbe rassegnarsi. Vero anche che non è facile trovare un impiego per nessuno, ma non è una può decidere da giovane di diventare una nuova Oriana Fallaci. Forse potrebbe essere utile una vera Facoltà di Giornalismo? Chiedo, magari è una fesseria.

jeremy ha detto...

Beh Clinter nella vita "ci devi credici". Se uno è convinto di potercela fare perche dovrebbe mollare? Son cose che uno deve capire da solo, soprattutto se c'è la passione. E se è ancora giovane deve coltivare i propri sogni e provare a farli diventare realtà. Magari per lei ancora non è tempo di far i conti con se stessa, ma senza queste persone sarebbe un mondo più arido e pieno di tristi robot da ufficio.

Manuel Beck ha detto...

@ Roberto Gotta: approfittando per esprimerti solidarietà sullo sdegno per i copioni (mai sopportati neppure a scuola), così come, già che ci sono, per quella cinquantina di righe che una volta trovai sul tuo blog per spiegare/giustificare un apostrofo sbagliato in un tuo editoriale su ASB (indicativo di un perfezionismo che temo sia fonte di sofferenze più che di soddisfazioni), vorrei però trovare un motivo di consolazione nel fatto che, da quanto ho capito, i problemi di ASB erano talmente profondi e strutturali che non sarebbero stati risolti comunque tu l'avessi diretto (salvo miracoli), ovvero in poche parole t'avrebbero fatto fuori anche se fossi sceso a compromessi, per cui tanto vale uscire di scena con la soddisfazione di essere rimasto coerente ai tuoi principi, no? Altrimenti avresti venduto l'anima per nulla.

eltopo1971 ha detto...

jeremy/clinter

saper analizzare la realtà è anche sintomo di maturità..

se un settore non offre sbocchi concreti uno può anche prenderne atto e cambiare obiettivi..

e certe volte la passione sul lavoro è un'arma a doppio taglio.. se dai l'impressione che quello che fai ti piace troppo se ne approfittano..
e tra un pò sei tu che devi pagare loro che ti fanno un favore..

Stefano Olivari ha detto...

Come diceva il miglior Eros, quello pre-Hunziker, dove l'aria è popolare è più facile sognare che guardare in faccia la realtà...perchè dovremmo dire di rinunciare a un sogno quando i primi illusi siamo noi? Non al punto di frequentare i corsi per telecronista di Bruno Longhi, ma siamo lì.

nanomelmoso ha detto...

non ricordo chi parlasse di come i sognatori siano importanti.
Alla fine è la realtà se ci arrendessimo tutti se nessuno avesse la forza di lottare allora certe professioni sarebbero tutte appannaggio dei figli di, degli amici di, dei cugini di.
Ed invece qualche perla esce magari per miracolo e per distrazione.
E' cinicamente la seleziona naturale.

Roberto Gotta ha detto...

@ManuelBeck: ti ringrazio per le considerazioni. Quell'apostrofo sbagliato era dovuto come forse ricorderai alla cancellazione di una parola - che l'apostrofo richiedeva - e alla sua sostituzione con un'altra che non lo richiedeva, senza che io avessi fatto lo sforzo di rileggermi l'intera frase. Un collaboratore me l'aveva fatto notare, ed io ci ero rimasto male perché se è vero che perdevo delle mezz'ore a rendere più leggibili certi pezzi, è vero che devo essere altrettanto severo con me stesso. Confermo che un certo perfezionismo diventa una tortura, non un beneficio, comunque.
Problemi strutturali del giornale, sui quali però preferirei non tornare perché è argomento morto, sepolto e minimamente importante nel grande ordine delle cose: diciamo che si può fare un giornale anche a zero lire di budget, in generale, se uno si ingegna. Io puntiglioso come sono non riuscirei mai a scrivere tre quarti di giornale da solo sentendomi sereno sul fatto che il lettore spenda 3.70 euro senza sentirsi truffato, tutto qui.
Una cosa ancora: è vero che ho avuto la soddisfazione di non cedere mai sui miei principi, ma è una soddisfazione "privata", cioé deriva da convinzioni non messe alla prova dei fatti. Non avrei mai potuto scendere a compromessi non perché sia un angelo, ma per il semplice motivo che non mi sarebbe mai stato chiesto. Per scendere a compromessi sul piano editoriale bisogna che qualcuno ti chieda di fare qualcosa che non condividi, e a me non è successo... se un allenatore viene cacciato dal presidente perché i conti non tornano ma il presidente non ha mai nemmeno visto giocare la squadra e non si intende di calcio e tattica, sarebbe assurdo che l'allenatore licenziato strepitasse dicendo "volevano costringermi a cambiare il tipo di gioco". No: semplicemente si voleva ridurre un costo. Spero che il messaggio sia chiaro.

Roberto Gotta ha detto...

@nanomelmoso: ma certo, e io sono qui a lottare, anche se è ovvio che io dica così (difficilmente direi "sono un pavido, non lotto più, spero nel Superenalotto") e non trovo nessuno che dica "io non sono un guerriero", ci sentiamo tutti grandi e forti. Quel che so per certo è che avessi un figlio o una figlia gli/le lascerei facoltà di scelta sul futuro, ma solo al 99%: quell'1 per cento sarebbe il mestiere del giornalista, che gli/le vieterei nella maniera più assoluta.

nanomelmoso ha detto...

roberto: io ammetto candidamente che continuo a lavorare nel posto dove sono per uno stipendio quasi insoddisfacente proprio per quieto vivere per un certo lassismo ...

Christian T. ha detto...

Escono molti pirla e qualche perla...

Da quello che dite non c'è molta differenza tra un frustrato da ufficio (perchè poi è così scontato che un lavoro d'ufficio sia triste e frustrante?) e un giornalista alle prime armi in un ambiente di nonnismi e raccomandazioni... per cui, perchè non dire anche a chi vuol fare il giornalista che si sta incamminando per un percorso triste e frustrante? E che forse sarebbe meglio si dedicasse... chessò, alla musica.

CT

kalz ha detto...

Avrei voglia di dire la mia, ma evito, se no arriva subito qualcuno a dire "Mi metti una malinconia". Non sia mai. E allora su alegher!

Però almeno lasciatemi dire che Gotta sembra proprio una persona per bene. E visto che ho un debole per le cose assolutamente inutili, gli do la mia simpatia.

Roberto Gotta ha detto...

@Chistian Tugnoli: è quello che ho fatto in questi mesi. C'è anche un frequentatore di questo sito che mi ha riconosciuto la massima onestà e trasparenza nell'avergli descritto fin dal primo giorno come si vive facendo questo mestiere se non si è privilegiati (in certe testate i redattori hanno diritto ad intervalli di tot anni a viaggi di aggiornamento pagati dall'azienda), e anche i privilegiati hanno le loro grane e le loro frustrazioni, anche se ai Mondiali 2006 sentii uno di loro lamentarsi di un hotel a 4 stelle e dovetti mordermi la lingua e tutto il resto per non commentare. I frustrati esistono ovviamente in tutte le professioni, è ovvio, e non si tratta di repressi ma di persone che hanno magari idee e voglia di lavorare ma sono frenate da mille circostanze e persone. Posso capire che la percentuale di frustrati sia più alta nel giornalismo perché da un lato persiste questa assurda idea romantica, il cui scontro con la realtà è ancora più brutale, e dall'altro a volte ci si rende conto che la differenza tra riuscire a lavorare bene e non riuscire a lavorare proprio (a me non è mai interessato fare carriera, termine che trovo volgare, mi basterebbe semplicemente lavorare bene) non sta minimamente nella competenza o nel comportamento corretto. Niente nomi, ma qualche mese fa un collega abbastanza noto e secondo me molto bravo, che opera nel calcio, mi ha telefonato dicendomi le seguenti parole: "un'amica di famiglia vuole fare la giornalista. Ho provato in tutte le maniere a dirle di lasciar perdere, ma è testarda. Se ti chiama, diglielo anche tu, tanto so che lo pensi". Detto, fatto. Ora però non dico più nulla, sennò passo per integralista fondamentalista e altro, e in fondo stiamo parlando di uno dei tanti mestieri "di copros" di questo mondo, non vorrei che passassimo per "povere vittime" lamentose, quando le povere vittime sono tante.

Roberto Gotta ha detto...

@kalz (smentisco subito quel che ho appena detto) Grazie. Ci tengo molto.

Roberto Gotta ha detto...

Anche il direttore di questo sito è una persona per bene, sappiatelo, fino a che non scoprirò il contrario :-))

jeremy ha detto...

Cristian, non è sempre frustrante il lavoro da ufficio. Magari è routinario, ma uno lavora per vivere non vive per lavorare (ovvietà per tutte le stagioni). Il giornalista mi è sempre sembrato un mestiere basato soprattutto su una passione di base (come ce ne sono tanti), non un mestiere che scegli per portare a casa la pagnotta. Cioe non credo che uno da piccolo sogni di lavorare all'anagrafe, per esempio, ma tanta gente lo fa ed è contentissima perche a fine mese porta a casa i soldi per vivere. La differenza è che se io ti dedico il mio tempo e il mio lavoro, nonche la mia passione, la giustizia "sociale" sarebbe che tu mi dia un compenso tale da poter fare del giornalista il mio mestiere e non un sogno da inseguire tra i ritagli di tempo. Non so, sto dicendo una cazzata?
Nano, io trovo la tua considerazione molto umana (non nel senso fantozziano del termine), considerazione che fanno milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo.

nanomelmoso ha detto...

@jer
appunto perchè lavoro per pagarmi i vizi e non che tengo il lavoro che ho soprattutto perchè alla fine mi diverte e mi lascia un po di tempo per impazzare qua su indiscreto e di leggermi i feed di googler (posto che molti sono di programmazione web per cui è lavoro)
a proposito ogni promessa è un debito jer
quello che c'è nella mente di batman

Christian T. ha detto...

@jeremy: sìsì, concordo, ovviamente... però come dice il buon Gotta forse sarebbe meglio levare la melassa dal mestiere del giornalista e avvicinarlo un po' di più alla frustrazione. Invece nel percepire comune mi sembra che il giornalista sia un mestiere che si avvicina più al termine "avventuroso" che "frustrante". Allora c'è qualcosa che non va...

@roberto: cito "a me non è mai interessato fare carriera, termine che trovo volgare, mi basterebbe semplicemente lavorare bene". Allora lasciami la tua mail...

CT

Christian T. ha detto...

P.S.: io sognavo e sogno tutt'ora di lavorare all'anagrafe...

CT

jeremy ha detto...

Frustrante perche non riesci a mettere un pranzo con la cena assieme (oddio forse sono un po' esagerato, ma magari è davvero cosi...), questo si. Ma la stortura è quella, come lo è in moltissimi altri lavori. Resta un lavoro che sicuramente deriva dalla passione e non dalla ricerca di un impiego. E se ne approfittano.

jeremy ha detto...

Cristina, pensa: stipendio non eccellente ma per tutta la vita, orario blindato, vedi gente sempre nuova..... Beh non è male in fondo...:-)

jeremy ha detto...

....Cristina?!?!... Scusami Christian....:-)

Christian T. ha detto...

@jessica :-P infatti non è un brutto lavoro, di certo non torni a casa sudato e di tempo da passare con i figli ne hai. poi io faccio continue richieste alle angrafi... mi leverei un po' di impicci.

CT

GuusTheWizard ha detto...

Straquoto Roberto per il discorso della carriera.
Io mi ritengo molto fortunato perchè ho il grande privilegio di fare un lavoro che mi piace, riuscendo anche a farmi pagare discretamente bene.

clinter ha detto...

Riintervengo, non per allungare la minestra, ma perchè non vorrei passare per prosaico o per iperpragmatico.
Essendo convinto che un lavoro gratificante sia una componente importante per condurre un'esistenza quantomeno serena, non mi sognerei mai di voler vedere frustrate le passioni di chicchessia, anzi; il richiamo ad una cruda analisi della realtà sa di sconfitta, ma più per un ambiente o, meglio, per i sistemi di accesso all'ambiente medesimo che non per chi è costretto a rinunciare.
Voglio proporre una soluzione che sicuramente sarà semplicistica.
L'Ordine dei giornalisti istituisca presso ogni università, ll Corso di laurea in Giornalismo.
Prova di ammissione. Per svolgere il lavoro di giornalista, nelle varie branche dell'attività, è necessaria la laurea specifica. Come per gli ingegneri e per i medici. Gli stages devono far parte del corso di laurea, ai fini dell'apprendimento, non ai fini della sostituzione della forza lavoro. Ogni stagista affiancato ad un giornalista esperto.
Accettansi spernacchiamenti.

GuusTheWizard ha detto...

@clinter
Allora inizio io.
Un conto è prescrivere medicinali/operare un paziente oppure progettare un ponte, un conto è scrivere su di un giornale o fare il corrispondente/speaker televisivo.
Vada per la Facoltà di Giornalismo, però io non renderei nulla obbligatorio.
Scusate l'ignoranza, ma negli Stati Uniti come si diventa giornalisti ??.

jeremy ha detto...

Andando a lavorare presso un media. Stop.

Dane ha detto...

@Gotta, d'accordo col tuo discorso, anche se tu già sei ad un livello più alto e vedi le cose diversamente. Io cerco sempre di cominciare dal piccolo, ci lamentiamo delle cose?! Proviamo a cambiarle: ad esempio col tempo ho perso ogni remora abbandonando il complesso del rompicoglioni e maturando un certo piacere sadico nel chiedere a tutti i costi lo scontrino. Raccontando la cosa ho attaccato il morbo ad un sacco di conoscenti, e adesso c'è una banda di sadici dal numero indefinito che va in giro a chiedere lo scontrino a tutti i costi perchè gode nel vedere la faccia scontenta del commerciante/ristoratore.
Non parliamo della gente che ho convinto ad andare al lavoro in bici invece che in auto (mi viene in mente perchè proprio in pausa pranzo ho saputo che un "convertito" ha deciso di vendere l'auto perchè ormai non la usa più...).
Ci lamentiamo dei raccomandati e dei disonesti che tramite intrecci vari occupano tutti i posti?! Combattiamoli con le stesse armi, la prossima volta che dirigiamo qualcosa prendiamo come collaboratori solo gente che condividono la nostra etica. Ci sono e ce ne sarebbero molti di più se fossero aiutati ad emergere.....

@Eltopo: sì, a volte bisogna abbandonare i sogni ed affrontare la realtà. Però....però, però.... Io cambierei volentieri lavoro, un po' per quella filosofia americana che dice che bisogna cambiare mestiere ogni 5 anni, un po' perchè comincio a non sopportare più il mio ambiente.....il problema è che ho già esaurito le mansioni che posso svolgere con la mia uqalifcia (che già è più vasta di quelle di qualsiasi altro mortale..), quindi a 35 anni che faccio?! Vado a lavorare in un call-center?! Mi metto dietro il bancone del McDonald?! Giusto abbandonare i sogni, ma spesso le alternative non son granchè.....

GuusTheWizard ha detto...

@jeremy
Direi che potrebbe essere una soluzione applicabile anche in Italia, senza la menata della tessera da pubblicista, dell'obbligatorietà del tirocino, dell'esame di abilitazione, dell'iscrizione all'ordine (oppure del shortest path: figlio di ...)

Christian T. ha detto...

Io sono contrario ai "titoli di studio", specialmente se usati come discriminante... anche perchè sono ragioniere-programmatore e non so fare nè l'uno nè l'altro.

CT

Dane ha detto...

Ah, poi quando volete parliamo dell'esame d'ammissione per diventare avvocato.........

clinter ha detto...

E come si riesca a farsi assumere da un media? Vai e dici: voglio fare il giornalista?

GuusTheWizard ha detto...

@Christian
In generale ci può stare, però quando devo farmi fare la dichiarazione dei redditi, se quello che me la fà è un commercialista iscritto all'ordine ed è anche un revisore contabile certificato lo preferisco ;-))
(Poi magari mi informo anche dove abita, sai com'è)

GuusTheWizard ha detto...

@clinter
E' che in Italia se ti presenti e non hai qualche conoscenza o parentela ti mandano a cagare in mondovisione, negli States almeno una possibilità te la danno sempre: sta a tè dimostrare le tue capacità.

jeremy ha detto...

Clinter, beh perche non è cosi per tutti i posti di lavoro del mondo?! Cioè non è che esci di casa a 18 anni, ti presenti al Corriere e chiedi di fare l'editorialista della prima pagina. Fai la tua gavetta, come in tutti i lavori dell'universo.

clinter ha detto...

Guus se non ti conoscessi,attraverso i tuoi post, e non ti fossi riconoscente
per avermi introdotto all'orionismo, ti direi che hai visto troppi films americani.
Non dubito che gli U.S.A. ,da un certo punto di vista, possano offrire maggiori possibilita, nel campo del lavoro, che non l'Italia,
ma dubito moltissimo che sia così semplice intraprendere la professione giornalistica. Può essere ch'io mi sbagli, ma, fino prova contraria, dubito, fortissimamente dubito.

jeremy ha detto...

Clinter, ci sarà comunque scarsità di posti come c'è in Italia, ma credo che non abbia i risvolti squallidi raccontati in queste pagine.

Dane ha detto...

Il problema nel confronto USA-Italia non è il giornalismo è generale: là se sei raccomandato fai l'Amministratore Delegato, se non lo sei fai comunque il tuo lavoro in un ambito più modesto. In Italia invece se sei raccomandato rubi uno stipendio, se non lo sei 1) Lo sogni 2) lo fai guadagnare a quello raccomandato 3) lo rubi a tua volta accontentandoti di un mestieree che non è il tuo......

KBLondon ha detto...

@Clinter: cominci con i giornalini a scuola, poi all'univerista'. Fai un po di stage. Impari a fare il cafe' per i colleghi anziani. Poi trovi un'idea/storia e vai dal capo e provi a convincerlo a darti un break. Se sei bravo e ci metti le ore prima o poi un lavoro lo trovi.

clinter ha detto...

Jeremy, non ci siamo capiti.
Ben venga la gavetta. Ma per fare la gavetta devono darti un impiego, anche poco remunerato.
Il problema da cui s'era partiti, o da cui ero partito io, era quello dell' "accesso" alla professione, non lo sviluppo a ipevelocità della carriera.

KBLondon ha detto...

Mi ricordo anni fa andai an un colloquio ad una testata a Milano. Tutto molto positivo, incontro il team, tutti felici e contenti... poi mi chiedono se ho in tesserino. Io dico, no, ovviamente, lavorando all'estero, non esiste, pero' ho lettere di introduzione da editori di due testate giornalistiche molto importanti, ho lauree, molti articoli publicati... e loro: senza tesserino non ti possiamo dare piu' di 500 mila lire al mese. Mi sono messo a ridere. Pero' come la vedo io sono loro che hanno perso un opportunita', io me ne sono riandato via.

GuusTheWizard ha detto...

@clinter
Guarda, sui film americani non c'è proprio il rischio.
Il mio discorso era più generale, e riguardava l'approccio radicalmente diverso che c'è negli States rispetto al mondo del lavoro. Fra gli aspetti positivi c'è sicuramente quello di dare a tutti l'opportunità di dimostrare le proprie capacità, cosa che in Italia è piuttosto difficile da trovare.

clinter ha detto...

A questo punto dico che considereri illuminante il parere di chi ha gia intrapreso la carriera giornalistica. Di x giovani, che volessero intraprendere la professione di cui parliamo, assolti gli adempimenti richiesti dall'iter standard(master(s), stage(s)), quanti riescono ad accedere, ai minimi livelli, alla professione?

GuusTheWizard ha detto...

@all
Per non parlare poi dello stesso discorso ma traslato a livello di Università (Docenti & Ricercatori): qui negli States sono veramente su Orione ..

GuusTheWizard ha detto...

@KBLondon
Spero almeno che tu gli abbia riso in faccia ....

KBLondon ha detto...

Comunque ci sono anche i corsi della Reuters Thomson, AP, AFP se sei francese. In questi corsi prima ti insegnano, poi ti mandano in Kenya a farti le osse. (I corsi sono gratis trall'altro)

KBLondon ha detto...

@Guus: era una risata di stupore e pura incomprensione. Pensavo mi prendessero in giro. Dopo che ho capito che erano seri mi rodeva perche' mi sono pagato il volo per pura saudade italiota. My bad

clinter ha detto...

Per l'appunto KB, tu descrivi un percorso logico, ma in Italia non funziona così, a quanto pare.
Tu hai avuto un offerta bassa perchè non avevi il tesserino, ma per contro il tesserino è condizione necessaria, ma non sufficiente per essere assunti.
In questo caso, anziche pernacchie, oserei accetare smentite.

Christian T. ha detto...

Io ho portato qualche idea a tanta gente (alcune poi messe in pratica dopo avermi liquidato) e nessuno mi ha mai dato un'opportunità. Tante pacche sulle spalle, tanti complimenti...

Mi hanno pubblicato un solo articolo, su un magazine a tiratura nazionale 1) grazie ad un amico che mi ha introdotto 2) senza ricevere un soldo (chiedevo un obolo, più che un corrispettivo).

Dire che non puoi affacciarti al Mondo e pretendere un editoriale sul Corriere è un'inutile stupidaggine. Piuttosto, ci sono media molto più piccoli che potrebbero dare spazio a chi si affaccia al Mondo, ma mi sembra che il sistema spesso replichi la politica (in realtà, è la politica ad essere conseguenza del sistema, che è conseguenza dell'italianità di chi ne fa parte): lì trovano posto i trombati ed i raccomandati di poco valore.

In sostanza, quando anche riesci a farti pubblicare (non dico assumere) non vedi un gran futuro di fronte a te... sono solo one shot.

Ora sto provando a crearmela da solo un'opportunità. Con l'aiuto di gente perbene.

E che Cruyff ce la mandi buona.

CT

GuusTheWizard ha detto...

@KBLondon
A me capitò una cosa simile una decina d'anni fa in un altro settore, quando feci un colloquio presso un $NotoOperatoreTelefonico.
Quando sparai la cifra il mio interlocutore mi guardò un pò imbarazzato, iniziando con la supercazzola del budget ed altre minchiate varie. Per educazione mi trattenni e salutai cordialmente, però la risata ci sarebbe stata tutta.

KBLondon ha detto...

Clinter, pero' se avessi avuto il percorso che ho avuto all'estero, in Italia a quel punto il tesserino lo avevo. Dato che stavo all'estero di un tesserino non ho mai avuto necessita'. Volevo tornare in Italia a quel punto, e volendo anche mangiare e dormire coperto ne' ho constato l'impossibilita'.

GuusTheWizard ha detto...

@Christian
Vabbè, basta poi guardare chi sono i proprietari dei maggiori quotidiani e televisioni italiane.

KBLondon ha detto...

Belle gnocche in quell'ufficio pero', devo dire.

Tani ha detto...

"Scusate l'ignoranza, ma negli Stati Uniti come si diventa giornalisti ??."

Una mia cugina, finita l'Universita in lingue(inglese), senza nessun corso di giornalismo,fu una degli inviati del AP in Albania. Copri il caos albanese del '97 e la guerra del Kosovo dal vivo. Fu contattata da un giornale di Chicago che li offri' il lavoro. Dopo sei mesi, per motivi burocratici, fu costretta a tornare in Albania. Nel 2001 va in Canada. Un conoscente li da la possibilita' di essere intervistata dal Canadian Press. Da 2003 lavora per loro.
Non credo che lei possiede qualche tesserino.

Sui altri mestieri stesso discorso.
Se sei bravo prima o poi emergi.
Se non ci riesci, non puoi dare la colpa agli altri o al sistema.

clinter ha detto...

Non vorrei esser puntiglioso ma,
'pero' se avessi avuto il percorso che ho avuto all'estero, in Italia a quel punto il tesserino lo avevo'
il punto è, credo, in Italia avresti potuto aver lo stesso percorso?

clinter ha detto...

Scusa Tani, presumo che AP(Associated Press?) sia un agenzia giornalistica che ha mandato una GIORNALISTA come inviata in Albania. Io sto parlando di ACCESSO alla professione, non di carriera. La domanda è come ha fatto tua cugina a farsi mandare come inviata in Albania?, evidentemente lavorava già alla AP, o no? Io non sto difendendo il tesserino, anzi, dico che non è garanzia di impiego. Son persuaso che i più bravi emergano, ma dico
che è difficile avere l'occasione di poterlo dimostrare. Io posso correre i 100m in 9" netti, ma se non mi fanno entrare in pista, lo so solo io.

nanomelmoso ha detto...

Kb
allora da cosa sarebbe potuta nascere altra cosa
cmq la tristezza è qualsiasi lavoro consideri il 90 % dei miei amici ed io abbiamo trovato lavoro grazie a conoscenze

nanomelmoso ha detto...

Kb
allora da cosa sarebbe potuta nascere altra cosa
cmq la tristezza è qualsiasi lavoro consideri il 90 % dei miei amici ed io abbiamo trovato lavoro grazie a conoscenze

GuusTheWizard ha detto...

@nano
Ma inizialmente la "conoscenza" ci può anche stare, però poi se non sei capace è giusto anche che ti diano un bel calcio in culo ...

nanomelmoso ha detto...

Vero ma perchè senza conoscenze fai fatica anche a fare lo stura cessi?

GuusTheWizard ha detto...

@nano
Vabbè, nel nostro settore non è proprio così. Magari ti pagano poco, però se hai un minimo di competenze qualcosa lo trovi.

Leo ha detto...

Clinter provo a spiegare io...

Intanto partiamo dall'ipotesi che non si conosce nessuno e non abbiamo alcun tipo di raccomandazioni (ad es. in un notissimo giornale appartenente a QN e che scrive di Firenze, per essere assunti nella pag locale conta molto quella del parroco!!!), come nel mio caso.

Percorso 1) Si rompe le balle a calciopiù e a tutti i giornali locali che seguono le cronache giovanili finché non ti mandano gratis a raccogliere i tabellini delle partite giovanili la domenica pomeriggio. Controindicazione: devi iniziare a diciottanni sennò ti rompi le bolas

Percorso 2) Inizi a seguire qualcosa, qualsiasi cosa, e a mandare articoli ai giornali per mail finché qualcuno non ti chiama. Controindicazione: difficile

Percorso 3) Fai l'Università con specializzazione in giornalismo (io ho fatto scienze politiche) e al momento dello stage loro riescono a farti entrare per qualche mese in una redazione locale, come ho fatto io. Se sei bravo da lì puoi iniziare un percorso. Ma le possibilità di restarci a vita senza guadagnare un cappero rispetto a svoltare sono altissime, e il guadagno, se non è assente, ti obbliga cmq ad essere mantenuto dai genitori.

PS. in ogni caso, chi volesse prendere il tesserino pubblicista(per quello giornalista la tiritera prosegue dopo) deve dimostare di scrivere continuativamente in uno stesso giornale per due anni (non due articoli firmati al mese ma almeno un'ottantina nei due anni in questione).

Detto questo la cosa non è così impossibile Clinter, io stesso ero a un passo da farcela a prendere il tesserino (mancavan tre mesi), è che fatto questo non hai ancora fatto niente. E avevo già ventisei anni...

KBLondon ha detto...

Clinter: sicuramente il percorso sabebbe stato differente.
Clinter 2: alla fine bisogna provarci (senza il biglietto non si vince la lotteria!) Si inizia con le storie di quartiere, con I blog. Se si hanno le capacita' e la determinazione si ha piu' possibilita' di avere sucesso che se pensi di aver perso in partenza. Tani e' un esempio in questo. Non ha accettato la via facile, ma alla lunga e' stato premiato.

clinter ha detto...

Grazie Leo della 'dolorosa' testimonianza. Posso solo aggiungere un tristissimo 'c.v.d.'.

Leo ha detto...

Clinter ovviamente non è tutta merda. C'è anche chi prosegue, chi accetta la situazione e ne vien fuori, magari a trentacinque anni. Semplicemente io non ne ho avuto voglia. E' prevalso il mio senso di "sopravvivenza" (metter su famiglia, ecc).

clinter ha detto...

Indubbiamente KB, ma io non dico non comprare il biglietto della lotteria, dico che è difficilissimo
che venga estratto. Condivido la tua stima in Tani, ma io parlavo della professione del giornalista,
non ho idea se tani svolga questa professione.
Comunque, giuro che chiunque voglia fare il giornalista ha il mio permesso.

KBLondon ha detto...

Ho appena comprato un biglietto della lotteria: 115 milioni di sterline! Se tra qualche giorno compare il nick KBFiji con notizie del calcio dal pacifico vuol dire che sto organizando la prima festa Indiscreto sub, pesca e tropicalia.

clinter ha detto...

Good luck!!!

jeremy ha detto...

Sappiate che se dovess mai vincere al Superenalotto, un progetto editoriale con budgt milionario lo butto giu. Patti chiari: se non si arriva al pareggio in tre anni, ci trasferiamo tutti da KB alle Fiji e viviamo di pesca. Ovviamente con un pacco di milioni posati nel mio conto alle Cayman....

Roberto Gotta ha detto...

@dane: "Ci lamentiamo dei raccomandati e dei disonesti che tramite intrecci vari occupano tutti i posti?! Combattiamoli con le stesse armi, la prossima volta che dirigiamo qualcosa prendiamo come collaboratori solo gente che condividono la nostra etica". Esattamente quel che ho fatto io... In prospettiva di una rivista sugli sport usa avevo chiesto informazioni su un tizio che scriveva di hockey, ma mi dissero che era un arrivista e un cinico e non l'avrei mai preso come collaboratore.
@non ricordo chi: un mio conoscente, neolaureato in italia, mandò il cv al NY Times. Lo chiamarono per la selezione: l'avesse passata, avrebbe avuto 800 dollari al mese di stipendio per non so quanti mesi, poi la possibilità di un inquadramento. Non superò la selezione perché non conosceva sufficientemente l'inglese, ma capito il discorso? Faccio notare che questo mio conoscente non aveva alcun contatto o inciucio, semplicemente aveva inviato il cv al buio.
@christian tugnoli: eh? Addirittura l'email? Riesci a triangolare chiedendola al direttore? Grazie, e scusami...
ps: sono all'aeroporto di Miami, gli italiani si distinguono come al solito a decine di metri di distanza... ultimamente il segno distintivo è la borsa di Abercrombie&Fitch, oltre al solito articolo di abbigliamento inutile ma figo (sciarpetta "alla Mancini" con 30 gradi, però che stile! ah ah. E non ditemi che è perché all'atterraggio fa freddo...). Io non capirò mai che gusto ci sia a vestirsi tutti uguali, con il marchio attualmente di moda, ma sono vecchio...

Tani ha detto...

KB London & Clinter: grazie della stima, ovviamente ricambiata.

Per rafforzare quello che scrive Roberto:
Conosco altre persone con la mia storia, che seppur ottimi professionisti, in Italia e Grecia svolgevano lavori mooolto al di sotto della loro qualifica, e una volta trasferiti in Nord America, si sono sistemati ottimamente.
Non che qui è tutto perfetto. Ci sono anche i raccomandati e i figli di papà (ottimo l'esempio fatto da Dane). La differenza la fanno le proporzioni. Per due raccomandati ci sono altri dieci bravi che emergono e sono pagati per quello che valgono.
Mia cugina fu assunta sul posto, cosi come un altro mio amico dalla Reuters. Non so dirti come. Ma all'epoca c'erano molti giornalisti albanesi a spasso. Gli inglesi e gli americani scelsero di assumere dei giovani bravi e con un inglese perfetto. In Canada fu aiutata ad avere un'intervista d'assunzione (con altre decine di persone) ma il posto lo ottenne perché capace di fare il lavoro. All'inizio lavorò un anno part-time (pagata e con i benefici), poi fu assunta a tempo indeterminato.

P.S. Non faccio il giornalista. Non ne sarei capace. Ma se a qualcuno serve affittare un appartamento con vista downtown, o un ufficio a Toronto, può presentarsi con il codice "Indiscreto" e riceverà un mese di affitto gratis.

P.S.2 Roberto: se è per quello conosco anche quelli che per far vedere la sciarpetta "alla Mancini", escono con il petto fuori a -30, se no sotto il giaccone, la sciarpetta "cool" non si vede.

Italo Muti ha detto...

@Tani
Hi boss,
la tua esperienza può essere da sprone per molti, anche se pochi hanno il tuo coraggio sfrontato. GliUsa danno la possibilità di provare, è sempre il paese dei three strikes, però non devi sgarrare. Prova ad emettere un assegno scoperto e poi vedi che fine fai.
il problema italiano è il sistema bloccato e marcio, dove la professionalità non riesce ad emergere o fa fatica. Ma facendo così si provoca solo la morte del sistema vitale.
@Roberto Gotta
L'omologazione, il sentirsi arrivato per emulazione, praticamente un cretino.
@All
La sopravvivenza dei mediocri chiude le porte del mercato ai migliori.

Italo

nanomelmoso ha detto...

@guus
nel nostro settore puoi mica fare tropop il furbo alla fine se non scrivi il programma che non fa quello che ti hanno chiesto ... non ci sono vie di scampo non ti puoi intortare il pc ... o il mac o il linux

Tani ha detto...

Ciao Italo,

Mah, secondo me dipende anche da quello che lasci dietro. E' più facile lasciare l'Albania degli anni '90, che... anche questa Italia malmessa.
Pero, è veramente triste vedere giovani come Giuliano, che finito la "Bocconi" (c'e' né un'altra piu prestigiosa?) devono fare i " lucida scarpe" in una città come Milano.
Toronto è l'equivalente canadese di Milano come tipo di città. Ebbene, qui chi finisce "Rotman" o "Schulich" ha il posto assicurato già alla fine del secondo anno.
Per lavoro sono molto in contatto con giovani appena laureati o che fanno il PhD. Nessuno che ha finito una laurea decente (perché di corsi inutili ci sono a decine), ha il problema di cosa fare da grandi.
Un altro esempio: un'altra mia cugina, finito un college ad Atene, viene a fare un Master in Economics in Canada. Dopo il Master gli offrono di fare il PhD in Economics, e adesso insegna Macroeconomia in una delle universita di Toronto. E arrivata in Canada da sola, a 23 anni. Non conosceva nessuno. Era figlia di una insegnante e un medico albanese che il Canada lo hanno visto solo su una mapa.

In Italia sono venti anni che si sentono i soliti discorsi e che si ripetono in un "loop".
Bisogna investire sulla ricerca. Bisogna stabilire la meritocrazia. Bisogna fare spazio ai giovani. Bisogna... e vai con il matra.
Hai voglia di fare il "rompi coglioni" come dice Dane. Gli anni passano e ti trovi ai 40-45 a combattere come Don Quixote. Un po' di sano egoismo a volte fa bene.

Magari diventa fastidioso parlare sempre male dell'Italia, ma da parte mia è "un parlare male" fatto con molto dispiacere.

nanomelmoso ha detto...

tani fossero solo 20 anni ...

Italo Muti ha detto...

@Tani
Lo so che ti dispiace. Pensa che io sono lauretao prorpio in Macroeconomia, ho passato 6 mesi a tradurre dall'inglese e dall'americano (due cose differenti) articolo e teoremi econmici con le conseguenti applicazioni matematiche, una valanga di calcoli differenziali e anche qualcos'altro, per poi incominciare a cercare lavoro. Gavetta tantissima,poi opto per fare il consulente finanziario arrivando da stipendio fisso.
Mia moglie era molto preoccupata, ma io voglio migliorare e non voglio più stare in posto dove prendo due soldi, ormai tutta routine, senza nessun possibile sviluppo di carriera, colore politico sbagliato. Nonostante abbia preso due crisi devastanti come 2000-02 e l'ultima, va bene così. Ho in ballo un possibile libro, propostomi una settimansa addietro da un senatore con una mail, un partito politico avrebbe messo in agenda una ricostruzione organizzativa completa e il mio nome circola.
Italo

Nick ha detto...

Beh, anche chi esce dalla Luiss ha il "posto assicurato"...il problema, per chi ha quella (non) preparazione lì, diventa anche solo tenerselo quel posto.
In questo senso, scusami Jeremy, tutta la vita la Sapienza.
Parlo solo di Economia perchè solo quella conosco...ma quelli validi che escono trovano lavoro schioccando le dita.
In questo senso mi sento un po' un marziano in mezzo a questi discorsi...sicuramente sarò fortunat(issim)o io, ma per l'esperienza fatta da me e da persone a me vicine questi problemi esistono solo in misura molto marginale.
Dal praticante che a 27 anni è pronto per l'esame (e lo passerà, mi ci gioco casa) con prospettive sia nello studio del praticantato che altrove che in proprio, al dipendente della grande società di revisione il cui unico problema è l'orario no-limits (pagato profumatamente, però), a ragazzi piazzati nelle più varie multinazionali...gente rimasta senza far nulla la conto sulle dita di una mano.
E non parlo di raccomandati, sia chiaro: l'unica "raccomandazione" -e neanche in troppi casi- è stata far la tesi con un professore piuttosto che con un altro...ma sono tutti curricula che sarebbero stati presi tranquillamente lo stesso.

Tani ha detto...

@nano: gli ultimi 20 sono quelli che ho visuto direttamente, ma so che la cosa e' nel DNA dell ex-Bel Paese(cit.)...

Tani ha detto...

@Nick: l'esempio che ho fatto del "Rotman" è stato per paragonarlo alla situazione di jeremy.
Ma secondo me il benchmark dovrebbe essere il rapporto laureati */occupati (con stipendio adeguato) in generale.

*laureati in professioni come ingegneri, economisti, finanzieri, medici, avvocati, IT, maestri di scuola. Lascio stare le professioni "esoteriche ".

Non ho statistiche da essere sicuro, ma dubito (magari mi sbaglio di grosso) che quello italiano si avvicina a quel Nord Americano.
Io vedo solo giovani laureati italiani andare all estero in cerca di fortuna, e non viceversa.
Due mercati diversi, certo. (ma il mercato, anche quello del lavoro, si costruisce).
Dinamiche di sviluppo diverse, certo.
Ma sopratutto due società completamente diverse.
Una, quella nord americana, basata su competenza, concorrenza micidiale, incentivo della bravura.
L'altra, basata su nepotismo, clientelismo, e associazionismo.
Poi le eccezioni (in negativo e positivo) sono da ambe le parti.

nanomelmoso ha detto...

io ho avuto la ventura di formarmi anche nel sistema scolastico nord amricano (ho fatto colà le 3 medie) e la differenza culturale si avverte a tutti i livelli.
Partita di palla avvelenata con regole complesse vengo colpito di strissio da una palla, gli avversari non se ne accorgono i miei compagni si e mi invitano a lasciare il campo.
In Italai sarebbe successo lo stesso?

clinter ha detto...

Nano, ti offendi se ti indirizzo un bonario vaffa..?
Ma sarebbe questo un esempio del superiore atteggiamento culturale del mondo anglosassone?
Se vuoi contiamo quanti squalificati per doping ha prodotto
il superiore atteggiamento culturale U.S.A..
Qui galleggiamo negli escrementi, ma almeno sono i nostri, far passare quelli degli altri per cioccolato mi sembra un vezzo snobistico. Fermo restando che gli States siano all'avanguardia in tante cose, non è che sia il paradiso in terra.

Italo Muti ha detto...

@Clinter
E' vero, gli Usa non sono il paradiso in terra, chi lo è?
Però la possibilità di arrivar a qualcosa di più consono con gli studi c'è, da noi, purtroppo e amlincuore, no. Poi ognuno trova la sua strada, io ci ho messo un pò e ho fatto la vori diffrenti pima di trovare per puro caso un via chè è divenatata la mia. Forse perchè sono un pò più in là con gli anni....

@Nano
Fare il furbo non è visto bene negli Usa, come l'evasione fiscale. Il delitto finanziario, è una cosa gravissima da loro, perchè va a minare la concezione di base della loro società.

@Tani
Analisi condivisibile, ma quante cugine hai?

Italo

Italo Muti ha detto...

@Clinter
Di turno all'esselunga?
Italo

nanomelmoso ha detto...

parliamo di cultura scolastica non di cultura sportiva poi la voglia di vincere di arrivare a tutti i costi è ben diversa.


Io parlo di educazione scolastica e di insegnare il rispetto.

Se poi vogliamo parlare di sport di livello e del marcio del doping questo è ben diverso.

E nasce dalla cultura del risultato ad ogni costo.
negli anni migliori del nostro calcio non si facevano i controlli all'acqacetosa.
da minalista parlo della famosa notte di roma in cui clarence e ringhio si sono rifiutati di fare i controlli facendo un casino pazzesco.

Io sono convinto che nello sport ad alto livello non c'è mica nessuno che vada a pane e salame nemmeno solo a gatorade.

Ma la mia è una sensazione probabilmente qualunquista.
Ed aggiungo che il doping ha fatto campioni.

clinter ha detto...

No Italo, questo week-end sono in Sardegna. A Sassari non ci son supermercati Esselunga. L'incombenza è stata assolta dalla 'pasionaria', per la quale tutto cioò che è sardo è bello e buono. Concordo, quando dici che gli States offrono un accesso al mondo del lavoro più consequenziale agli studi fatti che non il belpaese,
ma da quì a dipingerli come il paese di Bengodi ce ne corre.
E' di queste ore la tristissima notizia della morte di un atleta a Vancouver, durante le prove di discesa con lo slittino. Ho visto la raccapricciante ripresa dell'evento ed ho notato che il pilone contro cui s'è schiantato era privo di protezione.Ho pensato; 'Cazzo, ma questi son dilettanti, siamo al delitto colposo'. Mi consta che Vancouver sia in Canada, paese che considero fra i più civili al mondo, dove la cultura anglosassone presenta forse i suoi aspetti migliori, cionostante anche lì emerge incompetenza. Dove voglio arrivare? Alla considerazione che le generalizzazioni tout court sono, a volte, superficiali.
Per come la vedo io la meritocrazia va sicuramente applicata, ma in un ambito che conceda basi di partenza le più equanimi possibili. Enunciazione teorica che lascia il tempo che trova, lo so, ma meno crudele della 'selezione naturale' che parrebbe ispirare la società d'oltreoceano, dove, però, non son mai stato, per cui, magari sbaglio.

clinter ha detto...

Nano parli di quella cultura scolastica per cui i migliori atleti delle superiori vengon pagati sottobanco per sciegliere questa o quella università?
O delle università medesime, presso le quali se sei bravo nel
football ti mandano avanti a pedate nel culo?
Bah! Sto argomentando per puro spirito polemico. Ribadisco: sistema scolastico anglosassone migliore di quello italiano, non è difficile, ma troppo mitizzato.Stop.

Italo Muti ha detto...

@Clinter
Beh, visto che sei nella villa di famiglia, attento ai paparazzi...
Italo

Italo Muti ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Italo Muti ha detto...
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nanomelmoso ha detto...

se volessimo parlare di quello che è lo sport scolastico americano dei soldi e di tutto il resto apriremmo un calderone enorme.
Io parlo di quello hce mi èstato insegnato fattivament da altri ragazzi e quindi della cultura percepita.

Piu gli americani pragamticamente hanno codificato le lobbye e lo spoils system.

In altro luogo avevo cominciato ad argomentare dell'ipocrisia della gestione dello sport ncaa.

Penso solo che in quel tipo di educazione sulla furberia siano o fossero sulla strada giusta per il sistema scolastico tout cour vorrei la gnoseologia italiana associata ad alcuni corsi che ho fatto in america che mi hanno insegnato ad usare le mani.

ps
no problem sulla polemica adoro discutere fino a che non si scade nell'insulto e il vaffa non lo è ... se vuoi ti presto il gomito :P