Il testimone

di Gabriele Porri
I cento anni di Pancho Varallo, fra i ventidue giocatori della prima finale mondiale l'unico rimasto in vita. Fra celebrazioni e ricordi che fanno ancora male...
Cento anni e non sentirli. Ma anche “maledire” il motivo per cui tutta l'Argentina li festeggia. Questo è Francisco “Pancho” Varallo, nato a Los Hornos (sobborgo di La Plata, provincia di Buenos Aires) il 5 febbraio del 1910 e unico superstite dei ventidue giocatori che hanno disputato la prima finale di un Campionato del Mondo. Sono le 15.30 del 30 luglio 1930 e l'Albiceleste argentina entra in campo al Centenario di Montevideo contro i padroni di casa dell'Uruguay con questa formazione: Botasso; Della Torre, Paternoster; J. Evaristo, Monti, Suárez; Peucelle, Varallo, Stábile, Ferreyra, M. Evaristo. I selezionatori sono Francisco Olazar e Juan José Tramutola.
«Ricordo nitidamente quella finale, che mi ha segnato per sempre. Fu una partita durissima che gli uruguayani vinsero con la potenza. Noi avevamo una grande squadra, ma alcuni giocatori si abbatterono nel secondo tempo e perdemmo.» Questo il ricordo, non certo felice, che Varallo ha di quella finale. «Tutti mi chiedono di quella partita – prosegue Varallo in un'intervista che ha rilasciato all'agenzia di stampa EFE – che non avrei dovuto giocare perché ero giovanissimo, senza esperienza. A volte preferisco non ricordare quel che accadde a Montevideo. Vincevamo facilmente per 1-2 e perdemmo 4-2. Non potevo correre perché avevo male al ginocchio. Mi fa rabbia ricordare quella partita.»
Non si possono dargli tutti i torti, Varallo avrebbe certo preferito essere protagonista in altri mondiali, quando la sua carriera – e che carriera! - era all'apice, ma non prese parte alla sfortunata spedizione del 1934 e l'Argentina non partecipò all'edizione del 1938. Varallo si ritirò nel 1940, a soli trent'anni, per un grave infortunio. E poi, soltanto undici mesi fa (il 6 marzo del 2009) Martin Palermo ha battuto il suo record come massimo goleador nella storia professionistica del Boca Juniors. «Ho un bisnipote che si chiama Gabriel - ha dichiarato simpaticamente Varallo due anni fa, quando ancora lo deteneva - e spero che in futuro batterà il record di Palermo.»
El Cañoncito, così veniva chiamato, ha segnato con gli Zeneises ben 194 gol, frutto di un tiro potente nonostante per il resto non avesse eccelse doti tecniche. Con il Boca vinse tre titoli di prima divisione (1931, 1934 e 1935). Irresistibile quando in giornata, realizzò ben 5 reti all'Argentinos nel dicembre del 1936 e in ben quattro occasioni fece un poker. Memorabile il primo di questi, al suo esordio da ex contro quella che è stata la squadra che lo ha lanciato, e con cui aveva vinto un titolo nel 1929: il Gimnasia y Esgrima di La Plata, che lo aveva prelevato da una squadretta del suo quartiere, il 12 de Octubre. Diverso il rapporto di Varallo con la nazionale: soltanto 16 partite e 6 gol ma un importante titolo, il Campeonato Sudamericano (l'attuale Copa America) del 1937, in cui realizzò tre gol con la Selección, che vinse il torneo.
Come detto, poi, il ritiro a soli 30 anni per una lesione grave al menisco del ginocchio sinistro. E qui c'è un simpatico aneddoto, che spesso è stato ripetuto da Pancho ma di cui è lecito dubitare. Prima di una partita, Varallo non voleva giocare per il dolore al ginocchio e il direttore tecnico Mario Fortunato per convincerlo gli chiese: «Quale ginocchio ti fa male?» «Il sinistro», rispose Varallo. «Allora non ci sono problemi, i menischi sono nel destro» disse Fortunato.
Tra il 1957 e il 1959 fu allenatore del Gimnasia, ma disse sempre di non avere il carattere per fare il tecnico. Oggi Varallo vive a La Plata, città che gli sta per dedicare una via e che sta anche istituendo un premio a lui intitolato, “Alla carriera e al cavalierato”. Il primo trofeo sarà consegnato proprio a Varallo il prossimo 12 febbraio. Inoltre, già dal 1994 ha avuto un riconoscimento importante, il FIFA Order of Merit (il secondo a riceverlo, prima di lui era stato dato solo a Lev Yascin, nel 1988). Varallo è anche cittadino onorario di Buenos Aires. Tra le curiosità, a lui sono stati dedicati tre tango: "Varallo", di José Maria Bagnatti, “El Cañoncito de La Boca" di Italo Goyeche e "íVarallo! íVarallo!", con testo di Grosso e musica di Ostinelli. Inoltre, Maria del Carmen Taborcía gli ha dedicato il poema "Francisco 'Pancho' Varallo".
Gabriele Porri
(per gentile concessione dell'autore, fonte: Storia del Calcio)
 

25 commenti:

Nick ha detto...

Benvenuto caro Porri...un fuoriclasse, as always! :)

buran ha detto...

«Allora non ci sono problemi, i menischi sono nel destro»...anedottica tipo questa è pura poesia. Come del resto le gesta di questi personaggi. Grazie per l'articolo.

Gabriele Porri ha detto...

mille grazie Nick e Buran ;-)

GuusTheWizard ha detto...

@Gabriele Porri
Bell'articolo.
Hai in serbo (però almeno in caratteri latini ;-)) anche qualcosa su Obdulio Varela ??

Gabriele Porri ha detto...

ciao Guus, non a breve ma è un personaggio che mi interessa molto.

Tani ha detto...

Sempre benvenuti questi passaggi di storia.Thank you.

Dane ha detto...

Bèh, dire che gli uruguagi abbiano vinto solo di potenza è un po' ingeneroso.....pezzo interessante comunque, anche se si poteva approfondire ancora qualcosa (tipo la storia del pallone della finale...). Comunque una boccata di aria sana...

p.s.: l'aneddoto del menisco lo raccontano almeno una decina di giocatori diversi in Argentina...

Anonimo ha detto...

anche su indiscreto??? facebook, bauscia, io sto con mancini e adesso anche qui... PORRIVORO!! fortuna che é un piacere... :))

Tani ha detto...

dicevamo noi poveri non-interisti che questo e un covo di bauscia, ma loro dicono di no.
Olivari dovrebbe fare attenzione...

axel shut ha detto...

ma il Direttore è uno di noi, siete circondati
(risata diabolica)

jeremy ha detto...

Meno male che non soffriamo di sindrome d'accerchiamento, tipica patologia dovuta all'interismo, senno saremmo fritti....:-))))))

Pierfrancesco ha detto...

gran bella maglietta d'epoca (io impazzisco per le magliette d'epoca), ma forse occorreva lanciare già da allora la moda di depilarsi il petto, oppure scegliere uno scollo a V meno pronunciato.
Mi dicevo... ma i "genovesi" del Boca non si chiamano xeneises con la x, in lingua ispanica?

axel shut ha detto...

@Jeremy: Resistance is futile. You will be assimilated (cit.)

jeremy ha detto...

MAI!

gareth ha detto...

Bellissimo contributo, spero anch'io di rileggerti spesso in futuro!

Italo Muti ha detto...

@Axel Shut

Resistenza a Jeremy? Non scherziamo
Italo

Gabriele Porri ha detto...

Xeneizes, giusto, la grafia Zeneizes non è quasi più usata (in realtà xeneize è la trsposizione spagnola del genovese zeneize).

Dane, quelle sulla potenza degli uruguayani sono parole di varallo, non mie. la storia del pallone (per chi non lo sapesse, primo tempo giocato con pallone argentino e secondo con pallone uruguayano) è una delle tante cose che ci sarebbero da raccontare sul mondiale 1930, ho preferito far "parlare" varallo che, come hai potuto capire, non ricorda con particolare gioia quella partita :-) grazie per i complimenti...

Dane ha detto...

"Dane, quelle sulla potenza degli uruguayani sono parole di varallo, non mie. "

Non ho processato nessuno. Era solo un commento su una valutazione un po' "striminzita"...

"è una delle tante cose che ci sarebbero da raccontare sul mondiale 1930, ho preferito far "parlare" varallo che, come hai potuto capire, non ricorda con particolare gioia quella partita"

Per carità, dopodichè sulle parole di un protagonista si può anche commentare. La questione del pallone l'ho citata solo per dire che dopo una partita i punti di vista di vincitori e sconfitti non coincidono mai. Come sanno benissimo gli "accerchiati"...

Christian T. ha detto...

@Pierfrancesco: all'epoca la gente sudava, i nasi d'inverno si screpolavano, alcuni avevano persino la pelle grassa e le sopracciglia non depilate... e non esisteva l'acqua che elimina l'acqua :-s Un mondo senza la lobby degli omosessuali a lobotomizzare il sesso debole può permettersi certe scollature...

CT

Tani ha detto...

Questo mi ricorda quello che sentito da un macellaio qualche anno fa:

"Ao, l'omo ha da puzza'"

jeremy ha detto...

L'uomo non deve puzzare, ma non credo che sia necessaria la depilazione o disegnare le sopracciglia. Ultimamente ho notato anche l'uso della matita in soggetti che non hanno tendenze gay. Dove stiamo andando?!

axel shut ha detto...

uno col tuo avatar non può disprezzare il trucco dai :-)

jeremy ha detto...

axel permettimi di dissentire: il Joker mica si trucca per far risaltare gli occhi....senno anche i Maori lo facevano per far risaltare i lineamenti del viso.....:-))))

Tani ha detto...

axel: -))))))))))))

delgiu ha detto...

@Jeremy: perfetto. La tendenza a depilarsi le sopracciglia è ormai abitudine consumata. Sì, io ed Elio facciamo eccezione, ma siamo highlander...Più che altro, direi che è lo scollo ad essere eccessivo, non il resto.

@Gabriele Porri: quel mondiale è una miniera di aneddoti, tra cui una partita che finì prima del tempo regolamentare ed un calcio di rigore battuto da distanza non regolamentare.