La nazione del Kaiser

di Simone Basso
Ci sono personalità che non possono essere descritte compiutamente. Perchè, malgrado tutto, sfuggono al loro mondo d'elezione trasformandosi senza volontà alcuna in icone popolari. Franz Klammer, il più grande discesista della storia dello sci alpino, visse la vertigine di rappresentare un'intera nazione come nessuno fece, prima e dopo, nello sport.
Nemmeno Maradona per gli argentini e Drazen Petrovic per i croati abitarono così a lungo lo scarto impercettibile, ma decisivo, che divide il mito sportivo dall'omniscienza nazionale più inspiegabile. Kaiser Franz divenne tale dominando l'esercizio atletico che meglio incarna la vis austriaca: l'ideale coraggioso e folle di sfidare il baratro di ghiaccio e neve ed uscirne, ogni volta, sempre più forti e fragili. Usando le parole spietate di Thomas Bernhard, il suo ossimoro nestbeschmutzer: "Ogni cosa è ridicola, se paragonata alla morte".
Klammer, tecnicamente, rivoluzionò una specialità sconvolgendola con il suo stile improbabile; opposto alla sagacia geometrica di un Russi, Franz sembrò sempre un acrobata sul filo, circense nella sua lucida temerarietà. Dalla fine del 1974, per oltre tre anni, stabilì tutti i record (in) immaginabili dei kamikaze del circo bianco. Poco importa che la Coppa generale non sia mai stata appannaggio di questo campione: il Klammer Express non ebbe bisogno di quel trofeo di cristallo, in quanto visse di imprese impossibili e mai più nemmeno pensate. Nel 1975 comunque se la giocò a poker con Thoeni e Stenmark nel parallelo della Val Gardena; proprio quella stagione fece filotto sulle cinque piste più difficili e pericolose del mondo: Val d'Isère, Garmisch Partenkirchen, Wengen, Kitzbuhel e Val Gardena.
Per un anno esatto, dal 10 Gennaio 1976 al 22 Gennaio 1977, fu imbattuto ed imbattibile; una striscia leggendaria di nove gare più una, ovvero l'evento che lo trasfigurò in un mito. L'Austria intera trattenne il respiro per il suo figliol prodigo che a Innsbruck si aggiudicò l'oro olimpico: vinse alla sua maniera, recuperando lo svantaggio accumulato nei due terzi di picchiata con un finale strepitoso. Quei due minuti scarsi di tuffo nel vuoto furono come l'epilogo della nona mahleriana: ne consacrarono la leggenda, anticipandone il declino. Appena ventiquattrenne svanì quasi improvvisamente, travolto da una serie di avvenimenti che lo resero umano.Prometeo con gli sci, nauseato e confuso da una popolarità claustrofobica, scontò il cambio di materiali da Fischer a Kneissel e soprattutto somatizzò il senso di colpa di una tragedia famigliare. L'incidente in gara del fratellino Klaus, che si frantumò la schiena rimanendo paralizzato, fu il buco nero della carriera: da lì cominciò un baratro cupissimo, decadente. Perse addirittura anche il posto nella nazionale schierata a Lake Placid 1980, non riuscendo quindi a difendere nemmeno il titolo di quattro anni prima. Imprigionato in una mediocrità umiliante, finì per galleggiare tristemente nel terzo gruppo di merito: la sua vicenda divenne uno psicodramma di massa, seguito da tutta l'Austria. Quasi quattro anni di digiuno e, il 6 Dicembre 1981 in Val d'Isère, la rinascita ormai insperata: quel dì pianse di gioia un popolo, compreso l'amico Niki Lauda, l'altro dioscuro di quell'era.
Klammer nel 1983 portò a casa la quinta Coppa di discesa e chiuse definitivamente i conti con la storia: lo fece il 21 Gennaio 1984, da fuoriclasse inarrivabile, cogliendo il quarto scalpo sulla sacra Streif, l'Aleph dello sport invernale. Percorse l'Hausbergkante volando, con la sicurezza spavalda di chi ha un appuntamento con l'immortalità. Precedette il suo erede sfortunato, Anton Steiner; un sopravvissuto come il grande Roland Collombin, il rivale generazionale che il fato gli tolse.
Il fantasma di quel Franz Klammer convive benissimo con l'uomo ricco e soddisfatto di oggi; in comune hanno lo sguardo matto, da discesista vero, e la consapevolezza orgogliosa di un'avventura sportiva irriproducibile. Perchè nessun atleta, tranne il Kaiser delle picchiate, è stato da solo, per un istante infinito, una patria.
Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)
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Le Olimpiadi in austriaco...
Ed in americano... 
Kitz '84, da brividi.
Collombin...

31 commenti:

Ale ha detto...

Perfetto Simone. Devo dire che dopo il ritratto di Girardelli mi aspettavo qualcosa sul "Koenig", atleta dalla classe cristallina. Nell'immaginario dei bambini che seguivano lo sci negli anni 70 Klammer era il dio della discesa libera: tifavamo per gli italiani ma non potevamo non avere una sconfinata ammirazione per l'asso austriaco. La discesa di Innsbruck 76 è probabilmente la più famosa della storia dello sci.
Ti ringrazio ancora, ma visto che l'appetito vien mangiando, a questo punto trepido per gustarmi qualcosa su Stenmark, Thoeni e sul parallelo della Val Gardena, il Super Bowl dello sci che rimane una delle più grandi emozione sportive mai vissute.

jeffbuckley ha detto...

ricordo bene quando lo sci si vedeva in diretta sulla rai il sabato e la domenica, alle 9 la prima manche degli slalom, alle 12 la seconda, oppure la libera. Klammer vinceva sempre, sempre.... ma un giorno il Gustavo, che non aveva mai fatto una libera in vita sua, gli arrivò a 1 centesimo ! Non ricordo la pista ma forse era la streif, cioè il massimo. Che giornata...

Simone ha detto...

@Ale:danke!
Klammer è ancora oggi la discesa libera,soprattutto in Austria.
Prima o poi proporrò i destini incrociati di Gustavo e di Ingemar,nel giorno più importante nella mitologia pop dello sci alpino.

@Jeffbuckley:Thoeni disputava le discese in funzione della combinata.
Sfiorò il capolavoro a Kitzbuhel,arrivando a tre millesimi(!!)dal Kaiser.
Con i sistemi di rilevazione attuali sarebbe stato un ex aequo...
Era il 1975:la settimana prima Klammer diede il distacco più pesante al secondo,il nostro Herbert Plank,nella storia della Coppa di discesa...

Wengen:
1.Klammer in 2'35"19
2.Plank a 3"54 (!)
3.Haker a 3"66

Straw61 ha detto...

straordinarie le emozioni regalate in quegli anni da re Gustavo...mi risordo che nelle prove di quella memorabile Streif gli si staccò uno sci nel muro finale a oltre 100km/h, ma lui rimase in piedi e si fermò come niente fosse.

VVVVVVVVVVVVVVVV ha detto...

Articolo molto bello, il link di Kitzbuhel non funziona, questo si: http://www.youtube.com/watch?v=I9GG02RvV0Y&feature=related

kalz ha detto...

Negli anni '70 i Gustavo erano due. Il campione di Trafoi e laltro Gustavo, quello che passava in TV alle 13 del sabato, prodotto dalla Hungarofilm e realizzato negli Studi Pannonia. due miti intramontabili.

Straw61 ha detto...

ecco Gustavo sulla Streif

http://www.youtube.com/watch?v=8FT5RGS5wqE&feature=PlayList&p=6FEF8314B273143D&playnext=1&playnext_from=PL&index=15

jeffbuckley ha detto...

che tenerezza i cartoni dell'est..

Ale ha detto...

@ Kalz In tema di animazione d'oltre cortina a Gustavo preferivo il professor Baltazar, cartone jugoslavo (adesso diremmo croato, visto che veniva realizzato a Zagabria) trasmesso su Capodistria la domenica nel tardo pomeriggio. Ogni tanto mi ritrovo ancora a canticchiarne la sigla. Certo, niente a che vedere con la valanga azzurra dei fratelli Thoeni, Gros, Radici, Stricker, Bieler, Amplatz (cito a memoria) più Plank in discesa.

Simone ha detto...

@Straw61,Kalz,Ale:non penso che si ripeterà più,nello sport del Bel Paese,un'ascesa mediatica e commerciale come quella che provocò la Valanga Azzurra.
Introdusse gli italiani ad una nuova dimensione del tempo libero:fu un autentico boom per i tanti settori collegati.
Abbigliamento,stazioni sciistiche,settore alberghiero e turistico...

@Lizardking66:merci.
Le immagini più impressionanti,naturalmente dopo l'impresa sportiva,sono quelle del pubblico.
Colto in piena Klammermania.
Sul sito della Svizzera Romanda c'è un breve documentario sullo sfortunatissimo Collombin e la rieducazione dopo il terribile incidente della Val d'Isère.

Roberto Gotta ha detto...

Grande Simone. Io tifavo per Werner Grissman, che però non credo abbia mai vinto una gara, al massimo secondo posto.
Concordo con il ricordo bizzarro del professor Balt(h?)azar e di Gustavo della Hungarofilm, tristi come i luoghi dai quali provenivano. Brrr.
Se non altro, il gatto ridanciano di Scacciapensieri, sulla tv svizzera italiana, metteva più allegria

Roberto Gotta ha detto...

"Grissmann", non Grissman. 'sta tastiera lascia indietro troppe lettere...

Italo Muti ha detto...

@Roberto Gotta
Ciao, Gustavo è un'icona del nostro passato, la tristezza totale dell'est europa di un tempo. Oggi un ragazzino che saprebbe dire della DDR, Cornelia Ender (bellissima nonostante il doping), Sparwasser e del Carl Marx Stadt?
Italo

Simone ha detto...

@Roberto Gotta:ola!
Grissmann,un mostro di regolarità,vinse una discesa nel 1973 a St Moritz.
Poi iniziò la dittatura Klammer...
Ricordo un cartone animato ungherese degli anni ottanta,ma non mi sovviene il titolo magiaro: eccezionale per tecnica e contenuto artistico.
Ho la vhs da qualche parte.
Ma non lo consiglierei ai minori di sedici anni perchè era spaventoso,un incubo colorato...

Roberto Gotta ha detto...

@Simone: ah, ci mancano pure gli incubi...
@Italo: triste e intrigante, la DDR, intrigante solo perché non la si conosceva, suppongo. Ai Mondiali 2006 ho visto Lipsia, bella città, ero quasi emozionato al pensiero di essere "di là". Ricordo poi le 10 bandiere concentrate in 4 metri quadri al centro della tribuna, alle partite del Magdeburgo, e altre cose, ma le rimpiango poco, giusto per il fatto che ero più giovane, all'epoca.

Italo Muti ha detto...

@Dane
Per i furti della storia, pezzi di Germania sono stati dati alla Polonia e agli stati baltici, come Pomerania e Prussia Orientale. Mi ricordo dei Cavalieri Teutonici e del loro ordine......
Italo

delgiu ha detto...

Italo, conosco un ragazzo che ha giocato, qulache anno fa, nel Carl Zeiss Jena, attualmente in serie C o roba del genere. Finalista di Coppa delle Coppe, a suo tempo. Preparazione atletica tesa alla costruzione di cyborg; ricordo benissimo un paio di pezzi di Alec Cordolcini sul calcio del tricolore con spighe e compasso.

Ai più esperti: la DDR faceva il pieno anche nelle invernali?

Simone ha detto...

@Delgiu:si,in alcune specialità furono addirittura dominanti.
Il più grande atleta del biathlon dell'era classica,prima dell'introduzione dello skating,fu Frank Ullrich.
Un Bjoerndalen o quasi.

Italo Muti ha detto...

@Delgiu
Nel Biathlon aveva una grande scuola, grandissimo Frank Ullrich.
Qualcosa nel bob, qualcosina nell'hockey su ghiaccio e forse nel pattinaggio artistico.
dopo l'unione della RDT e RFT, nel biathlon a squadre, grande predominio tedesco.
Italo

Italo Muti ha detto...

@Delgiu
Anche nella combinata nordica.

@Simone
la poesia del Biathlon, ne abbiamo già parlato, ma vale sempre la pena ricordarla.

Italo

Simone ha detto...

@Italo:yes.
Nella Ddr ebbe grande diffusione anche perchè sport legato ai corpi militari.
Alle imminenti olimpiadi,il biathlon(uno dei quattro* eventi della manifestazione)sarà oscurata dalla Rai.
No comment.

*direi con lo sci alpino,il salto e,il più importante di tutti,l'hockey.

Italo Muti ha detto...

@Simone
siamo nella 25° ora, diciamo k-l-m la linea da sogno?
Italo

Simone ha detto...

@Italo:oh,si.
E si vola con il massimo del confort...

jeffbuckley ha detto...

Italo, ero innamorato di Cornelia Eneder ma era fidanzata con Roland Matthes ......... mica male anche lui

Italo Muti ha detto...

@JeffBuckley
Chi non era falling in love with Cornelia?
All'epoca contrapposta con Shirley Babashoff e tutti a spernacchiarla.

Sugar se la prese, poi divorziarono.

Imparammo tutti l'inno della DDR, enfatico come quella dell'URSS, ma solenne e di altro peso rispetto alla nostra marcetta.

@Simone
Una linea rimasta nella storia, mica come la nuova Alitalia.

Italo

Simone ha detto...

@Italo:gli inni sono quasi sempre imbarazzanti musicalmente.
Perchè tentano di conciliare due esigenze opposte.
Enfasi e bellezza neoclassica,praticamente due ossimori.
Però quello della Ddr era il migliore,aveva un'epicità "fredda",distaccata.
Il nostro diventa orribile con l'arrangiamento da marcetta,soprattutto velocizzato...

Italo Muti ha detto...

@Simone
Ola,
quando vedo cantare l'inno Usa c'è qualcosa in più della musica, quel entimento di Patria che vorrei fosse presente anche in noi ma, ahimè è assente.
All'epoca avevo un disco con gli inni e per le partite di subbuteo lo usavamo moltissimo.
Due inni erano incomprensibili ance a livello musicale, quello giapponese (kimigayo) e queelo israeliano.
Italo

Simone ha detto...

@Italo:quello americano è più pop,quindi si adatta di più ad una destrutturazione rispettosa del contesto.
Poi dipende anche dalla sua utilizzazione:in ambito sportivo,l'Mlb è più tradizionalista,l'Nfl rockettara e l'Nba legata al crossover di generi.
Da cantante,lo "Star-Spangeld Banner" è perfetto da interpretare a cappella ed ha i salti armonici giusti per divertire l'interprete e chi lo ascolta.
E' l'inno di una nazione giovane e si sente...

Roberto Gotta ha detto...

@Italo: pure io per il Subbuteo avevo il 45 giri degli inni, ma dal momento che giocavo prevalentemente da solo (a pericolo di autismo...) e nel 99% dei casi le manifestazioni erano campionato inglese, FA Cup e League Cup, l'inno era uno solo...

Italo Muti ha detto...

@Roberto Gotta
Olè, affinità elettive?

Ti ricordo le due confezini di squadre, quella normale e quella di pima scelta, da ben 4.100 lirette. s'invecchia Bob. s'invecchia ed è una vera merda
Italo

Roberto Gotta ha detto...

@Italo: ah, il prezzo non lo ricordavo... Ma a 12 anni circa, dovendo andare dal dentista, mi ricordai della promessa di mia mamma ("se sarai coraggioso potrai farti comprare da tuo padre qualcosa che costi 100 lire") e all'uscita dalla camera della tortura, dove NON ero stato coraggioso ma ero solamente riuscito a sopravvivere senza farmi compatire, convinsi mio papà, troppo buono, a comprarmi i sostegni delle porte del Subbuteo nel negozio Pesaro di via Santo Stefano. Solo che facendo finta di nulla aggiunsi uno zero alla proposta di mia mamma, insomma costavano 1000 lire, e al ritorno ebbi il mio avere, e non in senso positivo...