di Libeccio
La crisi dei luoghi comuni, l'invidia per la Spagna, la banalità del giornalistese e Pizzaballa che ci manca.
1. La crisi economica sta cancellando posti di lavoro ma anche consolidati luoghi comuni. Nel giro di pochi giorni sono caduti due miti dell’economia globalizzata: la Toyota e la Spagna. Il primo mito più di lungo corso, il secondo di fortune più recenti. Ricordiamo ancora un seminario al quale partecipammo circa 20 anni fa, focalizzato proprio sul “modello” Toyota (incentrato sulla flessibilità, cura maniacale del Cliente, prodotto di eccellenza ad un prezzo competitivo, soglia minima di scorte secondo il concetto “just in time”, contenimento costi tramite rigidissime e sofisticate economie di scala). Poi nel 2009 è esplosa la bolla finanziaria (finanziamenti non onorati) e immobiliare (mutui non pagati) negli Stati Uniti (primo mercato per la Toyota) e la casa del Sol Levante entra in crisi grave: partono i licenziamenti di massa, molti siti industriali vengono smantellati. Adesso anche l’immagine è sporcata, considerato che migliaia di auto Toyota sono state richiamate per difetti strutturali anche gravi. Forse è veramente la fine di un epoca.
2. Anche la Spagna andava alla grande e continui erano i paragoni (negativi per noi) con l’Italia. Il loro Pil cresceva di più insieme ai loro redditi e alla loro capacità di spesa. Migliori e più avanzate delle nostre le loro riforme sociali. Anche la nazionale delle “furie rosse” ci dava del filo da torcere. Per noi gli spagnoli erano diventati i migliori Clienti in termini turistici. Ma erano ottimi Clienti per ogni località mondiale. Ci trovavamo (una decina di anni fa) alle soglie dell’Himalaya, in un villaggio sperduto abitato solo da poveri contadini, quando sentimmo una lingua la cui matrice ci sembrò familiare: era un gruppo di rumorosi spagnoli a rompere quell’incanto. Perché gli spagnoli sanno essere anche più rumorosi di noi italiani. Ora sembra tutto finito. Spagna in crisi paralizzante, Pil in caduta libera insieme ai redditi, molte famiglie in difficoltà, le riforme sociali in pericolo e in serbo forse un rischio di default. Quello che luccicava, era tutto oro vero?
3. Il giornalismo sportivo ci incanta per la varietà e banalità dei termini utilizzati anche da grandi (?) giornalisti: il pressing (contrastare il portatore di palla avversario), le ripartenze (improvviso rovesciamento di fronte), la fase difensiva (primo non prenderle), il possesso palla (meglio averla che perderla), le palle inattive (punizioni e simili), le diagonali (seguire lo sviluppo dell'azione accentrandosi ed intervenendo in chiusura), il movimento senza palla (giocare di anticipo sui movimenti dell’avversario), lesciabolate (i mai dimenticati traversoni), il 4-4-2 (squadra classicamente
schierata: con difesa, centrocampo e attacco), attaccare lo spazio (proporsi continuamente per il passaggio), far salire la squadra (evitare di essere schiacciati nella propria metà campo), andare in superiorità numerica (correre più degli avversari), il calcio champagne/spettacolo (un calcio divertente), per ultimo il quasi dimenticato catenaccio (tutti a difendere un risultato altrimenti impossibile). Nella vita le cose fondamentali restano (all’incirca) sempre le stesse e nel calcio accade più o meno la stessa cosa. Sempre sul tema del lessico sportivo e pallonaro, personalmente abbiamo nostalgia per quanti parlavano di interventi di difesa “alla viva il parroco”. Uno di questi era Beppe Viola: mitizzazioni postume a parte, per essere ricordati basta non essere banali. A maggior ragione nel giornalismo sportivo.
4. Pier Luigi Pizzaballa (Atalanta, Verona, Roma, Milan e ancora Atalanta) pur essendo stato un bravo portiere, non è mai stato uno Zoff o un Buffon, eppure secondo la leggenda era introvabile alle figurine Panini dell’anno calcistico 1963-64. Leggenda ma anche realtà, vissuta in prima persona. Per averlo, eravamo disposti a tirar fuori tutti i doppioni che avevamo di Mazzola (Sandro) e dell’Abatino Gianni (omaggio riconoscente a Gioan Brera che si divertirebbe pure con il calcio attuale), ma non c’era nulla da fare: quella figurina era incomprensibilmente introvabile. Solo dopo ben 46 anni scopriamo l’arcano. Quella figurina era introvabile perché la Panini si era dimenticata di stamparla, rimediando in un secondo tempo. E dire che era rimasto un cruccio stabile nella nostra memoria di allora. Storia di altri tempi che merita due righe e ci commuove ancora, a pensare a quanti ragazzini impazzirono (inutilmente) alla ricerca di quel rettangolino di carta da incollare su un album di sogni di pallone.
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)
16 commenti:
Essendo stato uno di quei ragazzini alla disperata ricerca della figurina di Pizzaballa, la scoperta che il tutto nasceva da un banalissimo errore è stata un po' una delusione. Allora ci immaginavamo chissà quale arcano fosse all'origine del sortilegio. Anche perché ogni tanto c'era qualche voce incontrollata, arrivata da chissà dove, che raccontava di averla trovata la famosa figurina, acquistando le bustine in un'edicola là in fondo alla periferia, persa tra la nebbia e la campagna... o era il mare...o non era neanche quella. Celo, manca, celo, manca, manca...
Sulla Toyota non mi pronuncio... ma sulla Spagna sì. Ci ho vissuto per lunghi anni (dal 2001 al 2008). Quando ci sono arrivato era ancora un paese largamente considerato inferiore all'Italia: più povero, meno raffinato, più caciarone. Anche se era evidente che aveva già fatto dei progressi mostruosi e anche se gli Spagnoli già non nutrivano alcun senso di inferiorità verso l'Italia (mentre sì, ne nutrivano eccome verso i paesi del Nord Europa, specialmente se anglofoni - una cosa che a me ha sempre irritato, non so perché).
Quando me ne sono andato la crisi economica era già iniziata e si era passato lo zenith della Spagna felix, più o meno nel 2007. E il paese aveva fatto altri passi da gigante, di fatto superando l'Italia in molti sensi, complice la nostra vergognosa casta e la loro bolla immobiliare (altrettanto vergognosa, mi permetto di dire), ma anche grazie a un modo di vendersi allo straniero e a un modo di innovare -in certi campi- che effettivamente ce li sogniamo da noi. Non tutto è stato banche e mattone, solo per farvi un esempio moltissimi spot pubblicitari di diffusione internazionale, specialmente di automobili, sono girati a Barcellona (fateci caso), che è diventata potentissima nel mondo della pubblicità. Il loro TGV funziona come un orologio svizzero. I loro servizi FUNZIONANO, non è che sia come lo stato sociale sul modello svedese, ma il poco che dicono che fanno, poi lo fanno sul serio e in modo puntuale! Per carità, non c'è molto altro e la Spagna non è la Germania, ma se non altro in Spagna, anche in tempo di crisi, è palpabile un remare quasi tutti dalla stessa parte che finisce per generare un senso di fiducia che da noi, onestamente, manca. La loro vita associativa, a tutti i livelli (quartiere, coro, squadra sportiva, volontariato, ecc.) è una macchina oliata, e non tutti lavorano ciecamente per se stessi. So che è un discorso generalista e poco "scientifico" ma l'impressione è che la Spagna abbia risorse sociali che l'Italia poltigliosa della Casta non avrà mai. E per quanto adesso sia in crisi, a me sembra ancora più in forze dell'Italia.
E poi, differenza fondamentale con l'Italia: il loro deficit potrà essere enorme... ma in quanto a debito pubblico non ci batte nessuno! Risultato: in Italia la pressione fiscale è altissima e le tasse pagano solo gli interessi del debito, circolo vizioso dal quale forse non si uscirà mai e che ci inchioda, visto che iniziative statali per risanare (in senso fisico, non finanziario: infrastrutture, urbanismo, università, ricerca, ecc.) l'Italia non potranno mai essere prese. Neanche da un governo la cui unica preoccupazione non sia necessariamente salvare il deretano alle aziende del premier e al premier stesso, e scusate se esprimo un'opinione puramente politica.
Cose che mi hanno sempre fatto incazzare in Spagna:
- la sufficienza verso il calcio italiano;
- il suddetto sdraiarsi supini ogniqualvolta qualcuno parla in un inglese corretto.
Non mi viene in mente altro.
E intanto l'odioso (per me) Barça, bello e bravo, vince tutto con le maglie "sponsorizzate" dall'Unicef. E a me questo sì, fa proprio incazzare - merito di una ex di Barcellona che del Barça è sfegatata e mi ha portato a farmelo stare sul culo...
A voler fare i dietrologi, quella dell'Unicef è una gran paraculata...serviva una scusa valida per "sporcare" la maglia blaugrana. Una volta "sverginata", con una decina d'anni di sponsorizzazioni umanitarie, si può passare tranquillamente all'incasso.
Se posso permettermi, quello della Toyota è un tonfo ben più fragoroso. Qui c'è gente che davvero ha passato le notti a studiare toyotismo e produzione snella...scoprire che si reggeva tutto in piedi solo grazie a un florido mercato, come qualsiasi altra produzione, è un colpo mica da ridere.
Unicef... hai proprio ragione. Poi mi sento un verme a criticare questa iniziativa, ma in fondo la penso proprio come te...
- invece della Toyota potete studiare il caso Fiat: come può sopravvivere a qualsiasi marea un'azienda cronicamente inefficiente? tanto più senza aiuto dallo stato come sostiene LCdM...
- la Spagna è da sempre una nazione. è così forte il sentimento che riesce anche a sopportare dei localismi esaperati. L'italia è sempre ferma al Franza o Spagna purchè se magna. Provate a pensare ai corsi in Bocconi in lombardo. A Barcellona si studia in catalano.
si vabbè ora pure le iniziative umanitarie sono paraculate.. proprio un gran bel modo di pensare.
@DrSpot
Vabbè dai, Nick l'aveva detto che era "L'Angolo del Dietrologo".
Credo che passare dall'Unicef alla non sarà così semplice come paventate... in ogni caso quella di avere la maglia "pulita" è una scelta bella, commovente, idealistica, ma anacronistica e destinata a morire. Se persino l'Athletic ha tesserato gli "oriundi" e il Piacenza ha ceduto ad Amauri e Matuzalem (e già in Primavera aveva Dedic se non sbaglio)...
Per quanto riguarda la Spagna: boh, tutti questi discorsi su quanto l'Italia faccia schifo mi hanno stancato. Lo sappiamo, sì, lo sappiamo, ci viviamo 24/7! Ha ancora senso parlar male del Grande Satana (sì, quello da cui dipendono tutti i problemi dell'Italia passata, presente e futura) o della "casta" o del debito pubblico...?
CT
@Jack Torrance: coesione sociale. Una delle risorse fondamentali per salvarsi in tempi brevi da crisi varie. Manca decisamente in Italia, dove peraltro è latitante da un pezzo.
La Spagna ha lavorato bene sia sotto i governi di destra che di sinistra, i trasporti funzionano e hanno ettari di campi con pale eoliche. Fra due anni saranno fuori da questa crisi mentre noi saremo nella melma fino al collo...
@yorick, "sopravvivere a qualsiasi Marea" rende bene l'Idea, in effetti...
@DrSpot, appunto…era "l'angolo del dietrologo"! :)
Da Madrid si era alzata più di una voce in tal senso, ma insomma si sa…tutto il mondo è paese.
@Christian: quanta gente, già oggi, conosce la tradizione della maglia "pulita" del Barça? Una scelta destinata a morire, appunto…quale modo migliore di farlo, se non con una associazione umanitaria?
Più che associazioni umanitarie, associazioni per se stesse. Su una donazione di 100, quanto arriva a chi ne ha bisogno? Diciamo che i 3/4 vengono impiegati per mantenere il baraccone. Una vergogna.
@Dr: sì e io mi sento male a dirlo e pensarlo, ma lo dico e lo penso, in questo caso specifico.
@Christian Tugnoli: sì, paragonare costantemente l'Italia a realtà straniere e concludere che "è meglio lì" è un po' specioso, ma stigmatizzare la Casta e incolpare i Satana, finché ci saranno caste e satana, non è un'opzione, È UN DOVERE! Poi attenzione, se ti riferisci a SB: il mio discorso è più ampio, mica c'è solo lui... i veri Satana, quelli che l'Italia l'hanno davvero affondata con tangenti e aumento esponenziale del debito, bisogna cercarli negli anni '80...
@jack: intendo dire che si parla delle stesse cose da anni... per dire, l'economia italiana è sempre stata "ferma" e quando non lo è stata si stava scavando la fossa del debito pubblico. Non siamo mai stati grandi economisti, ci piacciono le scorciatoie e se qualcuno dice "ma questo sistema prima o poi crollerà", la risposta che diamo è "ci penserà chi ci sarà in quel momento".
Siamo un paesello medievale, agricolo, superstizioso... è inutile continuare a parlare di come diavolo sia possibile che le cose non vadano come in Giappone (fermo restando che dopo il fallimento dell'Islanda ci andrei piano a fare paragoni presupponendo che gli altri siano avanti anni luce). Non siamo il Giappone! Siamo l'Italia! Abbiamo una tradizione di orge, pressapochismo, menefreghismo... è inutile chiederci di fare i giapponesi. La nostra storia ci tramanda una moralità diversa. Gli inglesi si dimettono, i giapponesi si suicidano, gli italiani si rieleggono.
CT
@Christian
Gli inglesi si dimettono, i giapponesi si suicidano, gli italiani si rieleggono.
Questa me l'appendo in camera da letto... mitica!!!
Certo che per arrivare a far le pulci a Spagna e Toyota ci vuol veramente pelo......ieri in allenamento Messi ha sbagliato uno stop, pronti con le pernacchie?!.....
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