di Stefano Olivari
Compie sessant'anni Chuck Jura, idolo assoluto della nostra infanzia e non solo perchè è stato fra i più forti giocatori che abbiano frequentato il basket italiano. Undici stagioni: sette alla Mobilquattro-Xerox Milano, due a Mestre, una a Bergamo e una a Roma.
Idolo generazionale, campione disponibile non solo fuori tempo massimo ma anche nei suoi giorni di gloria (un bambino del minibasket queste cose le ricorda), persona intelligente che ha vissuto bene fuori dal campo senza bisogno di operazioni nostalgia o ruoli onorifici mendicati presso il potente di turno. Siamo felici, noi e l'amico Giorgio, di avere scritto e prodotto un libro da bagno di sangue finanziario (poi diventato 'solo' un'onorevole perdita grazie a tanti singoli appassionati che ci hanno dato fiducia) per rendere onore a lui e alla generazione della pallacanestro: la cosa migliore fatta in vita nostra, con la seconda che nemmeno viene in mente.
Il ritorno di Jura in Italia, lo scorso novembre, ci ha regalato tanta gioia ma anche tanta amarezza. Prima di tutto perchè gli occhi di chi mancava da decenni hanno visto meglio dei nostri lo stato del basket italiano, al cui declino ci siamo forse abituati. Squadre senza identità né tecnica nè sentimentale, allenatori costretti a usare solo due schemi, interesse di pubblico e mediatico inferiore a trent'anni fa quando sui quotidiani generalisti c'erano i tabellini di A2 (adesso a malapena si trova la classifica della serie A, però i giornalisti di settore sono bravissimi nelle delazioni da parrocchietta tipo 'Hai visto cosa hanno osato scrivere questi qui?'). Squallore in serie A, festa del pick and roll e dei giocatori con orizzonti di un mese, ambizioni sbagliate nelle categorie inferiori (una stagione in A Dilettanti, quindi in una reale serie C, può costare un milione e mezzo di euro). Ma soprattutto tristezza nelle cosiddette minors, mitizzate da chi non ne ha mai visto una partita. Quarantenni con la pancia ai quali la natura ha dato due metri di altezza ma poco altro, bomberini di categoria che strappano stipendi da impiegato anche in C Regionale (media paganti 8 a partita), spettatori a volte più incivili ed aggressivi dei peggiori ultras, arbitri intimiditi. Il tutto a margine della sagra del nero e della sovrafatturazione, complice la contabilità semplificata ed il trucco dei rimborsi spese che rende convenienti molte sponsorizzazioni soprattutto allo...sponsor.
La vera amarezza è arrivata però dal constatare una volta di più, diciamo la milionesima, come tifosi ed appassionati vivano lo sport in maniera fondamentalmente diversa rispetto ai protagonisti. Niente che non sapessimo già, ma vedere questo meccanismo applicato a te e alla squadra per cui hai giocato e pianto (non metaforicamente) fa sempre male. Leviamo dal discorso persone di livello superiore incrociate durante il cammino: lo stesso Jura, imprenditore di successo senza bisogno di far parte di un 'giro', Antonio Rodà, Dante Gurioli, Dido Guerrieri, Guido Carlo Gatti, Fabio Guidoni. In tutti gli altri casi abbiamo visto riaffiorare vecchi rancori, invidie personali e pochi veri ricordi sportivi di un'epoca. Salviamo, contrariamente a quanto facciamo di solito, i presidenti della nostra storia: sbeffeggiati dalla stampa quando spendevano cifre morattian-berlusconiane e facevano promozione vera fra i giovani (è il caso di Giovanni Milanaccio, il signor All'Onestà), quando avevano un progetto di giovani da far crescere intorno a un campione (Caspani, il signor Mobilquattro) e anche quando volevano coniugare l'aspetto etico dello sport con quello agonistico (Fabio Guidoni, che da allenatore vinse la Coppa Campioni con il Geas di Mabel Bocchi e che da dirigente si è fatto venire quattro infarti per una realtà che non lo meritava). Gente vera, che ci ha messo e rimesso soldi veri senza nemmeno godere della mitizzazione acritica di cui godono i Bulgheroni della situazione presso chi pensa e vive in maniera 'minor'. Gente vera che giustamente si è poi occupata della propria famiglia e delle proprie aziende, lasciando al loro destino il basket del professionismo sfigato e i giornalisti ottusi genere 'A Milano esisti solo se vinci lo scudetto'. Un po' di delusione, in definitiva, ma anche un'esperienza utile a capire che senza un pubblico appassionato non avrebbero valore nemmeno Rooney o Bolt.
Delusione, ma anche gioia per avere ritrovato facce conosciute giovani al Palalido e soprattutto Chuck Jura. Non era solo un poster, lo abbiamo sempre saputo. Auguri, diamante capitato per caso nella spazzatura delle nostre vite e del nostro basket. Ci hai regalato i tuoi anni migliori e noi ti abbiamo dedicato i nostri.
Stefano Olivari
59 commenti:
@Stefano: tutto molto bene, e splendida verità, mai affrontata dai media di settore che al massimo dipingono come "vulcanico" un presidente rozzo-cialtrone-intimidatore-evasore (... ringrazio il cielo di non essermi mai dovuto occupare di quel settore, avrei finito per dover mentire pure io), quando dici "Ma soprattutto tristezza nelle cosiddette minors, mitizzate da chi non ne ha mai visto una partita. Quarantenni con la pancia ai quali la natura ha dato due metri di altezza ma poco altro, bomberini di categoria che strappano stipendi da impiegato anche in C Regionale (media paganti 8 a partita), spettatori a volte più incivili ed aggressivi dei peggiori ultras, arbitri intimiditi. Il tutto a margine della sagra del nero e della sovrafatturazione, complice la contabilità semplificata ed il trucco dei rimborsi spese che rende convenienti molte sponsorizzazioni soprattutto allo... sponsor".
E grande Jura, ovvio.
So che stai pensando a un presidente di serie A e non delle minors...uno di quelli il cui campo era (è) per definizione 'caldo' e 'difficile'...con gli americani linciati mediaticamente quando osano chiedere il pagamento di uno stipendio di quattro mesi prima...
Eh eh... In realtà però pensa quanti tiranni-magliari-"neroni" agiscono a livello minore, spesso elogiati nei bollettini locali... Vabbé, vale in tutti i settori...
Qualche giorno fa sul Corriere c'era una bella intervista a Cappellari, un altro da aggiungere all'elenco dei persanaggi che hanno dato tanto al basket e poi sono stati tagliati fuori. Con i risultati constatati da Jura.
@Roberto Gotta
Pensa anche al settore giovanile, lì le aspettative dei genitori portano a cose impensabili, anzi, anche scontate ma squallidissime
Italo
Stefano, delle minors tu hai descritto una realtà parziale, che è quella di Milano città, dove di andare a vedere una squadra di C2 al sabato sera, spesso in impianti fuori zona e di parcheggio complicato, non interessa a nessuno. Chiaro che lì il pubblico si scomoda solo un paio di volte all'anno. Quando lo scorso giugno la Pall. Milano ha fatto la finale promozione, c'era la Cambini piena ed è stata una bella serata. In provincia la C2 ha buone affluenze, certo non folle oceaniche, ma 200 o anche 300 in certe piazze li tirano dentro, e la squadra rappresenta comunque una realtà importante nel rispettivo territorio.
Salendo di livello, B2-C1, ci sono partite di validissimo spessore che fanno anche 500-600 spettatori. Certo nulla di paragonabile alla serie A, ma altrimenti non si chiamerebbero minors. E non ci sono solo 40enni con panzetta.
E' un basket più artigianale che ha un suo perché, magari meno a Milano città. Dove però vanno elogiate le società che tirano avanti nonostante il disinteresse che è assolutamente inevitabile. Come inevitabile è dover spendere soldi per i giocatori, perché quello è il mercato. Se non spendi retrocedi a picco. Chiaro che non c'è ritorno economico, sono soldi a fondo perduto, ma in proporzione anche in A è la stessa cosa. Chi entra nel gioco lo sa benissimo e finché può tira avanti. Non è un basket che abbia una missione particolare nel mondo, se non quella di coltivare una passione, proporre basket agonistico che non sia solo quello dei "pro" e fare da humus del movimento.
@Italo: non parliamo dei genitori, in molti ambiti. Visto quelli che hanno cercato di giustificare alcuni dei cretini che hanno attraversato l'autostrada a Genova per filmarsi? In cella, e via la chiave.
@ManuelBeck: hai ragione, qui dove abito io la società è buona e a buon livello, quel che Stefano intendeva dire - credo - è appunto che si va a fondo perduto e con notevoli vantaggi occulti per molti. Quando vedi certi italiani veri o finti ancora in grado di fare una buona Legadue che invece scendono in categorie più basse fai l'immediato collegamento con l'aggettivo sostantivato "nero"... e ci azzecchi. Poi vale per tutti gli sport, ovvio.
Manuel, sono amministratore (in teoria anche giocatore) di una società CSI (o meglio, la serie B del CSI), quindi per me non esiste davvero sport minore...quello che non tollero è il semiprofessionismo straccione, che falsa i campionati (mettendo di fronte chi gioca per passione a chi lo fa per quasi lavoro), ricicla soldi neri e consente teatrini personali a personaggi squallidi...
@Stefano @Roberto
In questa realtà "minor" milanese ci gioco da anni, e gli esempi tristissimi da portare a sostegno di questa tesi ne avrei a valanga..
dalla "stella" della squadra che gioca solo se avrà i soldi a fine mese (si parla di SerieD!), ma la società è povera ed allora l'allenatore, per non retrocedere, a metà stagione cede in silenzio il proprio stipendio o una buona parte alla "stella" stessa...e molto altro ancora :-((
Ma la cosa più vera di quello che hai scritto, caro direttore (oltre ad omaggiare giustamente un giocatore che ho visto solo in sporadici filmati ma di cui i "grandi" mi hanno sempre parlato benissimo, con devozione sportiva ed umana) è il circolo vizioso in cui da anni è caduta questa realtà, con gente che ormai campa sul proprio nome e qualche ventello messo a segno negli anni precedenti (o qualche apparizione nelle "minors" serie, nel più classico dei "tu non sai dove ho giocato io" traduzione cialtron-sportiva del "tu non sai chi sono io" cialtron-politico..) chiedendo sfacciatamente al pres di turno "discreti soldini" sottobanco che in un mondo normale nemmeno si dovrebbero pensare di chiedere per giocare in una C Regionale o simili. Ma il sistema mascalzone ed irrimediabilmente malato "impone" al pres di darli, quei soldi, perchè lo sponsor paga solo se "si fa una squadra che vince" (sempre che non sia il pres stesso, lo sponsor, allora si assistono a scene veramente patetiche). I giocatori lo sanno ed agiscono di conseguenza, e lo spirito del gioco, soprattutto a questo livello, finisce direttamente nelle ortiche (o nella spazzatura, o in altri posti peggiori..).
Ma se quando parlo con gli amici dello Sport che amo e della squadra dove gioco, enfatizzando tecnica, tattica, aneddoti da spogliatoio e quant'altro, l'unica domanda che mi viene rivolta sistematicamente alla fine è: "Sì, ma quanto ti danno?!", capisco che abbiamo toccato il fondo. E quando spiego che lo faccio "solo"(!) per passione e che mi è indifferente un "rimborso spese" a fine mese e vengo guardato come un alieno, capisco ahimè che stiamo ancora scavando.
Yes.
Jura appartiene a un'era decisamente più fortunata della pallacanestro italiana;il periodo del boom,quando il basket(da Roma in su)divenne per un decennio il secondo sport dello Stivale.
Non è semplice amarcord generazionale,è la realtà dei fatti.
Sulle minors di qualsiasi entità,il sottoscritto ha un parere preciso:se non si interpretano con lo spirito di Miky,chiudiamole.
Lo scandalo delle Gran Fondo ciclistiche con gli ex pro pagati;le categorie più infime del foot con i calciatori stipendiati 2000 euro al mese.
Come il basket delle serie minori,se non servono a far crescere nuovi talenti devono diventare realmente dilettantistiche.
Basta con i soldi buttati nel cesso,basterebbero quattro controlli fiscali ben fatti per spegnere questi fenomeni degenerati.
Sulla Serie A italiana:alla domenica,se sono accà,avrei l'opportunità di vedere almeno due partite.
Non ricordo l'ultima volta che ne ho vista una integralmente.
Non è solamente una questione tecnica,ma un processo identificativo:le squadre continuano a cambiare personale,manco fossero gli Uriah Heep nei seventies...
Il po patok moderno ha bisogno di chemistry,tra atleti e anche nel pubblico.
E' un disastro.
Poi la concorrenza,quel dì,è seria:d'inverno sci,biathlon e tennis.
E in primavera raddoppia l'offerta:qualcuno mi spieghi perchè il giorno pasquale dovrei vedere Pesaro-Biella,quando su Eurosport c'è il Giro delle Fiandre...
@Simone
Pesaro-Biella: si giocano la salvezza, giocano un basket perlomeno ad alto ritmo (sì lo so, non vale molto..) e gioca super Aradori...
uhm, ripensandoci forse è meglio guardare il Giro..
"Basta con i soldi buttati nel cesso,basterebbero quattro controlli fiscali ben fatti per spegnere questi fenomeni degenerati."
Nulla di più giusto! In un sondaggio sul "Lavoro dei tuoi sogni" tempo fa che aveva come target il 50enne maschio italiano, il risultato "illuminante" riportò che un 60% abbondante del target avrebbe voluto essere un "Presidente di una squadra di calcio" (che possiamo benissimo translare anche al basket, che da buon sport "minore" qui in Italia non viene considerato nemmeno in un sondaggio..). Il motivo era chiaro, semplice, truffaldino e tipico del nostro bel paesello: all'interno dell'ambiente-calcio (o sport in generale) dal punto di vista finanziario-fiscale ti sono concesse sporcherie che in qualsiasi altra categoria lavorativa sarebbero indicate come palesemente illegali e, attenzione, addirittura(!) punibili con la Legge.
Questa la percezione dello sport, soprattutto di categoria "minors", in Italia, della classe che per età media più o meno al momento possiede una grande percentuale delle società calcistiche e sportive italiane.
E che siano di SerieA, Terza Categoria o C Regionale, cambia poco.
Ah, per Pesaro-Biella, ci sarebbe anche Massimino Chessa, '88 ed una delle poche liete notizie del campionato Angelico... ;-))
La riforma dei campionati, anticipata da Superbasket, sembra andare contro tutti i nostri discorsi...con un restyling grottesco della LegaDue, scissa in Gold e Silver, e le categorie inferiori che vanno giù di un gradino...in pratica la A Dilettanti, al di là della formula ancora da studiare, diventerebbe una serie D...la C Nazionale sparirebbe, visto che di fatto coinciderebbe con l'attuale B...proporrò a qualche giornale un'inchiesta sul nero nello sport lontano dai riflettori, con il meccanismo dei rimborsi spese non dimostrabili (in certe federazioni 7.500 euro a tesserato) la famosa 'politica dei giovani' assume tutt'altro significato...alla peggio scriveremo qualcosa su Indiscreto...
@Simone
Jura, Morse (il mio eroe), -Caglieris, Ossola,Marzorati, Recalcati, Brunamonti (il boom di Rieti) e potrei continuare all'infinito, il basket è stato veramente il primo sport scolastico, all'italiana, ma qualcosa di bello, tendenzialmente americano, solo tendenzialmente. Adesso è morto, tabula rasa. Controlli duri e via i cialtroni. Senza una linea di partenza, come fai a correre di nuovo?
Quoto tu e Miky.
Italo
direttore come è la riforma?
poi avrei una domanda non so se è la sezione giusta, è una questione che riguarda un po' tutti gli sport
le leghe non sono leghe private? se si, come penso, non potrebbero decidere di far giocare solo giocatori di una certa nazionalità almeno in campionato...
le leggi sulla libera circolazione dei lavoratori non sarebbero infrante, direi...puoi tesserare anche mille nati in francia... ma in campionato ne giocano 2, ad esempio.
magari la mia è ingenuità ma dove sarebbero le controindicazioni?
(mi sono giocato il mio cip, il mio post quotidiano in questa sezione)
@Miky:pensa che ho scritto nomi presentabili,senza citare situazioni come Napoli...
Il problema eterno,che citi,è lo scimmiottamento della pallonara.
L'esempio deteriore che sgonfiò il boom degli Ottanta e che ha poi affossato il movimento.
Che contava di una passione irrinunciabile ed autentica,che cita il Muti nel suo post:è stato lo sport degli studenti(molto prima del volley) e dei giovani.
Per decenni,se il ciclismo(escludendo il moloch calcio)fu il brand degli over 40 e delle famiglie,il basket rappresentò il vettore della gioventù e delle nuove mode.
Quel patrimonio è stato buttato via come nella mitica parabola di Nikolic sul pastore,che munge la vacca e poi versa il latte spremuto...
@Stefano Olivari:potrebbe essere molto interessante.
Nonchè il classico vaso di pandora.
Belli i nomi dei nuovi campionati,sembrano quelli delle vecchie card di Telepiù...
@Italo:concordo.
Il sottoscritto,spettatore dell'Olimpia al Palazzone,ricorda benissimo i nomi delle squadre di quel periodo.
Oggi,pur avendo una bella memoria,non ci riesco proprio.
La situazione simbolo è quella degli allenatori meneghini:tre(!)dal dopoguerra fino al 1987.
Dopo Casalini(il vice del Nano ghiacciato)si perde il conto...
@Italo
Correre di nuovo?! In questo stato delle cose mi sembra pura utopia, e sono l'uomo più triste del mondo quando lo dico, per quanto amo questo Sport...
Le poche persone "illuminate" che potrebbero avere idee rigeneranti per il Basket in Italia vengono sistematicamente ignorate, umiliate e svilite favorendo invece le solite logiche di potere&danaro che da anni "cancrenizzano" a tutti i livelli la Pallacanestro Italiana, dal Coni e la Federazione in giù.
Sinceramente non vedo soluzioni rivoluzionarie o quantomeno positive per il movimento nel breve-medio periodo, e non sono mai stato pessimista. Sigh.
@Simone
Comprendo che osservata la situazione dal tuo punto di vista, avendo vissuto in prima persona QUEGLI anni di Quella Pallacanestro e di genuino entusiasmo, sia difficile appassionarsi ora a questo tipo di Basket che a dirti la Verità non esalta nemmeno me.
Però aspetterei a dare alla parabola di Nikolic lo status di sentenza definitiva: la deriva in cui il movimento è caduto da un decennio abbondante è "curabile" perchè la Passione e le Idee che covano ancora sotto le ceneri di ciò che è rimasto della nostra Pallacanestro sono tante ma DEVONO essere prima risvegliate e poi incanalate nella giusta direzione.
Non ne verremo però fuori finchè sarà consentito all'attuale struttura di un sistema chiuso, gerarchico, servilistico ed oramai anziano di rimanere viva e libera di fare danni a destra ed a manca senza subire limitazioni di sorta (censure e cambiamenti radicali sono ironicamente utopici).
La gestione del caso Napoli penso sia lampante ed è l'ultimo di tanti, troppi esempi (sono nativo di Verona..) che avrebbero dovuto aprire gli occhi tanto tanto tempo fa.
Ho vissuto 40 anni nel basket come giocatore, allenatore e dirigente. Direi che siamo ai minimi storici, lo scandalo Napoli è incredibile. Siamo passati in 30 anni dalle stelle al vuoto cosmico. Rinasceremo ? Ho dubbi perché il discorso è complesso, poi parliamo di uno sport di nicchia.
Riguarda a Jura ho il ricordo che al corso per allenatori nazionali la mia tesi fu il gioco in transizione della Xerox ed i 4 blocchi per mandare Chuck a ricevere in corsa a tre metri dal canestro. Mia opinione però il giocatore che ha inciso di più nella pallacanestro italiana nel ruolo di 4 o 5 è stato Steve Hawes. Prima del suo arrivo nessuno conosceva certi gesti tecnici come passo e tiro e partenza stessa mano stesso piede, giro sul perno, exitation in palleggio. per 6 mesi gli arbitri fischiarono a Hawes di tutto di più, ci volle Gamba che regolamento alla mano sdoganasse questa che è poi l'ABC del basket. A proposito notizie del figlio che narravano buon prospetto ?
@giacomo
Penso che tu alluda al nipote di Steve Hawes, non il figlio..in questo caso stiamo parlando di Spencer Hawes, classe 88, scelto alla 10 del Draft 07 da Sacramento, dove attualmente gioca con buoni risultati. Lungo dotato di altezza, buone mani e buona tecnica.
@Miky:mi auguro che si possa assistere ad una risalita dell'intero movimento.
E' curioso notare che le tue parole sul deficit culturale della Federbasket si adattano come un mantra a tanti altri sport.
Verona?
La Glaxo,prima(e ultima)compagine di A2 che si aggiudicò la Coppa Italia...
@Giacomo:pensa,per ricordarci del fenomeno di quegli anni,che a Milano(nel 1988)ci furono dei caroselli festanti dopo il bis europeo dell'Olimpia.
La città di Milan e Inter,non Bologna...
@Miky
Non mi faccio grosse speranze, ma se vuoi ricominciare, via i cialtroni e ricominciare dalle cose semplici, però prima tabula rasa.
Quando frequentavo le scuole medie, dopo qualche lezione di educazione fisica dove giocavamo a basket con grandissimo impegno ed entusiasmo, fui selezionato per la rappresentativa scolastica e giocai con altre scuole e vincendo un pò di partite. E' da questo che dobbiamo ricominciare, dall'entusiasmo dei ragazzi, magari con più infrastrutture.
@Giacomo
Bisogna uscire dalla nicchia, partire dal basso e salire.
@Simone
Milano, Varese, Bologna, Cantù, Rieti, un pò di Torini e poi Roma, Caserta, Rimini (la Marr),Gamba, Guerrieri, Nikolic, l'Europeo di Nantes con un immenso Sacchetti. Via i cialtroni e leghe tarocche. Ah se ci fossero giornalisti.
Italo
@ Simone. Io sono un triestino di adozione e cestista per forza, ma al contrario dei triestini tifavo non Simmenthal-Olimpia, ma Mobil4- Rodà, Gergati, Farina, jura, Lucarelli, poi de Rossi, il gergati debole, il minipivot Guidali, veronesi ecc...L'unico che mi sia stato sul c..o era Joe Isaac un omaccione che se la tirava insopportabilmente specie al secondo whisky a mezzogiorno, tra l'altro era tiratissimo, anche con noi imberbi. Addirittura pesantissimo da allenatore di Varese. Aveva inventato e visto tutto lui. Il mio idolo era Farina sorriso alla Luciano Salce, stessa statura, stesso ruolo. Un mito. Di quei tempi ricordo come tanti Morse, che oltre al tiro era un martello, tanto che Meneghin sembrava un'orfanella, ti faceva la TAC con le mani, però quando usciva da un blocco o da un clear out, Gesù, potevi solo sperare che sbagliasse e Raga che stava in aria il tempo che tu avevi saltato tre volte... Altri tempi, adesso è ciapa e tira da tre, da 6 metri poi ... bleah !
Dimenticavo, un mio amico Rossetti un buon ex play allenava il Banco Roma juniores negli anni 80, mi raccontava che facevano la partitella infrasettimanale in Sardegna con volo privato. Parliamo di anni 8o e juniores, già in quel tempo di sboroni (scusate) si coltivavano i germi dello sfascio.
"pensa,per ricordarci del fenomeno di quegli anni,che a Milano(nel 1988)ci furono dei caroselli festanti dopo il bis europeo dell'Olimpia.
La città di Milan e Inter,non Bologna..."
Lo ricordo benissimo! Da ragazzino rimasi sconvolto, perchè solo per i Mondiali di calcio dell'82 avevo visto una roba del genere.....non dimenticherò mai un tizio con bandiera e trombetta seduto su una sedia legata sulla cappote della macchina!...mi son sempre chiesto se sia arrrivato vivo a casa...
@Simone
Me lo auguro anch'io, e di cuore!
Curioso? Uhm, secondo me più che altro emblematico.
Ho seguito saltuariamente negli ultimi anni i rapporti tra Coni e varie Federazioni, soprattutto quando in occasione dei grandi eventi internazionali spesso e volentieri si andava incontro a puntuali nostre disfatte (dalla FederGolf alla FIGC..), ed i punti in comune, di certo non encomiabili secondo il NOSTRO modo di vedere lo Sport, tra le dichiarazioni dei vari presidenti e dirigenti erano sempre e sinistramente gli stessi.
Yep, a Verona però ci rimane solo quel primato, oltre che la storica Coppa Korac di coach Mazzon contro la Stella Rossa nel 98 (e l'incredibile vittoria vissuta Live dal sottoscritto all'epoca teen ager sul Barca per 94-90 nell'Euroleague 01, con Camata ed Albano titolari e Bullock-Henry Williams a fare fuoco e fiamme dal perimetro http://bit.ly/c7X8AQ ).
Ci stiamo provando in A Dil, ma la strada è lunga ed in salita. Ci vogliono soldi e diritti per salire all'italiana, programmazione seria, ancora soldi (inevitabili ahimè) e pazienza per salire secondo lo Spirito del gioco: hai dubbi su quale strada sia stata già scelta?:-(
@Italo
Esattamente. La parola chiave, oltre ad Entusiasmo e Passione da cui non si può ovviamente prescindere, è "Tabula Rasa": la soluzione che io "cavalco" da anni e che prediligo su tutto. Sfiga, chi al momento ha il potere decisionale non è della mia stessa (e tua, e di Simone e Stefano, suppongo) opinione...saluti e buonanotte (al futuro del movimento secondo queste condizioni, non che vado a letto io ;-) )
non sapevo della riforma dei campionati di basket, sarebbe davvero demenziale.
Interessante invece la scelta, in senso opposto, del rugby. Sulla carta mi pare un'ottima iniziativa, poi bisognerà vedere come sarà attuata (quei "semi-dilettanti" del Super 12 fanno temere per la solita pastetta, a meno di controlli finanziari seri)
qui i dettagli:
http://www.repubblica.it/sport/rugby/2010/03/12/news/nuovo_campionato-2606013/
@Miky
Fra i disastri non tralascerei la federtennis di Galgani, vero esmpio del negativo assoluto.
Li obbligherei tutti a leggere il bushido e fare seppuku, ma non lo capirebbero.
La tabula rasa secondo me potrebbe essere applicata a molti altri campi
Italo
@Italo
Conosci "campi" in questo paese con la "p" minuscola che non avrebbero bisogno di una bella tabula rasa?!?! :-)))
Forse solo quelli agricoli...(battutaccia lo so..)
@ Italo. Forse che la morte o decadenza di certi sport sia dovuta alla fine della rendita di posizione del Totocalcio. I dirigenti senza più introiti sicuri si trovati a fare i manager ed è cascato l'asino. Comunque nella pallacanestro, alla luce della mia esperienza di allenatore e dirigente, il declino ha molte cause. La televisione che non manda da anni (10 ?) in chiaro le partite, dopo Giordani e De Cleva, mai più stati commentatori televisivi all'altezza la scuola, il declino degli oratori o istituzioni simili, lo scarso eco mediatico, due pagine al lunedì e stop, il reclutamento da parte del calcio di prospetti fisici, 190 cm ed oltre, che prima erano di dominio solo del basket e pallavolo, il minibasket troppo lontano dal gioco e troppo vicino alla pallacanestro ed il calo-demografico. Poi l'abitudine tutta italiana della rinuncia al capo-giocatore (di jugoslava memoria, casualmente lo fanno gli Usa, chissà perché ?) per improbabili super-gruppi e via così ...Per me è finita, il calo demografico farà il resto.
@Miky
Beh, l'importante è cominciare. Continuerei ancora ma vado a nanna, ho anche chattato su FB piacevolemente con NanoMelmoso. Ci vuole veramente poco per eliminare scazzi da paura, mica bisogna andare d'accordo su tutto, ma con ironia, rispetto e sana tarapia tapioca prematurata, se pò fa.
Naturalemente, con scappellamento a destra.
Notte
Italo
@Stefano. Mi scuso per l'ora, ma ormai temo di dilagare. I 7500 € di rimborso spese, ridicoli, è la cifra massima che non può essere messa nella dichiarazione dei redditi o di esime dal farla. Meglio anche se messa non contribuisce al reddito, direi 7250 €. Un commercialista sa sicuramente di più. Riguardo al nero nello sport, non c'è niente da scoprire come ben sai, compreso lo stipendio o il rimborso spese che appena incassato ne devi restituire una parte in contanti a chi ti ha firmato l'assegno. Notte un abbraccio a tutti. :)
@PIEROCIC: in Italia le leghe, anche quella basket, sono giuridicamente enti di diritto privato ma dal punto di vista sportivo sono previste negli ordinamenti federali (tanto è vero che le leghe hanno rappresentanti in consiglio federale); un ibrido che porta per l'appunto ad una legislazione ibrida: è chiaro che un gruppo di società motivate ad uscire dall'ordinamento potrebbe far saltare tutto, ma nel basket italiano mancherebbe l'utulità finanziaria della secessione...@SIMONE: c'è ancora qualcuno che pensa che cambiando nome si possa vendere meglio il prodotto, dev'essere gente che ha fatto corsi serali di marketing...@GIACOMO: memorabile anche il gioco a due post (Jura e Serafini) disegnato da Guerrieri, anche quello riciclato in un libro per allenatori; Concordo sulla grandezza di Hawes, anche se come cerebralità del gioco il mio preferito rimane il BBK della Virtus Bologna 1983-85, classicissimo figlio dell'allenatore; Dusty Jura dopo una buona stagione nella Leb spagnola e una buonissima (20 e rotti punti di media) in Australia, è tornato negli Usa e credo che stia per lasciare il basket giocato; sui rimborsi spese sono talebano, perché falsano campionati che dovrebbero essere dilettantistici facendo passare la voglia a chi è lì per passione: paradossalmente il nero (con soldi veri) è più onesto della sovrafatturazione, che del nero è la creatrice...
Secondo me solo Cantù ha conservato lo spirito del basket di quei tempi!
Come dice Simone a un certo punto per gli under 40 il basket era veramente il secondo sport. Quello che ci mandava in bestia era la scarsa attenzione dedicata al basket sulla stampa, sportiva e non. Eravamo tutti convinti che non appena ci fosse stato un cambio generazionale nelle redazioni sportive la musica sarebbe cambiata. Poi per il basket in Italia come sappiamo le cose sono andate diversamente, ma sarebbe interessante se il Direttore, Gotta o qualche altro addetto ai lavori ci raccontasse un po' come sono andate nel corso degli anni le cose nelle redazioni. L'impressione è che per le penne baskettare la vita sia grama assai. Al confronto Zelio Zucchi nel Corriere degli anni '70 se la spassava. Sbaglio?
Forse un giornalismo più basato sui personaggi e sulle dichiarazioni, quello dalla Gazzetta di Gino Palumbo in poi, ha mediaticamente limitato quegli sport che non riescono a far parlare di sè per fatti extrasportivi. Poi il basket italiano ci ha messo del suo, con una confusione a ogni livello che lo rende interessante solo per gli addetti ai lavori. Senza identificazione e tifo, senza il 'parlare di basket' durante la settimana, non puoi interessarti a gente inferiore a quella che vedi in tivù su un altro canale. Se un bolognese segue la Fortitudo in A Dilettanti, e la seguono davvero in tanti, non è perchè Lamma sia più bravo di Steve Nash o Finelli abbia più carisma di Phil Jackson.
Giacomo, complimenti alla tua analisi! Dal declino degli oratori (ai miei tempi tutti gli oratori avevano una squadra di basket...) all'incompetenza denudatasi alla sparizione degli introiti Totocalcio, dalla rinuncia al capo-giocatore al furto dei prospetti da 1,90 da parte del calcio, etc...
Una roba del genere andrebbe pubblicata in prima pagina sul primo quotidiano sportivo nazionale!...
p.s.: che non so qual'è, ne immaginavo uno a caso.....
@kalz: io non ho mai vissuto una redazione multisportiva e ti dirò che non me me dispiace affatto, credo di essere uno dei pochi giornalisti sportivi italiani che non ha mai ambito a lavorare in un quotidiano sportivo... dunque la mia prospettiva può non essere ortodossa. Sono d'accordo con Stefano sul fatto che negli ultimi anni vippismo e dichiarazioni a effetto, quasi sempre orride (oggi su un quotidiano locale DUE diversi sportivi parlano di "tutte finali da ora in poi"), abbiano avuto la preminenza sullo sport in sé, in molti media, e persino il rugby è stato sottoposto a questo procedimento avvilente, con i vari Bergamasco diventati macho-copertine a prescindere dalla spiegazione di quanto fossero bravi e perché.
Cambio generazionale? E' come in politica, e mi scuso per il qualunquismo, peraltro confortato da tanti esempi: chi arriva ad una certa posizione si conforma a quel che la posizione richiede, e solo raramente, cioé solo se ha potere totale, appoggi totali dall'alto e coraggio, cerca di spezzare la catena; quando lo fa, è solo per interesse. Scusate il riferimento personale, ma persino in una rivista specializzata come era la mia calavano le vendite se facevo una copertina su giocatori di secondo piano (secondo, non ultimo!) ma a mio avviso meritevoli di attenzione, e allora come possiamo sperare che un neo-direttore o altro di una testata multisportiva dedichi più spazio a sport che non propongano le solite lagne e i soliti personaggi magari frequentatori di veline o di spettacoli televisivi danzanti? Ma mi fermo qui perché non vorrei adattare la realtà alle mie idee fin troppo esposte su questo sito. Poi le colpe del basket sono quelle che ha evidenziato Stefano, certo. Al di là del fatto che bisogna prendere atto che certi sport piacciono meno di altri, che sia per la maggiore complessità o meno: qui nella mia zona c'è uno sport strombazzatissimo (e rispettabile in quanto sport, come ovvio) su molti media locali ma con partite viste da poco più di parenti e amici dei giocatori. Potrebbero strombazzarlo per anni ma il pubblico resterebbe sempre quello. E' il motivo per cui drammaticamente la definizione di "sport minori", di per sé offensiva perché non rispetta impegno, passione e sacrifici di chi li fa, è purtroppo più esatta di quella "sport emergenti"...
Vabbè, adesso vogliamo sapere qual'è questo strombazzatissimo sport bolognese... :-D
@Dane: no! :-)) Perché mi serve come esempio, ma non è il caso di citarlo, sembrerebbe una annotazione negativa su di esso.
Ma no, era chiarissimo che ti riferivi all'impianto mediatico e non allo sport in sè!...Non corri nessun rischio, garantisco io (avesse detto...)!...dopo avermi paccato sul toccagiù, me lo devi!... :-DDD
Beh,nel calcio in Lombardia ormai da qualche anno le prime 4-5 squadre in classifica in Eccellenza fanno almeno 4 allenamenti pomeridiani.
O son tutti panettieri quelli che giocano oppure...
@Dane: so che si sapeva, ma meglio non fare nomi, dai. Del resto sono un antico appassionato di football, so cosa vuol dire essere dalla parte degli sport di cui non si parla mai.
Roberto, battuta per battuta.....e dillo che ci lavori!!!...dilllloooo!!!...eeedddiiilllllooooo!!!!!..... :-DDD
Grazie mille. Da lettore, ricordo il giovane Marino Bartoletti sui Giganti che sprizzava ironia da tutte le parti. I suoi pezzi li leggevo come minimo due o tre volte. Poi ha fatto una carriera favolosa però...
Ricordo ancora che non mi perdevo una partita del campionato di basket , quando venivano trasmesse regolarmente il sabato nel tardo pomeriggio (se non ricordo male). Ricordo il passaggio di telecronista da De Cleva a Lauro chiedendomi "perchè?". Ricordo
le lacrime per una finale persa dall'Olimpia a Bologna ('83 0 '84 forse) e l'incredibile finale di Livorno.
Roberto, a proposito di american football italico hai per caso seguito la vicenda Doves? Se sì che idea ti sei fatto?
@Krug: seguita da fuori, nel senso di avere letto sui giornali ed udito, senza dialoghi diretti. E' di quelle vicende che fanno stare male perché danno un'immagine negativa di uno sport, o di un club, oltretutto con tanta storia alle spalle. Non voglio essere retorico, ma è esattamente così. Sul sito fidaf ci sono le trascrizioni pdf delle delibere, ci si può fare un'idea diretta.
@ Stefano penso che tu alluda a Jan van Breda Kolff, BBK era il padre allenatore. Francamente un ottimo giocatore,ma aveva già dato, un classico swingman di quegli anni, un modello di giocatore che non amo. Meglio un Allan Bristow, che ricordo in un torneo estivo, era allenato zero, versione vacanza; schiantare Jura. Feci un allenamento con lui al secondo passaggio m'insaccò due dita, il primo ero riuscito a schivarlo. A proposito di swingman il migliore che ho visto, cui Boscija deve lo scudetto all'Olimpia è stato Rolando Blackman, perché concepiva la pallacanstro anche nella propria metàcampo.JVBK meno, ma era terribilmente cool a cominciare dal cognome.
Sì, volevo scrivere VBK...fra quelli venuti in Italia, come swingman per eccellenza voto George Gervin (per quanto da noi fosse arrivato già in decomposizione, quindi voto la storia)...adesso il mio preferito nel mondo, togliendo gli USA perché se no sarebbe troppo facile, è Siskauskas...mi sono messo in testa che, visto come si è irrobustito, un Belinelli in Eurolega in questo ruolo sarebbe devastante...
domanda per Stefano ed altri esperti: fermo quanto è stato detto sui tanti motivi del declino di popolarità del basket, quanto hanno inciso secondo voi la legge bosman ed il mercato sempre aperto? secondo me hanno fatto danni anche nel calcio, troppe possibilità di ingaggi all'estero e trasferimenti continui portano a uno spreco di soldi clamoroso. se non si può limitare la possibilità di ingaggio per non contravvenire alle leggi europee, cosa impedisce una norma nazionale che limiti l'utilizzo di giocatori stranieri a x per partita? a costo di non essere competitivi, almeno per un po', in eueropa si deve tornare a valorizzare gli italiani. una volta boselli era un discreto sesto uomo, oggi mordente è una stella della squadra.....
Infatti in Turchia, così come un Russia (per citare due nazioni nel basket importanti) i limiti di utilizzo ci sono...non abbiamo nemmeno il problema della competitività in Europa, visto che nessuna squadra si è qualificata ai quarti di Eurolega (e nemmeno di Eurocup, se è per questo, mentre in Eurochallenge Pesaro sta facendo bene)...
@Stefano
Segui l'Eurochallenge?! Io non ci riesco, è più forte di me...l'EuroCup mi affascina ancora, ma sinceramente fatico a capire l'utilità di avere una terza competizione europea per club di Basket (una per tutte: la visibilità mediatica dell'Eurochallenge)...
Comunque parlando di competitività, non è che Russia e Turchia siano tanto meglio, anzi: russi con il solito Cska ai quarti di Euroleague (dotato di budget, Storia, struttura post messiniana e quest'anno particolare fortuna negli accoppiamenti), turchi a quota zero come noi tra Eurolega ed EuroCup...non credo siano questi infatti i parametri con cui si debba valutare la competitività di una squadra o di una nazione, altrimenti il Prokom dovrebbe essere più "competitivo" di Siena ed il Nymburk più di Treviso o Biella (in assoluto forse sì, ma l'Angelico ha vinto contro i cechi quest'anno, ricordo..anche se poi in trasferta ha preso il ventello).
Che ne dici?
Posto che comunque sono il primo a dire che la "competitività" dell'Italia e dei propri club è ai minimi storici...
A proposito di visibilità dell'Eurochallenge: le Final Four saranno giocate a Gottingen, Germania.....campo di casa di una delle 4 finaliste, oltre che sede dell'atto finale...ora, le altre tre finaliste le conoscevo (Pesaro ovvio, poi Roanne e Samara), ma Gottinga proprio no (mea culpa..).
Leggo solo gli articoli, sono riuscito a vedere qualche servizio ma è poco per giudicare la manifestazione...di sicuro esiste solo per dare un contentino alla FIBA...per me la competitività è il livello medio del campionato, di cui il comportamento delle migliori in Europa è un indicatore...indiscutibile in ogni senso (a parte le squadre dispari) la ACB, nel gruppone dei secondi ci siamo anche noi...con più livello medio della Grecia e della Russia (non so se della Lega Adriatica) ma meno punte ipermilionarie...
@ declino del basket. Diversi post fa avevo dato a mia opinione. la Bosman ha influito marginalmente: di più lo hanno fatto certe regole italiche di tesseramento suicide in fatto di americani, nel termine inserisco tutti gli stranieri di scuola USA. Questo ha portato allo stravolgimento del gioco stesso molto più che in altri paesi. La pallacanestro italiana non è la pallacanestro europea, tecnicamente e tatticamente e neanche quella USA. Altro fattore è che i vivai non possono essere difesi, non tanto dagli attacchi esteri, quanto dalle squadre italiane stesse che pescano con impunità e quasi gratuitamente nelle società minori che non hanno mezzi per difendersi perché il basket è uno sport costoso. Quando cogli tutte le mele acerbe spesso le butti via prima che arrivino a giusta maturazione ed impoverisci il frutteto, senza dimenticare che fisiologicamente il basket non è uno sport per normolinei, quindi la coordinazione oculo motoria arriva più tardi e se non sai aspettare perdi prospetti o ne interrompi la crescita. Comunque il danno ai massimi livelli è non avere saputo fare una scelta tra le due scuole di basket, Usa ed Europa, perché praticare uno dei due filoni richiede esecutori specifici. La sintesi tra i due mondi è ancora lontana.
@ Stefano. non ho visto Belinelli in azione di recente; quindi nomn so se abbia imparato a vedere il gioco e passare la palla. Per me swingman è un giocatore da tre spot 1-2-3; il Belinelli mi pare solo un realizzatore; nemmeno un tiratore.
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