Colpo quasi vincente

di Stefano Olivari
Nell'Indiana degli anni Cinquanta il tiro da tre punti non era nemmeno concepibile. Ma quello che il vero e purissimo ragazzo dell'Indiana Gordon Hayward stava per mettere da metà campo, sul meno due a un decimo da secondo dalla fine di una delle più emozionanti finali NCAA di sempre, l'avrebbe reso famoso come un Bobby Plump (Jimmy Chitwood nell'inevitabile, come citazione, Hoosiers-Colpo Vincente) all'ennesima potenza. 
Non è andata così, purtroppo per Butler, ma quello che hanno fatto i ragazzi del ragazzo (33 anni) Brad Stevens a poche miglia da casa resterà per sempre. Chi non ha visto la partita lo faccia, tanto fra Espn America e Sky Sport sarà replicata pensiamo parecchie volte: inutile annoiare con le nostre descrizioni. In generale si può però dire invece che Duke-Butler ha rispettato l'essenza del college basketball: tre quinti del quintetto base (Scheyer, Thomas e Zoubek) erano senior, cioè quarto e ultimo anno di college, mentre il go-to guy Singler (che ha sbagliato l'ultimo tiro, così come Hayward ha sbagliato quello del pareggio, pochi secondi prima di quello della disperazione) era un terzo anno-junior. Vere rarità nel mondo dei fenomeni annunciati alla John Wall: che non vanno criminalizzati, perchè tutti di fronte a soldi certi a 19 anni difficilmente diremmo di no, ma nemmeno presi a modello. Sarebbe molto più onesto e limpido che la NBA togliesse il limite dei 19 anni, in questo senso. I college investano su chi vuole davvero vivere il college.
Tolto Hayward, che è un sophomore (secondo anno) e che come caratteristiche ci sembra un Gallinari un po' più bravo ad attaccare il canestro e molto più versatile nella marcatura individuale (nel corso del torneo è stato in grado di tenere avversari diretti dalle caratteristiche più diverse), nessuno dei presenti a Indianapolis ha un futuro NBA migliore di quello da specialista, ma in questo momento la cosa importa a pochi. Il rischio è quello del pistolotto anti-NBA, ma quello lo lasciamo a quegli allenatori di provincia (provincia italiana) che qualche anno fa ridevano delle lezioni di Tom Heinsohn (!!!), dandogli dell'ubriaco, dall'alto dei loro traffici di cartellini e delle loro lunghe trasferte a sei chilometri massimo da casa. Rimane il fatto che il basket NCAA quest'anno come raramente era accaduto nell'era moderna ha dimostrato di essere qualcosa di diverso e di unico. Bobby Plump dopo il titolo con Milan High School si laureò proprio a Butler e nella vita non ha mai nemmeno provato a diventare un professionista del basket, ma erano decisamente altri tempi: oggi con un passaporto bulgaro pronta cassa vivacchierebbe in qualche campionato europeo moralmente straccione. Sarebbe però bello che questo gruppo di Bulldogs rimanesse insieme (le guardie Mack e Nored, fenomeni in ogni tipo di difesa, sono anche loro sophomore, mentre il centro con maglietta della salute Matt Howard è junior) l'anno prossimo, la mancanza di grandi prospettive forse aiuterà. Di sicuro non possiamo fare la morale con i soldi degli altri, per questo è stato bello vivere almeno il presente insieme a loro.

33 commenti:

Vi ha detto...

oh ecco l'articolo che stavo aspettando! ovviamente splendido. ho letto altri commenti che hanno definito questa finale "noiosa", ma credo il bello del basket sia proprio quello di avere tante facce completamente diverse eppure egualmente interessanti. adesso sono curioso di vedere se coach K accetterà i dollari russi (si parla di 10 testoni l'anno) per rilanciare i Nets o se deciderà di difendere il titolo...

Stefano Olivari ha detto...

Non ha accettato i Lakers, nell'epoca in cui Phil Jackson era visto come il demonio, ed ha la prospettiva di due ori in scioltezza in Turchia e a Londra che lenirebbero i dolori della ricostruzione di Duke. Pro NBA c'è il fatto che mettendo un fenomeno e un campione nei Nets di adesso sarebbe facilissimo fare...il fenomeno. Sarà decisivo il draft, probabilmente.

Miky ha detto...
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Miky ha detto...

Splendido, Stefano...
Non so se hai guardato la Finale in diretta, ma l'emozione di vivere Live momenti del genere credo sia impagabile, anche e soprattutto alle 5 di notte..
Penso esattamente la stessa cosa su Hayward nel paragone con il Gallo, aggiungerei che è meno tosto fisicamente del lodigiano (primo tempo ha ovviamente subito da Zoubek, ma anche da Thomas, a rimbalzo ed in postB) e che, prima dei due tiri della quasi-vittoria, mi è sembrato rifiutare un po' troppe responsabilità offensive, delegando ai compagni, fossero Mack o Howard...tu che dici? Cmq talento tecnico spettacoloso, con quell'andamento dinoccolato tipico di chi sente il talento scorrergli in modo naturale nelle vene.
Pensi che anche Singler avrà un ruolo al massimo da specialista al piano di sopra? Scheyer invece mi ha fatto impazzire per tutto il torneo: uno dei giocatori con l'IQ cestistico più alto degli ultimi anni in uscita dal college. In Europa sarebbe la gioia di tattici come Messina o Pianigiani (in Nba il suo impatto si ridurrebbe parecchio, viste le doti fisiche da impiegato).

Però se dovessi fotografare l'istante che più mi ha colpito nel profondo non posso non andare con la scena strappalacrime (ma di quelle oneste e sincere fino al midollo) tra DaSean Butler e coach Bob Huggins sul parquet durante la semifinale nazionale di West Virginia vs Duke...se l'avete vista non credo vi sia stato possibile rimanere impassibili (così come le parole dello stesso Butler nell'intervallo della Finale per spiegare l'accaduto).

Qui il link: http://bit.ly/bMylJb

Ovviamente d'accordo sulla percezione del college da parte delle attuali stelline 19enni americane...però io sarei dell'idea opposta, e la penso da tempo: chiunque, come dici tu, non resisterebbe a 19 anni a quel tipo di contratto garantito (ci sarebbe da trattare però il problema di chi viene illuso in prospettiva draft salvo poi restare con un pugno di mosche in mano e l'etichetta di undrafted..), e quindi non proverebbe nemmeno a pensare al college come opportunità di vita. Proviamo quindi a mettere due anni di college come minimo obbligatorio per essere eleggibili (20 anni per i non-Usa): sparirebbero gli one-and-done, e sono sicuro che aumenterebbe sensibilmente la percentuale di giocatori che vorrebbero rimanere al college anche dopo il secondo anno...provocazione? forse...però quel tipo di esperienza è una cosa unica nella Vita, e sacrificarla così presto all'altare del dio denaro mi sembra sempre di più un delitto atroce per ragazzi anche come John Wall.

Ivan.fab ha detto...

Ho vissuto solo il post col Mamoli a Sky Sport 24 ancora visibilmente eccitato. Peccato che la partita non sia caduta il giorno prima, grazie alla pasquetta me la sarei potuta godere LIVE.

Vi ha detto...

Il problema secondo me non riguarda la categoria dei wall (ipotizzando che abbia una carriera da all star al pian di sopra), o dei bryant (no college) o dei garnett (idem). Credo che chiunque abbia giocato concordi che il talento unico lo vedi già a 15-16 anni, e il fenomeno il college lo salta (o si fa un anno) senza grossi problemi. Dove c'è il problema è tra i prospetti "buoni" e "discreti", quelli che più beneficerebbero del maggior tempo dedicato a tecnica e tattica che si dedica al college. ovviamente senza contare il lato umano, per cui i 4 anni di college farebbero bene a TUTTI

Miky ha detto...

True!
Ma penso che sia nell'interesse anche delle franchigie Nba che pure i Wall della situazione si sparino almeno un biennio al college (e se è importante per loro, figuriamoci per tutto il sottobosco di buoni ma non eccellenti prospetti..).
Un interesse a 360 gradi: tecnico (ormai gli insegnanti di fondamentali sono SOLO al college: nelle high school i coach campano sulle doti atletiche e naturali del fenomeno senza svilupparlo ulteriormente..sono convinto che la meccanica di tiro di LBJ -cioè essenzialmente la differenza tra lui e Kobe- abbia risentito parecchio da questo punto di vista, mentre nell'Nba non c'è abbastanza tempo in reg.season, ed il lavoro sui fondamentali è affidato all'off season individuale), tattico (l'eterogeneità delle difese che propone un campionato NCAA è riscontrabile solo in Europa, e così come in Europa il gioco non è così individualista come nell'Nba, quindi il nostro "fenomeno" sviluppa anche la fiducia nel gioco di squadra, ecc..) ed umano (beh, qui mi pare chiaro che il college sia una cosa spaziale per chiunque).

Simone ha detto...

Yes,Mister Olivari.
Non ne farei sempre una questione sulle prospettive Nba dei protagonisti del torneo Ncaa.
Trattasi quasi di altro sport.
L'adattabilità al basket di Sternville dipende da altri fattori e ho l'impressione che la verità l'abbia detta,per sbaglio,Mark Cuban.
Per il resto,classico partitone da March Madness (anche se a Pasquetta...):Stevens mi sembra il vero vincitore di questa stagione;la difesa di Butler,basata su concetti ultramoderni di velocità nelle rotazioni e occupazione della painted area,è stata straordinaria.
Io comunque voto ancora Seton Hall-Michigan 1989 come Finale più emozionante e bella di sempre.

Stefano Olivari ha detto...

@Miky: Vista live, di solito guardo tutto in differita di dieci minuti per debellare i time out, ma questa volta non si poteva...d'accordo con te su Huggins-Butler, vista la situazione infortuni ho trovato eroica anche Michigan State...di Duke mi fa impazzire anche Nolan Smith, un cercatore di blocchi alla Richard Hamilton anche se penso non abbia il fisico per emergere nella NBA...come specialista forse ha più futuro Zoubek, ma spero di sbagliarmi perché Singler ha una pulizia tecnica (anche in difesa) notevole: di sicuro potrebbe farsi 10 anni da protagonista al CSKA o al Barcellona...@Simone: impressionanti i dieci minuti e passa della semifinale senza canestri su azione, anche se la vera tonnara (partita con Duke esclusa) è stata secondo me West Virginia: 1-2-2, uomo, match-up, tanta comunicazione fra i newyorkesi 'deportati' sui monti...e poi le due imprese con Pittsburgh e soprattutto Kentucky (dove paradossalmente ha difeso meno bene che nella altre partite, vista la quantità di tiri aperti sbagliati da Bledsoe e Wall)...

Roberto Gotta ha detto...

Non ho i titoli per intervenire più a fondo sull'argomento, ma a proposito di un giocatore di Duke, Jon Scheyer, ricordo che al liceo fece il canestro della vittoria per la Glenbrook North HS nella finale per il titolo statale. Siamo a due titoli negli unici due ambiti in cui si possa vincere il titolo, occhio: non è un caso, secondo me, che le squadre di cui fa parte prima o poi vincano qualcosa.

transumante ha detto...

Ma come si puo' chiedere a i john wall di aspettare un anno prima di ricoprirsi di milioni? Magari arrivano da realta' difficili e se poi si infortunano?

il college serve, come detto, per i buoni/ottimi prospetti e comunque i giocatori nba hanno i mesi estivi per lavorare e migliorarsi.

Lo stesso rubio ha rimandato l'ingresso tra i pro per questioni economiche, non certo per crescere come giocatore come sosteneva eleni parlando a vanvera.

Miky ha detto...

Scheyer testa da vincente se ce n'è una!
@Simone ..è vero, a volte è fastidioso "contaminare" un discorso sulla splendida e genuina realtà di college con riferimenti al piano di sopra, ma Mr.Olivari aveva proposto una lettura su Hayward e quindi poi si è ovviamente sfociati sugli one-and-done ecc ;-)
Splendido aggettivo (ultramoderna) sulla difesa di Butler..

@transu Rubio non voleva Minnesota e Sacramento, non l'Nba...a NY ci sarebbe andato di corsa (conta molto nella scelta il padre e tutto l'entourage del play, prima dei milioni del Barca).
Vero sulle situazioni familiari difficoltose di alcuni giocatori americani, ma la cosa che si stava dicendo era che il college è utile sotto tutti i punti di vista, per tutti. Domanda: se i contratti delle prime scelte fossero non garantiti o se fossero molto inferiori, avremmo ancora il fenomeno one-and-done?

Simone ha detto...

@Stefano Olivari:la partita con Kentucky fu veramente quella del destino.
Quando gli avversari,più forti e talentuosi,fanno zero su ventidue dall'arco...

@Roberto Gotta:i vincenti,a ogni livello,portano quel fattore che non si legge dalle statistiche ma che è fondamentale nelle partite che contano.

@Miky:la grandezza di quella difesa stava nell'alternanza degli schemi adottati.
Stabiliva il(non)ritmo dell'attacco avversario.

@Transumante:Cuban ha detto che i migliori liceali dovrebbero fare come Jennings.
Secondo lui,due anni in Europa preparano meglio il prospetto all'impatto con l'Nba...

Miky ha detto...

@Simone ...ma Cuban l'ha detto prima o dopo aver visto i risultati del Pellegrinaggio di Jeremy Tyler in Terra Santa?! ;-)

Simone ha detto...

@Miky:il suo era un discorso provocatorio e interessante.
Se vuoi fare il professionista,inizia a pensare da adulto in un luogo lontano da casa.
Al rientro,avrai un bagaglio di esperienza nettamente superiore ai tuoi coetanei.
Al momento è un rischio,domani forse sarà una strada percorribile.
D'altronde,quanti Majerlus sono rimasti nella Division One dell'Ncaa?

transumante ha detto...

Miky: il buy out per rubio era dell'ordine dei milioni di dollari, di molto superiore al ricavo del contratto da rookie. Se poi a new york sarebbero arrivati altri sponsor a coprire..

simone: non penso ci sia una ricetta giusta per tutti, potrei ribattere che per un futuro uomo franchigia e' meglio entrare un anno prima in nba e passare una stagione a sparacchiare in una squadraccia, iniziando a capire cosa significa leggere una difesa nba da prima opzione offensiva, piuttosto che sventolare asciugamani perche' il tuo allenatore europeo non puo' permettersi e non ha interesse di farti crescere

Miky ha detto...

@Transu vero, ma non si sarebbe mai arrivati a "coprire" l'intero buy out, bensì ad una sorta di patteggiamento. E cmq quando Rubio vorrà andare via dal Barca per l'NBA la situazione sarà identica.
Sul primo anno e la squadraccia: potrebbe funzionare, ma io ritengo essere più educativo cestisticamente ed umanamente (qui poi senza confronto, chiedere a Jennings per conferma) parlando il college od al massimo l'Europa, a quell'età. Non trovi?

@Simone Vero al quadrato, oltretutto Ruland e Laimbeer hanno fatto l'esperienza europea addirittura DOPO i quattro anni di college. Erano quindi ancor più "maturi", nulla di paragonabile ad un Jennings, un Wall o, estremizzo, un Tyler.

Miky ha detto...

@Simone: ..sui "Rick Majerus": tu credi ne siano rimasti pochi o cmq meno di quanti ne servano per continuare a sviluppare materiale di primo livello?

Simone ha detto...

@Miky:la finale ha mostrato il lavoro di un coach giovane e preparatissimo.
E' però evidente che con il "one'n'done" si rischia una fila di allenatori eccellenti come reclutatori(..)e mediocri nello sviluppo del personale.
L'impressione è che la situazione si radicalizzerà e i giocatori potrebbero "provarsi" in situazioni meno esposte dal punto di vista mediatico ma più produttive per il loro futuro.
Anche qui il passato fu eloquente:Willis Reed,Jack Sikma,Charles Oakley...

furio ha detto...

@Simone se davvero la situazione dovesse evolversi in tal senso, piuttosto che la stabilizziazione degli esodi verso l'Europa vedo altre due soluzione più probabili: 1) la NBA consentirà alle franchigie di sviluppare settori giovanili e minors più serie della D-League, come lo stesso Cuban auspica da anni
2) forse più problematico culturalmente ma da non escludere, la NCAA eliminerà certe ipocrisie dell'attuale sistema ed inizierà ad offrire contratti ai propri atleti (un po' come fanno Oxford e Cambridge per il Varsity match di rugby)

Simone ha detto...

@Furio:qualcosa dovranno fare,io non vedrei malissimo un accordo con alcune leghe europee.
La Lega di Sviluppo dovrebbe essere potenziata veramente:oggi si è involuta in una Cba priva di estro,i giocatori giocano per le cifre e non per progredire tecnicamente.

Miky ha detto...
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Miky ha detto...

@Simone Nba-Europa la vedo MOLTO complicata: si tratta solo alle condizioni di Capo Stern...
Ma proprio la presenza di Brad Stevens invece credo che faccia ben sperare per il futuro. Calipari si sa che è un fantastico reclutatore, oltre che bravo motivatore, doti imprescindibili quando recluti i migliori della nazione che al massimo rimangono un anno, però è anche un discreto tecnico. Tanti altri sono meno reclamizzati ma tecnicamente valgono di più, e per come è strutturata storicamente l'NCAA credo che non scompariranno mai. E' una questione di rispetto del Gioco e di alcune sane modalità competitive ben radicate nella cultura collegiale americana. Il rischio di cui parli credo sia reale piuttosto per i college "di punta", che si faranno sempre di più battaglia per accaparrarsi i migliori prospetti nazionali e darsi così la possibilità effimera di giocarsi il titolo di anno in anno con nomi sempre diversi (puah..).

L'NBDL ormai è una mezza farsa: ultimo esempio dei tanti, troppi che si potrebbero fare Hasheem Thabeet..inutile o quasi ai Grizzlies (gli è stato preferito l'iraniano!), è bastata qualche apparizione sopra la media a Dakota per riconquistare il "roster" a Memphis.
Il guaio per tutte le squadre pro e soprattutto per i loro scout, Nba od europei poco cambia, è che il giocatore tipico della D-League NON è valutabile in quel contesto, che straccia qualsiasi concetto di squadra per gonfiare numeri esclusivamente individuali. E' la morte del Gioco, perchè quasi a nessuno importa vincere...E poi ci si ritrova con casi eclatanti come Will Conroy (un cult ormai!) che da noi ha fatto più che pena ma che "di là" è uno dei migliori playmaker...mah...ci sono molte cosucce che Stern dovrebbe modificare, ma la testa al momento è solo sul rinnovo del contratto collettivo e la solita tendenza all'internazionalizzazione oramai esasperata.
PS: fuori contesto...quand'è che ravviviamo il Muro del Cinema?! :-)

Roberto Gotta ha detto...

@Miky: "ci sono molte cosucce che Stern dovrebbe modificare, ma la testa al momento è solo sul rinnovo del contratto collettivo e la solita tendenza all'internazionalizzazione oramai esasperata".
Concordo in pieno. E' patetico come per vendere qualche maglietta in più in Cina la NBA si stia diluendo in una serie di iniziative imbarazzanti, strombazzate però come ponte culturale tra continenti. Io da purista direi anche che va fatto qualcosa per limitare le partenze con 13 passi, invece quest'anno le hanno addirittura codificate. All'inizio non l'avevo presa male, ma mi rendo conto che è una scemenza.

Roberto Gotta ha detto...

@Simone: avendone visti parecchi all'opera in questi anni, sono convinto che alcuni grandi coach di college siano mostruosamente sopravvalutati come tecnici puri. Non parlo tanto di Calipari ma di altri che a volte mi sono sembrati più grandi uomini di PR che allenatori. Non so se ricordate come Oklahoma nella Final Four 2003 NON attaccò la zona di Syracuse: d'accordo che a rimanerci fregati sono stati storicamente in tanti, ma quella sera i Sooners, che avevano avuto 8 giorni di tempo per preparare la partita, diedero l'impressione di una squadra che non solo non sapeva attaccare la zona, ma che non ne avesse mai vista una in vita propria (sì, nei Sooners c'era Price!). Il coach era Kelvin Sampson, per inciso.

Italo Muti ha detto...

@BobtheOne

Fra gli allenatori NCAA, ricorderei Bobby Knight, re d'Indiana State, uomo di una durezza incredibile. Disciplina, abnegazione e genialità. Non mancano l e critiche verso di lui, per affermazioni del tipo:"Se ti stanno violentando e sei a mezzanotte in mezzo al deserto, gridare non serve a niente, goditela."
Fra le finali più incredibili per vari fattori, citerei Michigan-Indiana 1979, con Magic e Larry Bird su fronti opposti.
Questo il link,http://www.youtube.com/watch?v=CUZJsJTA6M4
Italo

Miky ha detto...

@Rob Tecnicamente i passi in partenza ed il famigerato ed orrido semicerchio dello sfondamento sono le prime cose che mi vengono in mente, ma anche alcune regolette del piffero per limitare ulteriormente l'azione del difensore hanno ormai stravolto lo spirito del Gioco (ok ad esempio i 3 secondi difensivi, ma la punizione dell'hand checking ha raggiunto una fiscalità ormai irritante).
E che dire della regola-farsa sul taglio di giocatori che dopo un mese possono tornare senza restrizioni dalla squadra che li aveva tagliati? e magari erano pure stati inseriti in una trade...e mi fermo qui con le critiche a salary cap ecc..alcune idiosincrasie di questo sistema sono veramente allucinanti.
La domanda che ci facevamo sugli allenatori di college era: in questo stato delle cose, gli allenatori rischiano una deriva orientata più al reclutamento che all'insegnamento?

@Italo Ciao! anche a me era venuta in mente quella Finale, però dal punto di vista sportivo è stata forse meno esaltante di quest'ultima..ovviamente molto più importante da un punto di vista "storico"!
(non so se hai letto sopra, ma mi aspettavo nel caso una tua battuta su Tyler in Terra Santa.. ;-) )

Miky ha detto...

@Italo dimenticavo Bob Knight..grandissimo coach, e grandissima persona, nonostante i modi "bruschi" (!)...credo che il coach di Kansas St. arrivato secondo quest'anno nel Coach Of The Year (dietro a Boeheim), Frank Martin, possa prenderne il testimone, come carisma, mimica facciale, modo di allenare e di relazionarsi coi giocatori..chiedo a Simone e Rob una conferma..

Roberto Gotta ha detto...

@Miky: aneddoto strepitoso su coach Knight, omettendo i nomi. Anni e anni fa Knight, a Indiana, ebbe come ospiti ad un allenamento un coach cinese e un giovane coach italiano, oltre ad un altro gruppo di persone, non ricordo se studenti o giovanissimi allenatori. Ad un certo punto succede qualcosa, non so se cattivo allenamento Hoosiers o qualche vocìo di troppo dalla tribunetta, e Knight si infuria. “Fuori di qui, tutti!!! Anzi, restano solo China-Man and the Italian motherfucker!". Belle definizioni politicamente scorrette...
@Italo: finale 1979: preso dvd dell'intera partita due anni fa, devo ancora aprire la confezione, che vergogna... E dire che "la disoccupazione/mi ha dato un bel mestiere/mestiere di lusso/il videosservatore"

Miky ha detto...

@Rob ahahaha! che idolo Coach Knight!!
Questa è forse una volgarizzazione\commercializzazione dell'essere Bobby Knight, ma la dice lunga su quanto sia radicata la sua "immagine" e quanto abbia fatto presa anche fuori dall'ambiente prettamente sportivo statunitense... http://bit.ly/tBX5b
Come dice Fede..Enjoy!
Solo una cosa non mi va giù: in Italia si è cercato di imitare quel modo di interpretare il ruolo di allenatore senza contare che di coach Knight ce n'è solo uno, al Mondo (resta unica la sua capacità di mixare buone e "cattive" maniere con educazione e sani principi: sto banalizzando ovviamente..). E le conseguenze sono state spesso deleterie per molti giovani (conosciuti di persona...sigh). E non faccio nomi..

Italo Muti ha detto...

@Miky
Bobby Knight non è imitabile, come il rapporto tra Indiana e il basket. Lì anche i cani giocano a basket.
L'imitazione di coach Knight è sempre una cosa d'accatto, di bassa lega e di nessun costrutto, o sei Knight o non lo sei.
Fai qualche nome, già me li immagino.
Italo

Roberto Gotta ha detto...

@Miky. Sì, lasciamo stare...

Miky ha detto...

@Italo
Premesso che la cosa che non mi torna è che molti giocatori allenati dal sottostante elenco parlino più che bene dei rispettivi coach (s'arriva pure all'idolatria sportiva..), il fatto meno visibile e pericoloso non riguarda i seguenti allenatori, dotati cmq ed indubbiamente di talento tecnico-tattico, bensì tutto quel sottobosco di scarsi "apprendisti" ed emulatori che nella cittadina provinciale da 15mila abitanti si mette in testa di voler imitare l'inimitabile facendo danni come la grandine sulle proprie giovanili (sulla psiche più che sul basket giocato).

..penso cmq che non siano un mistero per nessuno, soprattutto a livello giovanile, nomi come Crespi, Trinchieri, Corbani, Meneguzzo, Montefusco, un pò meno Boniciolli, Frates, Paquali...a livelli europei di Ivanovic mi sono stati raccontati aneddoti interessanti (vomitate generali durante gli allenamenti a Vitoria, tanto per dirne una..), così come Spahija, ma con l'età molti si sono "imbolsiti", anni fa erano molto più "attivi" ;-) (visto live per 4 giorni gli allenamenti di Svetislav Pesic alla Dynamo Mosca nelle finali di Uleb 08: ripeteva solo "one more time.." per far ripetere gli schemi..mia nonna al confronto era più severa!).